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ANALISI METRICA ED INTERPRETAZIONE DEI VERSI LIBERI CORAZZINIAN

3. Analisi delle singole poesie

Nella presente sezione forniamo, basandoci sui dati riportati nelle quattro appendici finali, un profilo metrico di ogni poesia versoliberista corazziniana. Nel paragrafo successivo, invece, l‘insieme dei componimenti è osservato da una prospettiva che ne evidenzi l‘evoluzione metrica e la strategia metrica sottesa.

3.1 Romanzo sconosciuto

La forma818 pertiene alla metrica libera nonostante i versi presenti siano esclusivamente endecasillabi e settenari. Inoltre dall‘osservazione dell‘appendice 1 emerge che i versi con lo stesso schema sillabico sono pochi, dando luogo così ad una diffusa anisoritmia.

Lo scardinamento interno della tradizione potrebbe essere ricondotto, oltre che a Pascoli, a Del giorno estremo819 di Morasso. Tale poesia infatti impiega metri eterogenei in funzione contrappuntistica e, nelle sue cinque strofe di lunghezza diseguale,820 ricorda la forma di Romanzo sconosciuto.

Tali caratteristiche indeboliscono il giudizio di Donini secondo cui il componimento sarebbe il tentativo di cimentarsi, dopo l‘abbandono del sonetto, ―nel recitativo degli endecasillabi e dei settenari, ma con un procedere stentato e un abuso di motivi convenzionali che rivelano l‘assoluta imperizia dell‘autore.‖821

Riguardo lo schema accentuativo, constatiamo l‘assoluta preponderanza dei pattern Ab e bAb, a cui si aggiunge la discreta presenza di bA e quella numericamente insignificante di Abb, che però non va sottovalutata perché le parole sdrucciole sono uno stilema dannunziano.

Non notiamo invece nulla di rilevante nel colorito vocalico perché la distribuzione dei pattern è omogenea. Pertanto, avendo deciso di identificare la struttura sulla base dell‘iterazione volontaria di uno schema,822 reputiamo che il componimento ne sia privo.

Riguardo lo schema quantitativo, la preponderanza degli anfibrachi non è riconducibile a Palazzeschi perché il 25 gennaio 1903823 Corazzini non ha ancora letto le poesie palazzeschiane

818

Cfr. capitolo 1. 819

Morasso M., Del giorno estremo, in Id., Borzaghi G., Sinfonie luminose, Genova, s.e., 1893. Secondo Giovannetti e Lavezzi sarebbe una delle prime liriche italiane in versi liberi. Cfr. Giovannetti P., Lavezzi G., La metrica, op. cit., p. 223.

820

Eccetto la prima e l‘ultima, entrambe di otto versi. 821

Donini F., Vita e poesia, op. cit., p. 34. 822

In caso contrario i fenomeni registrati sono semplicemente materiali da costruzione legati all‘espressione verbale. Cfr. cap. 1.

823

connotate ritmicamente dall‘anfibraco. Tale presenza va invece collegata alla dialogicità del testo perché i componimenti connotati dialogicamente registrano la frequenza di tale piede.824

Il secondo piede più frequente è lo spondeo, il cui numero è direttamente proporzionale al pattern accentuativo Ab. Esso si connota dunque come un riflesso strutturale della maggioranza delle parole piane nella lingua italiana.

3.2 La tipografia abbandonata

La disposizione dei versi in lasse aperte richiama Romanzo sconosciuto, da cui però si differenzia perché la centralità dell‘endecasillabo e del settenario è contestata dalla presenza di versi con una curvatura ritmica alternativa. Altro punto di contatto è la strategia dell‘innovazione interna: gli endecasillabi e i settenari hanno schema sillabico unico.

Riguardo gli altri versi, l‘ottonario registra una discreta presenza, mentre sono numericamente uguali decasillabi, novenari e quinari. Inoltre l‘accostamento dell‘ottonario al settenario crea anisosillabismo nel caso si opti o meno per una dialefe, una sinalefe, una sineresi o una dieresi.

I dati in appendice confermano la tesi di Giovannetti, secondo cui l‘irrequietezza metrica si manifesta in due maniere differenti all‘interno della poesia: nella prima parte vi è un‘eterometria riconducibile alle modulazioni laudistiche perché i versi 45-8 corrispondono a novenario, quinario, settenario; nei versi successivi, invece, si impone una serie di settenari ed endecasillabi, ―entro la quale un isolato ottonario (v. 53) costituisce tuttavia un disturbo irriducibile.‖825

Tale suddivisione richiama la dicotomia fra polo leopardiano e dannunziano:826 se nella prima parte è ravvisabile un influsso dannunziano, nella seconda emerge un paradigma leopardiano a cui allude quell‘ottonario isolato fra due endecasillabi, i quali appunto nella tradizione leopardiana accompagnano il settenario.

L‘anisoritmia è data dall‘alternanza di versi piani, tronchi e sdruccioli che però non annullano l‘eufonia delle rime, esaltata nell‘ultima strofa dalla disposizione geometrica di settenari ed endecasillabi e dall‘alternanza precisa della rima. Infine la dominante endecasillabica emerge chiaramente nell‘ultimo verso dove il poeta ricorre ad uno stridente pleonasmo, una sorta di zeppa,827 pur di salvare l‘endecasillabo. Tale presenza della tradizione non è segno di gofaggine

824

Tale rapporto tra l‘anfibraco e i componimenti dialogici emerge dai dati riportati nelle appendici. 825

Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 113. 826

Cfr. cap. 3. 827

―Solo alla fine, una buona cadenza rianima i versi, ma l‘ultimo guasta tutto, con la zeppa di quel vi, che per salvare l‘endecasillabo offende la grammatica.‖ Vd. Donini F., Vita e poesia, op. cit., p. 44.

metrica, come afferma certa critica,828 bensì la conseguenza del tentativo di scardinare il metro operando all‘interno dello schema sillabico.

Passando allo schema accentuativo notiamo le stesse caratteristiche di Romanzo sconosciuto per quanto concerne i pattern Ab e bAb mentre per Abb si registra una frequenza legata all‘influsso dannunziano ravvisabile in quelle ―forme di simmetrizzazione‖829 cozzanti col ―balbettio ecolalico, connesso alla fitta serie di rime e di assonanze.‖830

Riconduciamo tale contrasto all‘assenza dell‘oratio perpetua che, sebbene preannunziata sia dalle forme di simmetrizzazione sia dalla fitta serie di rime e assonanze, è disattesa perché la ripetitività dei lemmi blocca il discorso su se stesso,831 impedendo uno svolgimento discorsivo fluido. In conclusione le parole sdrucciole832 sono una traccia dell‘influsso dannunziano da cui Corazzini non riesce completamente a staccarsi.

Riguardo il colorito vocalico, i pattern Oe ed o hanno una discreta presenza priva però di valore strutturale perché l‘iterazione dei vocaboli che li contengono ha valore semantico piuttosto che formale. La loro presenza, dunque, non è legata ad una volontarietà formale e pertanto non possiamo individuarvi un sistema della parola su base vocalica.

La situazione cambia per lo schema quantitativo, dove la dicotomia strutturale degli schemi sillabici si ripropone attraverso un elevato numero di trochei da un lato, di anfibrachi dall‘altro. A metà strada, quasi a voler costituire una sorta di ponte o di bilanciamento fra i due piedi, si collocano i peoni terzi.

3.3 Trittico

La struttura metrica si pone nel solco delle due precedenti poesie analizzate, mostrandoci un Corazzini che crea varietà operando all‘interno degli schemi sillabici. Infatti la prevalenza di endecasillabi e settenari si manifesta attraverso schemi sillabici interni diversi che creano così una certa anisoritmia, alimentata anche dalla quasi impercettibile presenza di un ottonario, un novenario ed un quinario.

828 Pupino A. R., Strategia della negazione, op. cit., p. 45. Porcelli B., Tradizione e personalità, op. cit., p. 153. 829

Le anafore, i polisindeti dei primi quattro versi e i due enjambements, ai vv. 49-50 e 51-52, costruiti secondo una dinamica perfettamente parallela.

830

Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 113. 831

Notiamo che la rima identica non è altro che una conseguenza formale di quell‘indulgere sugli stessi lemmi e temi della poesia corazziniana: una conseguenza formale frutto di una scelta semantica.

832

Cfr. Mengaldo P. V., Aspetti e tendenze della lingua poetica italiana del Novecento, in Id., La tradizione del Novecento. Da D‟Annunzio a Montale, Milano, Feltrinelli, 1975, pp.125-51.

I pattern più frequenti nello schema accentuativo sono Ab, bAb, Abb, mentre in quello vocalico si limitano ad Oe. Tuttavia il carattere atipico della poesia, che secondo alcuni833 sarebbe una traduzione dal francese, non ci legittima ad individuare una struttura nel sistema della parola, la cui configurazione, nel caso si trattasse veramente di una traduzione, risulterebbe priva della volontà autoriale.

Riguardo lo schema quantitativo, esso risulta indecifrabile a causa dell‘omogeneità dei piedi, tra i quali si distaccano, per valori numerici lievemente superiori, gli anfibrachi. Tuttavia la loro frequenza non dipende da una sistematicità ricercata ma dalla casualità: vi è una proporzione fra il pattern bAb e l‘anfibraco, coi rispettivi valori di 13 e 25.

3.4 L‟anello

Il basso numero di versi non legittima nessuna interpretazione statistica eccetto quella relativa all‘elevato numero di endecasillabi a cui corrisponde un altrettanto elevato numero di schemi sillabici differenti: il componimento rientra in quella strategia metrica di innovazione interna già incontrata nelle poesie precedenti.

Inoltre il componimento mostra un influsso dannunziano non tanto di immagini, suggestioni e temi, quanto di macrostrutture poetiche: L‟anello presenta i modi caratteristici dei più illustri componimenti del Poema paradisiaco, quali La passeggiata, Nell‟estate dei morti, Consolazione,834 ovvero spezzatura sintattica e ritmo rallentato attraverso fortissimi enjambements.

Passando allo schema quantitativo, la frequenza degli anfibrachi e dei dattili non permette di individuare alcuna configurazione se non una corrispondenza fra tali piedi e i corrispettivi apici culminativi. Dunque la loro presenza non è pianificata né voluta ma è la conseguenza della frequenza di parole piane nel testo.

3.5 Il ritorno

L‘esiguità numerica dei versi non legittima, come già avvenuto per L‟anello, un‘interpretazione statistica dei dati. Ci limitiamo pertanto ad osservare la notevole frequenza nello schema vocalico e quantitativo del pattern Oe e degli anfibrachi. Inoltre, l‘appellattivo con cui si apre la poesia evidenzia una connessione fra anfibraco e dialogicità.

Gli schemi sillabici si distinguono dai componimenti precedenti per la frequenza di novenario e senario piuttosto che di endecasillabo, totalmente assente, e settenario, presente con una

833

Donini F., Vita e poesia, op. cit., pp. 39-40. 834

sola unità. Nonostante queste nuove presenze non cambia la strategia anisoritmica: il senario presenta uno schema differente per ogni verso in cui compare; il novenario presenta 6 schemi sillabici diversi sul totale dei 12 versi su cui si manifesta.

La presenza dannunziana emerge nei procedimenti iterativi identici a quelli del Poema paradisiaco e del verso libero delle Laudi, dove danno luogo all‘oratio perpetua. Simili ripetizioni riguardano spesso anafore e talora epifore, ora ravvicinate, ora distanziate e disposte parallelamente o chiasticamente, ora disseminate al fine di creare lente scansioni e rime interne; alcune espansioni, inoltre, sono costruite tramite la costante anaforica o dell‘asindeto, o del polisindeto, o del relativo o della negazione o della similitudine. Talora la ripetitività è ottenuta attraverso la contiguità di voci foneticamente e semanticamente affini. L‘enjambement, in tale tessuto iterativo, è funzionale alla creazione di un‘atmosfera dilatata ma immobile.

Corazzini si allontana da d‘Annunzio impiegandone gli stessi strumenti stilistici: il suo verso libero non riproduce il fluire dell‟onda dannunziana illimitata e vitale, bensì dà luogo ad un‘uniformità e circolarità che crea un lirica dai ―toni spenti e grigi, ossessivamente monodici.‖ Al patrimonio dannunziano applica dunque una strategia di scardinamento interno che ribalta completamente il modello.

Infatti nel componimento, nonostante i modi formali di Maia e Alcyone,835 il mondo evocato è immobile ed immutabile, ossia è l‘opposto di quello dannunziano. Tale immobilità è ottenuta sia attraverso il richiamo a distanza delle rime, che creano una cornice ed accrescono la distanza tra la voce rammemorante ed il mondo perduto, sia attraverso gli enjambements, che sono privi di quella forza centrifuga che avevano nelle Laudi, poiché insistono su luoghi sempre identici ed in disfacimento.

Dunque Corazzini si allontana da d‘Annunzio servendosi degli strumenti dannunziani per ottenere effetti stilistici opposti a quelli del vate: non un‘oratio perpetua, ma un‘oratio conclusa. Quindi è proprio nel campo versoliberistico che Corazzini matura il distacco dannunziano a livello formale, legittimandoci ad interpretare Il ritorno come un attraversamento dannunziano.

835

Frantumazione del novenario, senario, settenario e dodecasillabo in unità minori; sapiente gioco di anafore; allitterazioni; assonanze; rime interne; enumerazioni; parallelismi interni; rime alternate e baciate. Cfr. Palli Baroni G., La prigione dell‟anima. L‟oratio conclusa di Sergio Corazzini, in Aa. Vv., «Io non sono un poeta», cit., pp. 220.

3.6 Vigilavano le stelle

L‘elevato numero di novenari ed anfibrachi richiama ritmicamente Palazzeschi.836

I novenari presentano un‘anisoritmia parziale: 19 novenari con stesso schema sillabico da un lato, i restanti con schema sillabico differente per ciascuno dall‘altro. L‘anisoritmia è rafforzata dall‘ottonario che, secondo per frequenza solo al novenario, instaura con quest‘ultimo rapporti anisosillabici.

Riguardo il colorito vocalico, rinveniamo un‘alta frequenza di Oe, o e Eo. Questi pattern, essendo contenuti in vocaboli semanticamente legati alla morte, potrebbero dar luogo ad una struttura del sistema della parola la cui volontà autoriale emerge dalla corrispondenza fra il significato dei vocaboli e quello della poesia.837

3.7 Toblack I

Il basso numero di versi, pur non consentendo interpretazioni statistiche, si distinugue per l‘esclusiva presenza di endecasillabi, la metà dei quali presenta un proprio schema sillabico. L‘esiguità numerica ostacola anche l‘interpretazione dello schema vocalico, dove infatti non osserviamo nulla di interessante. La situazione cambia per lo schema accentuativo e quantitativo, nei quali si distinguono per frequenza i pattern Ab e bAb, gli anfibrachi e i trochei, sebbene nessuno di essi si configuri in una struttura.

Riguardo gli endecasillabi, essi sono una conseguenza strutturale perché siamo in presenza di un‘unica strofa i cui 14 versi, affiancati alle tre sezioni successive838 contenenti tutte sonetti, richiamano la struttura del sonetto, che però risulta dispersa. Dunque Corazzini applica il principio costruttivo dei semiritimi e di Lucini: alludere graficamente alla tradizione per poi disattendere a livello metrico qualunque aspettativa del lettore nei confronti della norma.

Tuttavia il meccanismo del componimento non è rapportabile totalmente né a Lucini né a Capuana: Corazzini allude visivamente alla tradizione attraverso la presenza di 14 versi ma non suddivide il sonetto in quartine e terzine ed impiega dei versi che appaiono più corti dell‘endecasillabo. A livello metrico/ritmico si nota la stessa ambiguità: da un lato la tradizione è rispettata con l‘adozione esclusiva dell‘endecasillabo, dall‘altro vi è una forte anisoritmia ed un‘assenza di struttura rimica.

836

Donini F., Vita e poesia, op. cit., p. 103. 837

Non analizziamo tale struttura perché, come già dichiarato precedentemente, la nostra analisi non si sofferma sulla semantica del sistema della parola.

838

Il componimento dà luogo a diverse letture. Pupino839 vi vede il primo esempio di versi sciolti, coi quali Corazzini realizzerebbe un progresso nel processo di demistificazione della metrica tradizionale, sebbene si muova nell‘ambito di un procedimento noto: l‘endecasillabo sciolto. La novità consisterebbe nella tendenza del verso a disporsi in un andamento non omoritmico attraverso un adeguamento dei versi al ritmo semantico. Tuttavia tale tendenza è appena accennata proprio perché si tratta pur sempre di endecasillabi. Pur non condividendo totalmente tale interpretazione non possiamo negarne la potenziale validità perché poggia su una prospettiva macrostrutturale, che è appunto una delle chiavi di lettura del versoliberismo.840

Concludiamo l‘analisi ricordando le parole di Donini,841

per il quale il ritmo del componimento si rivela ―adattissimo a rendere la desolazione del cuore‖ provocata dall‘evocazione funebre e suggestiva. Tale poesia si connota così come ―un altro passo verso l‘abbandono delle forme chiuse e la conquista di un nuovo mezzo d‘espressione‖ volto alla realizzazione della fusione tra l‘animo del poeta e le cose.

Infine il verso ―E quanto v‘ha, Toblack, d‘irraggiungibile‖ richiama il precedente La leggenda delle stelle. L‘impiego della punteggiatura, infatti, frantuma il verso creando un ritmo sincopato simile ad un singhiozzo e confermando così quel pianto percepito da Donini.

3.8 La chiesa venne riconsacrata

Rispetto ai componimenti precedenti vi è una maggior frequenza di novenari, ottonari e settenari. Tali versi superano numericamente il primato di endecasillabo e settenario e ne mettono in dubbio la centralità. Se con tale constatazione ci avviciniamo a Giovannetti, ce ne discostiamo sia per le sue statistiche842 sia perché attribuisce solamente al minor numero di endecasillabi e settenari la messa in discussione della tradizione.

Infatti nelle nostre appendici gli endecasillabi sono inferiori di una sola unità rispetto ai novenari, testimoniando una strategia metrica fortemente ancorata al verso per eccellenza della tradizione. Quindi la rivoluzione sarebbe da individuare, piuttosto che nella diminuzione di settenari ed endecasillabi, nella sporadica presenza dei versi doppi e di un isolato tredecasillabo.

La scelta di questi versi potrebbe dipendere dalla fisionomia sillabica che favorisce l‘anisosillabismo attraverso sistematiche sineresi, dieresi, sinalefi e dialefi. Inoltre essi, ad

839

Pupino A. R., Strategia della negazione, op. cit., p. 42. 840

Cfr. Alterità e relazionalità nel cap. 1. 841

Donini F., Vita e poesia, op. cit., p. 96. 842

Non applicando il principio progressivo-regressivo per l‘esecuzione del computo sillabico Giovannetti ottiene dei dati palesemente differenti dai nostri: quadrisillabi 1; senari 3; settenari 14; ottonari 22; novenari 9; decasillabi 6; endecasillabi 10; tredecasillabi 1; doppi settenari 3. Cfr. Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 112.

eccezione del settenario, favoriscono una maggiore omogeneità ritmica raggruppandosi in insiemi di non più di due differenti schemi sillabici.843

Per quanto concerne lo schema accentuativo, si ha un assoluto predominio di Ab, seguito da bAb e da una consistente presenza di Abb, spia di frequenti parole sdrucciole. Nel colorito vocalico si registra la solita frequenza del pattern Oo e di o, ai quali però non è possibile attribuire alcun valore strutturale.

Lo schema quantitativo mostra una consistente presenza di trochei e dattili, i quali però potrebbero essere una conseguenza dell‘elevato numero di pattern Ab e Abb. L‘alta frequenza dell‘anfibraco, infine, rivela un legame fra Corazzini e Palazzeschi.

Riguardo la forma del componimento, ci soffermiamo su di essa perché Tito Marrone sull‘«Avanti della Domenica» del 12 febbraio 1906 usa il termine semiritmo844 proprio in riferimento a tale poesia, il cui taglio strofico 4+17+4+9+4+15+13+3 mostra una significativa propensione per la cellula tetrastica, a rime alterne nella prima quartina, a rime incrociate nelle altre due.

Da questa prospettiva macrostrutturale emerge un‘asimmetria legata anche all‘enjambement, la cui struttura sintagmatica845 crea un‘attesa nel lettore che, giunto alla fine del verso, continua la lettura in quello successivo per colmare il vuoto di senso. La poesia assume così un andamento discorsivo.

Pupino afferma che questa è la prima poesia versoliberistica in volume e sostiene che, nonostante l‘affrancamento prosodico dalla tradizione, quest‘ultima persiste nella disposizione delle rime che costringe ad ―intrattenere ancora legami con una sintassi musicale che faticosamente l‘autore tenta di lasciare alle proprie spalle.‖846

Dal canto nostro reputiamo errato lo schema rimico presentato da Pupino: ABAB, CDCD, EF, EG; FH, HG: il secondo raggruppamento rimico presenta nel testo uno schema a rima incrociata, ossia CDDC, e non alternata. L‘accostamento dello schema alternato a quello incrociato testimonia uno scardinamento del sistema attraverso la combinazione inedita di elementi della tradizione. Inoltre le prime due quartine, nello schema di Pupino, tradiscono un‘allusione troppo scoperta al sonetto.

Infine Pupino, forse influenzato dall‘antimusicalità delle più alte prove versoliberiste corazziniane, vede nella musicalità del componimento un legame con la tradizione, ma tale sua

843

Tale posizione ci allontanta ulteriormente da Giovannetti, che invece registra forti fenomeni di discontinuità sul piano mensurale. Cfr. Ibidem.

844

Ivi, p. 148. 845

Agg+Sost o Avv+Verbo.

constatazione è priva di argomentazioni oggettive. Dal canto nostro, in questa presunta musicalità intravediamo un parziale legame con la strofe lunga dannunziana.

Concordiamo invece con Donini quando ravvisa nel ―ritmo felicemente libero‖ del componimento ―l‘insegnamento di Giulio Orsini,‖847

a patto però che non si riferisca al ritmo in senso stretto ma alla lezione orsiniana, diffusa un anno prima con Fra terra ed astri,848 di ribellione ai ritmi della tradizione.849

Ci discostiamo infine dal giudizio di Porcelli850 che individua un legame con Govoni nell‘alternanza di versi lunghi e brevi, mentre le nostre appendici mostrano che tale legame è piuttosto debole perché l‘alternanza versale non sussiste a causa dello scarso numero di versi brevi.

3.9 Spleen

Gli endecasillabi diminuiscono a favore del settenario e dell‘ottonario che, per l‘esiguità degli altri versi, acquisiscono una centralità che rende il testo anisoritmico: la maggior parte di settenari ed ottonari presentano uno schema sillabico proprio.

Da una prima panoramica dei dati in appendice notiamo che lo schema accentuativo, nonostante la frequenza dei pattern Ab e bAb, si differenzia dai precedenti componimenti per una drastica riduzione di Abb, che rappresenta le parole sdrucciole di influsso dannunziano. Passando allo schema vocalico non individuaiamo alcuna struttura, mentre lo schema quantitativo mostra un sostanziale equilibrio fra trochei e anfibrachi ed una discreta presenza di peoni terzi.