1.7. I protagonisti della Costa Smeralda
1.7.1. Il Principe Karim Aga Khan IV
Molti libri e siti internet parlano del Principe Karim Aga Khan; di seguito se ne citano le tracce bibliografiche. Egli nasce a Ginevra il 13 dicembre del 1936. Quarantanovesimo Imam degli Ismaeliti, a soli 25 anni era un uomo molto maturo; il nonno lo aveva voluto suo successore a soli 18 anni - in quanto non condivideva lo stile di vita di suo padre - con il suo seguito di 30 milioni di fedeli. Karim ha la nazionalità britannica ed è a capo di un grande impero economico- finanziario (soprattutto nel settore turistico e aeronautico) e titolare di un considerevole patrimonio immobiliare. Si laurea ad Harvard nel 1959 in Storia Islamica.
Dunque giovanissimo, arriva in Sardegna nel 1961, insieme all’avvocato parigino Andrè Ardoin, consigliere di fiducia del Principe Karim, che si rivelerà nei decenni successivi uno dei protagonisti decisivi dello sviluppo turistico costiero; raffinato, colto, con le sue geniali intuizioni è stato in grado di gestire i primi difficili anni dell’impegnativa avventura smeraldina, con determinazione saggia e tenace, affiancando le intelligenti entusiastiche iniziative di karim e moderandone le fughe in avanti, essendo già abituato a gestire tutto il patrimonio di famiglia già da quando era ancora imam il nonno di Karim e lui era solo più che un ragazzo.
Il Principe non voleva che gli ismaeliti investissero in Costa Smeralda; ad uno solo dei suoi fedeli fu permesso di visitarla, e di investirci creando un albergo che fu inaugurato nel 1965, il “Luci di la Muntagna” sulla collina di Porto Cervo, in quanto legato al Principe da un rapporto di profonda stima, rispetto ed amicizia. Egli era il Signor Adjabali Kassam, il nonno di Farouk Kassam, il bambino che fu sequestrato nel 1992 per ottenere un riscatto- fece parte della stagione dei sequestri, purtroppo famosa nella Sardegna degli Anni ‘90. Il Principe Karim è tutt’ora una persona carismatica, dalla forte carica di simpatia, che trasmetteva nell’immediato della conoscenza; aveva una forte capacità comunicativa. Persona cordiale e formale solo nelle circostanze
necessarie, faceva trasparire il suo animo limpido nella sua immagine, giornalisticamente inattaccabile: le sue regole erano quelle della discrezione, del lavoro; il principe ha sempre evitato mondanità, e frequentazione di locali notturni alla moda, e dunque non ha mai dato adito ai giornali e rotocalchi di coltivare gossip e pettegolezzi, salvaguardando in modo esemplare la sua immagine e la sua vita privata. Egli faceva parlare di sé per gli interventi a favore dei paesi asiatici dove esercitava la sua guida spirituale, senza trascurare nei paesi europei promozioni ed iniziative di forte carattere culturale, istituendo premi e fondazioni, soprattutto nel campo dell’edilizia e dell’architettura.
Al successo imprenditoriale dunque, l'Aga Kahn fa seguire, in parallelo, quello da Imam. Il principe durante gli anni '70 è una vera guida per i musulmani ismailiti, dei quali trasforma capillarmente il sistema amministrativo, grazie anche alla proclamazione di alcune repubbliche nel centro dell'Asia e di altre nazioni che si sono via via affrancate dal blocco Sovietico. Il suo impegno in difesa della cultura ismailita è enorme. Nel 1967 fonda e presiede la Fondazione Aga Khan, braccio operativo in questo senso. Nove anni più tardi, sulla scia del successo avuto a livello di infrastrutture nella "sua" Sardegna, dà vita ad uno dei premi di settore più importanti di sempre, il Premio "Aga Khan" per l'Architettura.
Nel 1976, in veste di Presidente alla Conferenza Internazionale, il Principe dichiara che la strada da percorrere è quella della modernizzazione anche per i popoli musulmani: il dinamismo, anche economico, deve essere uno strumento importante per i popoli, e non ha e non può avere ripercussioni negative o fuorvianti sui concetti fondamentali dell'Islam.
Nell'arco di un ventennio l'imanato dell'Aga Khan si è trasformato nell'Aga Khan Development Network, un gruppo di istituzioni unite impegnate nel migliorare le condizioni di vita e di opportunità nelle regioni in via di sviluppo. Le aree di interesse vanno dalla sanità all'architettura, passando per l'istruzione e l'imprenditoria.
Nel 1983, fonda in Pakistan l'Università che porta il suo nome: "l'Aga Khan University".
Persona instancabile, oltre allo seguire i suoi 30 milioni di fedeli Ismailiti, Karim curava in particolare nel terzo mondo con il suo personale intervento innumerevoli attività di carattere umanitario, culturale e di sviluppo economico, dedicando alla Costa Smeralda i suoi tempi di cosiddetto “riposo”. Nel primo periodo della sua permanenza in Sardegna parlava in francese, ma in quattro mesi imparò a parlare perfettamente l’italiano, a parte l’inglese e le altre lingue che parlava con i suoi fedeli collaboratori. Ha sempre cercato, voluto ed apprezzato l’appoggio della politica allo sviluppo del suo progetto per l’isola, ma non ha mai voluto lui stesso entrare nelle dinamiche della politica. Intraprendeva il suo lavoro con serietà e costanza, aveva una grande voglia di fare e intendeva raggiungere il proprio obbiettivo senza distrazioni.
Nel 1977, primo tra i musulmani in Italia, il Principe ha ricevuto dal Capo dello Stato Giovanni Leone il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana; nel 1988 quello di Cavaliere del Lavoro. Ma la prima onorificenza gli venne conferita dal comune di Arzachena, che nel 1966 lo insignì della cittadinanza onoraria: il giorno della cerimonia dopo il conferimento dell’onorificenza tenne un discorso a braccio di almeno mezz’ora, in perfetto italiano, esponendo tutti i progetti che ancora aveva per la Costa Smeralda.
Nel suo lavoro in Costa Smeralda, nelle riunioni con il team era molto severo, e pignolo, non si lasciava sfuggire alcun particolare, attorno al quale si poteva discutere per ore, tanto che le suddette riunioni duravano dalle 8 del mattino alle 10 di sera. Non si tirava indietro a lavorare sul campo, ovvero in cantiere, giorno e notte era insieme agli operai e li supervisionava; in questo modo coinvolgeva gli operai che vedevano il “mitico” Aga Khan in carne ed ossa. Nella fase di progettazione degli hotel, durante i sopralluoghi nelle zone interessate, i componenti del team vedevano come l’agilità del giovane principe di saltare da una pietra all’altra, fosse direttamente proporzionale alla capacità di prevedere con sorprendente lungimiranza la loro favola che stava iniziando. Durante le cene con vari altri imprenditori in cui gli stessi si lamentavano dell’operato dei loro operai, il principe asseriva che non aveva
nessuna lamentela da fare nei confronti degli operai sardi, che lavoravano anche 15 ore al giorno senza mai aver fatto un giorno di assenza dal cantiere. Per lunghi anni sotto l’ala dominante del principe Karim Aga Khan vi era ciò che venne definita “Trimurti” formata dall’Avvocato Riccardi, l’amministratore Sign. Felix Bigio e l’Avv. Andrè Ardoin, nel ruolo di “padre fondatore bis” della Costa Smeralda. Insieme si occupavano tra le altre incombenze delle assunzioni dei dipendenti: l’avv. Riccardi essendo isolano riceveva molte raccomandazioni, ma spesso di persone non competenti che non avrebbero svolto al meglio il lavoro; soprattutto quando arrivavano dal Comune di Arzachena –questione contraddittoria per il rapporto conflittuale che avevano sempre avuto con l’amministrazione- il Principe si innervosiva ed asseriva che non capiva cosa volessero quei personaggi, e perché pretendevano che fosse nominato ad esempio direttore dell’”Agrisarda” uno di loro, se nemmeno ne aveva le competenze. Suggeriva quindi di fare un elenco di giovani, che avrebbero formato ed inserito nel loro organico; consiglio che invece l’amministrazione non seguiva mai. Secondo l’avvocato Riccardi il Principe Aga Khan fece quattro grandi errori lungo il percorso di quei venti anni che portarono alla mancata approvazione del Master Plan ed al successivo abbandono del Principe della guida della Costa Smeralda quando ebbe capito che la conclusione del suo progetto era stata irrimediabilmente compromessa: il primo errore fu non insistere nel progetto di erigere Porto Cervo come comune a se stante, quando i rapporti con il Comune di Arzachena dopo il 1969 erano diventati difficili; l’iter burocratico era iniziato, avevano l’appoggio della popolazione del territorio interessato con più di 900 firme, ma il progetto andò in fumo quando il Principe e l’Avv Ardoin trovarono un compromesso derivatagli dalla concessione approvatagli per il cantiere navale, rimanendo convinti del fatto che i rapporti con il comune di Arzachena si fossero aggiustati. Il secondo errore è stato il non aver accettato per una questione di principio la piccola riduzione proposta nell’accordo dell’accettazione del Master Plan di 300.000 metri cubi edificabili nel 1982; egli non poteva prevedere che da quel momento in poi mai più sarebbe riuscito a far approvare il piano. Il terzo errore fu il suo rifiuto di inserire nella nuova giunta comunale
di Arzachena guidata da Gian Michele Digosciu quattro dipendenti del Consorzio, in modo tale da poter mitigare la negatività delle decisioni a riguardo e condizionare in loro favore le decisioni che riguardavano la Costa. Il quarto errore fu il rifiuto del principe di incontrare il Sindaco Demuro che succedette a Digosciu e gli esponenti consiglieri della sua giunta; dopo anni di lotte e vicissitudini, sicuramente stanco e sfiduciato, azzerò al più possibile il dialogo con le amministrazioni. Probabilmente il Principe non è del tutto contento di vedere come è diventata questa Costa Smeralda un cui ha speso tanta fatica e circa 30 anni della sua vita. Lui aveva tanti progetti, e tutti rigorosamente in armonia con il territorio e la socialità della popolazione. Nelle cubature di costruzione dei villaggi e degli alberghi si limitava sempre; anche se veniva approvata una certa cubatura lui, se non la riteneva idonea al paesaggio, la riduceva. L’Avvocato Riccardi ha asserito che il Principe Karim Aga Khan è stato un imprenditore che ha insegnato ai sardi come non si fa una colata di cemento, rimanendo sempre convinto del fatto che lo sapessero tutti i politici, sia quelli che li hanno aiutati, e anche quelli che ostinatamente li hanno osteggiati. E occorre precisare la volontà del Principe di assumere personale tutto locale: per lui era il territorio e la popolazione della Gallura i detentori del diritto a quella nuova rinascita.