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1.5. La storia della Costa Smeralda

1.5.3. Dagli anni Ottanta agli anni Novanta

Alle strutture ricettive già esistenti a Porto Cervo, in questi anni continuarono ad aggiungersi altri elementi, come il Centro sportivo del Tennis Club con foresteria e grande piscina intercomunicante, coperta e scoperta, il famoso ristorante “Pomodoro” adiacente all’Hotel Cervo e pilastro del settore ristorazione, per la sua ampia offerta e per la sua apertura ininterrotta durante tutto il corso dell’anno. Inoltre erano nate le boutique dei più famosi marchi della moda mondiale, in una passeggiata che univa il vecchio borgo al nuovo, e poi per l’appunto tutti i vari servizi quotidiani rivolti ai turisti ed ai residenti, come i supermercati, i tabacchini e le poste.

I testi storici continuano a raccontare che, dal punto di vista della programmazione territoriale e della conseguente progettazione edilizia, continuarono i confronti e le “battaglie”: il percorso di approvazione del PRGC (Piano Regolatore Generale Comunale) di Arzachena fu interrotto perché lo si doveva adeguare al Piano di disciplina di edificabilità delle zone F – le parti di territorio che sono rivolte all’impianto di strutture e attrezzature di interesse

generale, considerate zone omogenee ricadenti nel territorio patrimonio indisponibile del demanio, quali ad esempio spiagge, arenili e zone di precedente contorno ad esse – ed al Decreto Soddu, che venne approvato per imporre nuovi vincoli al dilagare del cemento lungo i litorali della Sardegna e che quindi imponeva un nuovo calcolo e distribuzione delle volumetrie. Tale adeguamento fu ultimato nel novembre del 1980 ed approvato all’unanimità del consiglio comunale di Arzachena. Questa volta si trattava di un risultato dall’impostazione vincente: si intendeva portare avanti un piano-processo che coinvolgesse i tecnici locali insieme ad un comitato di esperti che coadiuvasse il Consiglio comunale in modo da arrivare ad un piano condiviso da tutti, compresi gli imprenditori. Gli incontri- scontri degli avvocati Ardoin e Riccardi con i vari tecnici e funzionari si conclusero con la scelta del Principe – quale presidente del Consorzio- di concordare con l’impostazione riduttiva del comune, dimostrando il suo amore per il territorio, sostenendo che i progetti edilizi dovevano essere svolti con delicatezza e con interventi dilatabili nel tempo in modo di fare la verifica su eventuali errori e correggerli.

Nel 1982 l’Avvocato Riccardi ha interrotto i rapporti con il principe, e non si è potuta conseguire l’approvazione totale e definitiva del cosiddetto “Master Plan” per il completamento della Costa Smeralda: quest’ultima parte del piano comprendeva i terreni da Cala di Volpe fino a Portisco, e altri tre campi da golf; si sarebbe concretizzata nel raggiungimento di una stabilità insediativa che avrebbe permesso alla Costa Smeralda di vivere tutto l’anno, invece dell’attuale breve stagionalità, che si sta cercando di ovviare con altre linee d’azione .

Il Master Plan che i progettisti del Consorzio avevano immaginato come completamento del modello Costa Smeralda prevedeva nuovi insediamenti edilizi nelle aree ancora incontaminate, porti turistici e campi da golf. Ma doveva passare al vaglio delle amministrazioni pubbliche competenti. Un processo laborioso e tormentato, lungo anni e costellato di polemiche e accuse, che coincise con la contemporanea crescita della coscienza ambientalista. Dare vita ad una nuova Costa Smeralda da sei milioni di metri cubi di cemento poneva molto interrogativi sulla sostenibilità ambientale e

persino antropologica del progetto, mentre si moltiplicavano gli studi che ipotizzavano la nascita di una mostruosa città lineare lungo le coste dell'intera Sardegna, un serpente di seconde case e alberghi che avrebbe riprodotto esattamente l'andamento dei litorali dell'Isola.

In questo contesto storico si giunse, nel 1983, all'approvazione da parte della Regione Sardegna del Master Plan, una approvazione che venne formalmente contestata dal Comune di Arzachena attraverso un ricorso al tribunale amministrativo; si vedeva disattesa la volontà espressa dal consiglio comunale con la delibera del 1980: arrivò in Magistratura, la quale sentenziò la facoltà del Comune nella pianificazione urbanistica. Il Comune vinse il duello giudiziario e impedì la partenza dei lavori, vedendo riconosciuta la sua autonomia nell'ambito dei confini municipali che riteneva scavalcata da Regione e Consorzio. Molti anni dopo, la sentenza del Tar venne confermata dal Consiglio di Stato. Fu questo un momento decisivo nei rapporti tra amministrazione comunale e lo stesso principe Aga Khan che, nonostante estenuanti trattative protrattesi per i quindici anni seguenti, non vide mai coronato da successo il suo tentativo di ultimare il progetto iniziato nel 1962. Nel 1989 arrivarono ulteriori restrizioni da parte della Legge n. 45 che impose di rispettare i limiti edificatori a 150 metri dal mare, e dal Decreto Floris che quantificava le possibilità insediative con la potenzialità antropica delle spiagge, dunque relazionandole e quantificando l’impatto ambientale delle future costruzioni.

Nel 1992 la Legge 23 del Piano paesaggistico portò la distanza edificatoria a 300 metri dal mare, merito dell’indicazione data dal comune di Arzachena, che inoltre tagliò del 50% le quantità volumetriche edificabili stabilite nel 1980 – già portate dal 12 milioni di metri cubi proposti dal consorzio fin dal 1962 a 6 milioni di metri cubi – che quindi risultarono 3 milioni e 200mila metri cubi, stabilendo che eventuali interventi di forte interesse e di grande ricaduta socio-economica e occupazionale potevano stralciare e avrebbero dovuto essere definiti con accordo di programma. Si può quindi intuire come il Consorzio Costa Smeralda lo staff personale dell’Aga Khan abbiano sempre dovuto rendere conto ad un comune come quello di Arzachena che nei loro confronti ha

sempre dimostrato un sentimento di amore-odio, nella forma di riconoscenza per tutto ciò che la nascita di quel grande progetto che era la Costa Smeralda aveva fatto crescere e sviluppare lungo il corso degli anni, e di severo controllo e ristrettezze, come se mai avrebbero potuto permettere di essere prevalicati dal Principe, seppur queste non siano mai state le sue intenzioni.

Nonostante queste vicende la crescita e l'affermazione della Costa Smeralda non conobbero soste. Lo dimostravano anche i numeri della compagnia Alisarda, che aveva aperto negli anni precedenti anche una base operativa e Cagliari e che, nel 1987, superò per la prima volta la soglia del milione di passeggeri trasportati.

Nel 1983 lo Yacht club Costa Smeralda partecipò assieme ad un consorzio di altri armatori - tra cui il presidente della Fiat Gianni Agnelli - all'avventura dell'America's Cup, la massima competizione velistica mondiale.

Il connubio turismo e vacanze, peraltro, faceva segnare puntuali ed ulteriori successi grazie ai sempre maggiori riconoscimenti attribuiti al Rally della Costa Smeralda, evento di risonanza mediatica internazionale al quale partecipavano puntualmente i più grandi specialisti mondiali di questa disciplina.

L'Aga Khan acquistò in quegli stessi anni la Ciga, la Compagnia Italiana Grandi Alberghi. Una manovra volta a controllare con maggiore attenzione spese e investimenti riconducibili al Consorzio, il cui controllo societario passò alla società Ciga Immobiliare Sardegna, appositamente costituita allo scopo. In quegli stessi anni, nel 1987, l'Aga Khan lasciò la presidenza del Consorzio Costa Smeralda pur mantenendone il controllo. Fu il primo segnale del ridursi del suo ruolo guida sulla creatura creata vent'anni prima.