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L’ORIZZONTE D’ATTESA VERSOLIBERISTICO

1. Verso libero ed orizzonte d’attesa

1.1 Crisi della classificazione del sistema letterario

A partire dalla fine dell‘Ottocento e fino agli anni Venti del Novecento avviene una crisi del sistema letterario. Essa consiste principalmente nell‘assottigliamento del confine fra verso e prosa, come ben testimonia la marinettiana rivista «Poesia», dove perfino i testi prosastici più discorsivi sono definiti prose poetiche. Stessa ambiguità registra l‘antologia Poeti d‟oggi99 di Papini e Pancrazi, i quali trattano alla stregua di poeti, inserendoli a pieno titolo nella silloge, Pirandello, Tozzi, Deledda e altri narratori.

Simile subbuglio causa un rimescolamento dei discrimini che consentono di distinguere tra prosa, poesia e altri generi letterari: testi che per noi sono versificati vengono catalogati come prosa dai loro stessi autori; mentre componimenti in prosa sono giudicati poesia dai loro autori e lettori.100 Tale situazione alimenta i dibattiti sulla poetizzazione della prosa, vertenti in Italia soprattutto intorno alle caratteristiche formali di un anomalo romanzo quale Le vergini delle rocce, definito poema dallo stesso d‘Annunzio.

Infatti il poema in prosa allude alla poesia, eludendola però nella caratteristica che ne fonda l‘esistenza, ossia il verso. Tale genere, dunque, anticipa il verso libero, poiché ―ci dice per prima cosa di non essere poesia in versi (ovvero che il verso non è la poesia); poi, rinviando ad una ‗versificazione assente‘ ci dice anche della necessità di essere come se fosse poesia in versi.‖101

La scissione del legame fra poesia e verso spinge i poeti ad interrogarsi sull‘essenza formale della poesia stessa, mettendo in discussione prima il verso, poi il metro e, conseguentemente, concependo la possibilità di creare versi con nuovi criteri.

La realizzazione di una poesia indipendente dal verso diffonde un‘idea di poeticità priva non solo di verso, ma anche di metro, con la conseguenza che se l‘idea di poeticità non è nel verso, il legame col metro è ininfluente sulla fondazione o meno della poeticità stessa. Da ciò deriva la disponibilità ad accogliere versi anomali e a superare102 quella concezione secondo cui è verso solo ciò che risponde al metro tradizionale.

98

Ivi, p. 220. 99

Papini G., Pancrazi P., Poeti d‟oggi (1900-1920), Firenze, Vallecchi, 1920 e 1925. 100

Colosi chiamava ‗prose ritmiche‘ i suoi versetti biblici; Sormani giudicava ―poesia in prosa‖ un componimento come Ultima passeggiata, che invece era versificato. Cfr. Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 252.

101

Giusti S., Il ritmo senza sguardo. Il dibattito sul verso libero, in Id., La congiura stabilita, op. cit., p. 28. 102

Il superamento rientra in quel passaggio dall‘orecchio all‘occhio di cui tratta Genette G., Linguaggio poetico, poetica del linguaggio, in Id., Figure II. La parola letteraria, Torino, Einaudi, 1972, pp. 94-5.

Tale vecchia concezione poggia sull‘assunto che il decoupagè non sia elemento fondante del verso, dato che quest‘ultimo continua ad essere percepito sonoramente e non visivamente, e per tale ragione il suo ritmo deve corrispondere a quello tradizionale. La preminenza della ‗ragione grafica‘103

è un punto storicamente rilevante nella storia del verso libero, dato che permette il dominio dell‘apparenza grafica sul ritmo. Ciò genera timore sia nei protagonisti del rinnovamento sia nei loro detrattori: entrambi temono la svalutazione del ritmo a favore dell‘impressione visiva.

Il passaggio dalla sonorità alla visività è connesso alla progressiva importanza assunta dalla prospettiva dell‘autore,104

che nel simbolismo adotta il verso libero per la trascrizione interiore, la cui espressione legittima l‘annullamento dei confini tra poesia e prosa: la poeticità semantica diviene più importante di quella formale. Tale indipendenza dal verso e dal metro sviluppa in seguito l‘idea di una poeticità presente anche in versi anomali, la cui natura versale è percepita grazie all‘a capo. Un criterio grafico diviene così l‘elemento che segna il confine fra prosa e poesia.

La diffusione del poema in prosa realizza così sia una distinzione netta tra verso e prosa, sia la valorizzazione dell‘a capo quale criterio poetico. Dunque il verso libero se con l‘avvento dei poemi in prosa cancella inizialmente il confine tra poesia e prosa, realizzando così quell‘annullamento dei generi auspicato dal simbolismo, in un secondo momento rimarca paradossalmente tale confine grazie all‘importanza assunta dall‘elemento grafico, ossia l‘a capo.

Tale momento di transizione emerge nella recensione di Capuana ai Dialoghi d‟esteta, dove contrappone i versi di Quaglino alla prosa poetica, denunciando l‘inganno di versi che sono tali solo visivamente dato che, durante la lettura, non rimandano ad alcun verso tradizionale. Tuttavia tale inganno è parziale, poiché i versi in questione sono dotati di ―un quissimile di ritmo che non irrita l‘orecchio e che anzi lo alletta con studiate cadenze di accenti, con abili avvolgimenti di periodo da tenere benissimo luogo di verso, senza la ibrida intenzione della prosa poetica.‖ 105

Capuana, parlando di inganno visivo, da un lato richiama quella strategia parodica propria dei semiritmi; dall‘altro identifica il verso attraverso il découpage, ma non lo considera autentico se privo di ritmo tradizionale; da un altro lato ancora legittima quei versi anomali dotati però di un

103

Secondo Giusti il merito della preminenza visiva nella percezione del verso è da attribuire a Whitman, il cui verso ha ―attivato un processo di visualizzazione della poesia destinato a modificare radicalmente le modalità percettive del lettore e quindi, di conseguenza, i criteri compositivi dell‘autore, il suo progetto testuale.‖ Vd. Giusti S., Il ritmo senza sguardo, op. cit., p. 35. Sebbene riconosciamo l‘apporto del verso whitmaniano in tale processo, non concordiamo nell‘attribuirgli un valore assoluto nella modifica della percezione dell‘a capo, la cui importanza è, a nostro parere, una conseguenza della liberazione metrica intesa in senso più ampio, e non solo limitatamente alla metrica whitmaniana. 104

Lo stesso Croce pone in secondo piano il lettore, poiché nell‘idealismo crociano l‘accento è messo sull‘autore e sulla sua capacità di trasporre nell‘opera il proprio spirito: ―Fin dall‘antichità fu visto che quella distinzione [fra poesia e prosa] non poteva fondarsi sopra elementi esteriori, quali il ritmo e il metro, la forma sciolta e la legata; e che era invece tutta interna. La poesia è il linguaggio del sentimento: la prosa, dell‘intelletto.‖ Vd. Giusti S., Il ritmo senza sguardo, op. cit., p. 37.

105

Capuana L., Cronaca letteraria [su Romolo Quaglino], in ―La Tribuna‖, n. 84, 1899; poi Dialoghi d‟esteta, in Cronache letterarie, Catania, Giannotta, 1899, pp. 271-8.

ritmo con una certa cadenza. L‘incertezza di Capuana sulla legittimità o meno di una poesia priva di ritmo tradizionale, sebbene dotata di una sorta di ritmo e dell‘a capo, testimonia quella transizione del sistema metrico che mette in discussione i vari elementi su cui si fonda l‘idea stessa di verso e di poesia.

Sulla questione Vittoria Aganoor Pompili,106 dopo aver rifiutato la prosa lirica, suggerisce un impiego di versi caratterizzato da una relazionalità libera, ossia non volta alla creazione di forme metriche ma rispettosa degli schemi metrici interni della tradizione. Promuovendo dunque un versoliberismo caratterizzato dalla polimetria, e privando l‘a capo di valore identificativo del verso. Tale centralità del ritmo è frutto di quella vecchia concezione che Capuana, invece, tenta di superare.

Anche Mauclair107 affronta la questione sostenendo che il verso libero è elemento ontologicamente altro rispetto alla prosa e concependo l‘enjambement elemento necessario per il verso libero, pur non escludendo la presenza nel testo di segmenti simmetrici o di versi regolari che acquisiscano nuovo senso in virtù del loro inserimento all‘interno di un sistema composito e dialettico.

La difficoltà a distinguere nettamente fra verso libero, versetto e poema in prosa108 genera una particolare correlazione fra prosa e poesia, le cui funzioni specifiche si confondono:109 la funzione del verso, inizialmente assolta dall‘elemento formale del metro, si trasferisce ad altri connotati del verso, ossia ―al ritmo, che delimita le unità metriche, a una sintassi particolare, a un lessico particolare, ecc. La funzione della prosa in rapporto al verso rimane, ma gli elementi formali che la designano sono diversi.‖110

Pertanto, in virtù di questa crisi del sistema letterario, prima di procedere all‘analisi metrica eseguiamo un‘indagine volta ad identificare gli indici metrici del periodo, ovvero gli elementi strutturali coi quali effettivamente è stato costruito e concepito un determinato componimento.