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DELLA RICERCA

2.3. La linguistica del testo

2.3.4. Intertestualità e dialogicità

Come abbiamo visto nel capitolo I.2.1.4 René Dirven e Marjolijn Verspoor sosten - gono che il testo verbale non sia che uno degli aspetti della comunicazione, l’altra parte è costituita dal contributo che l’ascoltatore o il lettore danno all’interpretazione del testo, e questo contributo è strettamente ancorato al retroterra culturale, alla conoscenza del mondo, alle idee e alle emozioni del soggetto ricevente (Dirven e Verpoor 1998/1999, 270; Ferrari 2008, 76). I lettori contribuiscono all’ermeneutica del testo però anche in un altro modo: ricostruendone l’intertestualità, ricollocando le citazioni in esso presenti a partire dalle competenze culturali di cui dispongono.

Gerda Haßler osserva che il fatto i testi giungano alla costruzione del senso avvalen - do si dell’interazione di diverse voci e prospettive è alla base del concetto stesso di interte stualità e da molto tempo ne influenza la prospettiva teorica (Haßler 1997a, 7). L’inter testo è, come scriveva Roland Barthes (1975, 35) «semplicemente un ricordo circo - lare. […] l’impossibilità di vivere al di fuori del testo infinito – sia questo testo Proust, o il giornale quotidiano, o lo schermo televisivo: il libro fa il senso, il senso fa la vita».

Implicito nel fatto che il testo si costituisca come alternanza di voci è il concetto di dialogicità. Una fonte importante per la definizione del concetto di intertestualità va ricercata infatti proprio nel concetto di dialogicità introdotto da Michail Bachtin. A fronte del concetto di segno binario di derivazione saussuriana basato sul contrasto oppositivo di langue/parole e sincronia/diacronia essa costituisce infatti secondo Haßler un tentativo di superarne l’ambivalenza (1997b, 14). Al posto della parola neutra, diretta e astratta a cui fanno riferimento la linguistica strutturale e la stilistica formalista, Michail Bachtin (1975) introduce il concetto di parola viva, concreta e dialogica, più corretto sotto il profilo dell’analisi linguistica del testo e attento alla dimensione diacronica in esso implicita. La parola viva è una parola già vissuta e che continua a vivere, una parola che contiene, nella percezione del parlante, tutte le tracce dei suoi usi pregressi. Come osserva Bachtin in Estetica e Romanzo, essa è sdoppiata in due voci, è bivoca:

L’esistenza della parola bivoca ha conseguenze sul genere romanzesco (in sé fortemente dialogico) e sulla forma polifonica. Mentre la parola oggettiva (parola diretta di un personaggio) può solo imitare, la parola bivoca può stilizzare, parodizzare, polemizzare, poiché, in quanto «parola con orientamento sulla parola estranea», permette gradi

maggiori o minori di allontanamento dall’intenzionalità dell’autore. La «parola neutra», immediatamente indirizzata sul suo oggetto come espressione dell’ultima istanza semantica di chi parla, e la «parola oggettiva» del personaggio raffigurato non possono produrre alcuna stilizzazione, ossia evocazione di un rapporto fra la parola espressa in un testo e la parola, simile o modificata, dell’orizzonte di esperienze linguistiche dell’enunciatario. (Bachtin 2001 [1975], 258)

È stato osservato che la grandezza di Bachtin sta appunto nell’aver compreso la dialogicità dei segni – delle parole, dei testi e delle opere d’arte in genere – e nell’aver por tato la semiotica e l’estetica a una svolta. Infatti, come sottolinea Gerda Haßler:

Il concetto di dialogicità in senso ampio, inteso nel senso di Bachtin, ha inaugurato la possibilità di descrivere una forma specifica di costituzione del significato dei testi. Sia in riferimento al dialogo con testi stranieri, l’intertestualità, sia al dialogo con i diversi “dialetti sociali” che concorrono in un contesto culturale, la polifonia. A Bachtin in origine interessava soprattutto il dialogo orientato a una posizione esterna, che lui definiva “parola bivoca”, che stabilisce due istanze discorsive interferenti. (Haßler 2019, 32)

3.3.4.1. I testi nel testo, Texte im Text di Gerda Haßler

Nella monografia del 1997 Texte im Text: Untersuchungen zur Intertextualität und ihren sprachlichen Formen Gerda Haßler affronta la questione delle diverse forme lingui - stiche dell’intertestualità.32 Secondo Haßler (1997a, 7) l’intertestualità costituisce un punto

fermo di cui ormai sia la cultura artistico letteraria che la ricerca linguistica non possono più fare a meno nell’intento di mettere a fuoco con nitidezza i modi di leggere e le funzioni dei testi nel testo, con l’intento di giungere alla formulazione di un approccio teorico unitario. La presenza delle citazioni, dei testi nel testo, non può che generare problemi di coerenza e di linearità nel testo. Nel suo contributo Texte im Text: Überlegungen zu einem textlinguistischen Problem (1997b) Gerda Haßler affronta il problema della ripetizione e della coerenza nei testi. Analizzando il caso del Nouveau Roman, per esempio, Haßler nota come l’uso della réécriture turbi la tradizionale sequenzialità lineare dell’uso della lingua e ne metta in crisi la coerenza. Le condizioni che si creano con la ripetizione e il riutilizzo di testi, o di parti di essi, nello stesso testo o come parte di nuove composizioni testuali, non possono infatti essere spiegate semplicemente con la linearità che è tipica dell’uso della lingua (1997b, 11-14).

Das Phänomen der Texte im Text verweis auf Abhängigkeiten uns Kohärenzbrüche, deren Markiertheit ebenso problematisch ist wie ihr Beitrag zur Verstehensvorgabe des Textes und damit zur Konstituierung des Textsinns. (Haßler 1997b, 11)

32 Un dato del resto evidente già in tutta la produzione artistica del novecento che ha fatto largo

uso della compresenza di diversi piani testuali; così come anche nel caso del Nouveau Roman francese del XX secolo, che fa uso della tecnica di citazione intesa come réécriture, introducendo la consuetudine di trasformare i testi letterari preesistenti (Haßler 1997b, 14).

Haßler osserva che nell’abitudine a ricorrere alle citazioni, tipica del mondo moderno, è implicito un atto di deferenza nei confronti dell’autore da cui si cita.33 La citazione genera

dunque al tempo stesso autorità e autorialità. Chi scrive citando altri autori si ricollega infatti a una tradizione secolare, e questo suggerisce che sia proprio la citazione, il continuo ripetere testi a produrre cultura. La consapevolezza teorica legata all’intertestualità tuttavia ha richiesto tempo.

Le riflessioni nate nell’ambito della linguistica del testo non hanno dato subito un impulso alla ricerca incentrata sul problema dei testi nel testo. Sebbene l’intertestualità ormai da tempo sia una delle caratteristiche testuali normalmente menzionate nelle introduzioni alla linguistica del testo (Beaugrande/Dressler 1981: 13 e 188 e ss.; Adam 1990: 61-68; Vater 1994: 58-64), di solito si tratta di poco più che un riflesso della discussione post-strutturalista generale, e andrebbe annoverata insieme a fenomeni linguistici che vanno dalla citazione letterale al riferimento generico dei testi. Anche il riferimento al discorso ripetuto di Coseriu indica chiaramente la loro alterità, ma allo stesso tempo ne esclude la strutturabilità (Coseriu 1977: 113). La consapevolezza teorica del problema del riuso dei testi presuppone ovviamente lo sviluppo della linguistica strutturale, ma al tempo stesso va oltre. (Haßler 2019, 33)

Questa lettura è di centrale importanza per il nostro discorso perché con l’avvento del digitale l’uso della citazione testuale si svincola definitivamente dall’uso letterario o artistico per diventare una delle abitudini comunicative più diffuse fra gli utenti della rete. Citare è infatti una strategia molto compatibile con alcuni degli aspetti che caratterizzano la comunicazione in rete; consente di richiamare in modo veloce e trasparente i diversi contesti di riferimento, in molti casi nella lingua originale, facendo dunque leva sull’in - tercom prensione linguistica (II.1.4) che consente di includere testi di varia natura, spesso multilingui, e di essere immediatamente fruita da parlanti di lingue diverse.

Nella dimensione digitale le citazioni non si limitano ai testi scritti ma possono in- cludere qualsiasi elemento visuale, o più generalmente multimediale, sembri utile alla trasmissione di un contenuto di senso. Il focus è qui nella ripetizione di immagini cariche di senso che sono particolarmente pregnanti per il parlante. Questa prassi non esclude tut- tavia che talvolta si generino problemi di coerenza e linearità del senso, con l’aggravante di una forte codificazione legata a quella che adottando un termine di Juri Lotman possia - mo definire semiosfera34 di riferimento. La forte caratterizzazione del contesto di pro ve -

33 Come ricorda Haßler il termine francese medievale respit sentenza è la continuazione del latino

respectus, secondo l’etimo individuato da Lisa Block de Behar (1995, 63; cit. in Haßler 1997b,

11).

34 «Since all the levels of the semiosphere — ranging from a human individual or an individual

text to global semiotic unities — are all like semiospheres inserted into each other, then each and one of them is both a participant in the dialogue (a part of the semiosphere) as well as the space of the dialogue (an entire semiosphere). (Lotman 1984, 22; Torop 2005, 164). Cfr. anche Lotman 2005, [1984]; Torop 2005; Nöth 2015; Kimminich 2018a e b; Leone 2019.

nienza culturale dei comunicati in alcuni casi può rendere infatti non completamente tra- sparenti i conglomerati finali per gli utenti che provengano da realtà culturali e linguistiche diverse.

Se la comunicazione multimodale può dunque – in un certo senso da sempre – essere considerata la dimensione più naturale della comunicazione, con i media moderni la sua versatilità emerge ancor più chiaramente, estendendo a tutti gli utenti del web una sorta di dignità autoriale che prima era assente o riservata a una ristretta élite di artisti o intellettuali (I.3). In questa prospettiva possiamo parlare di “gesto semantico dei testi”, semantischer Gestus von Texten (Lachmann 1990, 7; Haßler 1997b, 21), dal momento che la citazione di un testo è assimilabile a un gesto deittico e consente all’emittente di enfatizzare le strategie di economia linguistica nel testo verbale:35 il senso dell’enunciato risulta infatti

trasparente grazie all’ancoraggio a immagini particolarmente pregnanti che accompagnano il testo stesso (I.3.2.1).

Come Gerda Haßler ha ricordato in diverse occasioni l’intertestualità è una caratte - ristica fondamentale della produzione linguistica, una sorta di «iperonimo descrittivo che esprime diverse forme di riferimento a testi che si collocano al confine con le “implicazioni epistemologiche, linguistico-filosofiche e teorico-testuali” (Pfister 1985: 15) delle categorie post-strutturaliste o decostruttiviste» (Haßler 2019, 31). La relazione fra testo e contesto fa sì che si riprendano i testi di altri autori citandone direttamente le parole o an - che solo alludendo al loro nome o al titolo di qualche loro opera, ed è appunto questo con tinuo ripetere testi che determina la tradizione culturale. Secondo Haßler il concetto di intertestualità, elaborato in ambito letterario, ha avuto finora un riscontro limitato in linguistica, l’intertestualità sembra infatti soprattutto riferibile al gesto semantico di testi che «inclinano in modo preoccupante alla complessità o alla dispersione del senso e non sembrano consentire la formazione di un solido nucleo di senso, facilmente leggibile» (Lachmann 1990, 7; Haßler 2019, 33). Nell’era digitale della comunicazione questo processo di inferenzialità implicita, nella sua versione linguistica o multimodale, non è più limitato all’autorialità colta ma per le caratteristiche stesse assunte dal medium è esteso ad ogni livello di comunicazione.

2.3.4.1.1. Testi nei testi, paradigmi intertestuali e serie di testi

Secondo Gerda Haßler ci troviamo di fronte a un testo nel testo ogni volta che un elemento citato è già stato precedentemente parte di una unità di senso. Per descriverne la modalità di citazione, Haßler introduce il concetto di paradigma intertestuale.

Un paradigma intertestuale è una struttura di relazioni costruita a livello testuale, che attraverso la ripetizione può diventare una norma per un certo tipo di testo, per una tematica, per un soggetto, per la determinazione del punto di vista. Attraverso un uso ricorrente è possibile costruire uno schema di aspettative socialmente normalizzato che renda le relazioni di invarianza e opposizione un fattore costitutivo del significato che alcuni elementi linguistici presenti nel testo portano già da soli con sé. (Haßler 2019, 37)

I paradigmi intertestuali costituiscono una catena di relazioni fisse ricostruibile all’interno del testo e presenti anche nelle successive produzioni; Haßler annovera fra gli esempi anche le metafore tipiche di una determinata posizione scientifica, politica o filosofica. Il riuso dei paradigmi intertestuali può in alcuni casi porsi in discontinuità ri - spetto al testo di partenza e assumere una dimensione ludica o ironica, come avviene nella campagna NOBAN, NOWALL di Amnesty International Italia (II.3.1.2). In tutte queste situa -

zioni, come evidenzia Haßler, il problema di fondo sembra essere che l’interte sto/contesto non sono più reperibili nel testo stesso ma nella referenza a contenuti presenti in altri testi che sono rintracciabili nella cultura dell’individuo. I paradigmi intertestuali possono determinare una serie di testi fra loro interdipendenti. Le serie di testi che derivano da un particolare intertesto hanno la funzione di preparare sul piano concettuale, argomentativo e terminologico i testi successivi, di diffondere ma anche di rielaborare il testo di riferi - mento della serie (Haßler, Neis 2009, 106-114), infatti «l’uso di paradigmi interte stuali consente di classificare un testo in una serie di testi o di istituire la relazione con un testo di riferimento di primo piano, senza che sia necessario richiamarlo» (Haßler 2020, 39).

La validità di questo modello (Fig. 9) è evidente non solo in riferimento alle opere letterarie, ma anche a molte produzioni artistiche, ai testi della propaganda politica e so - ciale e alla comunicazione politica in rete. Un caso emblematico è la campagna NOBAN, NOWALL36 di Amnesty International Italia (II.3.1.2). Nella pagina d’apertura dell’azione

(Fig. 10) il referente fondamentale è Donald Trump, evocato nella foto attraverso il trave - stimento dei cinque personaggi – riconoscibili qui solo grazie alla cultura dell’indi viduo. Lo slogan si colloca in una precisa tradizione che ha le sue origini in ambito pubblicitario, richiama infatti il noto slogan della Martini NOMARTINI, NOPARTY! (Fig. 66).

36 https://www.amnesty.it/usa-reazione-amnesty-international-alla-decisione-della-corte-suprema-

sul-muslim-ban. [28.08.2019]

Fig. 9. Modello delle serie di testi, Haßler (2019, 39).

Esso diviene un paradigma intertestuale e determina la formazione di una serie di te - sti: le ripetute citazioni e parodizzazioni di uno spot pubblicitario ne garantiscono infatti

l’efficacia a livello internazionale anche al di fuori del suo ambito comune d’uso e costi - tui sco no dunque un campo di riattivazione di contenuti sedimentati estremamente in - teres sante per la propaganda politica.

37 Cfr. anche il capitolo I.3.2.1.1.

Fig. 10. Petizione di Amnesty International Italia del 26 giugno 2018. USA: REAZIONEDIAMNESTY

INTERNATIONALALLADECISIONEDELLACORTESUPREMASUL “MUSLIMBAN”. © Foto: Philippe Lionnet.

In questo testo di Amnesty le relazioni sintagmatiche espresse dal referente visuale sono stabilizzate e fanno ormai parte della tradizione culturale condivisa dei parlanti attribuendo così un grande potenziale di significato al testo. Il riferimento esplicito a Donald Trump e alla pubblicità della Martini nella loro iconicità, da un lato delimitano l’orizzonte di lettura dell’intero comunicato, dall’altro ne anticipano la struttura illocutiva. La presenza all’interno dell’immagine di un enunciato che è coerente con la struttura testuale della petizione sia sul piano semantico che su quello grammaticale suggerisce qui che la ricezione dei diversi piani di questo testo avvenga in modo integrato, secondo delle strategie di ancoraggio37 che superano la bipartizione fra parola e immagine e mettono in

atto una complessa logica allusiva che in sostanza sovrappone due ambiti discorsivi fra loro distanti e diversi tipi e generi testuali (testo scritto, foto, grafica, reportage giornali - stico, testo pubblicitario, satira politica, social advertising). Vedremo nel capitolo II.3.1.2 in che modo sia possibile giungere alla descrizione di un testo multimediale e multimodale tanto complesso.