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N ORMATIVA E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO A LIVELLO NAZIONALE

La legge 29 marzo 2001, n.135 “Riforma della legislazione nazionale del turismo” riconosce il ruolo strategico del turismo per lo sviluppo economico e occupazionale del Paese nel contesto internazionale e dell‟Unione europea, per la crescita culturale e sociale della persona e della collettività e per favorire le relazioni tra popoli diversi, e l‟importanza della tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, dei beni culturali e delle tradizioni locali anche ai fini di uno sviluppo turistico sostenibile.

La riforma del Titolo V della Costituzione del 2003 ha stabilito tra l‟altro l‟esclusiva competenza delle regioni in materia di turismo.

Durante la “Seconda Conferenza Internazionale sul Turismo Sostenibile”, tenutasi a Rimini nel 2008, promossa dalla Provincia di Rimini ed in collaborazione con l‟Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), la Commissione Europea, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, il Ministero dell‟Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con ICLEI (International Council for Local Environmental Initiatives)- Local Governments for Sustainability, è stata approvata la “Seconda Carta per il turismo sostenibile”, la cosiddetta “Carta di Rimini”19, che convalida gli Aalborg Commitments20 del 2004 in riferimento al turismo sostenibile e fa propri gli indirizzi dell‟Organizzazione Mondiale del Turismo per l‟affermazione del turismo sostenibile; in particolare, tra l‟altro, viene sottolineata la necessità di fare un uso ottimale delle risorse ambientali, che costituiscono un

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Nella prima Carta di Rimini, prodotto finale della Conferenza Internazionale per il turismo sostenibile, tenutasi nel 2001 i partecipanti riconoscono e sottolineano l‟urgenza di un‟azione concertata, in grado di agire efficacemente sulla crescente domanda e offerta turistica, fenomeno produce effetti ambientali e sociali rilevanti e che oggi rischia di compromettere la stessa qualità e vitalità dell‟offerta turistica.

Particolare attenzione venne data ai paesi europei dell‟area mediterranea e alle aree a "turismo maturo" che dovrebbero assumersi la responsabilità di ripensare i propri modelli e strategie di sviluppo territoriale e turistico, innovare il proprio prodotto turistico, affermando la propria identità e diversità culturale e valorizzando i prodotti e le risorse umane ed economiche locali, nella direzione chiara della sostenibilità sociale, economica ed ambientale del turismo e di una riqualificazione ambientale del territorio capace di considerare anche la dimensione globale dei problemi.

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Aalborg Commitments - Nel corso della IV Conferenza Europea delle Città Sostenibili (Aalborg + 10 – Ispirare il

futuro, svoltasi nella città danese dal 9 all‟11 giugno 2004, 1000 governi locali europei hanno approvato gli Aalborg Commitments, una carta di impegni che individua, in dieci aree tematiche, obiettivi e priorità per uno sviluppo sostenibile.

110 sono state le amministrazioni che hanno in quella occasione sottoscritto tali impegni, finalizzati a favorire un approccio integrato all‟elaborazione delle politiche verso l‟armonizzazione degli obiettivi ambientali, sociali, ed economici, affrontando le sfide in cooperazione con tutti i livelli di governo, stakeholders, cittadini.

Essi rappresentano una tappa importante nel processo di diffusione dell‟Agenda 21 Locale e dello sviluppo sostenibile nelle politiche degli enti locali, e un‟evoluzione da una fase programmatica e di intenti, segnata dalla Carta di Aalborg del ‟94, ad una pianificatoria.

L‟adozione degli Aalborg Commitments impegna le amministrazioni a lavorare per tradurre in concreti obiettivi di sostenibilità e in azioni a livello locale la comune visione del futuro delle città, producendo una analisi integrata delle politiche e dei piani dell‟ente e istituendo un processo locale partecipativo per l‟individuazione degli obiettivi, che incorpori la Agenda 21 Locale esistente o altri piani simili.

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elemento chiave per lo sviluppo del turismo, tutelando il mantenimento dei processi ecologici essenziali e contribuendo a conservare il patrimonio naturale e la biodiversità.

La Carta sottolinea l‟importanza della sostenibilità del rapporto tra “città turistica” e “città dei residenti” in modo da salvaguardare la qualità della vita e dell‟occupazione nei territori turistici, tutelandone:

 il patrimonio ambientale (risorse: acqua, suolo, aria, fonti energetiche) minimizzando gli impatti dei rifiuti e dei trasporti, favorendo la riqualificazione urbana e la maggiore diffusione della bio-edilizia, stimolando l‟integrazione territoriale a livello di distretto turistico e favorendo lo sviluppo di reti ecologiche e delle filiere corte in relazione alla produzione

 locale di qualità;

 il patrimonio culturale (capitale sociale e umano), valorizzando l‟identità locale e la cultura dell‟accoglienza;

 la qualità del lavoro, favorendo la “buona occupazione”, il dialogo sociale e i processi partecipativi di sviluppo;

 il benessere economico e la qualità della vita delle comunità locali;

con il fine ultimo di promuovere la competitività economica del territorio facendo leva sulla qualità dei processi e dei prodotti turistici.

Dal 2001 alcune importanti città italiane sono membri della Rete Internazionale delle Città per un Turismo Sostenibile (International Network of Cities for Sustainable Tourism). Gli obiettivi principali della Rete sono:

 lo sviluppo e la realizzazione di progetti congiunti finalizzati a promuovere la sostenibilità nel settore turistico;

 la creazione di politiche e best practices per il turismo sostenibile

 e, infine, lo scambio di informazioni ed esperienze.

In ambito OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo), l‟Italia ospita, dal novembre 2008, il Segretariato Permanente del Comitato Mondiale di Etica del Turismo, il cui compito principale è quello di promuovere la conoscenza e la diffusione del Codice Mondiale di Etica del Turismo.

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Box di approfondimento - Il Turismo nell’anno internazionale della Biodiversità

Il turismo può fortemente contribuire al raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile creando le condizioni affinché si realizzi una vera salvaguardia del territorio nella consapevolezza del valore della biodiversità.

A Nairobi (Kenya), nel maggio del 2000, nell‟ambito del V Meeting of the Conference of the Parties to the

Convention on Biological Diversity - CBD (COP5), è stata adottata la Decisione n. 25, che fa emergere lo

stretto legame esistente tra turismo e uso sostenibile di risorse biologiche e che mette in risalto i potenziali impatti di natura sociale, economica ed ambientale, che il turismo può determinare sulla biodiversità. In particolare, in tale occasione si è deciso di sostenere questa interrelazione e di promuovere l‟eco-turismo, tramite programmi e piani ad hoc: l‟eco-turismo viene infatti considerata la forma di turismo più idonea per rispettare la biodiversità e gli habitat naturali.

A Djerba (Tunisia) nel 2003 si è invece svolta la Prima Conferenza internazionale su Turismo e Cambiamenti

Climatici, durante la quale è stata sottoscritta la Dichiarazione di Djerba con cui si riconosce la reciproca

influenza esistente tra il turismo e i cambiamenti climatici e si insiste particolarmente sul sostegno alle ricerche scientifiche e l‟uso di tecnologie pulite. Nel 2007 a Davos (Svizzera) è stata organizzata la Seconda Conferenza

Internazionale su Turismo e Cambiamenti Climatici nel corso della quale è stata sottoscritta la Dichiarazione di Davos in cui i rappresentanti degli organi dell'ONU per il turismo, l'ambiente e il clima di concerto con gli

uffici del turismo di cento paesi hanno convenuto che il settore deve “rispondere rapidamente al cambiamento climatico” e deve prendere “misure concrete” per far diminuire le emissioni di gas a effetto serra.

Nell‟aprile del 2002, a l‟Aja (Olanda), la Decisione n.14 adottata in occasione del VI Meeting of the Conference

of the Parties to the Convention on Biological Diversity – CBD (COP6), ha ribadito l‟importanza dell‟eco-

turismo.

Nel 2003 la Commissione ha pubblicato una seconda Comunicazione dal titolo “Orientamenti di base per la

sostenibilità del turismo europeo”, nella quale getta le basi per la futura politica sul turismo.

La conservazione della biodiversità è poi, il cuore della Carta Europea per il Turismo Sostenibile nelle Aree

Protette (European Charter for Sustainable Tourism in Protected Areas - ECST). La Carta è uno strumento su

base volontaria indirizzato a creare un forte legame tra salvaguardia della biodiversità e dell‟ambiente e attività umane sostenibili, con speciale riferimento al turismo. Obiettivo principale della Carta è quello di introdurre cambiamenti nell‟approccio alla conservazione da parte dei portatori d‟interesse locali rendendoli consapevoli dell‟importanza della conservazione della natura come motivo per il loro sviluppo economico.

Anche la Rete Natura 2000, protagonista chiave per l‟attuale attenzione alla tutela della biodiversità individua una relazione sinergica con il turismo evidenziando il legame imprescindibilmente tra corretta valorizzazione e fruizione delle specie e degli habitat naturali e seminaturali e attività turistiche.

Per arrivare ai giorni nostri, il primo dicembre 2009 è entrato in vigore il Trattato di Lisbona che per la prima volta include il turismo tra le materie di competenza comunitaria “di terzo livello”, riservando all‟Unione Europea il ruolo di adottare azioni intese a sostenere, coordinare o completare l‟azione degli Stati membri, senza che l‟attività dell‟UE si sovrapponga alle politiche nazionali, che in nessun caso saranno soggette a forme di armonizzazione.

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CAPITOLO 4

NON PIÙ UN “TURISMO” MA “TURISMI”

Il turismo sta diventando un settore estremamente diversificato che affianca, alle offerte classiche, una serie innumerevole di ulteriori possibilità più o meno strutturate per target più o meno omogenei. Si va sempre più alla ricerca di “esperienze autentiche”, non costruite a tavolino, originali, perché vissute intimamente dall‟individuo in movimento, che si fa “cittadino temporaneo” di un altro luogo e che incontra individui e culture diverse (e non omologate). Oltre a queste caratteristiche tipiche della dimensione socio-culturale dell‟attrattività turistica, vi è una seconda questione, quella ambientale: se è vero che è ancora molto ampia e probabilmente maggioritaria, la quota di turisti tradizionali, è vero anche che tali turisti, seppur rinchiusi in un villaggio o in un resort all inclusive, hanno comunque il desiderio di fare almeno qualche visita “fuori dai recinti”. In questo senso lo sfruttamento ambientale e la deturpazione del paesaggio mette a serio rischio la sopravvivenza stessa dell‟industria turistica (Scaletta A., in Atti del IV Convegno Nazionale sul Turismo Sostenibile, 2009).

Le motivazione del turista infatti sono cambiate e ad indirizzare la scelta è sempre più il turismo culturale ed ambientale, la scoperta di eventi e manifestazioni. Le nuove tipologie di turismo costituiscono un rinnovato potenziale di sviluppo soprattutto per quelle aree che sono dotate di risorse culturali ed ambientali di elevato pregio, unicità e qualità. Attivando politiche turistiche verso direzioni di promozione e valorizzazione locale del tutto innovative sarà possibile attirare turisti in cerca di una esperienza che passa attraverso la possibilità di vivere ed apprezzare gli elementi identitari di quel territorio. (De Salvo P., in Atti del IV Convegno Nazionale sul Turismo Sostenibile, 2009).

In sostanza si tratta di soluzioni alternative al turismo di massa che, a ben dire, viene considerato come quello che provoca la maggior quantità di impatti. In queste soluzioni rientra il cosiddetto turismo alternativo, contenitore a sua volta di numerose e differenti tipologie di turismo.

Per turismo alternativo si intende un insieme di attività legate al tempo libero, che evitano gli effetti degli spostamenti di massa e che si pongono come forma alternativa al turismo predominante, nel rispetto della natura e delle peculiarità etniche, storiche e antropologiche delle popolazioni ospiti(Galviani A., 2004).

Il termine alternativo si contrappone al quello di turismo di massa, ma racchiudendo forme specializzate di vacanza e di modalità generiche di occupazione del tempo libero, è un‟accezione al quanto generica (tabella 4.1)

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Tabella 4.1 – Differenza tra turismo di massa e turismo alternativo

Variabile Turismo di massa Turismo alternativo

Modello

Tipo spaziale Costiero - alta densità Disperso - bassa densità Scala Grande scala-integrato Piccola scala; domestico

Proprietà Straniero - multinazionale Locale, familiare, piccole imprese

Mercato

Volume Alto Basso

Origine Un mercato dominante Senza mercato dominante Segmento Psicocentrico - mediocentrico Allocentrico - mediocentrico Attività Acqua, spiaggia, vita notturna Naturalezza, cultura

Stagionalità Estate Non c'è stagione dominante

Economia

Status Dominio del settore turistico Dominio dei settori complementari Impatto Dispersione dei benefici Ritenzione dei benefici

Fonte: Weaver, 1991

Come già accennato il turismo alternativo si può suddividere in varie sottocategorie. Queste ridotte a quattro (Mowforth, 1993) possono a loro volta essere scomposte e disaggregate a dimostrazione che il settore procede verso una continua segmentazione (tabella 4.2).

Ciò che si viene a creare è un circuito chiuso e bilaterale tra economia e natura: questa ultima deve creare risorse economiche e nello stesso tempo l‟economia deve essere in grado di conservare e migliorare la quantità (stock delle risorse) e la qualità delle risorse naturali.

A ciò si potrebbe arrivare:

- migliorando la qualità della vita della comunità locale; - soddisfando la domanda di turismi emergenti;

- conservando l‟ambito in cui si svolge tale attività.

Tabella 4.2 – Le forme di turismo alternativo Turismo alternativo

Ecologico Culturale Avventura Specializzato

Naturale antropo - turismo di rischio di affari Safari archeologico di scoperta agricolo Selvaggio rurale sportivo scientifico

ecc. ecc. ecc. ecc.

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