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ANALISI METRICA ED INTERPRETAZIONE DEI VERSI LIBERI CORAZZINIAN

2. Il sistema della parola

L‘organizzazione metrica del linguaggio, oltre agli ictus e alla posizione delle sillabe, comprende la strutturazione fonica del messaggio: ogni sequenza metrica si costruisce su ―armonizzate ricorrenze e opposizioni foniche, commisurate alla segmentazione versale, conferendo particolare rilievo alle singole parole e alla dinamica del discorso, con un processo di formalizzazione e stilizzazione dei suoni che nel linguaggio corrente resta del tutto episodico.‖806

Il ritmo di un verso emerge dal continuum coincidente col linguaggio.807 Il verso è così concepibile come una particolare e convenzionale interpretazione808 di pause ed accenti inseriti nella catena sillabica, di cui costituiscono il materiale preistorico: un primitivo sottofondo meccanico superato poi in una costruzione strutturale. In tale prospettiva la natura linguistica del metro809 assume rilevanza e richiede strumenti analitici estranei al fatto metrico perché:

806

Ivi, pp. 45-6. 807

Jakobson, individuando la funzione poetica nell‘attenzione rivolta al messaggio stesso, sostiene che la strutturazione metrica è il mezzo primario per la messa a punto di tale focalizzazione, dato che ―il prevalere della forma metrica sulla forma usuale del discorso dà necessariamente la sensazione di una configurazione doppia, ambigua.‖ Vd. Jakobson R., Saggi, op. cit., pp. 189 e 202. Per Pazzaglia, invece, tale ambiguità emerge solo nel momento in cui si tenta di mettere in prosa il testo, ma non ―mentre si recepisce attualmente il suo messaggio, la nuova dimensione gnoseologica che esso comporta.‖ Vd. Pazzaglia M., Teoria, op. cit., p. 53.

808

Il termine interpretazione presuppone implicitamente un‘analisi del fatto metrico basata su elementi extratestuali, ossia i dati storici e culturali del periodo in questione.

809

Ogni codice metrico accoglie soltanto alcuni indici ritmici potenziali della lingua di cui è composto. Al riguardo si può accogliere l‘affermazione jakobsoniana che alla teoria dell‘adeguamento assoluto del verso allo spirito della lingua

è difficile […] valutare se la libertà dal ritmo sia libertà volontariamente acquisita o non piuttosto impossibilità di concepire il ritmo altro che come assente: per cui il poeta sarebbe intento non tanto a negare il ritmo quanto piuttosto a recuperare una dimensione vacante e fondamentale che il ritmo tentava di articolare ma che, in realtà, mascherava o eludeva. Forse il ritmo […] ha avuto […] la funzione […] di mascherare […] il vuoto. Il poeta […] articolerebbe […] la verità della parola: verità che essendo situata su quel discrimine incerto che corre tra follia e ragione, può esprimersi, al limite, anche nel balbettio e magari nel silenzio.810

Quindi il desiderio di esprimere ―una dimensione vacante e fondamentale‖ spinge ad abbandonare il ritmo e cercare nuovi strumenti per esprimere quella verità paradossalmente falsata o celata proprio da quel ritmo che avrebbe dovuto esaltarla.811 L‘identificazione della verità col silenzio richiama la coincidenza fra Forma e Contenuto propria del verso libero organicistico,812 evidenziando come il rinnovamento formale sia collegato ad esigenze espressive nuove che i vecchi istituti metrici non possono più soddisfare.

In quest‘ottica il sistema della parola, sottolineando il modo in cui la forma interagisce col significato, è il metodo più adatto per l‘analisi dei versi organicistici, di cui studiamo solamente la struttura fonica perché vogliamo identificare la struttura interna del verso corazziniano. Escludiamo dunque l‘analisi della struttura morfosintattica e di quella lessicale.

2.1 Procedura

L‘esame delle strutture foniche ha l‘obiettivo di identificare quelle che Jakobson definisce strutture subliminari, sulla cui ragnatela si genera il testo.813 Individuiamo così i nodi primari costruendo dei diagrammi che visualizzano le unità di tono primarie e secondarie814 da un lato, le unità che compongono il colorito vocalico dall‘altro.

oppone ―la teoria della violenza organizzata esercitata sulla lingua dalla forma poetica.‖ Vd. Jakobson R., Questions de poétique, Parigi, 1973, p. 40. Da una prospettiva ritmica, dunque, lo spirito della lingua non è che una somma d‘abitudini ritmiche proprie di un individuo o di una scuola poetica. Una riprova di ciò è il fatto che il verso italiano, anziché essere accentuativo, come appunto dovrebbe essere dato ―il regime di accento libero della lingua‖, è invece sillabico-accentuativo per influenza della versificazione francese. Cfr. Pazzaglia M., Teoria, op. cit., pp. 13-4.

810

Agosti S., Il testo poetico, Milano, Rizzoli, 1972, p. 15. 811

È un concetto alla base di molte teorie organicistiche, soprattutto in relazione al simbolismo francese, a Lucini e al suo gruppo. La ricerca della Verità nel silenzio, inoltre, è tema centrale del neomisticismo; infatti lo si ritrova in Corazzini ed in molta poetica crepuscolare. Sul neomisticismo crepuscolare cfr. Farinelli G., Perché tu mi dici poeta?, op. cit. Villa A. I., Sergio Corazzini “poeta sentimentale”, op. cit.

812

Cfr. Kahn G., Préface, in Id., Premiers poèmes, Paris, Mercure de France, 1897, pp. 3-36. Lucini G. P., Il Verso Libero, op. cit.

813

Musarra F., Strutture foniche e semantiche nella poesia di Salvatore Quasimodo, in Aa. Vv., Salvatore Quasimodo. La poesia nel mito e oltre, a cura di Finzi G., Bari, Laterza, 1986, pp. 108-9.

814

Trubeckoj distingue tali unità in alte e basse. Cfr. Trubeckoj S., Elementi di fonologia, a cura di Mazzuoli Porru G., Torino, Einaudi, 1971, p. 230.

Analizziamo le strutture foniche considerando il sillabato secondo un‘opposizione binaria tra apici culminativi e tonalità basse, senza distinguere fra tonalità basse, alte e più alte al fine di evitare pericolose soggettivazioni nella gradazione dell‘intensità sonora.815

Le unità foniche evidenziate nei diagrammi non sono di per sé rappresentative di una certa particolarità fonica perché sono le più frequenti nell‘apparato fonico italiano. È invece la loro posizione nella catena sonora a renderle primarie.816

Inoltre non aderiamo al metodo di Sasso817 perché rifiutiamo qualsiasi tipo di costruzione associativa soggettiva. Alla classificazione e quantificazione dei nuclei sonori primari non facciamo seguire la ricostruzione delle reti di richiami acustici e semantici perché non ci occupiamo dei livelli di significazione.

2.2 Schema quantitativo ed accentuativo

Lo schema quantitativo e quello accentuativo, costruiti entrambi sull‘alternanza fra sillabe toniche ed atone, segmentano analiticamente il verso in due modi totalmente differenti. Il primo non tiene conto dei confini lessicali, ossia suddivide o unisce le parole al fine di ottenere un piede classico. Il secondo raggruppa le sillabe toniche ed atone rispettando i limiti delle parole.

Un esempio concreto, basato sul secondo verso de Il ritorno, chiarirà il concetto. Il verso recita Laggiù coronato e dà luogo a due differenti segmentazioni in base allo schema adottato:

 Cellule quantitative: U - U U - U

 Schema accentuativo: bA bbAb

Nell‘esempio lo schema accentuativo, contrariamente a quello quantitativo, non individua l‘anfibraco perché la prima parola, rigorosamente separata dalla successiva, non può dar luogo ad una sequenza trisillabica.

815

In quest‘ottica la parola disancorata avrebbe sequenza b A1 b A2 b, la cui arbitrarietà emerge subito se confrontata ad una sequenza basata su un‘opposizione binaria, b b b A b, che gode appunto di maggiore oggettività.

816

Musarra F., Strutture foniche e semantiche, op. cit., p. 113. 817

Secondo Sasso ―i gruppi di lettere indicano […] le tracce che i percorsi ideativi lasciano nel tessuto fonetico, vere e proprie linee logiche nascoste nell‘aspetto timbrico della poesia, che sorreggono, guidano e fanno interagire in profondità le reti semantiche dell‘enunciato.‖ Vd. Sasso G., Le strutture anagrammatiche della poesia, Milano, Feltrinelli, 1982, p. 7. Sulla presa di distanza da tale metodologia cfr. anche Musarra F., Risillabare Ungaretti, Roma- Leuven, Bulzoni-Leuven University Press, 1992, pp. 21-2.