• Non ci sono risultati.

3.2. Le tipologie di turismo praticate nell’isola

3.2.7. Il turismo culturale

Il turismo culturale della Sardegna riguarda principalmente l’archeologia dell’epoca nuragica, punica, fenicia e romana, la tradizione delle chiese romaniche, ed il folklore della tradizione, dei riti, degli usi e costumi, particolarmente complessi e variegati, diffusi in ogni angolo dell’isola. Il turismo culturale costituisce anch’esso un’importante fattore di destagionalizzazione e delocalizzazione turistica nell’isola, oltre che di turismo integrato; infatti l’offerta territoriale è particolarmente ampia nei mesi precedenti alla stagione estiva come marzo, aprile, maggio ed in quelli successivi come settembre, ottobre e novembre: in questi due periodi diffuse sono le sagre di prodotti tipici, le feste patronali, i festival del folklore. Da circa un decennio alcune di queste manifestazioni hanno assunto particolare rilevanza turistica, grazie alle politiche di destagionalizzazione turistica attuate dalla Regione Sardegna e dagli enti locali e dall’iniziativa degli imprenditori locali, che insieme hanno composto pacchetti turistici di viaggio e soggiorno per la fruizione di festival del folklore come “Le Cortes apertas” (I cortili aperti) che si svolge da ottobre a dicembre nei paesi più caratteristici della Barbagia e dell’Ogliastra (zone centro e centro-est dell’isola) o “La primavera nel Marghine” che si svolge da aprile a giugno sempre tra il centro Sardegna e la costa centro-ovest. Ad ogni autunno e primavera ormai da diversi anni si rinnovano questi appuntamenti che propongono caratteristici e coinvolgenti viaggi tra borghi tipici, paesaggi verdi e coste dal mare turchese. Queste manifestazioni hanno lo scopo di far vivere al turista esperienze dalle emozioni intense, attraverso la memoria e l’identità della Sardegna che rivivono nei sapori e nell’incontro tra le persone che con maestria custodiscono il sapere e l’arte degli antichi mestieri. Particolarmente apprezzati dai flussi turistici soprattutto stranieri sono anche i riti dei festeggiamenti sacri e profani: famose sono diventate negli anni “La Sartiglia” con la quale si festeggia il carnevale ad Oristano, ed i riti delle maschere sarde con cui si festeggia invece a Mammoiada (Nuoro) sempre nel periodo di febbraio, oppure la particolare celebrazione della Pasqua di Bosa ed Alghero, la Cavalcata Sarda con la quale Sassari festeggia la fine della

folkloristiche e delle sagre in Sardegna sono di diverse tipologie, e si svolgono durante i diversi mesi dell’anno; tuttavia il patrimonio storico-culturale dell’isola è molto ampio, variegato ed antico, e a volte non viene valorizzato a sufficienza. Due eventi culturali particolarmente conosciuti dai turisti, che sono volti a valorizzare il territorio, si tengono in Gallura (nord-est); il primo, che si svolge in estate, è il “Time in Jazz”, festival musicale che unisce la musica jazz alla scoperta tematica, ogni anno differente, del territorio; il secondo è il contest culturale dal titolo “Monumenti aperti”, che ogni primavera mette alla luce e fa riscoprire il patrimonio archeologico nascosto del territorio. Come sopra accennato, il patrimonio archeologico dell’epoca nuragica, fenicia e romana è il più importante dal punto di vista culturale in Sardegna. Tra l’età del bronzo e quella del ferro (dal 1800 al 500 a.C.) si colloca il lungo periodo storico che vede protagonista la misteriosa civiltà nuragica. Nell’ isola sono presenti 8000 nuraghi, circa 400 tombe dei giganti e un numero ancora imprecisato di Pozzi Sacri, che sono la dimostrazione dell’imponenza della civiltà nuragica sull’Isola dei Nuraghi, che dominava il Mediterraneo, e di cui si ipotizza sia l’antica Atlantide. Dopo di loro, i popoli dei Cartaginesi, dei Fenici e dei Romani hanno lasciato imponenti tracce, riscontrabili sia nei siti che nei Musei Archeologici di Cagliari, Sassari ed Olbia dove sono custoditi migliaia di reperti. Tutto ciò produce un flusso turistico locale, nazionale ed internazionale rilevante, ed in aumento costante di anno in anno. Da vari rapporti si scopre che negli ultimi anni un 30% più o meno costante del flusso turistico rivolto alla Sardegna è di interesse culturale; il turista, oltre che alla vacanza costiera e balneare è sempre più interessato a visitare i musei, le chiese, i siti archeologici, i palazzi, i castelli, i parchi naturali e minerari, oltre che assistere agli eventi culturali tra cui quelli sopracitati a cui è doveroso aggiungere la celebrazione di Sant'Efisio a Cagliari, e dei Candelieri a Sassari, del Redentore a Nuoro, la manifestazione le “Dimore sarde”, e i “Borghi autentici”. Visitare monumenti, musei e mostre, andare alla ricerca della cultura locale ed assistere a spettacoli musicali, teatrali e cinematografici, sono fra le principali attività durante la vacanza che vanno ad integrare il soggiorno balneare.

Dunque è appurato che la domanda turistica, negli anni recenti, vada sempre più alla ricerca della natura, della cultura e della ‘memoria’ e richieda servizi sempre più qualificati attorno a questi tre poli attrattivi. L’obbiettivo delle amministrazioni regionali che si sono succedute è da molto tempo la tutela delle risorse ambientali e culturali, oltre che il miglioramento della loro accessibilità e fruibilità da parte dei visitatori. Come già accennato in vari punti dell’elaborato, è il deficit infrastrutturale, dei trasporti e dei servizi a rappresentare il maggiore punto critico per il settore turistico dell’isola. La valorizzazione delle aree caratterizzate da valenze storico-culturali e paesaggistiche di pregio permetterà l’incremento dei flussi durante tutto l’anno e nelle diverse aree territoriali, e avrà come risultato la creazione di un’offerta turistica integrata.

Facendo riferimento a questo ultimo concetto di prodotto turistico integrato, inserito nel contesto della Costa Smeralda, oltre che di tutta la zona nord orientale della Sardegna, ovvero la Gallura, si può affermare che gran parte delle tipologie di turismo praticate nell’isola si svolgono anche qui. Per quanto riguarda il turismo attivo, qui si possono praticare la maggior parte degli sport che in questa pratica turistica vengono compresi: il golf al Pevero Golf Club di Porto Cervo, la vela con lo Yatch Club Costa Smeralda, gli sport da onda, il diving e lo snorkeling attraverso i vari centri autorizzati dislocati lungo la costa, l’ippica con i centri ippici di Arzachena, Cannigione e Baja Sardinia, il cicloturismo e la mountain bike, ed il trekking con vari tour organizzati per scoprire le colline ed i paesi più interni di questo territorio, l’arrampicata nel parco regionale del monte Limbara, e nelle colline granitiche di Aggius e San Pantaleo o nelle falesie di granito sul mare nei dintorni di Palau. Per quanto riguarda il turismo rurale e dell’agriturismo, esso è ampiamente diffuso nelle zone immediatamente limitrofe alla costa, come nella Gallura più interna dei paesi collinari, dove si possono vivere in modo più autentico gli usi e costumi ed i prodotti tipici del territorio; qui il turismo rurale si intreccia con quello dei festival e delle sagre dei prodotti tipici, che si alternano nel periodo primaverile ed estivo nei vari paesi del territorio: assodati esempi da vari anni sono la

Panada di Berchidda, come tante altre che omaggiano le eccellenze enogastronomiche tipiche di questo territorio. Infine, il turismo culturale prende vita con la visita dei reperti archeologici di origine nuragica del circondario di Arzachena, Palau, Santa Teresa e con quelli di epoca romana del circondario di Olbia, con il Museo Nazionale Garibaldino di Caprera ed il Museo Archeologico Navale di La Maddalena e le visite ai fortini di avvistamento sparsi sull’isola, con la visita del museo, delle chiese e dei ritrovamenti archeologici della città di Olbia, oltre che con i festival musicali tra cui il più importante è il già citato Time in Jazz di Berchidda e le feste patronali che, nel periodo primaverile, fanno riscoprire il più antico folklore che da secoli, ogni anno, fa rivivere le più antiche tradizioni del territorio. Dunque anche nel territorio della Costa Smeralda, come in quello di tutta la Gallura, il lavoro dei consorzi turistici insieme a quello degli enti pubblici volge verso l’obbiettivo di un’offerta turistica integrata che unisce al turismo balneare il turismo attivo, enogastronomico e culturale; il fine rispecchia quello del turismo regionale nel complesso, ovvero rivitalizzare un turismo balneare arrivato nella sua fase matura, e destagionalizzare e delocalizzare i flussi turistici in arrivo nell’isola.