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L’ORIZZONTE D’ATTESA VERSOLIBERISTICO

2. Tipologie versoliberiste

3.1 Indici tradizionali: sillabe e accent

L‘inevitabile presenza degli indici tradizionali in campo versoliberista dipende sia dalla loro natura di materiale linguistico primario, sia dall‘atteggiamento dei primi versoliberisti di creare il nuovo partendo dalla tradizione. In quest‘ultimo caso, i componimenti polimetrici ed anisosillabici testimoniano che ―in un organismo versoliberista può ricorrere ogni indice tradizionale, purché manchino le relazioni di uguaglianza sillabica.‖236

Lucini237 affronta l‘argomento spiegando come il rifiuto totale delle norme tradizionali riguardi la langue, non la parole, ―giacché ogni individuo, ogni opera, per entrare nel circolo comunicativo di una tradizione, deve essere in grado di fissare da sé il proprio sistema di regole,‖ la cui fisionomia dipende dalla conoscenza della grammatica compositiva della tradizione di cui si costituisce come variazione, generando così una serie di choc ricettivi attraverso il cozzo tra la natura archeologica delle sinopie metriche tradizionali e l‘ondulazione spontanea della voce recitante, disseminata nel testo:

Il poeta… detta a sé stesso la regola che serve per questo poema, che non può servire per l‘altro. Giambi, epodi, dattili, spondei, le catalessi, sono formole scolastiche da doversi imparare, da sapersi usare, come il musicista si vale del tempo, delle sue divisioni, delle figure, delli sviluppi scientifici; ma non è detto che tutta la poesia sia qui in queste forme, come la musica non consiste nel saper scrivere grammaticalmente bene un rondò.238

236

Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 12. 237

Lucini G. P., risposta all‟Inchiesta internazionale, op. cit., pp. 103-30. 238

La struttura del verso libero, dunque, consiste in una combinazione inedita del materiale tradizionale i cui indici sillabici, accentuali e ritmici danno luogo ad una polimetria presente sia nelle timide proposte crepuscolari, sia nel ribellismo futurista, sia nell‘inquietudine metrica vociana. Perfino il verso lungo è costruito strumentalizzando le unità tradizionali, falsificate e sfigurate fino all‘irriconoscibilità. I retaggi metrici insiti in siffatte trasfigurazioni sono: l‘endecasillabo, dilatato di una o due posizioni secondo una strategia in senso lato anisosillabica; la variazione dell‘ancipite esametro barbaro; l‘alessandrino, nella versione liberata, ossia quella rivitalizzata in senso versoliberistico dal simbolismo francese.239

Un ulteriore collegamento alla tradizione è ravvisabile nella differenza fra il verso libero decadente e quello modernista introdotta da Moréas che, accennando ad un disordine sapientemente ordinato, mostra di concepire il versoliberismo come un allargamento delle consuetudini tradizionali attraverso l‘escursione anisosillabica:

Per quanto concerne il ritmo: ravvivata, l‘antica metrica; un disordine sapientemente ordinato; la rima opaca e martellata come uno scudo d‘oro e di bronzo, accosto alla rima dotata di fluidità celate; l‘alessandrino a cesure multiple e mobili; l‘uso di certi numeri impari.240

Inoltre, la natura frammentaria e sillabica del verso libero italiano consente l‘esistenza di un alto tasso di allusione metrica che non solo salvaguarda, ma addirittura intensifica un‘analisi ed una fruizione di tipo tradizionale,241 attribuendo agli indici metrici tradizionali un aspetto fatico consistente nella ricerca di un codice metrico comune a lettore e poeta, il cui richiamo ha valore di superstite coscienza ritmica nella polemica erezione a sistema del disordine costituito.

Da una prospettiva storico-letteraria la persistenza degli indici tradizionali si collega all‘influsso indiscutibile esercitato sulla lirica italiana dalla metrica alcyonia, dove si registra la presenza sporadica di un verso non canonico all‘interno di un contesto metrico che ripercorre tutta la gamma metrica tradizionale, creando così una dissonanza con le misure consuete.242

Anche l‘abitudine dei primi versoliberisti di rifarsi alla metrica delle origini243

agevola il mantenimento degli indici tradizionali. Al proposito risultano interessanti i versi della Laus vitae dannunziana, dove domina un anisosillabismo riconducibile alle laudi medievali, sebbene il loro

239

Giovannetti P., Metrica, op. cit., pp. 203-45. 240

Moréas J., Il Simbolismo [1886], in Aa. Vv., Poeti simbolisti francesi, a cura di G. Viazzi, Torino, Einaudi, 1976, p. 95.

241

Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 27. 242

Pazzaglia M., Teoria, op. cit., p. 219. 243

Jannaccone, cosciente dell‘antichità di fenomeni quali il parallelismo e l‘iterazione, si chiede se la ritmica whitmaniana non debba considerarsi un‘involuzione. Tuttavia, concependo l‘evoluzione come una spirale, ritiene naturale la ripresa di fenomeni anteriori all‘interno di nuovi contesti. Infine, sottolinea come nella poesia arcaica il primo fattore ritmico non fosse la sillaba, ma la parola, con la conseguenza di un ritmo costruito sull‘accento logico. Cfr. Jannaccone P., La poesia di Walt, op. cit.

influsso diretto sia da escludere, dato che la grecizzante poesia dannunziana è ben distante dalle popolaresche laudi e dagli altri componimenti duecenteschi. La connessione, invece, è data dagli studi sulla poesia medievale nella società letteraria coeva a d‘Annunzio,244 dove la discussione costante su ipermetrie, ipometrie e simili accidenti faceva in modo che ―un certo tipo di anisosillabismo‖ fosse ―nell‘aria‖, di modo che ―captare tali vibrazioni metriche era – si può immaginare – cosa assai facile.‖245

Un uso anomalo della tradizione è ravvisabile nell‘endecasillabo contraffatto delle Melodie di Sinadinò246 che, sebbene privilegi un verso lungo spesso strutturato su una cadenza esametrica 7+9,247 costruisce l‘endecasillabo aggiungendovi o sottraendovi una o due sillabe, ottenendo così una ricchissima gamma di variazioni ritmiche e, all‘interno dei componimenti chiusi, irregolarità mensurali e asimmetrie ritmiche.

Anche Govoni procede per ampliamento e riduzione sillabica, privilegiando però i metri dispari. La sua metrica è una soluzione di compromesso costituita da parecchi indici tradizionali: il verso è scardinato valorizzando le impalcature della metrica consueta, come dimostrano le frequentissime eterometrie di endecasillabi e tredecasillabi. Ad esempio, nei Fuochi di artifizio248 il sonetto Metamorfosi presenta tredecasillabi il cui effetto parodico è dato dalla dilatazione dell‘endecasillabo, oltre cha dall‘impiego di misure anomale all‘interno di forme chiuse.

La rottura netta con la tradizione avviene ne Gli aborti,249 dove Govoni perviene alla sua metrica libera,250 pur con il forte contrappeso tradizionale della sezione di sonetti delle Poesie d‟Arlecchino. Inoltre, cadono quei vincoli che nelle raccolte precedenti collegavano i componimenti alla metrica tradizionale: rima sistematica ed isostrofismo. La sezione I cenci dell‟anima adotta un vero e proprio verso libero: l‘estenuazione dei metri dispari giunge ad una dissoluzione degli stessi, dato che nei versi eccessivamente lunghi la suddivisione in misure interne è possibile solo al prezzo

244

Tra i pochi corsi frequentati da D‘Annunzio all‘Università di Roma vi sono quelli di Ernesto Monaci, docente di Filologia neolatina. Cfr. Giovannetti P., Metrica, op. cit., p. 105.

245

Ivi, p. 84. 246

Sinadinò A. J., Melodie, Lugano, Stamperia del Tessin-Touriste, 1900, poi in Poesie, Napoli, 1972, pp. 15-61. 247

Offerta si compone di ―tre strofette tristiche di esametri non rimati, ognuno dei quali nasce dalla sommatoria di un canonico settenario e di un novenario regolarmente dattilico.‖ Opȏra presenta ―una sorta di esametro espanso, in cui il primo emistichio si duplica, e il novenario finisce egualmente per imporre la propria cantabilità dattilica.‖Le modalità costruttive che traspaiono dalla raccolta non sono molto diverse da quelle presenti in Morasso: spesso ci si imbatte in una contraffazione dell‘endecasillabo, come mostra esemplarmente Ode al Dio, dove è presente anche ―uno strofismo ‗parodico‘, per l‘occhio, fatto di unità ottastiche contenenti tuttavia le linee più varie.‖ L‘endecasillabo si presenta o in modo pieno, o aumentato di una sillaba o di due sillabe o privato di una posizione. Sinadinò, con Morasso, è circoscrivibile in una poetica esoterica ed ermetica la cui aristocraticità legittima un‘ampia escursione da un eccesso formale all‘altro: enfatizzazione del tecnicismo tradizionale, irregolarità versoliberiste, verso falso che allude all‘alessandrino o all‘esametro, poesie in prosa, grafismi. Vd. Sinadinò A. J., Melodie, op. cit., pp. 22, 39, 47; Giovannetti P., Metrica, op. cit., pp. 225-6.

248

Govoni C., Fuochi d‟artifizio, Palermo, Fr. Ganguzza Lajosa, 1905. 249

Id., Gli aborti. Le poesie d‟Arlecchino. I cenci dell‟anima, Ferrara, Tipografia Taddei-Soati, 1907. 250

Mengaldo P. V., Considerazioni sulla metrica del primo Govoni (1903-1915), in Id., La tradizione del Novecento. Nuova serie, Firenze, Vallecchi, 1987.

di dialefi forzate, le quali non hanno alcuna ragione di esistere poiché la lunghezza delle misure priva di ogni semanticità il numero delle sillabe.

Un legame con gli indici tradizionali emerge anche nelle Romanze di Paolo Buzzi, il quale dal 1901 al 1907 scrive ogni anno un volumetto di 100 liriche. Nel 1916 le sette raccolte, sottoposte a cernita, sono pubblicate col titolo Bel canto. Capriccio melodico,251 i cui testi sono caratterizzati da una polimetria a volte virtuosistica e forme anomale quali sonetti di trisillabi e senari.

I primi due volumetti, quelli del 1901 e del 1902, mostrano uno sperimentalismo metrico sconcertante: sonetti di quadrisillabi o di ottonari e forme di polimetria stupefacente. Tuttavia, simili testi non sono accolti nel Bel canto a causa dell‘eccessivo virtuosismo metrico che avrebbe generato involontari effetti auto-parodici. Buzzi infatti predilige stampi più rassicuranti e testimonia così la difficoltà di un rifiuto totale degli indici tradizionali.

Una simile difficoltà a staccarsi nettamente dalla tradizione emerge anche dalle polimetrie di versi brevissimi di Verso l‟Oriente di Angelo Orvieto,252 la cui opera diffonde la discussione sul verso libero perfino in sedi ufficiali, quali la ―Nuova Antologia‖, e non solo su riviste letterarie minori o d‘avanguardia.253