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dedotta esclusivamente dal postulato dell'uguaglianza

Il volume, che qui si annuncia, è un tentativo di sistemazione della dottrina dell'imposta intorno ad un unico concetto logico. Uno dei lati meno simpatici della cosidettn scienza delle finanze è lo sbandamento, per dir così, delle teorie o dottrine o pretesti con cui si tentano

giustili-non dissimili in questo dagli antichi. Essendo tanti i balzelli, gli scrittori hanno inventato quasi tante dottrine quanti erano quelli; giustificando le une imposte col criterio della capacità contributiva, le altre con il prin-cipio dell'uguaglianza di sacrifìcio, le altre con altre teorie sui consumi indizi di reddito, sulla comproprietà dell'ente Stato, sulla utilità relativa, sui fini sociali dell'imposta, ecc. Tuttociò è sconcertante e grottesco. L'A. tenta in questo volume di sistemare le imposte esistenti intorno ad un canone unico, che è necessariamente arbitrario, e che egli chiama il

postulato dell' uguaglianza. Esso in fondo non è che la traduzione

finan-ziaria del principio universalmente ammesso: la legge è uguale per tutti. La legge tributaria deve essere cioè uguale per tutte le lire di reddito; e tutte trattare alla stessa stregua, sia clic appartengano a Tizio od a Caio, a redditi minimi, medi, grandi e grandissimi. Ogni lira, per ipotesi, paghi dieci o quindici o venti centesimi di imposta.

Questo «postulato dell'uguaglianza » potrebbe anche essere detto il canone del minimo arbitrio. Esso è evidentemente arbitrario, come ogni altro, del resto, che si possa addurre per regolare la ripartizione delle imposte, una ripartizione la quale avviene per comando od arbitrio dello Stato. Ma i principii in tanto valgono in quanto riescono a spiegare i fatti. Ed il postulato dell'uguaglianza di fatti ne spiega moltissimi. L'A. oserebbe dire tutti; e per dimostrarlo fa passare in rassegna dapprima i due grandi gruppi delle imposte sui redditi e sui consumi di cui paragona vizi e virtù, dando la palma alle imposte sui consumi, propriamente intese, come quelle che esentano il risparmio. L'esenzione del risparmio è un corollario inseparabile del postulato dell'uguaglianza, e su di esso l'A. si diffonde lungamente, indagando ancora come, al lume del « postulato dell'uguaglianza » e del suo corollario, si spieghino le diversificazioni nelle aliquote delle imposte, le imposte di successione, di trasferimento a titolo oneroso, l'esenzione dei redditi minimi, la progressività dell'imposta, le imposte complementari su! patrimonio, le esenzioni delle foreste, il trattamento fiscale del redditi di lavoro, delle pensioni vitalizie, degli utili mandati a riserva, ecc. Possiamo soggiungere, ad assicurare le anime timorose di non parere abbastanza moderne, che il postulalo dell'ugua-glianza riuscirebbe a spiegare altresì le esenzioni dei redditi minimi, le progressività, ecc., forse meglio clic non facciano lo complicate teorie di moda. Il tentativo di sistemare logicamente ad unità le imposte dà luogo a riflessioni importanti anche per la legislazione positiva.

Sommario del volume:

Capo I — Reddito guadagnato e reddito realizzato (consumato). I due concetti in rapporto alle cose ed alle persone.

» II — Il postulato dell'uguaglianza ed il teorema milliano dell'esen-zione del risparmio dall'imposta.

» III — Della difficoltà di applicazione del teorema milliano.

» IT — Le due approssimazioni : le imposte cosidette sui consumi e le imposte cosidette sui redditi.

» V — Critica delle dottrine correnti rispetto alle suddette due maniere di imposte e fecondità della dottrina qui accolta.

» TI — Esame critico delle imposte sul reddito consumato e loro eccellenza in confronto alle imposte sul reddito guadagnato.

» TII — Costruzione di un sistema corretto di imposte sul reddito consumato. , \

» TIII — La tecnica moderna ed i due tipi di imposta/ Fondamento delle imposte sul reddito guadagnato.

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tendono ad esentare il risparmio:

Prova 7») Il risparmio presunto e la classificazione dei redditi;

L'esenzione automatica del risparmio e l'imposta complemen-tare sul patrimonio; 3») L' esenzione di una quota variabile del reddito secondo il numero dei componenti la famiglia; 4») L'esen-zione dei premi di assicuraL'esen-zione ; 5") L'esenL'esen-zione delle foreste nel periodo del rimboschimento; fi») La tassazione dei redditi del lavoro e delle pensioni vitalizie; 7») 1/imposta sul reddito dei fabbricati e quella sulle arce fabbricabili ; S») Spiegazione della progressività dell'imposta ; 9>) Le imposte sui trasferimenti in generale; 70») L'imposta successoria in ispecie; 7/») L'imposta sui trasferimenti a titolo oneroso pure in ispecie; 72») Il consolida-mento dell'imposta; 70'») L'esenzione dell'auconsolida-mento di valore non realizzato dei titoli di portafoglio e degli utili mandati a riserva ; 74») Prime lince di una teoria degli Stati cuscinetto e della con-correnza tributaria tra gli Stati.

» X — Nel quale si conclude con una esortazione ai critici.

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I L C A N A L E D I P A N A M A

SOMMARIO.

Ci»|>. I. Storia del Canaio ili Panama — Cap. II. La situazione attuale degli Stati Uniti nel Pacifico — Clip. III. La Marina mercantile degli Stati Uniti — Cap. IV. Le tasse e i concorrenti del Canale di Panama — Cap. V. Di-sposizioni legislative degli Stati Uniti por il Canaio di Panama — Cap. VI. Ammissibilità della loggo 24 agosto 1912 nei riguardi dol diritto internu-zionale — Cap. VII. Consegueuzo dell'apertura del Canale di Panama — Conclusione — Bibliografia.

CAPITOLO I.

S t o r i a del C a n a l e di P a n a m a .

Come sin dai tempi più remoti dell'antichità sotto il regno di

Rameses II (1320 a. C.) erasi pensato al taglio dell'istmo di Suez,

ardita concezione menzionata pure da Erodoto e Strabone, così l'inizio

della ricerca di un passaggio fra l'Atlantico ed il Pacifico risale

nella storia alla scoperta del nuovo continente.

Cristoforo Colombo colla traversata dell'Atlantico pensava trovare