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La teoria della pertinenza, Relevance Theory di Dan Sperber e Deirdre Wil son

DELLA RICERCA

2.3. La linguistica del testo

2.3.8. La teoria della pertinenza, Relevance Theory di Dan Sperber e Deirdre Wil son

2.3.8.1. La teoria della pertinenza come modello di analisi per la comunicazione multimodale e visuale

Secondo Forceville (2014) l’analisi della comunicazione visuale e multimodale in genere può trovare un utile fondamento in una più generale teoria cognitiva della comuni - cazione, la teoria della pertinenza, formulata da Dan Sperber e Deirdre Wilson (Sperber, Wilson 1986, 1995; Wilson, Sperber 2004, 2012).54 Secondo la teoria della pertinenza il

sistema cognitivo umano si è evoluto in modo tale da massimizzare la relevance (pertinen -

54 Nel suo contributo Forceville (2014, 1) parte dall’analisi della modalità visuale in combinazione

con quella verbale scritta, ma sostiene che in realtà il suo approccio analitico può essere esteso anche alle altre modalità.

za) e dunque individuare all’interno di un messaggio gli input che generano quanti più effetti cognitivi possibili seguendo la logica del minor sforzo d’elaborazione. Partendo dalla teoria della cooperazione di Paul Grice (1975), la teoria della pertinenza afferma che il carattere essenziale della comunicazione consista nell’espressione e nel riconoscimento di intenzioni, secondo la massima: «Conforma il tuo contributo conversazionale a quanto è richiesto, nel momento in cui avviene, dall’intento comune accettato o dalla direzione dello scambio verbale in cui sei impegnato» (Grice 1993, 60). Il principio di cooperazione è una convenzione sociale e culturale che ci aiuta a interpretare il significato contestuale di un enunciato, vale a dire la sua implicatura conversazionale. Per poter inferire il significato del parlante, il destinatario viene guidato dall’aspettativa che l’enunciato soddisfi certi standard, cioè le quattro massime per la comunicazione indicate da Grice:

the maxim of quantity (make your contribution optimally informative); the maxim of quality (don’t lie, don’t say things for which you have insufficient evidence); the maxim of relation (be relevant); and the maxim of manner (be perspicuous and thus avoid obscurity, ambiguity, prolixity, and be orderly. (Wilson, Sperber 2012, 3)

Secondo Sperber e Wilson è la massima di relazione o relevance (pertinenza) l’unica ad avere un ruolo determinante nell’interazione, questa massima non è prescrittiva ma è una caratteristica innata della mente umana (Forceville 2014, 3).

Le massime indicate da Grice possono essere violate o sfruttate a seconda degli scopi comunicativi che il parlante si prefigge. Il comportamento derivante dalla loro osservanza, violazione o sfruttamento genera delle implicature conversazionali, che forniscono ai parlanti informazioni supplementari legate al fatto che ciò che il parlante asserisce rispetti il principio di cooperazione e le massime. L’implicatura è dunque il senso che un enunciato assume nella dimensione pragmatica del discorso e dipende dal suo “cognitive environ - ment” (Sperber, Wilson 1995, 38).

Effective communication is crucial in this respect. The central idea of RT is that a communicator cannot help but presume to be optimally relevant to her addressee. For a message to be relevant to a given addressee, that message must have an “effect” on the sum total of knowledge, beliefs, and emotions (called the “cognitive environment,” S&W 1995: 38) of that addressee. The time at which the message is communicated and the place where the addressee processes it is also part and parcel of the addressee’s cognitive environment. (Forceville 2014, 4)

I messaggi verbali contengono secondo Forceville informazioni “oggettive” e im - plica ture convenzionali: mittente e destinatario devono per esempio condividere il co dice linguistico per elaborare le informazioni. Le informazioni linguistiche vengono in questo modo elaborate (disambiguate, arricchite) dai partecipanti alla conversazione per diventare informazioni esplicite (vere o false), o “esplicature” (Sperber, Wilson 1995, 72). Le informazioni derivate dalle esplicature hanno carattere di evidenza, al contrario di quelle derivate dalle implicature, caratterizzano un tipo di comunicazione più debole, meno evidente.

2.3.8.2. La teoria della pertinenza nella comunicazione multimodale

Il processo si complica nel caso nella comunicazione multimediale, e in particolare nel caso della comunicazione multimodale digitale a cui è rivolta questa ricerca; come osserva Forceville infatti:

relevance is always relevance to an individual. This crucial point was made by S&W

(S&W 1995: 142), but in my view they insufficiently emphasized it, probably because their focus on simultaneous, primarily verbal communication between two individuals did not foreground the necessity to investigate the implications of their insights when considering mass-communication (see also Forceville 1996: chapter 5). (Forceville 2014, 6)

La produzione di un comunicato multimodale online coinvolge infatti tre livelli di attenzione: vuole attrarre l’attenzione del ricevente (comunicazione ostensiva55); trasmet -

tergli delle informazioni (intenzione informativa); rendere lo sforzo comunicativo utile (intenzione comunicativa). Nel complesso l’interazione attraverso i media è più complessa, o come afferma Forceville “azzardata”, rispetto alla comunicazione face-to-face, dal momento che non è possibile redimere malintesi o incomprensioni; in sostanza chi affida un messaggio alla rete ha uno scarso controllo sulle implicature che i riceventi elaborano, in quanto operazioni legate alla sfera individuale.

2.3.8.2.1. Tempo e spazio

Vi è però anche una seconda importante differenza rispetto alla comunicazione in pre senza: nella comunicazione online i partecipanti non condividono la dimensione spa- zio-tem porale di chi comunica. In questa prospettiva la capacità dell’emittente di conte - stualizzare non solo il proprio messaggio, ma anche il proprio atto comunicativo assu me un’importanza fondamentale.

Un buon esempio di questo è il post su Facebook dello Zentrum für politische Schön - heit in merito all’emissione al Muslim Ban di Trump analizzato nel capitolo II.4.1.1: in que sto caso l’intervento degli attivisti berlinesi è infatti chiaramente contestualizzato ri - spetto all’evento. Il documento di L.W. Britt ha una sua densità semantica che viene ricon notata innanzitutto grazie al tempismo con cui viene pubblicato su Facebook. L’indi - viduazione del momento giusto per l’introduzione di un contenuto è essenziale alla sua pertinenza (Forceville 2014, 4), come lo è in questo caso la scelta di specificare il luogo di pubblicazione del post dello ZPS: «dal Museo dell’Olocausto di Washington».

55 La comunicazione ostensivo-inferenziale (Sperber, Wilson 1995, 50-54) prevede due livelli:

«Informative Intention: to make manifest or more manifest to the audience a set of assumptions

(S&W 1995: 58, emphasis in original). Communicative Intention: to make it mutually manifest to audience and communicator that the communicator has this informative intention» (Sperber, Wilson 1995, 61).

2.3.8.2.1. La nozione di intake

Attraverso le conversazioni presenti nei testi aperti della comunicazione digitale è pe rò possibile ricostruire con una certa precisione anche un’altra coordinata interessante: i tratti emergenti dell’input fornito dai testi chiusi. I partecipanti alla conversazione sono infatti tutti nella stessa misura esposti alle produzioni multimodali realizzati dalle Ong nelle pagine dedicate alle campagne sociali; le comunicazioni legate ad un determinato ambito tematico sono in un certo senso come un grande data base, che funge da input. Utilizzando un approccio di matrice glottodidattica56 potremmo affermare che i parte -

cipanti alla conversazione rielaborino nei loro messaggi ciò che hanno recepito di questo input sotto forma di intake;57 lo lascino cioè riemergere all’interno delle loro consi -

derazioni, rendendo tracciabile il percorso dell’idea che vi è alla base e delle unità lessicali, metafore, usi linguistici ad esso collegati. Questo avviene in una dimensione che assume il carattere giocoso che è essenziale al proseguimento della conversazione e che in molti casi supera i confini fra le diverse lingue; come emerge chiaramente nel secondo testo legato al caso Muslim Ban, la conversazione dello Zentrum für politische Schönheit sullo striscione di Greenpeace RESIST! davanti alla Casa bianca analizzata nel capitolo II.4.1.2.