• Non ci sono risultati.

Antonio Trincheri

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 66-70)

In questi ultimi anni il sistema creditizio ha assunto un'importanza eccezionale perché la sua presenza è stata decisiva nella vita economica na-zionale ed estera. Particolarmente in Italia il cre-dito è stato impegnato contemporaneamente nel servizio dello sviluppo economico e nella difesa antinflazione; ha dovuto inoltre servire ai disa-vanzi pubblici e si è in gran parte sostituito al mercato finanziario divenuto poco vitale.

In Italia l'importanza del credito deriva pure dalla rilevanza del risparmio; infatti il popolo italiano continua ad essere particolarmente rispar-miatore nonostante il consumismo e l'inflazione. Le famiglie italiane ancora nel 1973 e cioè in piena inflazione hanno risparmiato per ben 13.000 miliardi; purtroppo questo risparmio è assorbito in parte notevole dai disavanzi pubblici e quindi non è tutto disponibile per le attività produttive.

Il credito risente pure dell'andamento ciclico dell'economia; cosi nei periodi di abbondante liquidità le imprese si trovano in recessione e quindi per la ridotta attività e soprattutto per mancanza di sicure prospettive rinviano gli inve-stimenti (il cosi detto cavallo che non beve). Quando invece si è in espansione il credito viene limitato per esigenze di difesa monetaria e le imprese non lo ottengono nella misura occorrente oltre che pagarlo altamente. Il credito, come tutta la vita economica, ha bisogno di uno sviluppo pili ordinato, non improntato cioè allo « stop and go ».

Il credito deve essere continuamente disponi-bile per le imprese le quali cosi possono program-mare i loro investimenti; in sostanza è il credito che deve adattarsi alle esigenze delle imprese e non viceversa. A sua volta il credito non deve es-sere sconvolto dal patologico andamento dell'eco-nomia, pure essendo tenuto a compiere le sue scelte stando nel quadro della politica economica generale.

Costo del denaro.

Nei confronti del sistema creditizio la lamen-tela ricorrente è quella dell'alto costo del denaro. Il desiderio di ridurre il costo del denaro parten-do dal tasso di sconto si è manifestato in tutti i paesi, compresi gli Stati Uniti che nel novembre del 1970 sono scesi al di sotto del 6 % ; però tale desiderio si è frequentemente scontrato contro la dura realtà che spingeva all'aumento.

In Germania il pericolo di surriscaldamento della congiuntura ha impedito più volte un sensi-bile ribasso del tasso di sconto nonostante la forte liquidità. Nella maggior parte dei paesi l'ostacolo maggiore si è avuto nelle spinte inflazionistiche, nonostante che la distensione politica tra le grandi potenze abbia esercitato una influenza benefica e cioè riduttiva sui mercati internazionali.

Il 1970 aveva visto la Germania e la Francia portare il tasso di sconto dal 7 al 6 , 5 % . L'Italia seguendo l'insegnamento di Einaudi ha sempre avuto una tendenza moderata nella politica del tasso di sconto; infatti per un paese che vuole crescere il costo del danaro deve essere tenuto il più basso possibile, salvo che in circostanze di emergenza le quali purtroppo si presentano.

In Italia dal 1958 sino al 1969 il tasso di scon-to è stascon-to fermo al 3 , 5 % . Nel marzo 1970 il tasso di sconto è stato aumentato dal 4 al 5 , 5 % nel-l'ambito della lotta all'inflazione. Nell'aprile 1971 il tasso di sconto è stato ridotto al 5 % in seguito ad una tendenza favorevole in atto nei mercati internazionali e per aiutare il rilancio dell'attività produttiva; a fine 1971 il tasso sconto è al 4 , 5 % per scendere nell'aprile 1972 al 4 % . Questo an-damento è stato possibile in seguito ad una note-vole liquidità, più o meno forte secondo i mo-menti.

Nel 1973 in relazione alle perturbazioni valu-tarie internazionali ed al progredire dell'infla-zione su scala mondiale, il costo del denaro

au-menta sensibilmente più all'estero che in Italia ove il tasso di sconto è limitato al 6 , 5 % .

Sino alla fine del 1972 le banche italiane ap-plicavano un tasso medio del 7 , 7 5 % sugli sco-perti di conto corrente (che sono la via più ordi-naria del credito a breve termine). La tendenza all'aumento del tasso sulle aperture di credito è stata contenuta sino alla prima metà del 1973; dopo si arriva al 9 % . Ma all'estero nello stesso tempo i tassi del credito ordinario toccano o su-perano il 1 0 % .

L'Italia deve, sia pure con qualche ritardo ade-guarsi all'andamento internazionale perché è col-pita dall'inflazione e pure per non incentivare l'esportazione di capitali. Cosi nel settembre 1973 vengono emessi Buoni del Tesoro con scadenza semestrale al tasso effettivo del 9 , 6 4 % .

Nell'agosto 1973 il tasso di sconto negli Stati Uniti ed in Germania viene portato al 7 % . In Italia il tasso di sconto subisce un grosso balzo nel marzo 1974 in cui passa dal 6,5 al 9 % ; come è noto i prestiti ai privati sono in genere concessi con 3-6 punti in più rispetto al tasso di sconto; ma nei mesi successivi i tassi liberi tendevano ad allontanarsi più del normale dai tassi ufficiali: segno questo di una tensione eccezionale.

L'emergenza in Italia è scoppiata in pieno nel maggio 1974 in cui la liquidità bancaria viene fortemente ridotta in seguito ai depositi infrutti-feri e vincolati del 5 0 % sul valore delle impor-tazioni dei beni di consumo. Il costo del denaro per le imprese tocca livelli mai visti: dal 14 al 18% secondo le operazioni e la clientela; simili livelli sono proibitivi salvo che si consideri una continuità della inflazione, il che evidentemente non è auspicabile sul piano generale.

L'aumento del costo del denaro è una delle leve fondamentali di ogni azione antinflazioni-stica, specialmente se si accompagna, come è ne-cessario, a restrizioni esplicite nei riguardi degli investimenti speculativi. Però può giungere a fer-mare lo sviluppo del reddito.

Quindi il ritorno dei tassi di sconto e dei tassi bancari a livelli normali è desiderabile che avven-ga il più presto possibile ed un certo raffredda-mento della congiuntura economica internazio-nale, previsto per il 1975, potrà facilitarlo. D'altra parte la rapida adeguabilità dei tassi di sconto e bancari ed anche dei saggi delle obbligazioni al mutare delle circostanze economiche, è una esi-genza fondamentale per le funzioni del credito.

L'aumento dei tassi non è soltanto dovuto alle

restrizioni volute dalle autorità monetarie, ma anche alla rincorsa tra tassi attivi (quelli percepiti dalle banche) e tassi passivi (quelli corrisposti dalle banche ai depositanti); questa rincorsa, ol-tre a far aumentare il costo del denaro più del necessario, colpisce gravemente il mercato delle obbligazioni e delle cartelle fondiarie i cui saggi d'interesse restano a lungo immutati; viene cosi fuori la grossa anomalia per cui i tassi a breve sono più alti dei tassi a lungo termine; questa anomalia è dannosa perché allontana i risparmia-tori dagli investimenti durevoli che sono indi-spensabili per lo sviluppo economico.

Le prospettive sono di un molto lento avviarsi alla normalizzazione del costo del denaro e del mercato dei capitali, sia per qualche risultato po-sitivo nella guerra all'inflazione (con la connessa minore espansione nella maggior parte dei paesi) sia per l'ampia marea dei petrodollari che in qual-che modo andranno impiegati.

Ordinamento istituzionale.

Tutto l'ordinamento istituzionale interessante l'attività creditizia e finanziaria deve seguire il passo del progresso. Però le accuse che si fanno al sistema creditizio italiano sono in certo qual modo contradditorie; si afferma infatti che il cre-dito è insufficiente, ma si sostiene nello stesso tempo che le imprese sono troppo indebitate (e questo è vero). Il vero problema è un altro (anche se connesso) e cioè la ancora difficoltosa provvi-sta di capitali da parte delle imprese specialmen-te di quelle minori; tale problema è stato soltanto minimamente risolto con il credito agevolato.

In Italia è aumentato il bisogno di finanzia-mento delle imprese in seguito alla caduta del-l'auto-finanziamento delle medesime, mentre in-vece il ricorso delle imprese alle fonti esterne di finanziamento non può sostituire integralmente le possibilità interne: ciò si desume dalla esperienza delle imprese che si sono sviluppate nelle varie parti del mondo; soprattutto l'autofinanziamento è garanzia di efficienza e di continuità negli inve-stimenti.

Un inizio di manovra positiva del credito si è avuto nel luglio 1973 quando è stato ordinato alle banche di non accrescere oltre il 12% in un anno il credito per importo superiore al mezzo miliar-do, lasciando invece libertà per le operazioni di più bassa entità, rivolta alle minori imprese.

Dall'aprile 1974 il volume globale dei prestiti concessi da ogni azienda di credito non può

au-mentare in un anno di oltre il 15%, mentre per le attività commerciali, finanziarie, assicurative e per i privati il limite è stato fissato al 1 2 % .

Che la manovra del credito, necessaria nella politica congiunturale, sia sempre adeguata non è certo; si pensi soltanto che sono stati ridotti i finanziamenti anche alle imprese impegnate nel-l'esportazione, proprio quando il più grosso pro-blema è rappresentato dal deficit della bilancia dei pagamenti.

Le critiche di eccessiva prudenza mosse al si-stema creditizio sovente dimenticano che le ban-che operano con mezzi altrui e ban-che la mancata prudenza ha portato in passato a costosi salva-taggi. Ciò non toglie che sia da considerarsi e da attuare, sempre in limiti prudenziali, il nuovo criterio secondo cui il credito va concesso non soltanto in base alle garanzie reali ma tenendo conto della redditività presente e futura delle im-prese.

Ogni innovazione nel sistema creditizio non può inoltre prescindere dalla specializzazione de-gli istituti in relazione al modo di raccolta del risparmio e ai tipi di finanziamenti operati. Il tipo di banca mista e cioè che opera contemporanea-mente a breve, a media e a lunga scadenza non può rappresentare la regola; infatti trova applica-zione prevalente in Germania ma non negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.

La trasformazione di risparmio a breve termine in investimenti a lungo termine presenta sempre difficoltà e rischi. Al credito di investimento deve provvedere la raccolta di mezzi sul mercato finan-ziario mediante obbligazioni; ma il mercato delle obbligazioni per essere fiorente esige la stabilità del valore monetario: da tutte le parti la proble-matica economica ritorna sempre a questo punto.

Necessariamente a nuove esigenze devono cor-rispondere nuovi tipi di istituti. Sono sorte in Ita-lia recentemente le prime banche d'affari da tem-po esistenti all'estero, aventi lo scotem-po di dare una assistenza finanziaria, specialmente per l'emissio-ne di obbligazioni. Mancano in Italia quelle che negli Stati Uniti d'America si chiamano « venture-capital » e cioè società finanziarie che aiutano le imprese nel loro sorgere sottoscrivendo azioni di forte minoranza.

I punti deboli del sistema creditizio italiano sono principalmente due:

1) insufficiente distinzione tra destinazione speculativa e destinazione produttiva dei crediti;

a questo proposito certi osservatori sostengono che persino l'esportazione di capitali ha avuto dei finanziamenti bancari;

2) crescenti prestiti ad enti pubblici i quali in questo modo coprono gli ingenti deficit di bi-lancio anche per spese correnti; questa grossa distorsione più che voluta è subita dal sistema creditizio e quindi la responsabilità e prevalente-mente dei pubblici poteri.

Incidere su queste due cause significa ridare al sistema creditizio italiano una maggiore vita-lità e perciò una possibivita-lità di sostenere lo svilup-po economico e gli investimenti sociali più ne-cessari.

M e r c a t o finanziario.

Il sistema creditizio italiano soffre pure per l'insufficienza del mercato finanziario; infatti pre-mono sul sistema creditizio le domande di capi-tale che non trovano sbocco nel mercato finan-ziario.

Sia perché la struttura bancaria, anche se ag-giornata, non può sostituire completamente il mer-cato finanziario, sia perché le imprese sono già molto indebitate, una ripresa nel settore azionario è indispensabile; ma ciò è possibile soltanto assi-curando redditività e sicurezza all'investimento azionario. Le Borse Valori in Italia sono turbate non soltanto da cause economiche ma pure da spinte speculative incontrollate.

Il problema più grave per l'economia italiana (dopo l'inflazione) è quello degli investimenti a lungo termine; detto problema richiede un clima politico-sociale rassicurante, ma anche strumenti adeguati che sono appunto le istituzioni finan-ziarie ed il mercato azionario.

Dal punto di vista razionale è inspiegabile come in Italia non si sia mai adeguato il mercato finanziario alle esigenze dello sviluppo special-mente sotto l'aspetto della necessità fondamen-tale che è quella di fare affluire continuativa-mente e sistematicacontinuativa-mente il capitale di rischio alle imprese. È vero che il mercato finanziario presu-me l'economia di presu-mercato e una redditività di im-prese sufficiente a remunerare i fattori di produ-zione impiegati; ma ciò premesso e attuato, la vitalizzazione del mercato finanziario diventa sol-tanto un problema tecnico-economico (concentra-zione di operazioni) oltre che legislativo (disci-plina dei fondi comuni d'investimento, controlli sui bilanci, informazioni societarie); il tutto per

acquistare e mantenere la fiducia dei risparmia-tori investirisparmia-tori.

La rivitalizzazione del mercato finanziario si-gnifica pure afflusso di capitali dall'estero, inco-minciando da quelli italiani espatriati. Avere suc-cesso pieno in una operazione di questo genere significa cambiare il destino dell'economia italia-na che è proprio arretrato nei capitali e nelle ini-ziative.

Con un più regolare andamento economico, con un ordinamento istituzionale progredito, con un mercato finanziario normalizzato, il tormen-toso problema della carenza e della fuga dei capi-tali viene avviato a soluzione.

Aspetti internazionali.

In una economia aperta gli aspetti internazio-nali diventano sempre più determinanti. Infatti quando si crea liquidità nei mercati internazio-nali, questa più o meno intensamente affluisce sui mercati nazionali con relative conversioni in mo-neta dei singoli paesi.

Anche in campo internazionale la liquidità subisce alti e bassi piuttosto frequenti e cioè si passa da situazioni di abbondanza a situazioni di scarsità. Si attende la soluzione a questa altalena dalla riforma del sistema monetario internazio-nale e soprattutto da maggiori poteri del Fondo Monetario Internazionale.

Resta pure la grossa spina dei capitali vaganti che passano da un paese all'altro senza mai essere destinati ad investimenti durevoli. Nel movimen-to internazionale dei capitali è necessario distin-guere il movimento che porta ad investimenti (acquisto di imprese o di titoli azionari) dal mo-vimento che crea depositi puramente valutari (come i dollari che acquistano marchi in Germa-nia). Il movimento internazionale dei capitali vol-to agli investimenti costituisce un indispensabile sostegno dello sviluppo economico e porta alla diffusione territoriale delle iniziative e dell'occu-pazione, mentre il secondo tipo di movimento

rappresenta un fattore destabilizzante molto peri-coloso, per cui occorreranno norme e vigilanza concordate internazionalmente.

L'attività creditizia nel mondo avrebbe certa-mente più regolarità se fosse presieduta da una banca centrale internazionale avente poteri di indirizzo e di coordinamento sulle banche cen-trali nazionali. Internazionalmente va pure risolto il grosso problema delle eccedenze valutarie dei paesi arabi e la soluzione non può essere che di carattere creditizio.

La crisi petrolifera ha eccentuato gli squilibri economici e finanziari di molti paesi; ora soltanto un accorto impiego degli strumenti creditizi può evitare una crisi generalizzata negli scambi mon-diali che potrebbe derivare da restrizioni alle importazioni largamente praticate.

Un grande sistema di finanziamenti su basi multilaterali per passare i surplus di capitali dai paesi arabi ai paesi industriali deficitari nella bi-lancia dei pagamenti, darebbe nuovo slancio allo sviluppo economico ed eviterebbe un andamento involutivo nel commercio mondiale.

In Europa se, come si spera, il processo di unificazione economica e politica deve proseguire effettivamente, una funzione sempre più eminente dovrà essere assunta dalla Banca Europea degli Investimenti con le sue caratterizzazioni che sono quelle di contribuire alla messa in valore delle regioni meno sviluppate, come pure di consentire la riconversione delle imprese e la nascita delle nuove attività.

Concludendo dobbiamo rilevare che in questi ultimi vent'anni i mercati del credito, delle valute e dei capitali hanno avuto una crescente interna-zionalizzazione. Sorgono problemi di tutela d'in-teressi pubblici nazionali e di finalità sociali, ma non si può prescindere da impostazioni interna-zionali in tutte le decisioni. Regolamenti sono ne-cessari ma intoppi e resistenze non fanno che ritardare una evoluzione che risponde ad esigenze di progresso.

Quali strumenti urbanistici

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 66-70)