Sui problemi coloniali continua a svolgersi la ricca e varia letteratura cui l'impresa libica ha dato origine tra noi : e gli studi in parte si volgono spe-cificatamente a quelli della Tripolitania e suoi avvenimenti, come i due volumi : L'impresa di Tripoli. Diario politico, dell'on. E . PINCUIA (Milano, Società Anom. Editrice « Avanti », via S. Damiano, 16 : Il primo periodo, pagg. 312, L. 5 ; Il secondo periodo, pagg. 218, L. 5), e come: Libya italica. Terreni ed acque, vita e culture della nuova colonia. (Milano, U. Hoepli Edit., 1 9 1 3 , pagg. 2 1 4 , L. 7,50) del prof. P . VINASSA DE REGNY ; oppure a problemi coloniali d'indole più generale, come quelli del prof. G. CAIÌANO DONVITO: Del regime finanziario e del regime doganale in ispecie delle colonie (Firenze, Tipogr. Galileiana, estratto faW Economista 1 9 8 4 - 9 6 , 1 9 1 2 ,
pagg. 1 5 2 ) e dell'avv. prof. L. NEPPI MODONA SU I rapporti fra l'uomo e il suolo nelle colonie e i tentativi fatti per risolvere i principali lati del vasto problema in alcune regioni nord-africane (Firenze, Libreria
Inter-nazionale Ed., via Tornabuoni, 20, 1912, pagg. 92). Il « Diario » del Pinchià
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è una raccolta arricchita ed ordinata di appunti, ed, il primo volume, anche di articoli in parte già apparsi su giornali, giorno per giorno dell'affrettato e movimentato periodo che va dal settembre 1911 al marzo 1912, il primo volume, e dall'aprile al giugno 1912 il secondo: cioè il più intenso e vario periodo dopo Io scoppio della guerra. Appunti rapidi e nervosi di questo coraggioso parlamentare che nell'ondata imperialista, la quale ha fatto tacere nei gruppi costituzionali del Parlamento ogni forma di libera critica e di ragio-nevole dissenso ai limiti, ai metodi, ai particolari ed al carattere generale dell'impresa, ha avuto la serena franchezza di dichiararsi pressoché solo, con-trario all'avventura non con una generica pregiudiziale, ma con una critica imperturbata, non di rado acuta, ai fatti ed allo opere con cui l'impresa si svolgeva. Non diremo di consentire in ogni sua pagina, nè possiamo riferirne, sia pure in sommario, il vario contenuto: ma non possiamo non rilevare, in via generale, l'opportunità, la necessità anzi, ed il valore politico di un controllo e di una critica costituzionale quale quella troppo isolatamente compiuta dall'A., in un periodo così importante e così discuti-bile, della vita nazionale. Dirò francamente che non appare vero indice di « coscienza nazionale risvegliata » quel mancare improvviso d'ogni critica e d'ogni opposizione, di fronte a fatti che in altro momento critica ed opposi-zione avrebbero in parte almeno suscitato: nel parlamento inglese, il più costituzionale del mondo, la critica non è mancata e uomini i più ligi alla patria ed alla dinastia, come Gladstone, si sono trovati ripetutamente contro le avventure coloniali ed i pazzeschi aumenti delle spese militari. Qualunque risposta si dia, non si possono dire mossi da uno spirito « antipatriottico » (oh la pneumatica parola) i formidabili interrogativi che l'on. Pinchia muove in varia forma attraverso le pagine dei due volumi all'opportunità economica dell'impresa, all'artificiosità degli elementi da cui si è mossa, alla scelta dell'impiego di tante risorse economiche in un'impresa simile piuttosto che nella redenzione dei moltissimi mali che in Italia attendono d'esser risanati, alle difficoltà politiche ed ai pericoli internazionali che i primi atti hanno provocato, e così via. Che nell'affrettata nervosità della critica siano sfuggiti affermazioni ed atteggiamenti discutibili, ha in fondo un'importanza secon-daria: l'essenziale è che questi volumi rispecchino i diversi elementi ed argo-menti che dentro e fuori d'Italia furono nella quotidiana vicenda levati contro il principio od il modo di svolgersi dall'impresa : solo l'avvenire dirà quanto nelle diffidenze, nelle riserve, nelle timidezze dei critici vi era di giusto e di fecondo per la Patria.
Completamente favorevole ai principi informatori dell'impresa, per quanto di natura strettamente tecnica, è il volume del prof. Yignassa de Regny : favore che si manifesta nel mettere in prevalente evidenza gli elementi favo-revoli offerti appunto dal lato tecnico esaminato dall'A. Il quale, pur non recando molti elementi nuovi, riassume ed espone le più interessanti nozioni
geografiche, geologiche, metereologiche, agricole della nuova colonia. Arric-chita da eleganti carte e fotografìe, da diligenti appendici, da non scarsi accenni storici, la parte geografico-geologica non riuscirà inutile alla gran-dissima maggioranza dei lettori. L'A. ha esaminato direttamente i terreni, specie della costa tripolina, e le sue interessanti osservazioni, in parte inedite, sono specialmente contenute nei capitoli VII e Vili ; diffuse sono le analisi, originali e desunte da altri, dei terreni tripolini, per quanto si riferiscano in genere alle regioni più vicine alla costa, più note, e non siano quindi suffi-cienti ad un giudizio complessivo sopra una regione sì vasta e difforme ed un problema complesso come quello della adattabilità ad un'intensa e proficua colonizzazione. Per cui, pur tenendo conto degli utilissimi dati ed elementi di fatto e di studio che l'A. ha raccolti e svolti in quest'opera, non ci sembra diano senz'altro diritto all'ottimismo che informa ed anima l'A. Intendiamoci, nel senso che la colonia serva entro 10, o 15 anni, non soltanto a dar nutri-mento e raccolti a qualche migliaio di coloni che abbiano avute pressoché
gratis le terre e facilitazioni d'ogni sorta, ma a raccogliere la maggior parte
del nostro flotto emigratorio in condizioni economiche, nel senso scientifico della parola, di produzione, come gli innumeri fanfaroni dell'improvvisato naziona-lismo volevan far credere. E quindi non ci sembra esatta la critica che fa alla relazione dell'Ito, di cui ho dato in questa Rivista altra volta cenno: il giudizio dell'Ito non era solo un giudizio di geologi o metereologi, ma un responso complessivo desunto dai vari elementi, anche economici e sociali, di opportunità e possibilità di larga e feconda colonizzazione, proprio della porzione migliore della nuova colonia : nè era caso l'A. s'indugiasse (p. 166-7) sulle larghe pretese cui miravano i relatori dell'Ito, poiché a ben guardare quelle condizioni sono sostanzialmente anche necessarie ad una larga coloniz-zazione italiana. Ma gli elementi discutibili del volume si possono lasciare da parte ed utilizzare invece quelli più sicuri, che non mancano.
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Ed utilissimi elementi non mancano nel breve ma denso volume del pro-fessor Neppi Modona, uno studioso oramai noto per le monografìe che in più problemi, senza grandi pretese d'originalità, hanno perù con sicuro e limpido criterio indagato ed esposto gli elementi più importanti e sostanziali per lo studio e la soluzione dei medesimi. L'attuale volume si propone essenzial-mente di desumere dagli interessanti esperimenti fatti dalla Francia in Tunisia ed Algeria, l'eventuale criterio direttivo pei due essenziali problemi costituiti dal regime delle terre e politica agraria, e dai metodi di colonizzazione delle terre politicamente conquistate.
L'A. premette un rapido ma chiaro cenno dei principali diritti reali fon-diari del regime giuridico musulmano, in vigore nei paesi dell'Affrica setten-trionale. E successivamente esamina la politica agraria del governo francese in Algeria, a cominciare dalle prime disposizioni susseguite all'inizio della con-quista nel 1830-31, caratterizzate dal semplicismo draconiano dei governatori
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militari che pensavano di risolvere con qualche norma semplice desunta dal diritto francese, i complicati problemi e rapporti di proprietà e vincoli fon-diari di fronte ai quali si trovarono i conquistatori ed i primi colonizzatori francesi. La storia dei diversi sistemi è resa dall'A. in modo fedele e lucido : la legge 1851 che mette fine ai semplicistici sistemi d'accertamento dei titoli di proprietà indigena, la politica del cantonnement interrotta da un opportuno intervento personale di Napoleone III, il ritorno, colla repubblica e le leggi più recenti, alla tendenza di sottomettere le terre indigene sotto le norme dello statuto reale francese, essenzialmente preoccupandosi dei coloni ; gli altri particolari minori, ma pur importantissimi di questa faticosa esperienza, sono ricordati ne' lor lineamenti più importanti. Altrettanto per i sistemi di colonizzazione e concessione di terre ai coloni, cui l'A. ricorda i vari episodi e periodi, dai « centri di colonizzazione » del maresciallo Clauzel e dalle con-cessioni gratuite sotto condizione sospensiva dell'ordinanza 18 aprile 1841 fino alle colonizzazioni mediante le grandi imprese e le affittanze, le sovvenzioni governative e l'ultima legge 13 sett. 1904. L'ultima parte è invece dedicata alla Tunisia, ai ben diversi criteri in essa seguiti, all'organizzazione locale dei vacuf o habù, agli opportuni espedienti che vi si escogitarono e svilup-parono onde superare l'inalienabilità di tali beni, i metodi di compravendita delle terre pei coloni con un sistema in parte analogo a quello Wakefield, al sistema Torrens, infine, che con qualche modificazione opportuna non essen-ziale fu adottato come metodo di catastazione ed accertamento dei diritti reali delle proprietà tunisine. Di fronte al R. D. del passato ottobre che tra-duce le condizioni delia pace di Losanna e dimostra l'opportuna direzione presa dal nostro legislatore verso il completo rispetto dei « vacuf » tripolini, delle proprietà indigene, verso la creazione di un'amministrazione e di un bilancio locale, con partecipazione attiva dell'elemento indigeno, queste ana-lisi dell'A. acquistano una grande opportunità, in quanto pongono in rilievo come questi criteri, cui il Governo italiano mostra fortunatamente di ade-rire, abbian dato ben diversi e migliori risultati nella Tunisia ove furono sostanzialmente seguiti, che non gli opposti criteri seguiti in Algeria, ove il metodo prevalente fu l'annientamento degli istituti indigeni con sostituzione di quelli francesi, corrispose una lunga irrequietudine più volte scoppiata in aperte ribellioni, una diffidenza, un'ostilità generale e sorda da parte dell'ele-mento indigeno che spesso s'oppose all'opera di colonizzazione e neppur oggi si può dire definitivamente eliminata.
Più generiche ancora sono le osservazioni già pubblicate dal Carano-Don-vito sull'J?conom»sfa di Firenze, ed ora raccolte nel citato volumetto. Non accenneremo ai vari principi generali dall'A. già svolti in altri volumi e qui pure accolti, dai quali modestamente ci sembra dover discordare. Lo studio prospetta bene il problema del regime finanziario delle colonie, pur non risolvendolo : ne accenna i molti lati e punti interrogativi, esaminando in
densa sintesi le opinioni più importanti degli scrittori che s'occuparono del-l'argomento : i §§ 2-8 del II capitolo particolarmente dànno molti opportuni accenni e rilievi alle modificazioni ed alle necessità che sorgono relativamente alle entrate ed alle spese pubbliche delle colonie. Ricca di dati di fatto è pure la parte terza, che si occupa del regime doganale delle colonie e nella quale l'A. si preoccupa secondo noi eccessivamente di porre in rilievo il ca-rattere protezionista de' regimi doganali coloniali, trascurandone le poco chiare cause politiche e, sovratutto, i numerosi e larghi inconvenienti. E quando (al § 5) espone largamente la tesi della porta aperta, ci sembra gli accenni siano, dal punto di vista critico, affatto insufficienti a un sì grave problema, e le generiche affermazioni che qui l'A. ripete, come altra volta osservammo, del tutto inadeguate ad un giudizio scientifico del » protezionismo ». Gli ultimi § recano accenni a problemi di tecnica doganale nella quale l'A. ha una nota competenza ed aggiungono interesse a questo studio che, pur in più punti dissentendone, è ricco di nozioni e concetti utili ai gravi problemi che si sono aperti all'azione nazionale.
GINO BORGATTA.
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