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Metodologia di analisi qualitativa

Nel documento La comunicazione parlata 3 (pagine 57-61)

Griglie tonali Amedeo De Dominicis

3 Metodologia di analisi qualitativa

La metodologia di analisi prende in considerazione l‘insieme dei fatti segmentali e sovrasegmentali che non sono predicibili in base alle aspettative grammaticali di ciascuna delle due lingue esaminate. Cerca, inoltre, di fornire una spiegazione di tali fatti, alla luce di un‘analisi all‘interfaccia tra intonazione e sintassi. Si tratta, quindi, di un‘analisi dipendente dalla lingua. Le evidenze considerate saranno, quindi, diverse per italiano e gizey. Di seguito, forniamo il dettaglio dei fenomeni considerati per ciascuna lingua.

3.1 Fenomeni del gizey 3.1.1 [] finale

Davanti a pausa, le radici nominali e verbali del gizey, che terminano in vocale, aggiungono un‘occlusiva glottidale, oppure la vocale finale viene cricchiata o desonorizzata (De Dominicis, 2007). Il fenomeno è confermato da studi comparativi sui tipi di fonazione (Gordon and Ladefoged, 2001). Nel corpus talvolta questa marca fonotattica appare anche fuori contesto (cioè dopo una radice terminante in consonante) e talaltra non compare, invece, nei contesti in cui dovrebbe trovarsi (cioè dopo una radice terminante in vocale). In tali circostanze la marca o la sua assenza sono fatti inattesi. Perciò, essi rappresentano casi di studio che richiedono una spiegazione alla luce di un‘analisi intonativa più complessa, in quanto la collocazione di tali fenomeni corrisponde ai costituenti sede di nucleo intonativo o di perturbazioni tonali nell‘IP.

3.1.2 Perturbazione Tonale

In una lingua tonale i toni lessicali e il contorno intonativo interagiscono e il contorno realizzato è il risultato della F0 generata dai toni lessicali e dall‘intonazione associata alla frase (cfr., per es., il modello addizionale di Gussenhoven, 2004). Perciò, i toni lessicali possono essere abbassati o innalzati rispetto a quanto atteso. Ci si riferisce a quei casi di downstep e di upstep che non sono motivati da cause fonologiche. Ad esempio, un downstep di tono alto preceduto da uno basso o un upstep di tono basso preceduto da uno alto vengono

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considerati fonologicamente predicibili e, quindi, irrilevanti ai nostri fini. Mentre, quando questo innesco contestuale manca, allora la perturbazione del tono lessicale atteso è rilevante e può essere considerata una conseguenza del contorno intonativo. Perciò, è classificata come perturbazione tonale. Lo stesso accade quando i fenomeni di downstep e upstep in una data lingua risultano facoltativi. Questo è il caso del gizey, ove una sequenza di toni LH può anche non determinare downstep ed una HL può non innescare un upstep (cfr. caso 9). Per cui, classificheremo come perturbazioni tonali ogni occorrenza di downstep e upstep.

Occorre specificare che in questa ricerca il valore atteso di F0 di un dato tono lessicale è stabilito in riferimento al valore medio di quel tono pronunciato dal medesimo parlante in tre occorrenze della parola in cui si trova. Ogni parola che compare nel dialogo è stata fatta pronunciare dallo stesso parlante in una seduta di registrazione a parte. A questo scopo è stata usata una frase carrier nella quale la parola in questione compare in posizione interna. Ciò ha permesso di disporre di una base dati lessicali relativa allo skeleton tonale di ogni lemma usato nella conversazione che costituisce il nostro corpus.

3.1.3 Perturbazioni Segmentali

Oltre alle perturbazioni tonali, si possono osservare anche perturbazioni segmentali. A volte, i due tipi di perturbazione si collocano sui medesimi costituenti. Questi sono i casi cui ci interessiamo. Si tratta di cambiamenti di foni, per inserzione (per es. un [] finale di parola) o per sostituzione (per es. la realizzazione implosiva di una consonante esplosiva). L‘interesse per tali fenomeni è motivato dal fatto che essi sarebbero inesplicabili se non ipotizzando un quadro di restrizioni che scaturiscono da un modello intonativo nel quale tali perturbazioni servono a marcare i costituenti sede di analoghe perturbazioni tonali.

3.1.4 Griglia Sintattica

La rappresentazione dei dati sintattici è condotta mediante griglie. Si tratta di una risorsa per descrivere le dipendenze sintattiche in un diagramma bidimensionale. È stata messa a punto dai lavori del Groupe Aixois de Recherche en Syntaxe (Blanche-Benveniste, 1979;

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1990; 1997; Blanche-Benveniste et al, 1979; 1990; Bilger, 1982; Bilger et al, 1997). Come abbiamo già osservato nell‘introduzione, la griglia rende conto dei fenomeni legati alle peculiari modalità di costruzione del significato e delle funzioni grammaticali, tipiche della produzione orale. È costituita di due dimensioni: l‘asse orizzontale rappresenta la sequenza delle posizioni sintagmatiche o costituenti; mentre quello verticale mostra le eventuali diverse realizzazioni paradigmatiche che si trovano su una stessa posizione. La somma di una costruzione sintagmatica e dei suoi frammenti paradigmatici è detta configurazione discorsiva. Quest‘ultima può ricorrere a intervalli regolari, come una rima, e dare così al discorso una sua specifica architettura.

In parallelo con tale approccio sintattico, collocheremo i dati intonativi nella griglia tonale. Si tratta del medesimo diagramma bidimensionale, chiamato però a rappresentare anche i tratti intonativi di un IP. Quest‘ultimo può corrispondere a una Frase o a una Clausola. Similmente alla griglia sintattica, anche quella tonale serve ad evidenziare la ricorrenza dello stesso pattern tonale in diverse posizioni sintagmatiche o sull‘insieme paradigmatico di costituenti appartenenti alla stessa posizione sintattica. In entrambi i casi, se una data perturbazione tonale ricorre, allora ogni sua istanza costituisce un‘occorrenza di un pattern intonativo in rima. Queste intonazioni in rima possono agire sulla semantica della frase (caso 9), ma la loro funzione principale è assicurare la coesione conversazionale (caso 8). Talvolta, le unità in rima intonativa si realizzano su costituenti posizionati al di là dei confini di un IP (caso 8) o oltre i confini di turno di parola (casi 6, 10). Inquesti casi l‘architettura intonativa della conversazione ed i suoi patterns in rima forniscono supporto alla cooperazione dialogica tra gli interlocutori.

3.1.5 Interfaccia Sintassi-Intonazione

In alcuni casi (cfr. caso 7) certi patterns di perturbazione e rime intonative condivisi da serie di parole marcano l‘appartenenza di tali insiemi paradigmatici alla medesima funzione sintattica, anche quando i membri di tali sequenze si trovano al di là dei confini dell‘IP. In altre parole, in questi casi, la similitudine dei meccanismi perturbativi istituisce e garantisce l‘interfaccia tra sintassi e intonazione: i

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costituenti coinvolti marcano a livello superficiale l‘identità soggiacente della loro funzione sintattica.

3.2 Fenomeni dell‟italiano 3.2.1 Perturbazione Tonale

In una lingua intonazionale come l‘italiano non esistono evidentemente toni lessicali. Perciò, la nozione di perturbazione tonale non può essere applicata a valori tonali grammaticalmente predefiniti. Pertanto, si considereranno come esempi di perturbazione tonale i casi in cui si rilevano rime intonative o incrementi di F0 particolarmente rilevanti su costituenti sintattici ripetuti o comunque sede di funzioni sintattiche condivise tra più costituenti.

3.2.2 Perturbazioni Segmentali

Le perturbazioni segmentali che saranno prese in considerazione per l‘italiano riguarderanno casi di omissioni di parte della parola (casi 1, 4), esempi di Clausole dipendenti prive di complementatore (casi 1, 2, 3), frammenti discorsivi interpretabili come atipici per la collocazione dell‘avverbio in posizione di modificatore di SN, o alternativamente per l‘assenza di una Clausola dipendente relativa (caso 4). Infine, si considererà come perturbazione segmentale il caso di un articolo dapprima mancante e poi inserito per correzione dopo una preposizione (caso 5).

3.2.3 Interfaccia Sintassi-Intonazione e Griglia Sintattica

I fatti di mera prominenza intonativa sono sovracategorizzati interfacciandosi con eventi sintattici. A seguito di tale associazione, alcune prominenze vengono promosse nella gerarchia prosodica, in quanto dotate di duplice dominanza (intonativa e sintattica). A queste diamo il nome di Nucleo e denominiamo macroIP il costituente dominato. Il macroIP può corrispondere ad uno o più IP.

Un ruolo primario è assolto dalla ripetizione e correzione lessicale. In un caso (caso 1) essa serve a costruire il Nucleo. In un altro caso (caso 4) accade esattamente l‘inverso: la ripetizione e correzione lessicale si accompagna con la degradazione gerarchica di un costituente

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inizialmente prominente e che si ripresenta, invece, la seconda volta privo di prominenza. Nel caso 2 la ripetizione (senza correzione) con un progressivo incremento di F0 costruisce il Nucleo. Nel caso 3 la progressione della ripetizione di posizioni sintattico-lessicali e della loro prominenza intonativa porta due costituenti ad assurgere entrambi al rango di Nuclei. Infine, nel caso 5 si assiste alla costruzione di due Nuclei di cui uno, pur perdendo la sua prominenza intonativa nella progressione delle ripetizioni, conserva il suo ruolo dominante grazie alla sua interfaccia sintattica che lo consacra come Nucleo dislocandolo a destra della frase.

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