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CAPITOLO 2. ARTI E MESTIERI ATTRAVERSO LE FONTI BIBLIOGRAFICHE E

2.5. CUCINE, TAVERNE E LOCANDE

2.6.2 L'arte dei Saoneri

L'industria del sapone è senza dubbio tra le produzioni più importanti fin dal '200 a Venezia258. Essa

era connessa con altre attività presenti in città: il commercio dell'olio e della lana. Il sapone di Venezia era un prodotto di alta qualità perché utilizzava l'olio d'oliva259 che era l'unica materia prima

sapone in stampi di legno coperti di teli umidi, liberandolo dal sale. Per finire, si aggiungevano al sapone ingredienti coloranti e profumi (tradizionalmente una mistura di erbe) e poi si lasciava solidificare.

256 BRUNELLO 1968, p. 219 257 SCANSETTI 1915, p. 80

258 BASSANI 1988, p. 80: I luoghi di produzione del sapone nel Medioevo oltre a Venezia erano Alicante, Marsiglia, Genova e anche altri centri minori come Gaeta, Gallipoli e Savona; senza dimenticare in Medioriente, in Siria, dove si produceva il famoso sapone di Aleppo.

259 BASSANI 1988, pp. 80-81: L'olio d'oliva era utilizzato nel campo dell'alimentazione, nel campo dell’illuminazione e nel campo laniero e serico durante le varie fasi di trattamento di questi prodotti e non molto per l'igiene personale e per lavare i panni perché erano pratiche decisamente rare.

consentita dal governo della Serenissima per produrlo (erano vietati altri grassi260) e proveniva

principalmente dal Sud Italia: veniva utilizzato ovviamente quello più scadente e lo si distingueva da quello alimentare attraverso diversi parametri.

Questa industria aveva anche una connessione con l'arte dei vetrai infatti i veneziani usavano come alcali le ceneri importate dalla Siria: la soda o la potassa erano ricavate rispettivamente dalle piante marine o continentali presenti in quelle zone261. Si può quindi supporre perché ai veneziani fosse

così conveniente produrre sapone: essi infatti reperivano materie prime di alta qualità anche per altre arti (rivendita olio e vetrai) e riuscivano, sulla quantità ad abbattere il prezzo, ottenendo comunque un prodotto altamente concorrenziale. A completare il cerchio il sapone era importante nella produzione laniera perché veniva utilizzato dopo la tessitura per sgrassare le fibre e per eliminare residui indesiderati dai manufatti tinti e conferire sufficiente permeabilità alle fibre del tessuto262. Dopo questa operazione, “il residuo oleoso, detto «oliazzo», che dopo filtrazione ed altri

trattamenti depurativi, veniva riutilizzato per fare il «savon negro263» o per altri usi (lubrificazione o

illuminazione)”264. Oltre che nel campo dei lanifici, il sapone veniva utilizzato (sempre per sgrassare

le fibre) nei setifici e nell'industria tintoria (questo mestiere non poteva essere effettuato nelle zone di Rialto e San Marco) ed era proibito il sapone di importazione estera265.

La produzione era libera (a parte la succitata restrizione territoriale) ma non c'era una vera e propria arte dei saoneri; si arrivò circa nel Cinquecento a una trentina di Savonarie (che avevano una media di circa 3 caldaie l'una). Di per sé la produzione abbisognava di fornelli e la periodica sostituzione del reagente consumato.

Quindi c'era bisogno di una sorveglianza notturna e periodicamente si preparavano soluzioni caustiche e si macinavano setacciandole cenere e calce.

Dopo la stagionatura, avveniva la bollatura (ogni laboratorio poneva sul sapone il proprio marchio) ed infine veniva confezionato266. Le caldaie “erano di forma cilindrica più o meno svasata verso il

basso con le pareti di muratura ed il fondo di rame o di bronzo”267; avevano bisogno di una

manutenzione e una riparazione assidua a causa del calore e delle sostanze corrosive che venivano 260 Potevano avvenire delle frodi nella produzione del sapone utilizzando al posto dell'olio di oliva gli oli di noce, di

lino, di altri grassi scadenti.

261 I luoghi da cui provenivano le ceneri erano Libano, Egitto, Spagna, Sicilia e Sardegna, Francia meridionale mentre in Normandia e in Bretagna si producevano quelle derivate dalle alghe.

262 ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, p. 63 e BASSANI 1988, pp. 79-80-81

263 Questa tipologia di sapone era di colore più scuro e di qualità inferiore rispetto a quello prodotto con olio d'oliva puro.

264 ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, p. 63

265 Probabilmente queste regole erano dovute alle questioni igienico-sanitarie derivate da questa lavorazione e alla volontà da parte dello Stato di controllare questo mercato e il prezzo di questo prodotto

266 BASSANI 1988, pp. 81-82: A Venezia avvenivano con buona frequenza frodi sulla fabbricazione del sapone: questo materiale scadente che veniva comunque venduto doveva i propri difetti alle modalità di cottura, uso di materie prime di scarsa qualità o mancanza di esperienza nell'assemblare i vari ingredienti.

introdotte all'interno268. Tra i “dispositivi” necessari ad una savoneria c'erano senza dubbio la

macina (che di solito era azionata da un cavallo), recipienti per la conservazione dell'olio, degli spazi asciutti per essiccazione e tini e vasche per le liscivie. Tali soluzioni erano preparate in diverse concentrazioni; il lavoro era pesante ma sopportabile. Oltre all'impiego da parte del settore manifatturiero, il sapone veniva utilizzato per creare, specie nel '500 e nel '600, detergenti con vari scopi ma in particolar modo per il settore della bellezza al femminile269. Di questa tipologia di

mestiere è rimasta traccia nella toponomastica dei sestieri di Santa Croce e San Polo270.

Fig. 2.118. Macina azionata da cavallo per la riduzione in polvere dei vari componenti per la produzione del sapone (da ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, p. 62)

268 SINGER et Altri 1993, Vol. 2, Tomo, 1, p. 359: A Venezia nelle caldaie si metteva l'acqua del Brenta (quindi acqua dolce), le ceneri e l'olio d'oliva. In alcune località come Smirne in Anatolia si utilizzava il natron (carbonato sodico nativo) il cui nome deriva da Wadi Natrun, nel deserto occidentale del delta del Nilo, in Egitto.

269 Saponi da toeletta e cosmetici che in questi secoli cominciano a prendere piede

270 ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, pp. 63-64-65: calle, ramo e corte dei Saoneri, ad esempio tra Campo San Polo e la Basilica dei Frari

Fig. 2.119. Vasca per la produzione industriale di sapone (da ARTI E MESTIERI IN VENEZIA 1991, p. 62)

2.7. CANTIERISTICA NAVALE