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DELLA RICERCA

2.3. La linguistica del testo

2.3.3 Le nozioni di testo

Una delle caratteristiche generali del testo è il peso dei fenomeni legati al suo signi - ficato. Come suggerisce Bazzanella, la dimensione semantica del testo consente di spostare il focus dalla traccia segnata dagli elementi prettamente linguistici del testo alla dimensione

23 Cfr. a questo riguardo Pistolesi 2018, 810: «La ricerca, inizialmente incentrata sugli aspetti

diamesici, non-standard e sulla definizione delle caratteristiche unitarie della CMC, dinanzi all’abbondanza di materiali disponibili privi di un antecedente nei generi tradizionali della scrittura, si confronta con un panorama nuovo, complesso, che necessita l’apporto di più discipline per essere descritto in modo adeguato.»

24 Cfr. anche Bateman 2016, 2014; Bateman et al. 2017; Patota e Rossi 2018; Prada 2016; Stöckl

2016, 2004.

25 La categoria nasce in stretto riferimento al concetto di testi nel testo, Texte im Text elaborato

nella sua analisi dell’intertestualità da Gerda Haßler nel 1997 e nel 2020. Cfr. anche il capitolo I.2.3.4.

inferenziale del medesimo, una dimensione implicita che fa riferimento all’enciclopedia dei parlanti. La linguistica del testo ha la finalità di elaborare strumenti capaci di descrivere la componente testuale del discorso. Essi sono normalmente articolati secondo tre livelli che riguardano l’aspetto grammaticale, la costruzione e l’organizzazione del discorso e il dominio testuale.

Robert-Alain de Beaugrande e Wolfgang Ulrich Dressler, nel tentativo di formulare una linguistica del testo intesa come teoria del processo produttivo e interpretativo del discorso, hanno introdotto negli anni Ottanta la distinzione fra testo in senso stretto e in senso esteso. La linguistica del testo intesa in senso ristretto tende a dare per scontate le dimensioni extratestuali per concentrare la propria attenzione sugli aspetti prettamente linguistici del testo: la lingua è infatti il codice per eccellenza arbitrario e condiviso dai parlanti, un mezzo che consente di indicare con sicurezza all’altro da noi quale sia la prospettiva corretta in cui leggere un evento comunicativo. Questo approccio evidenzia quanto sia articolata e dettagliata la capacità di un testo di contenere informazioni tra - sparenti per il lettore.

È proprio la proposta teorica di Beaugrande e Dressler, come evidenzia Ferrari (2014, 37), a configurare in modo più dinamico o procedurale il margine d’azione dell’analisi linguistica, introducendo una lettura estesa della nozione di testo. Come nota la linguista, il quadro teorico di Beaugrande e Dressler sovrappone, in un certo senso, il focus della ricerca testuale all’ambito della pragmatica linguistica, il cui obiettivo, come abbiamo visto nel capitolo I.2.2, consiste nel descrivere e teorizzare l’uso linguistico in contesto. In questa prospettiva oltre che della coerenza e della coesione come fattori costitutivi della testualità, occorrerà dunque tener conto anche di altre proprietà del testo, le proprietà di natura prettamente pragmatica, che entrano normalmente in gioco nella comunicazione discorsiva e che, come è noto, vengono sintetizzate da Beaugrande e Dressler in base a sette parametri: coesione, coerenza, intenzionalità, accettabilità, informatività, situazio - nalità e intertestualità (Beaugrande, Dressler 1984, 28). Partiremo quindi dall’analisi dettagliata del loro modello proposta da Ferrari (2010a; 2014, 37) per vedere in che modo esso possa essere esteso anche ai testi multimodale della comunicazione digitale.

2.3.3.1.Rilettura dello schema di Beaugrande e Dressler in chiave di linguistica dei testi

Le proprietà del testo che entrano in gioco nella comunicazione discorsiva caratteriz - zan done la testualità26 messe a fuoco negli anni Ottanta da Beaugrande e Dressler sono

coe sione, coerenza, intenzionalità, accettabilità, informatività, situazionalità e interte - stua lità, a cui si aggiungono efficacia, efficienza, appropriatezza. Queste condizioni se con do i due autori «determinano e producono quella forma di comportamento definibile come comunicazione testuale» (De Beaugrande, Dressler 1984, 28).

26 Secondo Hartmut Stöckl i criteri di Beaugrande e Dressler mantengono la loro validità anche

nel caso della testualità delle immagini (Stöckl 2004, 97-100). Riguardo alla delimitazione della nozione di testo in prospettiva multimodale cfr. Adami, Kress 2015.

La coerenza non è solamente una caratteristica dei testi, ma piuttosto il risultato dei processi cognitivi degli utenti dei testi stessi. Il semplice allineamento di avvenimenti o situazioni in un testo mette in moto delle operazioni che producono o suscitano nella mente relazioni di coerenza. (De Beaugrande, Dressler 1984, 21)

I criteri evidenziate da Beaugrande e Dressler costituiscono un modello che tiene conto delle conoscenze pregresse e delle conoscenze del mondo degli utenti, oltre che dell’aspetto interazionale della comunicazione e per questo motivo si prestano bene ad una rilettura in chiave digitale.

Un testo non produce da sé un senso, ma piuttosto mediante l’interazione fra CONO - SCENZE TESTUALI (ossia presenti nel testo) e le CONOSCENZE MEMORIZZATE dai singoli utenti del testo [cfr. Petőfi 1974; IX, 24-40] (De Beaugrande, Dressler 1984, 22)

Vedremo qui di seguito punto per punto in che modo i criteri indicati dai due autori per la testualità si prestino alla sua estensione in chiave multimodale digitale. Secondo Beaugrande e Dressler:

La coesione e la coerenza sono concetti incentrati sul testo le cui operazioni concernono direttamente il materiale testuale. Ci occorrono poi anche delle nozioni incentrate sugli

utenti del testo riguardanti l’attività della comunicazione testuale in relazione tanto a

chi produce il testo quanto a chi lo riceve. Il terzo criterio della testualità potrebbe quindi essere chiamato INTENZIONALITÀ. Questa si riferisce all’atteggiamento del

producente testuale che vuole formare un testo coesivo e coerente capace di soddisfare

le sue intenzioni, ossia di divulgare conoscenze o di raggiungere il FINE specifico di un PROGETTO. (De Beaugrande, Dressler 1984, 22)

Vista in questa prospettiva, come suggerisce Ferrari (2014, 37) «l’intenzionalità è soddisfatta quando la produzione testuale del parlante ha un fine globale, che deve essere riconosciuto dall’interlocutore e di cui l’illocuzione è un aspetto centrale». L’intenzionalità è appunto uno dei principali presupposti della comunicazione digitale. Sia nel caso dei te - sti chiusi (II.3), i testi istituzionali delle pagine web, che nel caso dei testi aperti dei social media (II.4) e della loro rilettura da parte dei media tradizionali (II.5), emerge infatti una finalità globale di cui l’interlocutore è ben consapevole e che è legata alla natura stessa del testo digitale: un testo illocutivo ormai prevalentemente ibrido. La ricezione di questo tipo di testo si realizza infatti sotto forma di “atto iconico linguistico” (I.3.2.3). In esso la selezione delle singole componenti da parte del mittente avviene secondo una complessa logica di tipo analogico-allusivo, mirata alla costituzione di un preciso significato attraverso l’uso combinato di parole e immagini o altri elementi multimediali che fanno leva sulla sua reazione emozionale.27 Per Beaugrande e Dressler il quarto livello della

testualità è rappresentato dall’accettabilità.

Essa concerne l’atteggiamento del ricevente ad attendersi un testo coesivo e coerente che sia utile o rilevante per acquisire conoscenze o per avviare la cooperazione ad un progetto. (De Beaugrande, Dressler 1984, 23)

Come suggerisce Ferrari (2014, 37), l’accettabilità ci dice dunque che il destinatario accetta di entrare nel gioco comunicativo testuale, per far questo egli deve poter consi - derare che il testo che gli viene rivolto sia per lui utile o comunque rilevante, in questo caso sarà disposto a fornire lo sforzo interpretativo necessario. Come evidenzia Hartmut Stöckl (2004, 99) anche le immagini possono essere rilevanti quando ci consentono di compiere delle operazioni cognitive che non possono essere realizzate con altrettanta efficienza attraverso l’uso della lingua, in questi casi esse infatti interagiscono con il mes - saggio verbale (I.3.2.1).

Anche la rilevanza è uno dei criteri selettivi che costituisce l’apriori della comunica - zione digitale (I.2.3.8). A differenza di quanto accade nella comunicazione analogica, l’utente può in questo caso utilizzare i motori di ricerca messi liberamente a disposizione dalla rete per selezionare il gioco comunicativo testuale a lui più congeniale: la prospettiva dell’accettabilità risulta dunque ribaltata, nel senso che non solo il destinatario ha la facoltà di esaminare il gioco comunicativo che gli viene offerto e valutare se rendersi disponibile a parteciparvi, ma assume in esso un ruolo attivo, ha infatti un margine molto ampio di possibilità di selezionare in rete la conversazione che più stimola il suo interesse. Una volta individuata la conversazione che preferisce, l’utente ha poi anche la possibilità di esprimere apertamente il grado di rilevanza della conversazione a cui partecipa attraverso dispositivi diretti (modalità linguistiche e pittografiche, gli emoji) e indiretti (link intertestuali, tempi di reazione, silenzio).

Come sintetizza Ferrari (2014, 37), l’informatività è realizzata se il testo risulta essere informativo per il destinatario, esso deve quindi accrescere o modificare le conoscenze che l’utente ha del mondo, il suo atteggiamento epistemico o emotivo rispetto ad esso.

Col quinto criterio della testualità che è l’INFORMATIVITÀ, intendiamo la misura in cui gli elementi testuali proposti sono attesi o inattesi, oppure noti o ignoti/incerti […]. L’elaborazione di notizie altamente informative è più impegnativa di notizie meno informative, però, in compenso, più interessante. Occorre, tuttavia, stare molto attenti a non gravare in modo esagerato sull’elaborazione rischiando di compromettere il buon esito della comunicazione. La coerenza esige, appunto, che si ripetano elementi noti o che se ne consenta una facile riscostruzione. (De Beaugrande, Dressler 1984, 24)

Per il criterio della situazionalità, la comunicazione testuale dipende invece dalla situazione specifica, sullo sfondo della quale si realizza il processo interpretativo.

Possiamo chiamare SITUAZIONALITÀ il sesto criterio della testualità. Questa condi - zione riguarda quei fattori che rendono un testo RILEVANTE per una SITUAZIONE comunicativa. (De Beaugrande, Dressler 1984, 25)

Sia il criterio dell’informatività, che quello della situazionalità sono determinanti per la testualità digitale, la presenza di materiali multimediali permette infatti un ancoraggio molto più preciso alla situazione contestuale selezionata, a partire dalla quale vengono poi

anche potenziati l’atteggiamento epistemico e quello emotivo (I.3.2.1). L’uso delle imma - gini attribuisce una – presunta28 – prospettiva realistica alle informazioni, consen tendo

all’utente di sperimentare dal vivo eventi lontani nello spazio e nel tempo, a cui non potrebbe mai assistere di persona.

Il settimo criterio della testualità è l’intertestualità. Essa concerne quei fattori che fanno dipendere l’utilizzazione di un testo dalla conoscenza di uno o più testi già accettati in precedenza. (De Beaugrande, Dressler 1984, 26)

Infatti «con intertestualità si intende, genericamente, che la comunicazione testuale è caratteristicamente in dialogo con altri testi, in qualche modo pertinenti per essa» (Ferrari 2014, 38). Nel caso delle immagini questo, come evidenzia Hartmut Stöckl (2004, 99) è particolarmente vero per almeno due motivi: il primo è che la comprensione di determinate immagini in molti casi dipende dalla conoscenza di immagini precedenti, pensiamo alle immagini di repertorio nel giornalismo (I.3.2.3.4; fig. 39 e 40); il secondo è che in realtà, sia sul piano formale che contenutistico, le immagini sono riconducibili a precisi generi. L’intertestualità delle immagini si manifesta però anche nel fatto che esse sono le parti costitutive di un testo ibrido. Krause (2000, 65) definisce questo tipo di intertestualità come “incorporativa“, inkorporierende Textualitat. Sul criterio di intertestualità torneremo nel capitolo I.2.3.4, essa costituisce infatti – come è evidente già dalla selezione dei ma - teriali su cui verte questa lavoro di ricerca – un approccio teorico da cui l’analisi della comunica zione digitale non può prescindere.

De Beaugrande e Dressler, nella parte conclusiva della loro introduzione alla lingui - stica del testo, affermano che i sette parametri da loro enucleati non sono sufficienti a spiegare le strategie di produzione e ricezione del testo e per questo motivo aggiungono alcuni “principi regolativi”: efficacia, efficienza e appropriatezza. Si tratta di indicazioni operative di carattere generale che in un certo senso confermano la natura fortemente erme neutica dell’atto del ricevente, infatti:

Sullo sfondo di una data intenzionalità, accettazione, informatività, situazionalità e intertestualità, un testo è tanto più ‘efficace’ quanto maggiori sono le reali conseguenze cognitive, emotive, ecc. che produce sul destinatario; ed è tanto più efficiente quanto minore è la quantità e la qualità dello sforzo cognitivo che l’interpretante deve fornire per poterne apprezzare l’effettività. (Ferrari 2014, 38)

Nel testo digitale la cooperazione sinergica di materiali di natura eterogena produce la massima efficacia sul piano cognitivo ed emotivo, anche in termini di effettività informa - tiva e di persistenza dell’informazione, facilitata dalla sollecitazione di diversi canali

28 Presunta nel senso che la veridicità delle immagini non è mai garantita. Le attuali condizioni

tec no logiche consentono infatti la manipolazione dei dati, come dimostra il fenomeno delle fake news.

percettivi. Come evidenziano gli autori, efficienza ed efficacia possono tuttavia in alcuni casi operare in opposizione: un testo che abbia un contenuto scontato è facile da produrre e recepire, ma spesso ha scarsa effettività, non riesce a captare l’attenzione dell’utente.

Un linguaggio creativo con un contenuto inconsueto esercita, al contrario, un influsso notevole rivelandosi, peraltro, enormemente difficile da produrre e recepire (De Beaugrande, Dressler 1984, 55)

Nel caso della comunicazione digitale efficienza ed efficacia non operano in opposi - zione dal momento che l’uso di contenuti inconsueti e di strategie linguistiche in alcuni casi anche molto creative per esprimerli29 hanno la funzione di riuscire a captare l’atten -

zione dei partecipanti alla conversazione e sono quindi essenziali alla prosecuzione dell’inte razione. L’individuazione del referente del discorso nella comunicazione digitale avviene attraverso l’uso di elementi linguistici ed extralinguistici organizzati secondo una logica che procede per citazioni e allusioni. Questa logica riconosce i requisiti di testualità attesi dal ricevente e ne rispetta le esigenze di globalità. Per mantenere la sua immediatezza la creatività linguistica dei parlanti in rete deve però essere facilmente decodificabile, per questo risulta particolarmente efficace nei casi in cui opera a partire da elementi culturali noti di varia provenienza. Un testo è dunque tanto più ‘efficace’ quanto maggiori sono le reali conseguenze cognitive, emotive, ecc. che produce sul destinatario: vedremo come sia proprio l’efficacia una delle caratteristiche pregnanti della comunicazione digitale. Come evidenzia Ferrari

Questo gioco di forze per certi versi opposte è controllato dal principio dell’appropria - tezza: in funzione degli obiettivi comunicativi del testo, del suo grado di accettabilità, delle connessioni intertestuali che lo caratterizzano, della situazione in cui si manifesta, l’appropriatezza ha il compito di mediare tra la ricerca dell’effettività e dell’efficienza. Come notano de Beaugrande, Dressler (1984), non vi è nessun punto oggettivamente definibile in cui la procedura di produzione/interpretazione testuale possa dirsi vera - mente efficace ed efficiente in funzione dell’appropriatezza. Si può tuttavia supporre che vi sia una soglia in cui il parlante può ritenere il testo soddisfacente ai fini dello scopo comunicativo prefisso, e l’interlocutore può considerare l’inter pre tazione soddi - sfa cente rispetto allo sforzo cognitivo fornito. (Ferrari 2014, 38)

Il principio dell’appropriatezza sembra costituire il fulcro della comunicazione multimodale in rete. In casi come quello del post su Facebook dello Zentrum für politische Schönheit30 in merito al caso #MUSLIMBAN (II.4.1.2; fig. 124 e 125) i criteri evidenziati da

Beaugrande e Dressler estesi al contesto multimodale della comunicazione digitale ben si coniugano con il concetto di ‘contesto visuale’, Konbild, introdotto da Ulrich Schmitz (2003, 257). I dispositivi linguistici presenti nel testo insieme alle immagini vanno infatti visti come

29 Si veda per esempio il caso degli occasionalismi nel capitolo I.2.3.10.5.3. 30 Per maggiori informazioni sullo ZPS cfr. II.2.2.2.1.

un insieme di istruzioni31 offerto dal parlante all’interparlante affinché ne individui la

sua sostanza informativa e la sua organizzazione semantica: essi svolgono dunque in primo luogo un ruolo ai fini della ricerca della coerenza semantica del testo. I dispositivi di coesione sono inoltre decisivi nel processo di bilanciamento tra effettività ed efficienza. Il grado della loro esplicitezza e della loro implicitezza linguistica incide infatti da una parte sulla quantità e qualità di effetti informativi prodotti dal testo e dall’altra sulla quota di sforzo interpretativo da fornire. (Ferrari 2011)