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Considerazioni malinconiche di nn aspirante agente di cambio

Questo disegno di legge mira a moralizzare quel centro di infezione del credito italiano che è la Borsa. Se gli agenti di cambio sono su per giù tutti eguali quanto a moralità, almeno

imponiamo loro una cauzione che serva di freno (Approvazioni vivissime).

(Dal resoconto della Tribuna del 18 dicembre 1912 delle parole pronunciate dall'on. Giolitti, presidente del consiglio dei ministri, in occa-sione della discusocca-sione del disegno di legge sulle borse).

Le parole che ho voluto mettere in testa a questo sfogo, scritto in uno stato d'animo che sta fra l'avvilimento per il perduto miraggio di conqui-stare il baston di maresciallo di agente di cambio e l'orgoglio patriottico di diventare una ruota, umile ruota, ma inamovibile, dello stupendo meccanismo di pubblici agenti e di ispettori governativi destinato a risanare i mercati finanziari italiani, quelle parole sintetizzano mirabilmente, è inutile negarlo, l'opinione che la generalità degli italiani ha delle borse e la credenza da essi nutrita intorno all'efficacia curativa del disegno di legge che fu appro-vato dalla Camera dei deputati nella seduta del 19 dicembre 1912 e che sarà senza dubbio registrato senza osservazioni dal Senato in una delle pros-sime tornate.

La sovralodata opinione comune fu limpidamente espressa in una canzone del Guerin Meschino, la quale si fregiava delle stesse parole che qui sopra si vollero riportare a documentazione storica del pensiero economico italiano attuale in materia di borse. Sarebbe pregio dell'opera riprodurre qui l'intiera canzone nella quale si narra come

SM questi probi agenti,

che non mai in altrui danno ma nel pubblico ben ricchi si fanno, le parole roventi

di Giolitti destar nella coscienza comun eco sì immensa,

qual solo destar può l'annunciazion di ciò

che ognun da tempo, se non diqe, pensa

Vi \

ed il cui commiato dice:

Vanne, o canzone, dove pel cliente che incarica fidente

di vendere o comprare, non so se per destino crudele o gentil vezzo

sempre venduto viene al minor prezzo e comprato al maggiore del listino. Non lasciarti adescare

nè da sorrisi, nè da complimenti e neppure (mio Dio!) da abbonamenti. Dirai forte soltanto:

u Questa sala sarà

« il tempio sacro alla moralità, « ma di non porvi piede alto mi vanto ».

Le parole del capo del governo e dell'eco fedele della sapienza popolare indicano come il legislatore si sia proposto di disciplinare e moralizzare, non potendoli sopprimere, come si fa con le bische, quei « covi di briganti », quei « centri di infezione del credito italiano », che sono le Borse.

L'impresa era degna del cuore paterno del nostro legislatore. Oggi che i padreterni sono ritornati di moda, ed i governanti, da buoni padri di fami-glia, si propongono di salvare tutte le industrie sofferenti, lo zolfo, gli agrumi, la seta, il cotone, il ferro, ecc., ecc.; è ragionevole che essi abbiano voluto assolvere anche l'alta missione di salvare i poveri capitalisti che si avventu-rano nei covi — talvolta sono dei palazzi inaugurati in gran pompa da ministri banchettanti, ma non importa — dove si fa negozio di valori mo-biliari.

La missione misericordiosa è assolta con svariati avvedimenti, tutti impron-tati alle cure più affettuose del buon padre di famiglia :

1) Le borse sono sottoposte alla vigilanza del governo, delle camere di commercio, delle deputazioni di borsa e dei sindacati dei mediatori. Presi-diato da tanti vigili curatori, sicuro che il governo non solo invierà ispettori di due ministeri (di A. I. e C. e del Tesoro) ma provveder^ a far sorve-gliare, come oggi, le adunanze da avveduti delegati di pubblica sicurezza, quale sarà il capitalista che ancora temerà di essere derubato od ingannato ? Egli potrà con piena fiducia affidare alle borse i proprii risparmi; se essi scompariranno e gii rimarrà in mano della carta straccia, sarà almeno sicuro di aver perso secondo tutti i sacramenti di rito;

2) Tanto più ne sarà sicuro, in quanto i tutori vigilanti si dovranno vigilare a vicenda; ed il presidente della camera di commercio non potrà prendere provvedimenti, senza sentire la Deputazione di Borsa ed il Sinda-cato dei mediatori, ed i provvedimenti presi dovranno essere approvati dal ministro di A. I. e C. (art. 3). Da sola, inoltre, la Deputazione di borsa conterrà la somma locale della sapienza finanziaria ed economica, perchè per nominare uno dei suoi membri dovranno concertarsi insieme i ministri del Tesoro e di A. I. e 0. e per nominar l'altro dovranno accordarsi insieme gli Istituti di emissione; e ad un terzo provvederà la stanza di compensazione (art. 4). Con tanti lumi e con tanti controlli come potrà dubitare l'incauto risparmiatore di non essere ben guidato; tanto più che, se deputazione di borsa e sindacato dei mediatori falliranno alla meta, fulmineamente il ministro di A. I. e C. potrà mandarne i membri a spasso e surrogarli con un commissario di sua fiducia ? (art. 7) ;

3) Nessuna tema potrà avere il frequentatore dei « covi » o « centri di infezione » finalmente « risanati », di trovarsi più in mala compagnia; perchè gli art. 8 e 9 provvedono ad escluderne i falliti, i condannati, gli insolventi, i non iscritti nel ruolo dei mediatori pei titoli o valori, i non osservanti leggi e regolamenti ed i non ossequenti alle autorità costituite ; e perchè l'art. 10 dà anche facoltà alle camere di commercio di pretendere l'esibizione della tessera da coloro che volessero entrare iu borsa. Chi mai, essendo munito di tessera, rifiuterà di assumere il contegno austero che si addice alle persone insignite della dignità di pubblico ufficiale?

4) Il risparmiatore saprà anche (art. 11 e 12) cbe i tutori delle borse — li indicherò in blocco, cosi, per non ripetere ogni volta l'elenco — avranno sottoposto i titoli negoziati ad un attento esame, prima di ammetterli al sacro rito della quotazione : accogliendo senza esame solo quei titoli che, per essere emessi o garantiti dallo Stato, dalle Provincie, dai comuni e dagli istituti di credito fondiario, sono considerati dalla sapienza dei padreterni, come intrinsecamente e sempre consigliabili; e sottoponendo a scrutinio so-spettoso invece le azioni e le obbligazioni di quelle che, chiamandosi Società per azioni, dànno sospetto di essere associazioni di svaligiatori della borsa altrui. Per presunzione generale si escluderanno le società piccole, con meno di 600.000 lire di capitale; l'esperienza avendo dimostrato che la moralità nelle contrattazioni comincia solo dalle 600.000 lire in sù; e che sono in ispecial modo pericolose quelle società che, avendo fatto buoni affari, sono riuscite a ridurre il proprio capitale a meno di 600.000 lire (art. 12) ;

5) L'interdetto all'entrata in borsa sarà specialmente severo verso quei titoli che provengono dall'estero; essendo notorio^che, se vi sono Stati esteri

che promettono ai loro creditori un interesse più elevato dei 3 '/» %, ciò fanno solo per trarre in inganno i capitalisti malcauti e per muovere sleale concorrenza allo Stato italiano, il quale, con la conversione della rendita, ha fissato per sempre nel 3 '/» % il limite massimo a cui potrà giungere in futuro il tasso di interesse. Se vi sono Stati esteri che offrono ai capitalisti il 4, il 4 Vi o il 5 "fi, l'onta ed il vituperio ricada su di essi ; ma ai loro titoli siano chiuse le borse italiane (art. 13), essendo ben certo che il capitale italiano deve rimanere in patria ed ivi star contento al 3 '/a °/0 che i padre-terni nella loro imperscrutabile sapienza hanno fissato come « equa » rimu-nerazione del capitale. 0 forse il governo italiano non fissa i prezzi dello zolfo e non stabilisce 1' « equo trattamento » dei ferrovieri delle reti secon-darie ? Perchè deve sembrare strano che il legislatore fissi altresì dove, come ed a cbe saggio di interesse il risparmio « nazionale » deve impiegarsi? E perchè in avvenire dovrà sembrare strano che il legislatore obblighi ogni cittadino ad una data quota di risparmio annuo, per « disciplinare » conve-nientemente anche questo ramo di umana attività ed » assicurare » governi, comuni, Provincie e fors'anco privati imprenditori, di poter fare a fidanza su una « regolare » provvista di capitali a « moderati » e non « usurari » tassi? Senza l'obbligo dèi risparmio e del suo investimento « nazionale », come si potranno « risarcire » i danni che la caparbietà dei risparmiatori, pervicaci nel trafugare all'estero i propri risparmi, malgrado la tassa di bollo, arre-cherà a tutti coloro che hanno « giusto diritto » ad avere capitali in prestito al 3 ' / , % ? ;

6) Per eccezione, saranno ancora consentiti in borsa i contratti a ter-mine, di riporto, e magari anche quelle esecrande forme di speculazione cbe si chiamano contratti differenziali. Ma poiché la « speculazione » dev'essere in principio considerata come cosa pestifera e agli occhi del perfetto padre-terno abbominevole ; poiché cioè non deve essere lecito che vi sia chi osi prevedere l'avvenire ed operare in conformità alle fatte previsioni; poiché nes-suno deve azzardarsi a vendere allo scoperto azioni di una società che egli sa essere male amministrata e prevede dovrà subire perdite di esercizio e forse falcidio di capitale, o titoli di uno Stato o di un Comune, i cui ammi-nistratori, a parer suo, spendano troppo e preparino la necessità di far ricorso a nuove imposte o a nuovi debiti; così camere di commercio e governo po-tranno sempre ordinare che i contratti avvengano solo a contanti ; ed ogni giorno si negozi solo quella quantità di titoli che per quel giorno i deten-tori u veri » vorranno vendere a « veri » capitalisti, disposti a tenersi i titoli comperati. Anzi, in ogni caso e senza aspettare l'intervento del governo e delle camere di commercio, ogni compratore può obbligare in qualunque istante il venditore a trasformare il contratto a termine in un contratto a

contanti, mediante l'esercizio del diritto di sconto. Che bisogno invero di speculare, di prevedere, a proprie spese e rischio, l'avvenire quando c'è il governo cbe pensa a tutto, quando ci sono le camere di commercio, le depu-tazioni di borsa, i sindacati dei pubblici mediatori che pensano a u discipli-nare » le contrattazioni e che dicono : questo è un titolo buono, quest'altro è un titolo cattivo ; il prezzo cbe si fa oggi è il prezzo « vero » e non vi è bisogno di preoccuparsi dell'indomani ? Non forse è scritto che, nelle famiglie bene educate e inspirate ai principii della nostra santissima religione, all'in-domani deve pensare il padreterno ed è inutile impicciarsi degli affari altrui, anche quando sono i nostri?

7) Il nostro capitalista avrà, entrando in avvenire nelle borse italiane, una grande soddisfazione: sapere che nel momento medesimo in cui egli contratterà a Torino, i suoi colleghi risparmiatori delle altre città d'Italia dovranno pensare anch'essi a dare ordini ai loro agenti di cambio; in quel momento e non in un altro. L'orario unico (art. 17) toglierà lo sconcio che alla Camera i ministri del Tesoro ovvero di A. I. e C. non sappiano dire se a quell'ora sono o non sono radunati i borsisti in qualcheduna delle 21 borse d'Italia. Non potendole sopprimere tutte e concentrarle a Roma, dove l'occhio dello Stato padreterno durerebbe meno fatica a sorvegliarle, a disciplinarle, a regolarle, almeno siano aperte tutte nelle stesse ore del giorno; e negli stessi giorni provvedano alle risposte dei premi, alla compensazione ed alla liqui-dazione. Così il ministro di A. I. e C. o del Tesoro potrà al suo collega estero ripetere la famosa frase di quel ministro francese : a quest'ora tutti gli sco-lari di Francia — scusate, tutti gli agenti di cambio d'Italia — vendono ai massimi e comprano ai minimi prezzi, per apprestarsi, dopo colazione, a scri-vere ai clienti, come dice accortamente il Guerin Meschino, cbe le vendite furono fatte al minore e le compere al maggiore prezzo del listino. Almeno, se i clienti hanno da essere derubati, lo siano con tutte le regole, in guisa da non imbrogliare i compilatori dei registri statistici, tenuti al ministero di A. I. e C. e del Tesoro, con la diversità delle ore e dei giorni, che sono destinati a compiere quelle mistificazioni che han nome di risposta dei premi, compensa-zioni, riporti e liquidazioni. Così, almeno, i diversi cirmeni d'Italia, quando asseriranno che gli ebrei di Francoforte e di Vienna ed i cristiani di Parigi e di Londra spargono notizie false per far ribassare o rialzare qualcosa il 31 del mese, non correranno il rischio di fare la brutta figura di immaginare quelle manovre allo scopo di influeuzare il 31 una liquidazione già accaduta a date diverse, a seconda delle diverse borse, fin dal 23 o 24 o 25 ! Ahimè ! dimenticavo che il regolamento italiano potrà insegnare ai cirmeni quale sia l'orario unico italiano, non, purtroppo, gli orari diversi delle borse straniere ; talché ancora in avvenire, se qualche disgrazia accadrà a qualche titolo

italiano, i padreterni nostrani potranno sempre dar la colpa del misfatto alla irregolarità incomportabile, anzi all'abuso gravissimo per cui la borsa di New-York, trovandosi su un meridiano diverso, si apre in ore differenti da quelle europee, e sarà sempre possibile di fare con essa arbitraggi ed influenzare sinistramente la regolarità decorosa delle borse italiane. Regolarità decorosa la quale ben presto vorrà essere emulata, speriamolo, da tutti i paesi stra-nieri, i quali, Dell'anno del cinquantenario e della conquista libica, sono rimasti in muta ammirazione sorpresi dalla nostra novella grandezza economica e si apprestano ad imitarci, oltrecchè negli appalti alle cooperative, nel consorzio zolfifero e nel monopolio delle assicurazioni, anche nelle • sapienti discipline » mercè le quali le tumultuose e » privatamente anarchiche • borse di Londra e di New-York saranno ben presto eclissate dagli splendori delle borse di Roma, Genova, Milano, Torino, ecc.

Vi è in verità qualche maligno il quale sussurra essere l'orario unico isti-tuito per comodo delle tre o quattro grandi banche italiane, le quali, tro-vandosi dappertutto onnipresenti con le loro filiali, terranno in mano i fili delle borse e le manovreranno a loro piacere, sicure di non essere disturbate dagli arbitraggi altrui, esercitati oggi per mezzo delle borse cbe si aprono prima o si chiudono dopo le altre;

8) Ma è questa una malignità offensiva del decoro della burocrazia ro-mana padreterna, simile a quell'altra che insinua aver voluto la burocrazia, paga di gonfiare essa stessa a dismisura, ridurre il numero degli agenti di cambio, perchè il minor numero fosse più agevolmente sottoposto al controllo delle grandi banche accentratici più agevolmente che non le odierne falangi, in cui pub sempre costituirsi un gruppo dissidente di operatori atto a gua-stare le più belle e regolari campagne intraprese sotto l'egida dei legittimi dirigenti.

Il contrasto • artificioso » tra burocrazia crescente e agenti di cambio, fatti diminuire a forza di legge, è insussistente. È naturale che la burocrazia cresca, poiché cresce nelle maniere prescritte dai libri sacri : con alla testa il mini-stro e sotto di lui, in infinita teoria, i direttori generali, capi divisioni, capi sezione, primi segretari, segretari, vice-segretari, commessi, uscieri e portieri. Tutto ciò è bello, è « organico » ; in questo corpo allargantesi tutti obbedi-scono — anche quando non fanno niente o leggono i fatti di cronaca nel giornale, o scrivono all'amorosa, o speculano colla guida dell'annuario sulla, morte dei superiori, od organizzano la federazione per ottenere l'incremento di stipendio o di organico — alla medesima volontà.

Non così procede l'irrequieto Btuolo degli agenti di cambio e degli opera-tori d'adesso. Ve n'è dei ricchi e dei poveri, gente che s'è fatto dei milioni e poveri diavoli che si devono fare imprestare le IO mila lire di cauzione.

Tutti oggi hanno diritto di entrare nel recinto dove si compie il sacro rito della determinazione dei prezzi « ufficiali » ; tutti vi si affollano, vi si urtano — quando ci sono affari — in modo incomposto e indecoroso. Tutto ciò è irre-golare, poco decente, anzi » immorale ». Via tutto questo disordine! Se è difficile rendere gli uomini di borsa x morali », ossia atti, come i deputati alla vigilia delle elezioni, a pensare esclusivamente colla testa del governo, si educhino almeno a sopportare il freno della cauzione. Via dal tempio della fortuna chi non ha almeno le 30 o le 100 mila lire di cauzione! È sperabile che gli agenti con grossa cauzione saranno più rispettosi delle autorità costituite; e non oseranno ribattere parola quando il Concilio costituito, sotto l'egida degli Istituti di emissione, dai maggiori istituti di credito, enunciati rispettosamente nell'ordine della rispettiva importanza di capitale e di depositi, dalle più cospicue casse di Risparmio del Regno (coll'erre maiuscolo) e dalle più accreditate banche private capitanate dal sig. Della Torre della Banca Zaccaria, Fisa e C. avrà proclamato l'infallibilità della parola pronunziata dai sommi pontefici romani per la salvezza dell'economia italiana, per la condotta delle borse, per il futuro regolare andamento delle industrie momentaneamente sofferenti.

Quando gli agenti di cambio, con grossa cauzione, avranno finalmente com-preso che il loro è un sacerdozio, una missione da compiersi secondo gli ordini della somma autorità gerarchica, allora essi saranno degni partecipare alle gioie della gerarchia.

Con altro disegno di legge si provvederà a consentir loro di avere dei vice agenti, e poi ancora, diventando essi primi agenti od agenti superiori, come quelli delle imposte dirette, potranno avere la soddisfazione di avere sotto di sè dei subordinati tutti muniti di tessera e tutti capaci di entrare nel recinto delle grida. Ma vi entreranno non più turbolenti, indisciplinati, irrispettosi, ribelli, decisi a fare il rialzo quando le autorità costituite vo-gliono il ribasso — il governo in verità non vuole mai il ribasso, ma pare che le » maggiori » banche, di cui sopra si disse, non lo vedano talvolta di mal occhio — od il ribasso quando in alto si vuole il rialzo; bensì in atto di compunzione e bene persuasi della propria missione di essere i portavoce autorizzati, gli » organi » legalmente costituiti dei loro capi o primi agenti, emanazione alla lor volta dei superiori ministri del Tesoro e di A. I. e C.

Anzi, a maggior confusione dei quattro o cinque mila soci della borsa di Londra e degli ancor più numerosi operatori della borsa di New-York, i quali ogni giorno dànuo di sè turpe spettacolo d'indisciplina e di nessun rispetto per i superiori — non ci fu a Londra un signor Crisp che osò imprestare alla Cina 10 milioni di lire sterline, e lanciare sul mercato i relativi titoli, infischiandosi indecentemente del dispetto del Foreign Office, il quale stava « partecipando » ad un x regolare » prestito delle sei potenze, per mezzo delle « maggiori » banche x accreditate », ecc. ecc.? — potrà essere nel

nel recinto » ufficiale » delle grida sia « regolata • secondo le norme delle pre-cedenze : prima entreranno e grideranno i grandi ufficiali, poi i commenda-tori, poi i cav.-uff., e finalmente i cavalieri. Ultimi i semplici « signori » ; ma chi non sarà almeno cavaliere tra gli agenti con grossa cauzione?;

9) I semplici « signori » li lascieremo a terra, a lamentarsi contro il legislatore, il quale li ha espropriati senza indennità del patrimonio imma-teriale costituito dall'abilità professionale acquisita, dalla clientela, dalla con-quistata fama di u immoralità ». Strillino pure costoro. Li lascieremo gri-dare. L'on. Giovanelli, esperto in materia di leggi con espropriazione senza indennità, ha già esaurientemente dimostrato che non si poteva far a meno di mandarli a spasso perchè « noi abbiamo stabilito delle condizioni per « venire al più presto possibile ad un assetto regolare dell'esercizio delle « borse. Ora se noi facciamo delle eccezioni a quello che abbiamo delibe-u rato, veniamo a proldelibe-ungare lo stato di irregolarità che finora si è raante-« nuto. » Avete sentito o gente inutilmente querula ? x Noi » ossia noi Giova-nelli padreterni, abbiamo deciso di sbarazzarci di tutti voi che eravate indisciplinati, irregolari, turbolenti, poco usati alla dovuta ubbidienza. Non lamentatevi, cbè avete torto. Non ci sono i precedenti ? 0 che in Italia non si sono già espropriati senza indennità i proprietari di aree fabbricabili, i proprietari di case e terreni desiderati dalle ferrovie di Stato, gli assicura-tori, gli esercenti imprese di pompe funebri e di affissioni, ecc. ecc.? 0 che non è pronto un disegno di legge per espropriare i farmacisti? Di che cosa vi lamentate ? Di essere ridotti sul lastrico e di violazione della norma dello Statuto che vieta le espropriazioni senza giusta indennità? Si vede che voi non sapete nulla delle più recenti conquiste della nobile scienza del diritto e non avete letto le dotte memorie in cui illustri giuristi hanno dimostrato cbe il principio dell'espropriazione con indennità è oramai una vieta ubbia e