CAPITOLO 2. ARTI E MESTIERI ATTRAVERSO LE FONTI BIBLIOGRAFICHE E
2.2 ARTE DEI METALLI PREZIOSI
2.2.3 L'Arte dei Tira e dei Battioro
Le altre corporazioni di mestiere veneziane che lavoravano oro e argento erano i tira e battioro che si unirono in un'unica arte nel 1596154; dapprima essa era riservata ai soli veneziani e sudditi
provenienti dalla Terraferma, in seguito venne aperta anche ad artigiani forestieri (1720) (molti di essi provenivano dall'area tedesca), con un periodo di garzonato di cinque anni e due da lavorante e l’obbligo della prova pratica per ottenere la qualifica di capomaestro; per il passaggio da una categoria all'altra gli artigiani dovevano pagare una tassa, detta benintrada155. Questa corporazione,
per disciplina ed economia dipendeva da magistrature di carattere generale come tutte le altre corporazioni ma per quanto riguardava il campo dei metalli preziosi era sottoposta al controllo di una magistratura specifica, gli Ufficiali alla Foia dell'oro156.
153 BOSISIO 1963, p. 12
154 I patroni dell'arte dei Tira e battioro erano Santa Giulia, San Quirico, Santa Lucia e, anche se la mariegola di questa arte è stata perduta, si può fare riferimento ad una copia settecentesca presente presso l'Archivio di Stato di Venezia. 155 URBAN 1989, p. 12 e ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, p. 47
Fig. 2.73. Interno di una bottega di batti oro; fasi lavorative e attrezzi sono gli stessi ancora in uso presso l'unica ditta artigiana ancora in attività nel Veneto. (Venezia, Museo Civico Correr, acquerello di Giovanni Grevembroch) (CORTELLAZZO 1989, p. 136)
Fig. 2.74. (a sinistra) e Fig. 2.75. (a destra). Varie lavorazioni all'interno di un'officina di battioro: vari tipologie di crogioli, fusioni di lingotti e verghe in metallo, ecc. (URBAN 1989, p. 17 e p. 19)
Fig. 2.76. Altre lavorazioni all'interno di un'officina di battioro: battitura di elemento in metallo prezioso su basamento di croma cilindrica (URBAN 1989, p. 23)
A Venezia la categoria dei battioro era suddivisa in “tre distinte corporazioni giuridicamente riconosciute: i tira e battioro (riuniti in un'unica Arte), i “battioro alemanni157” e i battioro stagneri
e da colori. Questi ultimi però erano accomunati solo dal nome in comune: essi battevano lo stagno da applicare agli specchi”158.
E' probabile che inizialmente vi fosse solo l'arte del battioro a foglia. In un primo periodo la foglia servì ai cuoridoro (fabbricanti di cuoi dorati), ai doratori e ai tessitori.
Nel XVII secolo ci fu presumibilmente l’introduzione della lavorazione a ruota che semplificò la procedura ed accelerò i tempi; tale tecnica riduceva le verghe fino ad una misura prefissata e, opportunamente lavorate, diventavano di forma affusolata. “Col sostegno di corde i pezzi erano fatti passare per i buchi delle trafile, sempre per fori più minuti”159. Poi l'oro veniva battuto al fine di
poterlo filare tra due ruote (poste una contro l'altra). Si formavano quindi dei fili sottilissimi di metallo che veniva avvolto su fili di seta di vari colori per poter creare tessuti preziosi.
157 Come detto in precedenza provenienti dall'area tedesca 158 URBAN 1989, p. 15
Fig. 2.77. Artigiano specializzato nella fabbricazione di pannelli in cuoio decorato (cuoridoro) all'opera nella sua bottega. XVIII secolo. (Venezia, Museo Civico Correr, acquerello di Giovanni Grevembroch) (CORTELLAZZO 1989, p. 137)
Fig. 2.78. (a sinistra). Battioro nella propria bottega intento a lavorare una lamina di metallo prezioso. (URBAN 1989, p. 49)
Fig. 2.79. (a destra). Tiraoro nella fase di creazione del filo d'oro che poi veniva principalmente utilizzato nell'oreficeria e nella filatura dei tessuti preziosi. (URBAN 1989, p. 51)
I “battioro alemanni” (che si riunirono in corporazione nel 1582-83) divennero specialisti della lavorazione a foglia.
Quindi, per riassumere, se i tiraoro lavoravano il metallo, forgiato in forma cilindrica, tirandolo, attraverso apposite filiere (vedi Fig. 2.79), sino a renderlo sottile come un capello; i battioro, invece, lo riducevano in forma di flessibile lamella, di larghezza variabile, utilizzando due ruote poste una contro l'altra, passando attraverso le quali l'oro restava premuto e battuto.
Le due specializzazioni erano tra loro nettamente distinte e fornivano i loro prodotti a seconda degli utilizzi alle altre corporazioni di mestiere: oltre ai “testori” (artigiani tessili) è importante ricordare gli “indoradori” e i “cuoridoro” che facevano entrambi parte della corporazione dei “depentori”, essi usavano tecniche molto raffinate per far aderire il metallo prezioso all'oggetto, garantendone durata nel tempo.
Gli indoradori usavano la lamina di argento o argento dorato prodotta mediante battitura a martello da parte dei battioro alemanni su vari manufatti mentre i cuoridoro realizzavano i cuoi dorati (tipicamente veneziani), ad uso di tappezzerie che per molto tempo furono apprezzati sia in ambito veneziano che all'estero.
Fig. 2.80. (a sinistra). Fucina di oreficeria: si notino, sparsi sul pavimento, alcuni oggetti (lingotti ed alcuni altri manufatti) ed alcuni strumenti dell'artigiano (pinze, martello, ecc.); le due azioni principali sono l'azionamento del mantice ed il raffreddamento del manufatto in lavorazione tramite l'acqua presente nel tino. (URBAN 1989, p. 53) Fig. 2.81. (a destra). Fucina di oreficeria: in questo caso, un artigiano sta lavorando un manufatto con martello e scalpello su un basamento cilindrico mentre un altro è impegnato nel battere un manufatto di forma circolare. (URBAN 1989, p. 55)
Il declino di queste due corporazioni cominciò nel XVIII secolo e fu conseguenza di diverse motivazioni tra cui la concorrenza di artigiani della terraferma veneta, le proibizioni della magistratura alle pompe160, l'introduzione di vernici più economiche per la doratura e l'evoluzione
della moda dovuta ad un diverso allestimento dei palazzi e delle case con l'utilizzo di stoffe o carte da parati161.
La corporazione dei tira e batti oro acquistò un terreno vergine nel 1709, attiguo alla chiesa di San Stae, presso la quale venivano sepolti i confratelli, costruirono un edificio dalla facciata tardo barocca, innalzato nel 1711 e vi si trasferirono. Questo stabile, tutt'ora esistente e contrassegnato dall'anagrafico 1980, sul portale riporta l'iscrizione: “Scuola dell'Arte Tiraoro e Battioro 1711”, ed attualmente è occupato da uno spazio espositivo. Anteriormente alla costruzione di questa Scuola è difficile sapere dove avvenissero le loro riunioni, se presso gli altari delle chiese di Santa Maria Formosa o di San Filippo e Giacomo; quello che risulta più plausibile è che in un primissimo tempo le loro adunanze avvennero nella chiesa di San Leone Papa (San Lio).
Fig. 2.82. Disegno della facciata della Scuola dei Tira e Battioro. (URBAN 1989, p. 29)
160 La Magistratura alle pompe, costituita dei provveditori e dai sopraprovveditori, era stata costituita dal governo per vigilare sul rispetto delle numerose leggi che stabilivano la repressione degli sperperi di denaro e l'ostentazione del lusso sfrenato (le cosiddette "leggi suntuarie").
La vita associativa e l'arredo di questa scuola, una tra le meno abbienti della città, non era dissimile da tante altre. Oltre al primo piano dove era esposta l'insegna dell'arte, si accedeva al secondo piano, dove troneggiava un altare ligneo con una pala con i Santi Patroni e in cui si riuniva il Capitolo una o più volte all'anno. Le difficoltà economiche furono una costante nella storia di questa corporazione nella costruzione della propria scuola: non essendo in grado di ultimare i lavori, i confratelli contrassero diversi debiti mediante prestiti ma quando finalmente la scuola fu pronta dopo alcuni decenni, avvenne la soppressione delle corporazioni da parte di Napoleone162.
Fig. 2.83. Vari tipologie di crogioli utilizzati in oreficeria (da AGRICOLA 1556, p. 199)
2.3 ACQUA