• Non ci sono risultati.

« Nei venticinque anni dacché noi redigiamo regolarmente questa rapida rivista del mercato finanziario — scrive À. Raffalovich nel 21° volume di quella inesauribile miniera di dati e di informazioni sulle vicende dell'eco-nomia mondiale, che è Le Marché Financier (Paris, Felix Alcan Éd., 1912, pag. 688, L. 12) abbiamo raramente visto una serie di torbidi avvenimenti accumularsi in cosi gran numero nello spazio di qualche mese a minacciare 0 rompere la pace internazionale ».

Le condizioni dell'Europa nel 1911 erano infatti tali da giustificare una così grave affermazione.

Cominciò nell'estate a disegnarsi sull'orizzonte lo spettro di un conflitto Franco-Tedesco. L'inquietudine pervase l'Europa intera, ma si ripercosse, com'è naturale, con maggiore intensità nelle due nazioni interessate. In Francia, in tre soli grandi Istituti di credito i depositi dal 30 agosto al 30 settembre diminuirono di 76 milioni; in Germania per otto grandi banche la diminu-zione ammontò a quasi mezzo miliardo di lire. In conseguenza la prima dovette provvedere al rimpatrio dei capitali collocati provvisoriamente all'estero, a godere di un più largo interesse; e la seconda, cui si chiudeva una fonte di sovvenzioni proprio quando il bisogno si faceva più vivo, fu costretta ad invocare dal mercato di New York i mezzi per superare la crisi.

Il monito che da questi avvenimenti si sprigionava non rimase certo senza influenza sulla piega e sulla risoluzione della questione marocchina; e nell'au-tunno il pericolo di una guerra era scomparso.

Ma rapidamente, quasi all'improvviso, scoppiava il conflitto italo-turco, che solo nell'anno della sua durata costò all'Italia quasi un miliardo di lire; e poco dopo la sua cessazione, se ne iniziava un altro, ben più grave per sacrifizi di uomini e di danari, ancor lungi dall'essere concluso.

Se si aggiungono le spese crescenti di tutti i grandi Stati Europei — i quali pare traggano da ogni avvenimento, pretesto per accentuare la gara degli armamenti — e dell'Austria e Russia in particolare per le mobilitazioni; 1 fondi necessari al pagamento delle pensioni in Inghilterra, al riscatto ed all'esercizio delle ferrovie in Francia ed in Italia, si avrà un'idea del colossale assorbimento di capitale per ragioni militari, politiche, sociali.

È vero che l'Europa e l'America attraversano ora un periodo di eccezionale prosperità. Lo attestano l'abbondanza dei raccolti, l'aumento generale dei proventi ferroviari, delle imposte e dei depositi a risparmio. La produzione

del carbone toccò il massimo nel 1911 (tonn. 1.162.000); altrettanto può dirsi del rame (tonn. 887.400) e dello stagno (tonn. 118.200). Quella della ghisa (tonn. 55.177.000) rimase solo inferiore alle cifre del 1910; il tonnellaggio delle navi mercantili varate, da 1.833.286 nel 1908 salì a 2.650.000 nel 1911.

Ma il maggior capitale reso disponibile da cotesta intensa attività produt-trice, basta appena, nell'attuale fase ascendente del ciclo industriale, a fron-teggiare le nuove richieste: ed il denaro non si sottrae perciò alla tendenza al rialzo che si riscontra in tutte le altre merci.

Questo spiega il notevole ribasso cui assistiamo da due anni nel corso dei titoli, primi fra tutti i consolidati. Dal 1896-98 esso raggiunse il 16 7t % Pe r

il 2 '/. tedesco; il 12,5°/0 per il 3% tedesco; il 3 5 % per il 2 % % inglese; l'I 1,2 % per il 3 % francese; l ' i l °/0 per il 3 % austriaco.

Si protrarrà anche nel 1913 questo stato di cose, o non è piuttosto da ritenere prossimo lo scoppio di una crisi, maturata, ora come nei decenni scorsi, durante gli anni di slancio commerciale?

Se dobbiamo credere all'annuario delle previsioni sul corso degli affari pubblicato quest'anno per la settima volta (Business Prospects Jear JBook, 1913, pagine 251, 10 s., By the Business Statistics Company Ltd, Cardiff, 12, James Street), la prima ipotesi ha tutte le probabilità di avverarsi.

« Durante il 1913 — esso dice — le industrie in genere opereranno con attività febbrile, e l'anno costituirà uno di quei periodi di slancio, in cui la domanda supera l'offerta, i prezzi di quasi tutte le merci raggiungono cifre elevate, i salari son buoni, la disoccupazione è ridotta al minimo, e le intra-prese industriali conseguiscono profìtti eccezionali ».

Pare a tutta prima che la ciarlatanesca industria dei divinatori del futuro voglia tentare la classe di persone meno disposta a lasciarsi abbindolare; ma la lettura del volume conferma quanto la ornai lunga sua vita faceva presu-mere. Notizie ampie e precise sui rami principali del commercio e delle 'in-dustrie agricola e mineraria costituiscono l'ossatura dell'opera, ed imprimono alle conclusioni un carattere di assoluta serietà.

Vale la pena di riassumerle in breve.

Per il carbone si prevede una scarsità di stocks che non ha l'uguale negli ultimi anni. E poiché tutte le industrie consumatrici godranno di una attività intensa, mentre le miniere si troveranno in condizioni da non permettere nella produzione un accrescimento superiore al normale, se ne deduce che sebbene i prezzi già ora superino la media, avrà luogo un ulteriore rialzo, e per tutto l'anno il consumo del carbone assorbirà quanto i campi del minerale potranno produrre; i salari raggiungeranno cifre massime; i profitti saranno eccezio-nalmente buoni.

Gli alti forni e gli stabilimenti per la lavorazione del ferro e dell'acciaio troveranno lavoro per tutto l'anno. I prezzi raggiungeranno le cifre più elevate; il capitale lucrerà profitti eccezionali.

Per il rame e lo stagno la produzione e gli stocks esistenti non riusciranno

a fronteggiare la richiesta; e la spinta impressa da questa ai prezzi li

por-terà al di là del livello massimo raggiunto negli ultimi trent'anni.

/

\

La quantità disponibile di olì minerali subirà un incremento, ma non note-vole. Invece la richiesta di benzina, olì pesanti e lubrificanti sarà la massima ohe si ricordi. È pertanto da attendersi un aumento dei prezzi oltre la media degli anni recenti.

Nel mercato monetario l'effetto di qualsiasi avvenimento politico, che non sia la guerra tra due grandi potenze, sarà di minor importanza, di fronte alle anormali richieste del commercio e dell'industria. Il 1913 nelle sue condizioni si preannuncia uguale al 1900 ed al 1907. Il saggio dello sconto dovrebbe dunque avvicinarsi a quelli che si ebbero in tali anni.

Nell'industria dei trasporti marittimi l'anno 1913 sarà buono per gli armatori, ma i profitti rimarranno inferiori a quelli del 1912. Attualmente infatti prendono il mare ogni mese nuove navi mercantili per un tonnellaggio medio di due o trecentomila tonn.; perchè tutte potessero trovare impiego occorrerebbe nei 12 mesi venturi un incremento di venti o venticinque milioni di tonn. nel carico a trasportarsi.

I primi mesi del 1913 saranno perciò probabilmente testimoni di un ribasso nei noli che si accentuerà col progredir dell'anno.

Anche l'industria ferroviaria, se si bada alle condizioni delle compagnie inglesi, nord-americane ed argentine, ha delle eccellenti ragioni per ripromet-tersi una buona annata: cresceranno indubbiamente le spese, per opera sopratutto dei salari e del costo del carbone; ma il maggiore incasso lordo sarà più che sufficiente a compensarle, di modo che guadagno netto e corso dei titoli ferroviari subiranno un notevole rialzo.

La produzione del grano nel 1912 fu abbondante (450 milioni di quarters circa), ma il fabbisogno raggiunge un importo anche maggiore. Per il 1912-13 si prevede una richiesta dai paesi importatori (78,5 milioni di quarters) superiore di 2,5 milioni alla quantità di cui possono disporre i paesi espor-tatori. Anche prescindendo perciò da qualsiasi interruzione nei rifornimenti dal Mar Nero, i prezzi tenderanno a mantenersi elevati; e raggiungerebbero probabilmente altezze inusate, se i raccolti del 1913 prendessero, anche in parte, una piega sfavorevole.

Per il cotone in complesso la richiesta di manufatti uguaglierà quella del 1912; tutta la produzione verrà assorbita dal consumo, ed il prezzo della materia greggia si manterrà presso al livello dell'anno precedente. Nell'agosto del 1912 la previsione di un buon raccolto ridusse di 1 d. il prezzo per libbra del prodotto americano. Attualmente il prezzo ammonta a d. 7 '/* per libbra ; e dato l'aumento generale del consumo non sono da attendersi dei grandi ribassi. In tutti i rami di quest'industria si otterranno buoni risultati, e per i filatori, l'annata sarà migliore delle due o tre che l'hanno preceduta.

La produzione della gomma si accrescerà enormemente, perchè nelle pian-tagioni stabilite in conseguenza degli alti prezzi del 1910, gli alberi hanno ormai raggiunto uno sviluppo sufficiente per essere redditizi. Ma l'industria automobilistica non si sviluppa con rapidità minore; e sopratutto nei primi mesi dell'anno, quando ancora non si sarà risentita l'influenza del prodotto delle nuove piantagioni, domineranno sul mercato prezzi più che rimuneratori.

Le previsioni, come si vede, sono in complesso più che soddisfacenti. Se l'inclemenza delle stagioni non distruggerà in tutto o in parte i raccolti, e se conflitti industriali non verranno a turbare il normale svolgimento della vita economica, l'anno or cominciato sarà tra i più prosperi cho la storia recente ricordi.

Ma non vi è ragione di preoccuparci particolarmente di questi due fenomeni, poiché nulla ci autorizza a credere che la loro azione si debba esercitare in misura più intensa ed efficace degli anni scorsi.

Ben altri pericoli insidiano la vita e la ricchezza degli europei. Quando il

Business Prospects J. B. venne compilato, la conflagrazione balcanica non

era ancora scoppiata. Dopo due mesi dal suo inizio la cifra di oltre duecen-tomila morti è stata ufficialmente ammessa.

A compensare solo i danni materiali prodotti direttamente dalla guerra, dall'epidemia, dai saccheggi e dagli incendi si richiederà l'opera di lunghi anni.

Data la massa enorme di uomini distolti dalle occupazioni prevalentemente agricole di quei paesi, se lo stato di guerra si prolunga, non potrà non veri-ficarsi una notevole riduzione nei raccolti. 11 prezzo del grano crescerà ovunque oltre misura, e la miseria si diffonderà tra le popolazioni già stremate dalle enormi spese di guerra. La loro ridotta capacità di acquisto chiuderà o limiterà per parecchi anni un grande sbocco all'industria europea. La mora nei pagamenti ha già determinato numerosi fallimenti nelle nazioni che avevano intrecciato cogli stati belligeranti delle grandi relazioni commerciali. E mentre industria e commercio si contendono con saggi elevati il capitale, esigenze politiche ne lo distolgono violentemente, incanalandolo a milioni, per mille vie coperte, verso le casse esauste del tesoro ottomano.

Come se tutto questo non bastasse ci sovrasta ora la minaccia spaventosa di una conflagrazione europea. Già due grandi nazioni han bussato a danari in tutte le parti del mondo per prepararsi alla guerra.

E la previsione della sorte lieta che il Business Prospects preannuncia all'Europa se la gara fra le nazioni si svolgerà nelle imprese feconde dei traffici, rende più acerbo il pensiero dei danni incalcolabili che la sciagura immensa cagionerebbe all'Europa.

ACHILLE NECCO.

\