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Gli studi sul turismo sostenibile del CTS nelle Aree Protette italiane

4.6 B UONE PRATICHE DI T URISMO S OSTENIBILE NELLE A REE P ROTETTE : ALCUNI ESEMPI

4.6.1 Gli studi sul turismo sostenibile del CTS nelle Aree Protette italiane

Il centro di ricerca del CTS (Centro Turistico Studentesco Giovanile) ha condotto una serie di interessanti studi ambito turistico.

In un lavoro del 2005 denominato “Primo Rapporto sul Turismo nei Parchi Nazionali Italiani,

una visione di sistema” svolto con il contributo del Ministero dell‟Ambiente e della Tutela del

Territorio e del Mare, viene svolta un‟approfondita analisi nei Parchi Nazionali con l‟obiettivo di rappresentare, per la prima volta, un quadro organico che potesse far luce sui vari aspetti che costituiscono il fenomeno turistico. La prima esigenza e quindi uno degli scopi del citato lavoro è stato quello di cercare di rispondere ad alcuni quesiti, come ad esempio: quanti sono i turisti? Quali sono i Parchi Nazionali più turistici e quelli meno turistici? Chi sono i turisti? Quali i servizi di cui usufruiscono? Qual è il grado di soddisfacimento della loro esperienza nel parco? Come i vari soggetti locali, a cominciare dall‟Ente Parco, organizzano i servizi per la fruizione? Cosa offrono? Ecc.

La ricerca ha introdotto altresì un approccio innovativo che va oltre le classiche analisi della domanda e dell‟offerta turistica, sondando le relazioni che si sviluppano sul territorio in un‟ottica di sistema, restituendo così una realtà più complessa ed articolata del fenomeno turistico. Da un lato la ricerca ha indagato sulle dinamiche locali relative ad ogni parco; dall‟altra ha rappresentato il quadro di sintesi del turismo nei Parchi Nazionali, con l‟intento di fornire elementi interpretativi fondati sia su aspetti quantitativi che qualitativi.

In concreto lo studio del 2005 del CTS ha preso in considerazione 22 Parchi Nazionali, tanti quanti erano secondo l‟Aggiornamento del 2003 dell‟Elenco Ufficiale delle Aree Protette (anno in cui lo studio è stato condotto). L‟analisi è stata condotta a partire dalle seguente fonti informative:

 Fonti documentarie: statistiche ufficiali (censimenti e statistiche dell‟ISTAT, dati delle APT o delle Province, rilevazioni di mercato) pubblicazioni derivanti da precedenti studi

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sul turismo nelle aree Protette, documenti degli Enti gestori. Molto tempo è stato dedicato alla ricerca di dati inerenti i flussi turistici e sulla consistenza ricettiva a livello comunale.  Interviste in profondità: sono state condotte delle interviste attraverso la somministrazione di un questionario semi-strutturato, ad attori di varia rilevanza e funzione all‟interno del sistema locale. Nel complesso le interviste realizzate, i cui contenuti sono stati organizzati e restituiti in forma del tutto anonima, sono state 190 (circa 9 interviste per parco). Altre interviste sono state condotte presso Tour Operator nazionali (sempre tramite questionario semi-strutturato) per sondare la visione degli operatori dell‟intermediazione rispetto all‟andamento del mercato e per cercare di carpire la loro percezione sullo specifico tema del turismo nelle aree protette.

 Scheda per la SWOT Analysis: per indagare sui punti di forza e di debolezza dei sistemi territoriali locali è stata elaborata una scheda inviata via fax o per posta elettronica agli Enti parco e a oltre 230 attori (istituzionali, economici, organizzazioni di rappresentanza e sociali).

 Indagine campionaria sui turisti: anche questo tipo di indagine ha visto l‟uso di un questionario per un totale di 6100 rilevazioni in tutti i Parchi oggetto di indagine. Somministrato ai turisti nel periodo estivo (e quindi di massimo afflusso) ha avuto come scopo quello di indagare sulla modalità di visita, sul profilo dei visitatori e sugli aspetti legati al tema della qualità.

Non potendo riportare per intero lo studio citato per ulteriori approfondimenti si rimanda al volume, i cui riferimenti sono riportati in bibliografia.

Altro rapporto interessante e i cui contenuti sono sempre a cura del CTS è quello delle Buone Pratiche del Turismo Sostenibile nelle Aree Protette, del 2006 il cui obiettivo è stato quello di proporre alcune buone pratiche sviluppate da aree protette nazionali.

Il percorso di elaborazione della griglia dei criteri da adottare per la scelta delle buone pratiche pubblicazione citata, è avvenuto considerando tre livelli:

- l‟individuazione di principi generali, condivisi dalle più importanti organizzazioni internazionali, entro i quali collocare le best practices;

- l‟identificazione di requisiti più mirati a rappresentare il contesto di applicazione costituito dalle aree protette, associati ad ambiti della sostenibilità ambientale, economica e sociale; - l‟individuazione di criteri specifici per il turismo.

Relativamente all‟individuazione di criteri specifici per il turismo, il lavoro ha dedicato particolare attenzione alla definizione di aree tematiche rilevanti ai fini dello sviluppo di un turismo sostenibile. In sostanza, sono state individuate otto buone pratiche per sei diverse aree

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della griglia, in particolare: accessibilità, comunicazione, educazione ambientale, pianificazione

e gestione del turismo, qualità del turismo, sviluppo e promozione del prodotto turistico.

Il passaggio successivo è consistito nella ricerca di potenziali buone pratiche da sottoporre a verifica sulla base della griglia prescelta dei requisiti. Per far ciò è stata svolta una ricerca documentaria sui vari materiali disponibili sul tema, consultando studi, ricerche e banche date on

line nei siti web delle più importanti organizzazioni internazionali (UNEP, IUCN, UN, ecc.) e

nazionali (Ministero dell‟Ambiente, APAT, Federparchi, ecc.). Poiché la ricerca non è avvenuta sull‟autocompilazione di una scheda da parte dei rappresentanti degli Enti di gestione delle aree protette, ma attraverso contatti diretti, consultazione di documenti, interviste approfondite anche a operatori del tessuto locale (non necessariamente istituzionali) un‟ulteriore scrematura è stata compiuta con la collaborazione della Federparchi, organizzazione che rappresenta le aree protette italiane e ne ha una vasta conoscenza.

Il lavoro successivo ha previsto il contatto con tutti gli Enti di gestione (durante il periodo luglio- settembre) al fine di compiere un‟indagine conoscitiva sui casi individuati. Nei meccanismi di selezione ha avuto un peso determinante il fatto che l‟oggetto della buona pratica non fosse ristretto agli effetti prodotti solo sul singolo organismo di gestione, ma che avesse ricadute sul tessuto turistico locale.

L‟impegnativa fase di selezione delle buone pratiche si è conclusa con l‟individuazione di otto esperienze che toccano quasi tutti gli ambiti specifici individuati per il comparto turistico. Si tratta di casi molto diversi fra loro ma che hanno in comune la trasferibilità e la possibile adattabilità presso altre aree protette.

Nei primi due casi dedicati all‟educazione ambientale, sono stati individuati due modelli antitetici: il primo incentrato su una Riserva naturale del Sud, situata in un contesto marginale (Lago di Penne in Abruzzo) e realizzato da un soggetto privato; il secondo originato all‟interno di una Riserva naturale istituita dentro uno storico centro metropolitano, crocevia di culture e di attività commerciali (Trieste) ad opera del soggetto pubblico che agisce grazie all‟intervento di operatori privati.

Il terzo caso si riferisce all‟accessibilità allargata della fruizione turistica realizzata nel parco nazionale del Vesuvio mentre il quarto caso ha per oggetto lo sviluppo e la promozione del

prodotto turistico individuato in un sistema di fruizione sostenibile di strutture e servizi nel

Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Il quinto caso, pur condividendo lo stesso ambito specifico dei Sibillini, rappresenta invece un modello di sviluppo e promozione del prodotto turistico che fonda la sua ragion d‟essere nel connubio riuscito fra attività di conservazione e fruizione turistica. Si tratta dei centri di ricerca

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del CTS che riescono a fare della conservazione di specie marine a rischio di estinzione l‟elemento di attrazione per il turismo e per la sua qualificazione.

Il sesto e il settimo caso costituiscono due esempi di attività di comunicazione. Il primo si origina nella Riserva naturale Zompo allo Schioppo, fra le montagne aquilane, in un territorio nel quale l‟Amministrazione comunale attua il tentativo di coinvolgere i cittadini in un progetto partecipato di recupero di una parte importante della sua identità (il vecchio borgo abbandonato a causa di calamità naturali).

Il secondo caso di comunicazione si riferisce a un Parco nazionale, le Foreste Casentinesi, incastonate in un‟area appenninica centrale, nella quale l‟Ente Parco costruisce un originale modello di articolazione dei Centri Visita che diventano i luoghi deputati tanto alla promozione turistica, quanto all‟animazione locale.

L‟ottavo caso costituisce un modello per la qualità del turismo. Il caso individuato nel Parco nazionale delle Cinque Terre è stato scelto come modello non solo per il percorso di qualificazione in sé (concessione dell‟emblema del Parco a produttori di beni e di servizi che si attengono ai requisiti di qualità previsti nel disciplinare) ma per l‟iter di costruzione del progetto, realizzato, all‟interno dell‟Agenda 21 Locale, attraverso l‟effettiva partecipazione dei soggetti locali. La partecipazione non si è limitata alla semplice presenza ai forum e alle varie riunioni, ma si è sostanziata nell‟individuazione e nella condivisione delle scelte strategiche del disciplinare e del modello di sviluppo turistico promosso e nelle modalità da scoraggiare (il turismo “mordi e fuggi”).