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CAPITOLO 2. ARTI E MESTIERI ATTRAVERSO LE FONTI BIBLIOGRAFICHE E

2.1 ARTI EDILIZIE

2.1.4 L'Arte dei Marangoni da Case

2.1.4.1 Analisi storico-iconografica dell'arte dei Marangoni da case

I Marangoni (falegnami e carpentieri) erano una corporazione molto antica e i suoi componenti erano talmente numerosi a Venezia che hanno dato il nome ad una delle campane del campanile di San Marco, la "Marangona" che chiamava al lavoro all'Arsenale tali artigiani alla mattina.

Essi erano ripartiti fra capimaestri, figli minori di capimaestri, lavoranti e garzoni, a loro volta suddivisi in quattro categorie distinte: da fabrica (case), da noghera (mobili), da soaze (cornici) da rimesse (impialliciature e tarsie)79. Comunque solo la categoria dei marangoni da case lavorava

direttamente nel campo dell'edilizia. Le origini dei marangoni da case e dei marangoni da nave sono da considerare comuni, infatti probabilmente erano in un primo tempo unificate in un'unica arte. Il Capitolare dei Marangoni vede la luce nel 1271 ed è approvato dalle magistrature statali. Le varie specializzazioni dei marangoni (ma soprattutto quelli da case e da nave) avevano l'obbligo di mettere a disposizione maestranze vicendevolmente (anche se poi tale obbligo cadde in disuso) in caso di lavori manutenzione o restauro a Palazzo Ducale o per lavorazioni urgenti nell'Arsenale di Venezia tra cui anche la costruzione e la manutenzione della nave di rappresentanza statale (il "Bucintoro"80). "Un'altra prestazione gratuita era invece richiesta al gastaldo e agli ufficiali, durante

l'anno di durata delle loro cariche, per lavori che si rendevano necessari nella sede della scuola"81.

Nel corso dei secoli ci furono molti contrasti tra le due corporazioni che erano molto connesse tra loro e spesso c'era l'ingerenza vicendevole delle lavorazioni proprie dell'altra.

Il regolamento della corporazione dei marangoni da case presentava, oltre a delle norme di carattere generale nelle quali erano stabiliti diritti, doveri e rapporti tra affiliati, disposizioni specifiche e divieti vari (tra cui quello di assumere più di un lavoro contemporaneamente)82.

Vengono definiti nelle successive aggiunte alla mariegola anche i rapporti tra confratelli e l'eventuale committenza (concordamento preventivo sulla retribuzione, autorizzazione al subappalto) e lo Stato. Con il passare del tempo il controllo dello Stato si fece sempre più pressante, specie nel caso di importi di lavori particolarmente elevati. Nel corso dei secoli le autorità statali furono spesso arbitre in contrasti tra committenti e artigiani a causa di stime economiche eccessive dei lavori da parte di quest'ultimi. I rapporti tra i singoli maestri erano regolati da una normativa 79 GRAMIGNA-PERISSA 1981, p. 58

80 L'appellativo di Bucintoro risale al 1252 e viene citato nella "promissione" del doge Renier Zeno, nella quale è fatto obbligo all'Arte dei Marangoni di provvedere alla costruzione del Bucentaurum: prescrizione che viene ripetuta in altre promissioni ducali e nel "Capitolare dei Marangoni" del 1271.

81 MANNO 1995, p. 55

82 CANIATO-DAL BORGO 1990, pp. 180-182: nello statuto del 1271 c'erano però contraddizioni che furono successivamente corrette e modificate dall'intervento delle magistrature competenti in materia.

particolarmente accurata che era tesa "a precisare il ruolo e le prerogative del gastaldo dell'arte nelle controversie fra gli affiliati, nella tutela dello statuto corporativo e dei superiori interessi statuali"83;

inoltre erano anche stabiliti i principi per le elezioni delle cariche in seno alla corporazione. Come in tutte le altre corporazioni, anche tra i marangoni da case era necessario un periodo di apprendistato ma tendenzialmente i garzoni, appresi i rudimenti del mestiere, abbandonavano il proprio maestro.

Fig. 2.29. (a destra) Diverse tipologie di lavorazioni su elementi in legno: in alto a sinistra due operatori che stanno utilizzando una sega da boscaiolo, altri falegnami che utilizzano attrezzi tipici del mestiere come il succhiello (per inserire dei fori sulla superficie del legno), l'accetta (per sbozzare il tronco eliminando la corteccia dal tronco) e il piccone (per creare un incavo all'interno della trave). Incisione del XVI secolo. (CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 186).

Se gli apprendisti rimanevano per tutto il periodo del tirocinio dal maestro, diventavano automaticamente lavoranti e potevano aspirare alla qualifica di maestro. Il garzonato consisteva nel servire il proprio padrone, rispettando i suoi ordini, senza alcuna spesa per sei anni consecutivi, l'apprendistato invece, era di norma, un accordo con il padrone fino a che non si imparava il mestiere stando con lui circa due anni84. Come detto il percorso formativo per il passaggio da

garzone a lavorante e poi a maestro era rimasto sostanzialmente invariato nel corso dei secoli: il garzone, dopo i previsti sei anni di apprendistato, aveva sei mesi di tempo per iscriversi come lavorante85.

83 CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 183 84 Ivi, p. 184

85 Tutte queste notizie sulla corporazione non derivano solamente da statuti e mariegole, bensì anche dai provvedimenti delle magistrature che spesso arbitravano contrasti con le altre corporazioni in merito alla

Fig. 2.30. XIII secolo. Un segadore, coadiuvato dal garzone e divaricando con cunei il taglio longitudinale, ricava un'asse da una trave azionando la grande "sega in telaio" (da notare che tale tipologia di sega viene utilizzata ancor oggi). Venezia, atrio della Basilica di Marco. (CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 188).

Se non lo faceva, perdeva i privilegi derivati da questo periodo di apprendistato e poteva diventare lavorante solamente superando una prova d'arte. I garzoni, che potevano essere sia sudditi della Serenissima che stranieri, non dovevano aver compiuto i diciotto anni e potevano essere accettati fin dall'età di 1386. Ogni maestro poteva ingaggiare un solo garzone, esclusi i propri figli e non vi

erano invece limitazioni nel numero dei lavoranti; questi ultimi, passati quattro anni di tirocinio, svolgevano una prova di ammissione in base alla propria specializzazione per entrare a far parte della categoria dei capimastri.

Se la valutazione era positiva, i candidati diventavano subito capimastri (non vi erano limiti di tempo per concludere la prova, infatti il giudizio non teneva conto del tempo impiegato bensì della qualità e della perizia con cui veniva eseguita la lavorazione)87.

competenza su certi determinati tipi di lavorazioni. 86 CANIATO-DAL BORGO 1990, pp. 185-186 87 Ibidem, p. 186

Fig. 2.31. (in alto a sinistra) XVI secolo. Sega azionata con forza idraulica, dotata di meccanismi che consentono il taglio e trascinamento longitudinale del legname; dal Libro di Macchine Diverse di Lorenzo e Benvenuto della Volpaia (CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 189).

Fig. 2.32. (in basso a sinistra) Segadore con sega a telaio. Incisione del XVI secolo. (CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 211)

Fig. 2.33. (a destra) XIII secolo. Falegnami al lavoro; il maestro, in alto, rifinisce l'interno di un elemento ligneo ricurvo con l'attrezzo dotato di lama funzionale allo scopo: un'ascia (sapeta) impugnata con una mano. Il garzone squadra una trave impugnando a due mani l'accetta (manera). Basilica di San Marco, portale maggiore, Arcone dei mestieri. (TIGLER 1995, p. 572)

di Santa Maria in Broglio (demolita nel 1810). Nel 1463, però, acquistarono un edificio in calle delle Carrozze, all'odierno anagrafico 3268 di San Marco; da allora cambiarono il loro patrono che diventò San Giuseppe. L'edificio presentava sulla facciata un bassorilievo della Sacra Famiglia con un'iscrizione che ora risulta conservata presso il Civico Museo Correr. La decorazione interna era ricca e comprendeva molte tele di autori importanti; alcune di esse sono custodite presso le Gallerie dell'Accademia. Attualmente lo stabile, dopo una temporanea destinazione scolastica, è un'abitazione privata88.

Fig. 2.34. Dettaglio di una porta d'ingresso superstite dell'antica Scuola dei Marangoni a San Samuele. Sull'architrave in pietra d'Istria, ornato alle estremità da due attrezzi del mestiere (un'ascia e una squadra o archipendolo), l'iscrizione ricorda la data di costruzione o ricostruzione del manufatto: MDCLXXIII al tempo del Gastaldo Paolo de Mistro. (CANIATO-DAL BORGO 1990, p. 231)

Fig. 2.35. Bottega di falegname nel 1494 (Si notino alcuni attrezzi come la sega a telaio, la tenaglia, l'accetta, il martello, ecc.) (BRUNELLO 1981, fig. 26).