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Per poter definire le criticità connesse all‟attività turistica, si deve partire dall‟identificazione degli input e degli output tra turismo e ambiente15.

Gli input possono identificati nelle risorse energetiche, in quelle idriche, nelle risorse del territorio (suolo, vegetazione..), e in quelle alimentari.

Gli output sono rappresentati dal degrado marino, costiero e montano, dalla cementificazione, dai rifiuti solidi, dalle emissioni in atmosfera, dagli scarichi, dalla desertificazione, dall‟eccessiva infrastrutturazione.

Tra le esternalità collegate alle attività turistiche vanno ricordate quelle negative che sono all‟origine della possibile diminuzione della identità sociale e culturale dell‟area ospitante, dell‟aumento della produzione dei rifiuti, dell‟aumento del consumo di beni primari e risorse (acqua, energia..), delle modificazione e distruzione degli ecosistemi montani, lacustri, costieri, marini, l‟inquinamento del suolo e dell‟acqua, la perdita della biodiversità, gli impatti estetici e visivi, la congestione e l‟inquinamento acustico, il lavoro nero e/o minorile e la prostituzione. Le esternalità positive dipendono dall‟area in esame e possono manifestarsi nel recupero e valorizzazione economica e sociale (moltiplicatore del reddito ed occupazione) di aree altrimenti degradate (Camarsa G., 2003).

Un elemento fondamentale per inquadrare il fenomeno turistico e le sue complesse relazioni è la

Capacità di Carico di una località turistica (CCT). Secondo l'Organizzazione Mondiale del

Turismo (WTO, 1981) la Capacità di Carico è rappresentata dal “numero massimo di persone

15 Si veda Andriola L., Turismo durevole e Sviluppo Sostenibile: il quadro di riferimento italiano,

http://www.amb.casaccia.enea.it/homesite/Cat/1_hotel2.htm Visitatori Tempo Escursionisti Visitatori Turisti residenti 0

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che può una località turistica, nello stesso periodo, senza comprometterne le caratteristiche ambientali, fisiche, economiche e socioculturali e senza ridurre la soddisfazione dei turisti”16. La capacità di carico può essere a sua volta suddivisa in (tabella 2.1):

capacità di carico fisica o ecologica, limite (esprimibile concretamente nel numero dei visitatori) oltre il quale le risorse ambientali o culturali della destinazione risultano danneggiati (degrado di un ecosistema o di un monumento);

capacità di carico economica, limite oltre il quale la qualità della visita si riduce drasticamente, al punto da determinare una contrazione della domanda;

capacità di carico sociale, il limite oltre il quale le altre funzioni non turistiche dell‟area risultano danneggiate o ostacolate, con conseguente degrado nella qualità della vita della popolazione ospitante (o danno sulle altre attività produttive).

La capacità di carico può anche essere analizzata in rapporto al prodotto turistico, vale a dire il numero di visitatori compatibile con l‟immagine del prodotto turistico di una destinazione e con il tipo di esperienza ambientale e culturale che i turisti cercano.

Tabella 2.1 - Definizione della capacità di carico di una destinazione turistica

Fonte: Rielaborazione da Inskeep E., 1991

16 Si veda Osservatorio per il turismo sostenibile, EdATS, UNISI a Grosseto, www.goodwin.econ-

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Il calcolo della capacità di carico di un‟area turistica rappresenta uno strumento per valutare fino a che punto lo sviluppo turistico può progredire senza distruggere le risorse da cui esso dipende, garantendo al contempo la soddisfazione degli obiettivi dell‟industria turistica, del turista e della popolazione locale (Camarsa G., 2003).

Naturalmente la CCT di un territorio può assumere valori diversi dal punto di vista del residente e dal punto di vista del turista e da ciò discende anche il fatto che la CCT non è esprimibile attraverso un “numero magico”. Se così si procedesse, s‟incapperebbe nell‟errore di sottovaluzione del fatto che sia il concetto stesso che i risultati di un ipotetico calcolo possono assumere significati del tutto diversi a seconda del contesto socio-economico ed ambientale, in cui ci si trova ad operare come del tipo di turista che si ha di fronte.

A fronte di ciò, la CCT deve essere pensata come un intervallo di valori, piuttosto che un numero ovvero come un intervallo entro il quale si verifica il processo di sviluppo sostenibile del turismo (figura 2.6).

Il limite superiore di quest‟intervallo è costituito dallo sviluppo intensivo della risorsa turistica, da questo punto in poi in pratica lo sviluppo non è più sostenibile dal punto di vista delle risorse ambientali e culturali del territorio. Si tratta del classico caso di sviluppo economico guidato da investitori esterni, con l‟obiettivo di massimizzare il profitto.

Il limite inferiore è definito sull‟opzione di sviluppo turistico alternativo basato su forme soft di turismo (ecoturismo radicale). Sostanzialmente riguarda l‟approccio iper-conservativo del territorio dove il turismo viene vissuto unicamente come una minaccia per l‟ambiente e non una risorsa; può essere associato ad una possibile scelta di chiusura del territorio, con la rinuncia allo sviluppo generato dal turismo (Satta A.).

Figura 2.6 - La capacità di Carico (Carrying Capacity)

Fonte: Satta A.. La Valutazione della Capacità di Carico Turistica nel Mediterraneo, Ecobilancio Italia

free development intensive development moderate option of alternative tourism extreme option of alternative tourism no tourism minimum maximum full saturation sustainable development

JOBS AND MONEY SLOGANS SLOGANS NATURE CONSERVATION ECONOMIC DEVELOPMENT ECOLOGICAL BALANCE PROFIT PEACE AND SOCIAL BALANCE INVESTORS INTERESTED ONLY IN MAXIMUM PROFIT ("POLLUTE AND PAY" PRINCIPLE) Concept promoters

Concept promoters

MILITANT ECOLOGISTS AND "EXPERTS" FROM DEVELOPED COUNTRIES WHO OFTEN TREAT LOCALS AS ABORIGINES ("NATIVES")

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Lo studio delle capacità di carico ha quindi l‟obiettivo di definire la “sostenibilità” turistica di una località, intesa come capacità di sostenere nel tempo un dato afflusso di turisti e il conseguente utilizzo delle risorse locali disponibili. Consiste nel numero di turisti che può essere compatibile con il mantenimento degli standard ambientali e di qualità del servizio offerto, tenendo presente i limiti ambientali “oggettivi”, gli indirizzi della normativa e della pianificazione preesistente, le volontà della comunità locale. Una condizione che non può, e non deve essere dimenticata nella pianificazione della risorsa turistica è che il turismo deve portare sviluppo economico e che questo deve essere programmato per rappresentare una risorsa di lungo termine. Non è affatto un caso che le Linee Guida UNEP (United Nations Environmental Programme) indicano come la valutazione della Capacità di Carico Turistica debba diventare parte integrante del processo di pianificazione e gestione del turismo nelle aree turistiche.

Figura 2.7 - Carrying capacity and sustainable tourism development

Fonte: Guidelines for Carryng Capacity Assessment for Tourism in Mediterranean Coastal Areas, 1997

La metodologia della valutazione della Capacità di Carico è nata in campo biologico e meccanico, e quindi appare di difficile applicazione al turismo, per la contemporanea presenza di variabili sia oggettive (che sono in principio catturate) che soggettive (le quali per costruzione gli sfuggono). Il problema è reso più complesso anche dall‟elevato peso che assumono le esternalità e la dimensione pubblica di queste ultime.

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Pertanto ne viene che, numerosi sono i problemi connessi alla traduzione in termini operativi del concetto di capacità di carico. Questo può infatti essere più facilmente definito se riferito a specifiche aree di sviluppo o a territori limitati, basando le considerazioni su un‟analisi ambientale e socio-economica. Passando a dimensioni territoriali più estese la determinazione della capacità di carico diventa piuttosto difficoltosa.

In termini puramente formali, la CCA si può far dipendere da diverse grandezze alcune delle quali determinano la funzione di offerta turistica (Antonioli Corigliano M., 1988). La relazione è la seguente:

CCat = F (Rnat, GVat, Sat, Infat, Prat, (Popat+estPopat))

dove:

- Rn sono le risorse naturali dell‟area interessata dal fenomeno turistico.

- GVat è il grado di vulnerabilità dell‟area, riferito non solo agli aspetti ecologici, ma più in

generale anche alla vulnerabilità economica del territorio.

- Sat è la stagionalità dell‟area, fenomeno che caratterizza fortemente l‟attività turistica e

che condiziona il grado di utilizzo delle strutture e delle risorse.

- Infat individua la dotazione di infrastrutture e strutture a servizio dei turisti (posti letto,

reti viarie, attrezzature ricreative, …). Questo parametro sicuramente rappresenta un altro punto nodale rispetto al quale valutare il limite di tollerabilità dei flussi turistici.

- Prat sono le preferenze dei consumatori nei confronti dei beni e dei servizi offerti

dall‟area.

- Popat e estPopat sono rispettivamente la popolazione residente e quella turistica.

La tollerabilità dei flussi turistici va pertanto vista sia in funzione delle componenti ambientali quanto in relazione all‟immagine del luogo che si intende affermare sul mercato. La capacità di carico di una destinazione turistica non rappresenta un limite rigido, ma può e deve essere modificata intervenendo tanto sula dotazione infrastrutturale (o di risorse) dell‟area stessa, sia sui modelli di consumo dei turisti.

La difficoltà di quantificare la capacità di carico in contesti complessi e dinamici, ove il livello di risorsa non è predeterminato ma condizionato dal comportamento degli individui ha così spinto alcuni ricercatori a individuare concetti alternativi.

Uno dei principali è quello dell‟Impronta Ecologica che rovescia il concetto di capacità di carico, poiché misura la superficie di territorio equivalente ai consumi di materiale e di energia e alle emissioni e scarti di ogni attività, piuttosto che tentare di stimare il livelli massimi di popolazione sostenibile (nel caso del turismo, numero di turisti) da un determinato territorio.

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L‟impronta ecologica è un indicatore integrato di sostenibilità che consente di analizzare la relazione esistente tra le diverse funzioni ecologiche e le molteplici pressioni esercitate dall'uomo sulla natura, riconducendo tutte le componenti ad una stessa unità di misura, ossia alla superficie di territorio direttamente o indirettamente impiegata dalle attività antropiche.

L‟elemento di novità introdotto da tale indicatore consiste nella possibilità di sommare in modo coerente i contributi che derivano anche da fenomeni diversi tra loro e nel fornire dati quantitativi puntuali sul livello di degradazione indotto dalla trasformazione del territorio e dal consumo di risorse.

Pur non rappresentando ancora uno standard unanimemente accettato, l‟impronta ecologica è in grado di fornire un‟adeguata risposta al problema della "quantificazione" del concetto di sostenibilità nel suo insieme e contribuire alla costruzione di scenari basati sulla valutazione degli impatti e sull'adozione di misure concrete che abbiano come obiettivo il raggiungimento della coscienza del limite (Atti del Convegno Turismo Sostenibile, 2007).

L'impronta ecologica può essere interpretata come la "misura" della superficie terrestre utilizzata, mentre la capacità che ha un territorio di fornire risorse ed energia e di assorbire rifiuti può essere intesa come la capacità di carico specifica del territorio preso in esame. Una volta determinate entrambe, è possibile verificare se il territorio disponibile riesce a soddisfare le esigenze della popolazione che lo occupa predisponendo un vero e proprio bilancio ambientale che sottrae all‟offerta locale di superficie ecologica (biocapacità) la domanda di tale superficie da parte della popolazione (impronta ecologica).

Ad un valore negativo/positivo del bilancio corrisponde una situazione di deficit/surplus ecologico che indica una situazione di sostenibilità/insostenibilità ambientale in cui i consumi di risorse naturali sono superiori/inferiori ai livelli di rigenerazione che si hanno partendo dagli ecosistemi locali.

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CAPITOLO 3

ILTURISMO SOSTENIBILE