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Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 43-49)

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VREE E FLUSSI DI GRAVITAZIONE*

JER SERVIZI DEL GRURRO FI

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PIEMONTE

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PIEMONTE L'ORGANIZZAZIONE GERARCHICA DEL TERRITORIO D I P E N D E N Z E D I L I V E L L O R E C I O N A I S U B - R E G I " .. „ C O M P R E N C E N T R I U R B A N I ( i l i O R D . O S U P . '••>

•IEMONTE

POTESI DI RIORGANIZZAZIONE EQUILIBRATA DEL TERRITORIO

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P R I N C I P A L I I N T E R D I P E N D E N Z E A L I V E L L O S U B - R E G I O N A L E E R E G I O N A L E PRINCIPALI D I P E N D E N Z E DI L I V E L L O C O M P R E N S O R I A L E

C E N T R I U R B A N I CHI ORD. O SUP.) S U B C E N T R I

in prospettiva l'attuale assetto gerarchico della redistribuzione dei servizi nell'ipotesi di una struttura policentrica del territorio.

Ma il compito della Regione potrebbe essere anche quello di interpretare creativamente, dal punto di vista cioè della pianificazione e della in-tegrazione funzionale dell'assetto dei servizi pub-blici, e di indirizzare a livello di piano l'inter-vento privato nei settori di servizi in cui questo opera, limitandone gli effetti speculativi.

Collegato strettamente al problema della pia-nificazione dei servizi è quello della gestione degli stessi. Attorno a questo problema è in atto una forte mobilitazione. La riconversione dei settori pubblici passa attraverso la promozione di una gestione democratica che ritrovi nei nuovi livelli di organizzazione un modo di esprimersi più am-pio e partecipato.

In tal senso vengono richieste all'operatore pubblico precise indicazioni localizzative dei di-versi sistemi di servizi e l'indicazione di come i nuovi livelli organizzativi adombrati nelle leggi o nelle proposte a livello nazionale debbano es-sere intese nel contesto regionale piemontese.

A questo livello la Regione Piemonte ha in-cominciato a muoversi, ad esempio con l'in-dicazione delle priorità di decentramento della funzione Universitaria, e con le proposte di di-strettualizzazione del territorio regionale, per la funzione istruzione.

Più lenta sembra essere la definizione degli interventi in materia assistenziale e sanitaria; non esiste infatti a tutt'oggi una posizione «

Uf-ficiale » né proposte concrete sulle quali si

pos-sano intravedere le linee per una riorganizzazione complessiva del settore.

L'ipotesi dell'integrazione dei servizi come processo necessario ad una loro organizzazione unitaria implica l'impossibilità di riferirsi agli standards come soglie funzionali da attuare.

L'integrazione dei servizi viene giustamente interpretata come processo creativo di progetta-zione di nuove strutture funzionali a patto che venga rifiutata ogni « soluzione settoriale » ed evitando che le tipologie integrate tendano a ri-chiudersi su se stesse in una autosufficienza messa in crisi da tutte le esperienze italiane e straniere finora attuate.

Ciò richiede la messa in batteria degli inter-venti nei diversi settori all'interno di una « rete di i n t e r d i p e n d e n z e » alternativa all'attuale redistri-buzione della domanda e dell'offerta.

La strategia di « diffusione equilibrata » dei servizi viene proposta attraverso due diversi tipi di intervento: il consolidamento di poli di

riequi-librio a livello infraurbano e interurbano, e l'uti-lizzo delle armature storiche (nel senso del

recu-pero e della rivitalizzazione) in modo da limitare gli sprechi territoriali e da reinserire nel processo di sviluppo i centri lasciati finora in posizione marginale.

A supporto di tali indicazioni operative gono proposte « simulazioni » per le quali ven-gono formulate tre ipotesi di cui la prima è in

ordine alla redistribuzione dell'offerta « comple-ta ». In essa, allo scarso aumento della gravicomple-ta-

gravita-zione su Torino e sui subcentri della la e 2a

cintura fa riferimento un incremento sensibile dei poli periferici dell'area metropolitana: Chivasso, Chieri, Carmagnola, Rivoli e Ciriè e un consoli-damento relativo dei centri con rapporti domanda-offerta già elevati sulla media regionale (Asti, Pinerolo, Saluzzo, Mondovf, Biella e Borgosesia); vengono quindi prospettati incrementi più cospi-cui su Ivrea, Biella, Borgosesia, Acqui. Tali ope-razioni rientrano nell'obiettivo della creazione di

« centri completi » che assorbano razionalmente

la domanda gravitante.

La seconda ipotesi di offerta equilibrata è una

simulazione capace di verificare il funzionamento dei centri dal punto di vista dell'accessibilità in relazione alla distribuzione della domanda in con-dizione di una « equa diffusione » dei servizi in particolare dell'assistenza e dell'istruzione. At-traverso tale simulazione si giunge a rilevare che l'abbattimento delle differenze qualitative e quan-titative dei servizi nei diversi centri produrrebbe una redistribuzione più corretta della domanda.

La terza ipotesi di redistribuzione dell'offerta

oltre ad obiettivi generali fra i quali l'allarga-mento della rete dei centri plurifunzionali com-pleti, la redistribuzione delle capacità di offerta tra i centri completi, l'eliminazione degli squili-bri fra domanda e offerta e l'utilizzazione del-l'armatura urbana esistente, prospetta che agli interventi sui servizi corrispondano interventi coordinati in altri ambiti fra i quali le localizza-zioni industriali, gli insediamenti abitativi, e gli interventi nel settore dei trasporti. In tale simu-lazione viene ripreso il discorso area per area, e si prospetta una esemplificazione più analitica nel senso della considerazione del ruolo dei centri secondari in ciascuna area.

Questa ipotesi di redistribuzione dell'offerta anche all'interno delle singole aree, secondo cri-teri di perequazione che considerano l'allarga-mento del numero dei centri « completi », l'utiliz-zo dell'armatura esistente e il riequilibrio del-l'offerta sui singoli centri, viene ritenuta valida in senso generale per ridurre la gravitazione sul ca-poluogo regionale, per equilibrare la gravitazione sugli altri poli, e per recuperare aree mal servite con la fornitura di nuove strutture di servizio.

Meno precisa risulta la ricerca sulla ridefmi-zione della rete di accessibilità, e l'assunridefmi-zione o meno delle ipotesi in atto a livello regionale in materia di infrastrutture stradali. In particolare non viene approfondita la possibilità di integra-zione fra i sistemi di accessibilità pubblici e pri-vati limitandosi a delineare in via schematica i grandi itinerari lungo le direttrici fondamentali. Tali itinerari sono: Genova Ovada Vercelli -Trafori Nord; Vercelli - Santhià - Ivrea - Aosta traforo Nord Ovest; Savona - Torino - Frejus; Traforo Sud; Cuneo - Asti - Alessandria - Pia-cenza.

Una attenzione più approfondita sulla politica di intervento nel settore dei trasporti, soprattutto nel concentrico Torinese e sulla riconsiderazione

del trasporto pubblico a livello regionale, po-trebbe dare a nostro avviso, ulteriori «

informa-zioni » alla politica dei servizi all'intera scala

regionale.

È importante in ultima analisi rilevare come la presente ricerca giunga in un momento partico-lare della attività di pianificazione della Regione Piemonte, sia livello di settore (rilancio della leg-ge per la casa, interventi in campo sanitario e assistenziale, scolastico e universitario ecc.) sia a livello di pianificazione territoriale (Comunità Montane, Area Metropolitana, Decentramento Industriale).

Questa ricerca sull'Assetto dei Servizi nella Regione Piemonte è quindi uno strumento tecni-co e culturale di notevole portata e troverà una verifica politica negli strumenti che lo Stato, la Regione Piemonte e gli enti locali si daranno per coprire i fabbisogni in modo qualificato. Ad essa va il merito di avere affrontato il problema con una strumentazione scientifica adeguata alla sua intrinseca complessità e capace di restituire una immagine non neutrale o falsamente oggettiva del comportamento territoriale del settore dei servizi, restituendone un quadro globale controllabile in sede di previsione.

Assetto dei servizi in Piemonte

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 43-49)