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Analisi storico-culturale

Nel documento La comunicazione parlata 3 (pagine 120-123)

Lingua parlata – lingua cantata

2 Analisi storico-culturale

Un‘analisi della ―cantabilità‖ delle lingue basata su criteri linguistico-tipologici e linguistico-musicologici deve essere separata da giudizi stereotipici sul suono e sull‘estetica delle lingue parlate o cantate. È probabile che, a seconda vista, in queste valutazioni espresse dal Cinquecento in poi si manifestino anche indicatori adatti a intraprendere una descrizione seria e scientifica (cfr. infra).

Quali erano le opinioni – stereotipe o scientificamente approfondite – sulle lingue europee? Alla ricerca di una risposta a una tale domanda ci si rende conto che si ha a che vedere con tutto un intreccio di fattori (v. fig. 2) che potevano aver causato un tale parere dotto. Comprendono correnti culturali e storiche internazionali, stereotipi nazionali, vicende nell‘ambito della storia della musica, della politica o della religione, ma anche l‘evoluzione e lo status delle lingue europee, se pensiamo alla concorrenza tra francese e italiano.

112 correnti culturali e storiche internazionali correnti culturali e storiche internazionali stereotipi nazionali stereotipi

nazionali evoluzione e statusdelle lingue

europee evoluzione e status delle lingue europee politica e religione politica e religione storia della musica storia della musica pareri dotti su musica e lingua pareri dotti su musica e lingua

Figura 2: Contesti storico-culturali dei pareri dotti su musica e lingua

Consideriamo alcuni esempi espressi da varie persone illustri sull‘estetica di alcune lingue (parlate). Il primo ad aver introdotto le formule stereotipiche sul suono delle lingue sembra essere stato un discepolo di Erasmus, il teorico tedesco Andreas Ornithoparcus, che nel 1517 pubblicò il suo trattato musicologico, Musicae acivae micrologus libris quator digestis, tradotto in inglese nel 1609. In questa opera troviamo per la prima volta il motivo di ―Gallus cantat‖ (i francesi cantano quando parlano). L‘elenco seguente dà un‘idea della popolarità di questo topos, allargato successivamente ad altre lingue ed altri popoli1:

1517 Andreas Ornithoparchus (Germania):

„das Jauchzen der Engländer, den feinen Gesang der Franzosen, das Jammern der Spanier, das Meckern und Bellen der Italiener, das Heulen der Deutschen― (zitiert nach Biehle, 1931: 24);

1556 Hermann Finck (Germania):

1 Le fonti seguenti sono tutte elencate nella bibliografia del nostro progetto di ricerca ―Lingua e Musica‖ dell‘università di Düsseldorf. La bibliografia fa parte della monografia sullo stesso tema (in preparazione).

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„Germani boant: Itali balant: Hispani eiulant: Galli cantant―;

1579 Henri Estienne (Francia):

„Balant Itali, gemunt Hispani, ululant Germani, cantant Galli―;

1670 Saint-Evremond (Inghilterra):

„Hispanus flet, dolet Italus, Germanus boat, Flander ululat, solus Gallus cantat―;

1671 Claude-Francois Ménestrier (Francia):

„Galli cantant, Hispani latrant, Itali caprizant, Germani boant― (que les Francois chantoient, que les Espagnols abboyoient ou glapissoient, que les Italiens chevrottoient, & que les Allemans meugloient);

1704 Lecerf de la Vieville (Francia):

„Hispanus flet, dolet Italus, Germanus boat, Flander ululat, & solus Gallus cantat―;

1705 Franois Raguenet (Francia):

L‗Espagnol pleure, l‗italien se plaint, l‗allemand beugle, le Flammand hurle, & le seul Francois chante―;

1739 Johann Mattheson (Germania):

„Germani boant, Itali balant, Hispani eiulant, Galli cantant― („die Teutschen blöcken, die Welschen blecken, die Spanier heulen, nur die Franzosen allein singen―);

1773 Christoph Willibald Gluck (Germania):

„C‘est la raison pour laquelle je n‘emploie point les trilles, les passages ni les

cadences que prodiguent les Italiens. Leur langue, qui s‘y prête avec facilité, n‘a

donc à cet égard aucun avantage pour moi ; elle en a sans doute beaucoup d‘autres : mais, né en Allemagne, quelqu‘étude que j‘aie pu faire de la langue italienne, ainsi que de la langue françoise, je ne crois pas qu‘il me soit permis d‘apprécier les nuances délicates qui peuvent faire donner la préférence à l‘une des deux, & je pense que tout étranger doit s‘abstenir de juger entr‘elles; ―

1852 Adrien le Roux de Lincy (Francia):

„Les Italiens pleurent, les Allemands crient et les Francois chantent―.

Come possono essere nati pareri di questo genere? I dibattiti sull‘eccellenza e sul pregio dell‘una o dell‘altra lingua – parlata, bisogna sempre specificare, perché sono coinvolte ovviamente soprattutto caratteristiche prosodiche – possono davvero essere gli unici motivi per questi stereotipi? È vero che interferiscono, come raffigurato in tavola 2, anche fattori politici. A partire dal Settecento però, quando la querelle des bouffons, cioè la lite erudita sulla supremazia musicale del carattere dell‘opera musicale – la tradizionale opera seria (francese) o la nuova opera buffa (italiana), si acutizzava sempre di più, spuntava un numero crescente di trattati appassionati e invettive ardenti su chi aveva la lingua più adatta per la musica (v. la famosa corrispondenza tra Deodati de Tovazzi e Voltaire nel 1761, ma anche il saggio di Rousseau, Lettre sur la musique française, uscito

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nel 1753). Anche compositori della stessa epoca avevano qualche voce in capitolo, come possiamo vedere nei seguenti esempi:

„[...] il n‘y a ni mesure ni mélodie dans la Musique Françoise [...] le chant François n‘est qu‘un aboyement continuel, insupportable à toute oreille non prévenue‖ (Rousseau, 1753);

„wenn nur keine französin italienische arien singete, ich würde ihr ihre französische blerrerrey noch verzeyhen, aber gute Musick zu verderben! – das ist nicht auszustehen‖ (L. Mozart, 1. 2. 1764);

„wenn nur die verfluchte französische sprache nicht so hundsfüttisch zur Musique wäre! – das ist was Elendes – die Teütsche ist noch göttlich dagegen – und dann erst die sänger und sängerinnen [...] sie singen nicht, sondern sie schreyen – heülen – und zwar aus vollem halse, aus der nase und gurgel‖ (W. A. Mozart, 9. 7. 1778);

„It is universally allowed that the Italian tongue is more sonorous, more sweet, and of more easy utterance, than any other modern language; and that the Music of Italy, particularly the vocal, perhaps for this reason, has been more successfully cultivated than any other in Europe‖ (Burney, 1789). Si tratta dunque solo di atteggiamenti sciovinisti e di brutte esperienze individuali? O c‘è una sostanza interpretabile non solo musicologicamente, ma anche linguisticamente in tutte queste citazioni?

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