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Pio Filippo Becchino

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 59-63)

In conseguenza della completa e pratica messa in opera degli articoli 33 e 34 dello Statuto dei lavoratori si possono ormai rilevare alcuni incon-venienti (oltre a quello singolare illustrato con l'articolo cui si fa seguito, recentemente pubbli-cato su questa stessa rivista), inconvenienti che rapidamente vengono cosi riassunti:

— Gravi difficoltà quanto allo scorrimento graduale veloce e progressivo delle graduatorie dei disoccupati, difficoltà che possono condurre addirittura alla stasi o blocco amministrativo de-gli avviamenti. Ai fini di questi ultimi, de-gli avvisi con cartolina agli iscritti in graduatoria (eviden-temente da parte degli Uffici di Collocamento im-portanti) comportano perdita di tempo notevole. Tanto avviene per l'incostante e lento funziona-mento delle Poste, mentre per contro, gli Uffici citati non possono procedere ad avvisi diretti in quanto di norma non hanno in forza uscieri — e gli uscieri d'altronde non potrebbero avere com-piti di messaggero per corrispondenza a mano — . I Comuni infine, anche se interpellati, quasi mai ritengono di potere aderire a richieste dell'Or-gano di Stato — richieste peraltro indirizzate sopra un tentato piano di collaborazione sociale ma sulle quali i Comuni possono dichiararsi giu-ridicamente incompetenti — di porre a disposi-zione dell'Ufficio di Collocamento agenti motoci-clisti per avvisare in giornata i disoccupati segnati in graduatoria ed aventi via via diritto all'avvia-mento. (La celerità di questo sistema, oltre che giovare particolarmente a disoccupati ed impre-se, permetterebbe all'Organo di Stato di passare indenne e senza ricorsi — senza che Esso possa essere imputabile ad alcun titolo di omissione di atti o di abuso di ufficio, senza tema di ledere diritti di disoccupato alcuno — ai nominativi chc man mano seguono in graduatoria i disoccupati che dovrebbero a rigore essere i designati al

la-voro ma che, uno appresso all'altro, rinunciano all'avviamento).

— Le già menzionate graduatorie, specie se relative agli individui iscritti presso gli Uffici di Collocamento maggiori, sono spesso formulate in modo che genera malcontento negli utenti del ser-vizio: questo succede sia per l'interesse di molti disoccupati a non documentare le loro vere situa-zioni familiari in ordine al bisogno di occupazio-ne, sia per la quasi assoluta impossibilità per gli Uffici di Stato di accertare e riaccertare le situa-zioni familiari patrimoniali-occupative degli aspi-ranti a lavoro subordinato da includere in gradua-toria, specie se questi sono immigrati recenti. Al Collocamento infatti non è dato valersi diretta-mente, a fini accertativi, di forze di Polizia, Cara-binieri, Guardie comunali, ecc.; l'Ufficio di Stato inoltre non può in pratica mettere in moto — quanto a controlli delle situazioni economiche (continuamente da aggiornare) dei disoccupati, ogni volta almeno che vi sia da effettuare un av-viamento di rilievo — l'Ispettorato del Lavoro, il quale sta funzionando a ranghi ridottissimi, sotto pena di distogliere lo stesso Ispettorato dai suoi normali compiti di vigilanza — e la situazio-ne durerà almeno finché non vi sarà l'unificaziosituazio-ne (con una certa intercomunicabilità e una certa polivalenza nei compiti) dei ruoli periferici del Ministero del Lavoro.

— La rigida applicazione delle graduatorie, cosi come prevista dalla legge, oltreché, come già detto, poter condurre alla paralisi dell'attività del servizio di collocamento, rende totalmente vano d'altro canto il lungo e paziente lavoro che certi collocatori potrebbero avere personalmente svolto per conoscere circostanze e fatti atti ad assegnare posti consoni alle attitudini dei disoc-cupati.

La graduatoria di precedenza e bisogno è equi-valente quindi alla negazione di un collocamento promozionale e trasforma in conseguenza il collo-catore in un semplice e freddo burocrate cui deb-bono essere familiari solo aridi coefficienti, senza memoria per evenienze e difficoltà della vita dei disoccupati, portate spesso a conoscenza dell'im-piegato grazie alla sua veste di operatore sociale, ma sotto forma di stretta confidenza.

La graduatoria in altri termini, considerando i lavoratori come una categoria di esseri numerati e interscambiabili, non lascia spazio al collocatore anche quando questi è informato di circostanze dell'esistenza di alcuni disoccupati, circostanze che non possono essere pubblicizzate.

— L'operazione avviamento al lavoro, te-nendo scarsissimo conto della voglia di lavorare dei disoccupati (la quale in pratica può espri-mersi in modi diversi) non solo non facilita l'in-contro della domanda e dell'offerta, ma getta su quest'atto (iniziale di un rapporto di lavoro) una lunga ombra di diffidenza da parte del datore di lavoro, diffidenza cui consegue il desiderio di evi-tare l'intervento dell'Organo di Stato.

È a questo punto che si inserisce il discorso sui passaggi diretti, che f u oggetto dell'articolo su « Cronache Economiche » al quale si fa seguito ed a cui si rimanda il lettore.

In proposito ci si limita quindi ad un brevis-simo richiamo espositivo.

L'istituto della « libera circolazione dei lavora-tori subordinati legittimamente occupati », am-messo e tutelato dalla Legge 2 6 4 / 1 9 4 9 è stato in sostanza conservato dalla Legge n. 3 0 0 / 1 9 7 0 . L'Ufficio di Stato (Collocamento) pertanto non può opporsi al trasferimento immediato da una impresa ad un'altra nei confronti dei soggetti che (presso lo stesso o presso un diverso Ufficio di Collocamento) abbiano ottenuto, relativamente al-l'immediatamente precedente datore di lavoro, un provvedimento amministrativo il quale abbia autorizzato l'occupazione dei soggetti stessi op-pure si sia limitato, nei casi espressamente con-sentiti, a prendere atto di una situazione occu-pativa.

Di questa possibilità di transito da ditta a ditta si sono avvalsi molto largamente sino ad oggi imprese e lavoratori, soprattutto ricorrendovi nel caso di inammissibilità di avviamento per per-sone non proprio bisognosissime e pertanto situa-te nella graduatoria dell'Ufficio di Stato in

posi-zione arretrata e di diffìcile sfocio in buone possi-bilità di occupazione.

In proposito si ricorda che i passaggi diretti di manodopera, relativi alle industrie maggiori, specie metalmeccaniche (che rappresentano la spina dorsale dell'economia di molti centri urba-ni ed offrono lavori più continuativi) sono diven-tati, per la quasi totalità degli Uffici di colloca-mento delle città dell'Alta Italia, più del 5 0 % circa dell'attività degli uffici stessi (anche se trat-tasi di attività meramente burocratica oltreché di registrazione). Si precisa però che le maggiori in-dustrie assumono ormai il personale quasi esclu-sivamente a mezzo dei passaggi menzionati.

All'uopo ed a campione si fa seguire uno spec-chietto che illustra l'operato del collocamento di una città piemontese capoluogo di provincia (Asti) nel solo campo della metalmeccanica, con inizio dal 1970 (anno in cui f u emanato lo Sta-tuto dei lavoratori) e con riferimento a ciascuno degli anni successivi.

Anno Avviamenti Passaggi diretti dei passaggi Percentuale

1970 708 134 15,9

1971 737 282 27,7

1972 600 874 59,3

1973 686 1116 61,9

Come si può evincere dalle cifre esposte, l'Uf-ficio Collocamento di Asti è perciò ormai per buona parte isterilito; la sua sfera di autonomia è minima, esclusivamente rivolta a lavori saltuari, stagionali, all'umido e all'aperto, scarsamente ap-prezzati e richiesti. Chiamato sempre meno in causa l'Organo di Stato si riduce praticamente ad una struttura in cui seriamente, con il maggior impegno possibile, anzi a volte affannosamente, si elaborano graduatorie di persone incollocabili o che nessuno vuole assumere.

Pertanto in definitiva l'Ufficio è condannato ad esistere come bardatura scarsamente utile e vitale presso cui si appongono inutili timbri.

Nello stesso modo è ridotta o tende ad esserlo la massima parte degli Uffici nelle città indu-striali.

— Tanto si è ritenuto di esporre in gene-rale anche per addivenire, più specificamente, alla situazione collocativa dei giovani.

Questi ultimi (ma non solo i giovani) ai quali dagli Uffici di Collocamento vengono cestinate richieste nominative irregolari ma riguardanti la-vori che essi stessi si sono trovati, diventano con-testatori ed a volte violenti contro l'Autorità costituita. Se, per togliere i giovani da questo stato d'animo ribellistico, alcuno si attentasse a suo rischio a suggerire loro che esiste pur tutta-via — nel sistema collocativo italiano — un altro mezzo di assunzione consistente nei passaggi di-retti da una ditta all'altra, non farebbe che inse-gnare quanto più valido — per accedere ad un lavoro qualsiasi — sia l'illecito giuridico diretto ad aggirare la legge la quale in pratica gradua-lizza la portata del diritto al lavoro (affermato per tutti dalla Costituzione come principio basilare) giungendo a renderlo inattuabile in alcuni casi (e cioè nei confronti dei disoccupati meno bisognosi, ultimi in graduatoria e pertanto segnati oltre i limiti di numero cui abitualmente si spingono le richieste di manodopera). Il dover ricorrere ad un sistema di collocamento insincero (passaggio di-retto sulla base di un primo rapporto non effettivo ma che naturalmente deve parere effettivo) al fine di poter lavorare girando l'ostacolo dell'inammis-sibilità delle richieste nominative è inoltre per i giovani non solo eticamente diseducativo ma in-duce in loro assai presto una mentalità frodolenta.

* * *

Allo stato attuale della legislazione, per gli Uffici di Collocamento, specie dopo lo Statuto dei lavoratori, è impossibile sfuggire al generaliz-zato rigido e pesante regime delle graduatorie di precedenza che la legge 3 0 0 / 1 9 7 0 ha dilatato sin quasi a comprendervi ogni qualifica.

Lo scrivente ritiene tuttavia di poter ricono-scere due vantaggi nel sistema che avevano cer-cato di seguire alcuni Uffici di Collocamento (spe-cie in epoca pre-Statuto) non applicando mecca-nicamente le graduatorie:

— Primo vantaggio: gli Uffici citati

riu-scivano veramente ad aiutare qualche disoccupato bisognoso e volonteroso a trovare un lavoro fisso, mentre oggi da un lato le graduatorie, limitative di ogni iniziativa, sono un feticcio indistruttibile relativo a posti di lavoro scarsamente appetibili e d'altro lato il ricorso all'istituto dei passaggi diretti (innestati su un primo rapporto di comodo anche se apparentemente effettivo) fa si che i posti buoni nelle ditte migliori siano coperti

uni-camente da coloro che hanno le possibilità di poter fruire di tale mezzo. I veri diseredati sono pertanto eliminati da ogni competizione per i po-sti di lavoro cui sia connesso un certo avvenire. 1 passaggi diretti non sono dati ai poveri ma solo a coloro che sono in grado di sobbarcarsi le spese del menzionato primo indispensabile rapporto di lavoro (molto spesso simulato anche se indimo-strabile come tale) e cioè contribuzioni ed oneri sociali ad esso connessi, compensi vari a consu-lenti e piccoli datori di lavoro pronti al primo rapporto, altri compensi ad impiegati degli uffici-personale dei datori di lavoro cui effettivamente mira il disoccupato, ecc. — (Si fa presente, con l'occasione, che la legge non fissa la durata mi-nima del primo rapporto di lavoro su cui ha da impiantarsi un passaggio diretto, creando per-plessità continue negli addetti al collocamento).

—- Secondo vantaggio: nel trattamento che

1 disoccupati potevano ricevere da parte di certi Uffici-Collocamento, prima dell'applicazione ri-gida e tassativa delle graduatorie, era presente una umanità ed un tentativo di comprensione del prossimo che oggi non può più esistere. Si cer-cava cioè di porre in essere quel tipo di colloca-mento che oggi, nei Corsi ministeriali per anima-tori e collocaanima-tori, viene pomposamente chiamato promozionale, ma che ormai è solo un ricordo, un rimpianto ed un vagheggiamento.

Oggi gli uomini che collocano non possono più tener conto dello slogan « l'uomo giusto al posto giusto » perché la paura di sanzioni varie, in caso di mancata messa in opera dello Statuto, i rischi di denuncia per omissione di atti d'ufficio oppure per abuso d'ufficio nei rispettivi casi di dinieghi di avviamento non sufficientemente docu-mentati oppure di concessioni di nulla-osta non strettamente amministrativamente pertinenti o di-sposti su documentazioni non assolute, ha reso nulle le iniziative e vanificato l'attività umani-taria e sociale degli Uffici ed anche delle Commis-sioni locali. Gli uomini da collocare sono consi-derati tutti simili quanto ad attitudini fisiche ed a qualità morali e come tali indicati nelle finche e caselle delle graduatorie in base al sistema mec-canicistico che l'applicazione fredda ed automa-tica della norma comporta.

Timore quindi che venga malintesa e messa sotto accusa ogni eventuale iniziativa men che ortodossa; cautela degli impiegati onesti che, con

ragione, si sono ancorati alla graduatoria ed alla Commissione locale rispettivamente credendole un approdo ed uno schermo; rammarico dei fun-zionari più sensibili e socialmente impegnati di non poter più seguire a dovere i casi umani più dolorosi; inutilità della presenza di qualsiasi assi-stente sociale nel fiancheggiare l'opera del collo-camento: questi i risultati raccolti ultimamente con la retta applicazione dello Statuto dei lavora-tori in tema di collocamento.

Lo scrivente si rende conto che il sistema pre-cedente, meno rigido, poteva eventualmente in-durre gli impiegati meno integri a possibili e maggiori tentazioni di corruzione, ma ritiene che valesse la pena di correre quel rischio, natural-mente a patto che i superiori attentanatural-mente voles-sero sobbarcarsi ad un'azione giornaliera e con-tinua di sorveglianza.

Con la progressiva scalata invece ad un'appli-cazione effettiva e senza evasioni dello Statuto gli Uffici non hanno raggiunto traguardi che li pos-sano illustrare davanti a chicchessia.

Neanche la Magistratura attualmente inqui-rente per vari motivi presso svariati Uffici di Col-locamento d'Italia può rallegrarsi che la legge ora venga applicata letteralmente e globalmente. In tal modo e per tal via non si può infatti accreditare agli uffici alcuna apertura e sensibilità sociale, non si possono far diminuire le liste degli scontenti, non si favorisce la produzione, non si è in grado di realizzare alcuna meta in senso profondo ed umano.

Lo spirito dello Statuto dei lavoratori non può essere stato quello di voler incasellare ogni disoc-cupato in una graduatoria inefficiente ma tassa-tiva a tal punto da essere boicottata, da un lato, dai datori di lavoro i quali debbono sistematica-mente ricorrere ai passaggi diretti per fruire di

manodopera adatta, e, d'altro lato, dalle stesse Commissioni locali di svariati Comuni in cui i citati Organi collegiali autorizzano a loro rischio gli avviamenti « per chiamata » (accorgimento che elude le graduatorie, tenendo conto solo dei presenti alla chiamata e non di chi, magari più bisognoso, non ha potuto intervenire per una causa qualsiasi anche se validissima).

Lo spirito dello Statuto non può essere sente e riscontrarsi in un collocamento che pre-scinda da ogni valutazione ed apprezzamento senza una minima visione promozionale, anche se i raggiungimenti connessi ad un'interpretazione meramente letterale possono, in certo senso, fa-vorire la posizione degli Uffici del lavoro i quali hanno, tra l'altro, il vantaggio di poter oggi tenere in non cale le segnalazioni e raccomandazioni di disoccupati (bisognosi, a volte, ma indietro in graduatoria) provenienti da Procure della Repub-blica, Consigli di Patronato, Prefetture, Eccellen-ze varie. Onorevoli, ecc., trascurare intromissioni di Enti ed Autorità locali, anche se le stesse con-tinuano a verificarsi con giornaliero e costante stillicidio.

Lo scrivente conclude questo scritto, che somi-glia meno ad uno studio che ad una constatazione di fatti, con alcune brevissime proposte:

— gli Uffici dovrebbero ottenere l'attribu-zione legale di compiti intesi all'effettual'attribu-zione di un collocamento di tipo più umano e sociale;

— le possibilità di richiesta nominativa dovrebbero essere notevolmente aumentate, spe-cie nei confronti dei giovani anche non appren-disti;

— i passaggi diretti dovrebbero poter ser-vire alla sola libera circolazione degli specializ-zati ed altamente qualificati già occupati.

Nel documento Cronache Economiche. N.009-010, Anno 1974 (pagine 59-63)