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DELLA RICERCA

3.4. Lingua e immagini nei nuovi media digital

3.4.2. Immagini chiave

Abbiamo prima accennato al fatto che la comunicazione in rete favorisce la creazione di topoi destinati a rimanere ancorati quelle che, secondo la terminologia coniata da Hajo Diekmannshenke (2011, 161), possiamo definire immagini chiave, legate al dramma dei flussi di migranti nel Mediterraneo. A livello globale, analizzando la produzione artistica di denuncia legata al dramma dei migranti nel mediterraneo notiamo come all’origine di quello che con una definizione coniata da Michele Prandi (2017, 142-144) potremmo definire un vero e proprio sciame metaforico vi siano alcune immagini chiave che hanno ormai assunto un valore prototipico. Forse anche a livello di immagine possiamo indivi - duare la presenza di relazioni prevedibili che, adottando una definizione di Gerda Haßler potremmo definire paradigmi intertestuali. Secondo la linguista, il concetto di paradigma intertestuale individua «una struttura di relazioni costruita a livello testuale, che attraverso la ripetizione può diventare una norma per un certo tipo di testo, per una tematica, per un soggetto, per la determinazione del punto di vista» (Haßler 2020, 32) determinando uno

77 Interessante a questo riguardo la cristallizzazione di alcuni slogan pubblicitari creati fra gli anni

Cinquanta e Ottanta del Novecento nel discorso politico italiano contemporaneo (cfr. Verdiani 2017).

78 http://www.willy–brandt–haus.de/kunst–kultur/ausstellulngen/world–press–photo–15/ [19.10.

schema di aspettative socialmente normalizzato che alcuni elementi iconici – al pari di quelli linguistici – presenti nel testo portano già da soli con sé (I.3.2.3.2). All’origine di questa fitta rete di citazioni intertestuali fra passato e presente vi è la foto Operazione Mare Nostrum di Massimo Sestini del 2014.

La foto, scattata il 21 giugno 2014 da Massimo Sestini racconta un salvataggio nel Canale di Sicilia. Essa fu una tra le dieci scelte dal Time per illustrare il 2014 e l’anno seguente venne insignita del premio World Press Photo. Il barcone dei migranti in mezzo al mare è ormai diventato, per usare la definizione di Hajo Diekmannshenke (2011, 161) un’“immagine chiave”, Schlagbild, dotata di riferimenti storici lontani e destinata a persistere nella memoria collettiva.

L’immagine prototipica, viva nella nostra memoria di lettori e web surfer, a cui immediatamente tutti noi pensiamo in relazione alla tragedia dei migranti nel mediterraneo è proprio la foto Operazione Mare Nostrum di Massimo Sestini,79 essa rende possibile il

riconoscimento di un significato che è decisivo per la lettura del messaggio nel suo insieme: è dunque l’immagine chiave, la memoria di un evento che ci aiuta ad ancorare il senso del messaggio verbale. Il riferimento al contesto noto evoca nel lettore la percezione esatta e sintetica di quale sia il contenuto dell’azione in un esiguo numero di parole, articolato secondo le più efficaci strategie di comunicazione.

Adottando la prospettiva indicata da Michele Prandi (2017, 140-144) potremmo dire che lo sciame metaforico evocato da quest’immagine richiama un’altra immagine molto famosa, realizzata all’inizio del XX secolo in concomitanza con il drammatico naufragio dell’omonima fregata, che nel tempo ha assunto un valore prototipico per la cultura occidentale: La zattera della Medusa, di Jean Louis Théodore Géricault (Fig. 56).

Essa è per il lettore un’immagine dal significato complesso, potremmo dire che è di per sé un conflitto, richiama non solo il quadro che Théodore Géricault dipinse, ma anche la sciagura che essa rappresenta e che ne fece uno dei primi scandali a livello mediatico diffusi a livello internazionale. È questa la ragione per cui il richiamo a La zattera della Medusa di Géricault diventa a partire dal 2014 il riferimento semantico di numerose opere d’arte in cui il titolo dell’opera diventa la base di un conflitto concettuale (I.2.3.6.1.1).

Un esempio sono le famosissime opere di Banksy che si ispirano al quadro di Géricault per denunciare il dramma dei migranti ancora in atto nel canale di Sicilia. Nel caso della La zattera della Medusa realizzata nel 2015 a Calais (Fig. 57) il focus che costituisce la chiave del conflitto è sul particolare meno visibile del quadro di Géricault, il brigantino Argus che si avvicina all’orizzonte per soccorrere i naufraghi e che li trarrà in salvo (Fig. 58).

Fig. 56. La zattera della Medusa, di Jean Louis Théodore Géricault (1818-19), Museo del Louvre, Parigi (particolare, ©profzucker is licensed under CC BY-NC-SA 2.0).

Del resto già nel memoriale redatto dall’ufficiale medico di bordo Henry Savigny e dal geologo e ingegnere Alexandre Corréard80 per denunciare alla Marina francese

l’accaduto, Le naufrage de la fregate Méduse faisant partie de l’expedition au Senegal en 1816, scopriamo che nella realtà la ricerca dei naufraghi aveva al tempo coinvolto diversi equipaggi, ma che di fatto solo il brigantino Argus fu in grado di rintracciare i superstiti. In entrambe le opere di Banksy al posto del brigantino notiamo che il primo piano dell’immagine è occupato da uno yacht di lusso che anziché occuparsi del recupero dei naufraghi tira dritto, seguendo la sua rotta e diventando così il focus semantico dell’opera. Qualche mese dopo, nell’installazione di Bankys Dismaland Bemusement a Weston- super-Mare (Fig. 59), il presunto mezzo che avvicina il barcone dei migranti presenta addirittura un’arma da difesa in primo piano. In entrambi i casi il riferimento è alla politica messa in atto nelle acque extraterritoriali del canale di Sicilia dall’Unione Europea.

80 Un recente caso letterario legato alla vicenda che dell’intertestualità fa uno dei suoi cardini è il

Fig. 57. Banksy, La zattera della Medusa, 2015, Calais.

Fig. 58. A sinistra il particolare del brigantino Argus nel quadro

di Jean Louis Théodore Géricault, La zattera della Medusa, (1818-19), Museo del Louvre, Parigi. A destra lo stesso particolare nell’opera di Banksy, La zattera della Medusa, 2015, Calais.

Nel primo caso (Fig. 57) il conflitto concettuale nasce dall’accostamento fra un’im - ma gine nota come quello della La zattera della Medusa e un dato di realtà contra stante, in cui il valore morale del dovere di soccorrere i naufraghi è andato perso. Nel secondo caso invece è legato al gioco di parole fra il titolo dell’opera di Banksy Dismaland Bemu - sement (letteralmente ‘parco del disorientamento di un paese triste’) e il nome commerciale Disneyland Amusement Park.

Fig. 59. Banksy, Dismaland Bemusement Park, agosto-settembre 2015, parco di Weston-super-Mare.

Appoggiata sulla sabbia del fondale di Lanzarote, quattordici metri sotto il livello del mare, si trova poi la Zattera di Lampedusa, è una delle opere di Jason de Caires Taylor immerse al largo delle Canarie nel Museo Atlantico, il primo museo subacqueo in Europa. La scultura raffigura un gommone con a bordo tredici migranti. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un conflitto che propone una rivisitazione del celebre dipinto di Théodore Géricault alla luce del dramma dei profughi.

Come evidenzia Michele Prandi (2017) nel caso dei conflitti concettuali il trasferi - mento di un solo concetto per opera di una singola espressione innesta una rete di proiezioni virtuali interconnesse. Siccome è innescata da un significato conflittuale, la rete di proiezioni virtuali è incoerente con la nostra ontologia naturale: in questo caso po - tremmo dire che la zattera non sta sul fondo del mare ma sull’acqua, ma ad essere coinvolta è anche la sonorità giocando con le parole del titolo e i suoi riferimenti intertestuali in questo caso carichi sul piano semantico: la zattera di Lampedusa/la zattera della Medusa: le metafore viventi, creative sono rielaborazioni originali di concetti metaforici condivisi.