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RASSEGNA BIBLIOGRAFICA

II. Economia teoretica

Uno dei pochi problemi dinamici che la concezione dell'equilibrio generale ha cercato di approfondire maggiormente è quello della rendita, concepito come un gruppo di fenomeni essenzialmente relativi alle variazioni di certi prezzi in successivi stati d'equilibrio. A tale problema e coi criteri appunto della U scuola di Losanna » è indirizzata la monografia del dott. B. SAMSONOFF: Esquisse d'une théorie géne'rale de la Eente (Lausanne, Lib. F. Bouge Édit.,

rue Haldimand, 6, 1912, pagg. 246) che a buone osservazioni avvicenda ine-sattezze ed errori. Il volume si divide in due parti: la prima costruttiva, la seconda, critica. La parte positiva definisce nettamente il genere di problemi

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cui appartiene quello della rendita ed acuta è l'analisi che fa dei diversi tipi di fenomeni cui l'elemento tempo dà luogo nell'economia concreta: gli scambi tra beni presenti e futuri, cui corrisponde il saggio d'interesse (dato di

equilibri statici) e variazioni dei prezzi dei beni nei successivi equilibri,

costituenti problemi dinamici.

La u rendita » s'inquadra in questi ultimi. Come si desume pure dalla concezione paretiana generale, la rendita è per l'A. « la somma positiva o negativa realizzata, indipendentemente dalle modificazioni che possono toccare il livello generale dei prezzi, su beni prodotti o comunque esistenti in uno stato d'equilibrio economico e consumati o venduti in uno stato d'equilibrio successivo ». In questa definizione troviamo precisati nettamente elementi forse prima trascurati nell'analisi delle variazioni dei prezzi

(indipendente-mente, ecc.). Il 2" capitolo è una sintesi della concezione dell'equilibrio

gene-rale di fronte agli altri metodi di trattamento dei problemi economici; il terzo, è una lucida posizione dei problemi della dinamica economica; e nel-l'inquadrarvi i fenomeni di x rendita » l'A. vi fa un'interessante distinzione tra il profitto puro dell'imprenditore e la rendita (positiva); distinzione im-portante e necessaria di fronte ai vari economisti edonisti che hanno identi-ficato i concetti nella teoria del profitto-rendita.

Il c. IV sviluppa la teoria generale della rendita dinamica, distinguendo tra i casi di monopolio e libera concorrenza, analizzando le condizioni di tempo, di spazio, di produttività tecnica, ecc., per cui fenomeni di rendita tendono a verificarsi per le principali categorie di capitali. A noi sembra però che sul tracciato fondamentale della teoria matematica altri sviluppi essenziali si sa-rebbero potuti dedurre, completando la teoria: sovratutto, un'approssimazione per quanto è possibile, alle relazioni dinamiche più generali connesse coi fenomeni di x rendita ». Per esempio: è un dogma generale nelle teorie classiche e successive che l'aumento dei fenomeni di rendita o la produttività decrescente (tecnica) dei nuovi investimenti deve determinare un corrispondente ribasso del saggio del profìtto o più precisamente dell'interesse. Ora, considerando l'interesse il dato degli scambi dei beni disponibili in tempi diversi, e precisando le ipotesi per poter avvertire le relazioni tra fatti di » rendita » e variazioni del saggio dell'interesse, noi dobbiamo venire alla conclusione che le variazioni dell'inte-resse corrente concomitanti a fenomeni di rendita (positiva) sono addirittura

opposte a quelle finora considerate; e spero di darne la dimostrazione in un

prossimo saggio sui fenomeni dinamici dell'interesse. Del resto altri esempi si potrebbero accennare, ma ce lo vieta lo spazio, facendoci passare alla parte critica del lavoro, ove l'A. rivela una buona cultura e conoscenza delle opere delle diverse scuole. L'essenza di quest'indagine critica sta nella distinzione di due fondamentali correnti teoriche sulla rendita: la statica e la

dina-mica. L'equivoco della prima, che avrebbe già una precisa formulazione nello

stesso Ricardo, sta nel considerare e trattare la rendita come un fenomeno

statico, ovverosia un dato di un certo qualsiasi equilibrio indipendentemente

dalle variazioni dei prezzi in equilibri successivi. Ora, dirò francamente che se per alcuni degli A. che il Samsonoff riunisce in questo gruppo la critica

è esatta ed acuta, pel Ricardo e per altri è artificiosa e stiracchiata. La critica si fonda essenzialmente sulla definizione ricordiana « rent è la porzione del prodotto della terra che si paga al proprietario per avere il diritto di godere le facoltà produttive del suolo » : sotto questo aspetto, secondo l'A., apparirebbe come il fìtto d'un gruppo di capitali relativo ad un equilibrio. Ma quest'interpretazione deriva da un'insufficiente conoscenza dell'opera diana: questa è una definizione, non una tesi: essa implica nell'idea ricar-diana una serie di precedenti fenomeni dinamici che la rendita abbian resa possibile. Se una rent è pagata, ecc., ecc., è solo (secondo R.) in quanto si è per certi successivi fenomeni (aumento di popolazione, limitazione di certe terre più fertili) dovuto procedere a successive coltivazioni con produttività minore : per ciò la nozione statica che l'A. vuol trovarvi è del tutto apparente. Ma non lo è, ed in ciò conveniamo con lui, in successivi economisti specie, per es., nel Clark ove la tesi statica è visibilissima, mentre più discutibile è la critica al Marshall. In fondo, del resto, la questione ha importanza assai relativa: alla scienza non importa d'accertare quanto d'inesatto abbian potuto dire gli economisti passati, ma di rilevare ed utilizzare quanto di più esatto e fecondo sia contenuto nelle loro opere; e questo giustamente voleva il Pareto, rilevando le tesi dinamiche di Ricardo. Interessante, per quanto non mancante di varie altre inesattezze, è la rassegna delle teorie dinamiche della rendita, dallo stesso Ricardo e dall'Hermann a De Molinari ed al Pareto, che l'A. svolge negli ultimi capitoli, alla quale rimandiamo, col resto, il lettore che di per sè osserverà il buono, trascurando le scorie.

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Le Lezioni di economia politica che il prof. R. A. MURRAY ha recente-mente pubblicato come 2» edizione dei suoi Sommari (Firenze, G. C. Sansoni Edit., 1912: pagg. VII-418, L. 5) sono riuscite assai più che una semplice ri-produzione corretta del precedente lavoro, avendone l'A. migliorato molti punti e completate le parti più importanti. Rimane la stessa distribuzione generale del lavoro ed opportunamente l'A. ri conserva la piana chiarezza, a chi non è ancora molto abituato ai problemi economici ed al loro trattamento scientifico, usata nella prima edizione. E veramente, se questo volume non ci scopre orizzonti scientifici nuovi, rimane uno dei mezzi migliori ai giovani che, quasi profani della scienza, vogliano avviarsi allo studio della concezione

del-l'equilibrio generale e prepararsi alle dimostrazioni rigorose ed alla prosa

sin-tetica, densa, nervosa del Pareto. Nella prima parte l'A. ha svolti gli accenni alla storia delle dottrine economiche, la bibliografia, le considerazioni generali. Ampliamenti opportuni abbiam trovato anche nei capitoli dedicati alla « pro-duzione », capitalizzazione « e x distribuzione ».

Nel capit. Y (L'equilibrio economico generale) il Murray ha riunito le tesi esposte in uno studio di cui ci occupammo, per l'ipotesi d'un equilibrio

finan-ziario, parallelo all'economico ; e su di esse abbiamo già detto la nostra

mo-desta opinione. Pure più ricche di nozioni di economia applicata sono le pagine

riguardanti gli scambi monetari e creditizi ed un intero capitolo nuovo tratta dei fenomeni concreti costituiti dalla produzione agricola ed industriale, ecc. A parte la conservazione di qualche espressione metafisica, residuo delle sim-patie crociane di cui l'A. s'è quasi del tutto liberato, questa chiara introdu-zione alle nuove teorie economiche, cos'i migliorata, servirà meglio ai modesti ma non inutili scopi cui è destinata.

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Il prof. S . J. CHAPMAN, ha cercato di riassumere gli elementi essenzialissimi della teoria economica, in uno dei limpidi volumetti dell' « Home University Library of modem knowledge » : Politicai Economy (London, Williams e Norgate editori, 14, Henrietta st., Covent Garden, 1913, pagg. 256,1 scell., net). Il Chapman è veramente più noto come autore di lucidi e ricchi studi di economia applicata che come teorico; e ciò ci sembra dover confermare per questo volumetto, per quanto disegnato con sicura e nitida penna. L'introdu-zione è una rapida rivista dell'evoluL'introdu-zione della scienza economica: e, molto nettamente, l'A. vi mostra il definirsi d'una « positive economics science » con carattere particolarmente scientifico. Pur confondendo Waliras cogli edo-nisti, l'A. accenna esattamente alla concezione delle generali mutue dipen-denze delle quantità economiche, mostrando l'importanza, ma trascurandone le essenziali deduzioni. I successivi capitoli sulla » domanda », « offerta »

« monopolio », « moneta », fenomeni di « distribuzione », ecc., sono uno sche-letrico, ma chiaro ed armonico riassunto delle nozioni fondamentali al riguardo della scienza economica, sostanzialmente, si può dire, al punto in cui è giunta con Alfredo Marshall e colla scuola anglo-americana contemporanea. È curioso come in certi punti l'A. si spinga a tener conto in modo assai ampio delle relazioni generali, come nella considerazione delle proprietà dell'ufr7?'ty (ofe-limità) in rapporto al reddito, ecc.; e altrove invece accolga i più limitati e vecchi concetti, specie nei capitoli sui cosidetti fenomeni di distribuzione. Del resto l'A. non si proponeva di fare una vasta opera originale, ma di esporre chiaramente, per un pubblico più largo ed eterogeneo definizioni e concetti essenziali secondo la scienza a lui contemporanea a comprendere il fenomeno economico concreto, ed a ciò è abilmente riuscito.