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appare caratterizzata da un corredo che, per quanto di livello non altissimo, appare il

LA NECROPOLI DI VIA MARCHE

3) appare caratterizzata da un corredo che, per quanto di livello non altissimo, appare il

più notevole della necropoli, per la presenza di uno specillo in argento decorato con incisioni trovato sul torace (Tav. 20, 3, n. 1), di un‟armilla in bronzo (Tav. 20, 3, n. 2) ad estremità ingrossate e di un bracciale con 13 elementi in ambra e pasta vitrea di varia foggia e colore (Tav. 20, 3, n. 3). Questo monile è confrontabile con una collana rinvenuta in una tomba altomedievale di Bolsena (contenente anche un‟armilla e uno specillo simili a quelli pisani)520, e soprattutto con un braccialetto formato da vaghi d‟ambra lavorati a poliedri irregolari, databile a partire dalla metà del VI secolo, da una sepoltura femminile presso la pieve di Sant‟Ippolito di Anniano, in Valdarno521.

517

Un paragone interessante per la tomba 55 è costituito da una tomba di adulto rinvenuta nella Tenuta Radicicoli presso Roma e databile alla metà del IV secolo d.C., in cui sono state rinvenute 6 monete bronzee presso il cranio, secondo un uso comunque ampiamente attestato, in generale, nelle necropoli di IV secolo: CECI 2001,p. 88. 518 Cfr. infra. 519 Cfr. infra. 520 CIAMPOLTRINI 1991,pp. 695-697, fig. 8D. 521

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Nella tomba 161(Tav. 20, 4) è stata rinvenuta invece la fibbia in bronzo della cintura indossata dall‟infante sepolto (Tav. 20, 4, n. 1), che sorreggeva il piccolo coltello in ferro rinvenuto sul fianco sinistro (Tav. 20, 4, n. 2). A queste due sepolture si aggiungono, seppur con corredi più modesti, le tombe 75 e 97, contenenti rispettivamente un‟armilla in osso e un vago di collana in pasta vitrea, e soprattutto alcune sepolture rinvenute nell‟Area B (11-15-19)522

. Già si è sottolineata la possibilità che queste tombe situate ai margini dell‟area sepolcrale indagata siano da riferire ad epoca altomedievale e rappresentino dunque le inumazioni più tarde. Gli oggetti di corredo sembrano confermare questa ipotesi, poiché essi sono il segno della graduale mutazione che tra tardoantico e altomedioevo investe le credenze sull‟aldilà e determina l‟introduzione di nuove pratiche, tra cui l‟inhumation abillée, che si esprime tramite la deposizione di oggetti di ornamento e di uso personale523. Le sepolture che presentano una certa articolazione degli oggetti di corredo sembrano rientrare perfettamente in questa nuova tendenza, testimoniando l‟arrivo a Pisa di nuove genti e di nuovi influssi culturali524

. È tuttavia interessante notare che alcuni elementi di continuità permangono pur in questo mutato atteggiamento verso la morte, poiché sia la tomba 160 che la 161 hanno tra gli oggetti di corredo un chiodo di ferro, e rispettano dunque un uso antico, ancora vivo evidentemente in epoca altomedievale.

Mettendo in relazione la distribuzione dei corredi con lo sviluppo cronologico delle sepolture precedentemente proposto, si osserva una certa frequenza di attestazioni nel primo nucleo della necropoli, del III secolo d.C., costituite quasi esclusivamente da chiodi e monete, mentre per il periodo successivo si assiste ad una pressoché totale scomparsa del corredo, facilmente apprezzabile nel settore orientale dell‟Area A, con pochissime eccezioni. L‟uso del corredo riprende, in forme del tutto nuove, nelle ultime sepolture delle necropoli, di età altomedievale, in cui la presenza di inhumations abillées permette di apprezzare le novità introdotte in ambito funerario in questo periodo. Tra gli oggetti di corredo, la tomba 52 è l‟unica ad aver restituito vasellame fittile, da porre in relazione col rito del refrigerium. L‟inumato recava sotto la testa un scodella integra in sigillata africana, mentre ad una certa distanza dal corpo è stato rinvenuto un grande contenitore in ceramica comune rovesciato. La presenza di recipienti all‟interno di un‟unica tomba evidenzia il carattere isolato di questo rito. L‟appartenenza della tomba 52 ad uno degli insiemi di sepolture individuati nell‟Area B dimostra che l‟uso è da riferire ad un particolare gruppo familiare che adotta una pratica estranea al resto della necropoli, ulteriore conferma del carattere individuale e particolare di molte consuetudini legate all‟ambito funerario.

Al di là di questa testimonianza isolata, l‟area occupata dalla necropoli di Pisa non ha restituito alcun frammento di ceramica o di ossa animali, dato che esclude l‟offerta di cibi

522

La tomba 11 conteneva un oggetto in ferro squadrato non identificabile, in cui era inserito un piccolo chiodo dello stesso materiale; nella tomba 15 erano presenti due armille, un elemento di forma allungata (forse un coltello), e un anello, tutti in ferro; l‟inumato della tomba 19 indossava una collana formata da vaghi di piccole dimensioni in corallo e pasta vitrea gialla, verde e nera.

523

GASTALDO 1998,pp. 32-33.

524

Un interessante parallelo è individuabile in Sardegna, nella necropoli di Cornus, dove le tombe di VI- VII secolo hanno restituito aghi in argento, coltelli, fibbie, orecchini e cinture:GIUNTELLA 1998,pp. 66-67.

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e bevande o il consumo del pasto rituale tra i congiunti durante le celebrazioni in onore dei defunti.

Alcune ipotesi sul rango sociale dei defunti

I pochi dati a disposizione consentono di ipotizzare che gli individui sepolti nella necropoli pisana fossero di estrazione sociale modesta, non necessariamente di condizione servile ma verosimilmente dalle possibilità economiche molto limitate, che impiegarono dunque per le sepolture materiali poveri disponibili nell‟immediato. L‟omogeneità riscontrata nel sepolcreto pisano sembra costituire il suo vero carattere distintivo in rapporto a contesti analoghi, dove si nota una maggiore varietà delle sepolture, tra cui alcune spiccano per ricchezza e monumentalità, ad indicare una maggiore articolazione sociale tra i defunti525.

Gli elementi a disposizione non consentono di determinare il credo religioso dei defunti, in assenza di oggetti o simboli di esplicita valenza religiosa.

È necessario in conclusione sottolineare che, per quanto modeste, in molti casi le tombe individuate nella necropoli pisana permettono comunque di cogliere l‟attenzione rivolta alla protezione del defunto al momento della sepoltura.

Il sepolcreto nel contesto del suburbio settentrionale pisano

La necropoli di via Marche si inseriva dunque nell‟area suburbana settentrionale, lungo l‟importante asse viario diretto a Nord, in un‟area (quella dell‟attuale Porta a Lucca), da secoli adibita ad uso funerario e dove erano già attestate sepolture “ad embricioni”526

. Il sepolcreto sorgeva probabilmente in prossimità dell‟Auser527

, su terreni agricoli appartenuti un tempo alle ville rustiche dei dintorni, le cui tracce sono state individuate in scavi recenti528.Oltre al cimitero di via Marche, una prova della presenza di sepolture nei pressi dell‟alveo dell‟Auser e delle ripetute alluvioni causate dalle esondazioni del fiume, potrebbe essere fornita dai rinvenimenti effettuati nel sito delle navi romane di San Rossore, in un‟area situata nel suburbio occidentale della città in cui in antico scorreva il fiume, a valle rispetto alla zona di via Marche. Qui sono state rinvenute numerose imbarcazioni romane naufragate in seguito a disastrose alluvioni succedutesi nel corso dell‟antichità, all‟incirca fino agli inizi del VI secolo d.C.529

Nel sito è venuta in luce una sepoltura infantile in anfora, che Mallegni ritiene finita in acqua durante il trasporto in barca verso una delle necropoli poste al di là del fiume530, ma non si può escludere che essa sia stata trasportata dal fiume che ha eroso la riva più a monte, e forse il

525

All‟Isola Sacra la tipologia di tombe varia dalle semplici fosse terragne ai mausolei con apprestamenti all‟aperto per i banchetti funebri, passando per le singole tombe a cassone semicilindrico in muratura-

cupae- munite di iscrizioni o di elementi decorativi: AAVV1990,p. 77. A Leptiminus, oltre alle sepolture “povere”, si trova un buon numero di tombe a cassone e un mausoleo, segno dell‟eterogeneità degli individui sepolti e della differenza di risorse impiegate:MATTINGLY,POLLARD,BEN LAZREG 2001,pp. 154 -159.

526

BANTI 1943,p. 89.

527

Cfr. le ricostruzioni del corso fluviale proposte in BRUNI,COSCI 2003.

528

Sugli insediamenti rurali di questo settore, cfr. PASQUINUCCI 1995,p. 313; MACCARI 2007-2008,p. 73.

529

CAMILLI 2004.

530

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rinvenimento nel sito di numerose ossa umane sporadiche va in parte collegato ad eventi analoghi531.

Altre sepolture dal suburbio settentrionale

Probabilmente ancora alla zona di Porta a Lucca (Tav. 16, 5, n. 1) è da collegare l‟interessante tomba rinvenuta alla metà del „700 che conteneva un frammento di vaso in vetro decorato con scene di corsa di quadrighe nel circo, recante sull‟orlo l‟iscrizione mutila Clavdia (…) zeses, datato al IV secolo d.C., pubblicato da Kisa e ormai disperso532 (Tav. 20, 5).

Ad Ovest di via Marche, ancora nel suburbio settentrionale di Pisa (in prossimità dello stadio Arena Garibaldi), recenti indagini condotte in via Galluppi (Tav. 16, 5, n. 5) hanno portato al rinvenimento di un ambiente dalla lunga continuità di vita (dall‟età repubblicana al III d.C.) collegato probabilmente ad officine ceramiche, come si deduce dalla grande quantità di reperti in sigillata italica e di scarti di lavorazione rinvenute: l‟edificio viene abbandonato intorno alla metà del III d.C., come testimoniato da una moneta di Filippo l‟Arabo. Sulle rovine, a partire dalla fine del III – IV secolo, si impianta un sepolcreto533. Le tombe al momento individuate sono quattro (una alla cappuccina, due in fossa terragna, una con fondo di tegole e perimetro in blocchi di pietra), sebbene altre inumazioni a fossa semplice e in anfora siano state individuate ma non ancora scavate in altri settori dell‟area indagata. In una delle tombe scavate è stata rivenuta ai piedi dello scheletro una firmalampe integra che reca sul fondo il bollo CRESCES, ottenuto da una matrice stanca (Tav. 20, 6): lucerne con questo bollo sono prodotte, per un lungo arco temporale, fino alla fine del IV secolo d.C.534 Un‟altra tomba ha invece restituito un bracciale in bronzo ben conservato: in alcuni casi, nella terra di riempimento delle fosse sono stati rinvenuti frammenti di ceramica africana da cucina535. La trasformazione in area sepolcrale è attestata anche poco più a Est, nella vicina via Santo Stefano536 (Tav. 16, 5, n. 4) e nell‟area dello stadio moderno (Tav. 16, 5, n. 3). In

531

Oltre al bambino sepolto in anfora, sono presenti le ossa di nove individui, di cui otto maschi e una sola femmina: la prevalenza di uomini e le loro caratteristiche anatomiche, da cui risalta la particolare robustezza e la statura superiore alla media, porta ad ipotizzare che le ossa appartengano a uomini operanti sulle navi e nei porti, annegati nell‟Auser, i cui corpi sarebbero stati trasportati dalle correnti. A favore di tale interpretazione bisogna infatti ricordare il recupero di uno scheletro intero ancora in connessione, preservato dal carico della nave B, da cui è stato travolto al momento del naufragio, e uno scheletro parzialmente integro, in parte conservato dai sedimenti del fiume accumulatisi sopra il cadavere dopo la sua caduta in acqua: MALLEGNI 2000. Tuttavia, l‟ipotesi che alcune delle ossa rinvenute isolate nelle stratigrafie dello scavo possano provenire da sepolcreti posti lungo l‟Auser ed appartenere quindi ad individui non connessi con le attività marinare e portuali trova una possibile conferma in un recente contributo sui reperti scheletrici provenienti da una delle aree del sito di San Rossore, in cui si menziona la presenza di due sub-adulti e di una donna su un totale di otto individui, che viene definita “problematica” dagli stessi autori: BARTOLI et al., 2003,p. 118.

532

KISA 1908,pp.567,648,657;CODAGNONE 1992b, p. 58, con bibliografia; per l‟iscrizione, cfr. CIL XI, 8125, 1.

533

ANICHINI,BERTELLI 2009.

534

ANICHINI,BERTELLI 2009,p. 338; la lucerna appartiene al tipo X b individuato da Buchi, documentato soprattutto nel II e III secolo, anche se la matrice stanca con cui è stato impresso potrebbe indiziare l‟appartenenza ad una fase produttiva più tarda.

535

ANICHINI,BERTELLI 2009,p. 338; in un caso sembra possibile riferire un frammento alla forma Hayes 58 A, databile tra la fine del III e il IV secolo d.C.

536

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quest‟ultimo caso sono venute in luce alcune tombe a cappuccina, realizzate sulle macerie di due domus sorte in età medio-repubblicana, interessate da ristrutturazioni databili al II-III secolo d.C.,terminus post quem per l‟impianto delle tombe537. Sempre dallo stadio proviene una lucerna con bollo CRESCE(S), associata ad un tintinnabulum in terracotta538, forse pertinenti anche in questo caso a sepolture.

Le testimonianze epigrafiche

In contrasto con l‟abbondanza di epigrafi relative alla prima e media età imperiale, le iscrizioni pisane di età tardoantica sono piuttosto scarse. Tra esse compare l‟epitaffio di Palladius, vir clarissimus, datato al 531 (Tav. 21, 1), rinvenuto in via Oberdan nel 1750; inoltre, provengono probabilmente ancora da Pisa l‟epigrafe di Cirra (realizzata con un tratto piuttosto incerto su una lastra di grandi dimensioni, utilizzata verosimilmente per chiudere la forma) (Tav. 21, 2), che reca il cristogramma, un tempo conservata nella chiesa di San Zeno, e quella di Silvana, dispersa539. Queste testimonianze costituiscono le labili tracce della diffusione del cristianesimo nella società pisana.

Il sepolcreto di Piazza Duomo

Riveste notevole interesse ai fini di questa ricerca il sepolcreto individuato in vari punti della Piazza del Duomo (Tav. 16, 5, n. 6), durante gli scavi del 1985-88 presso la Torre, del 1992-93 nell‟area a Nord Est della Torre, del 1993 tra Camposanto e Porta del Leone, e del 1998 ancora vicino alla Torre540. I risultati mostrano in maniera evidente che nel corso del V-VI secolo d.C., il quartiere residenziale di età romana viene in gran parte abbandonato e sulle rovine iniziano ad essere scavate tombe ad inumazione541 (Tav. 21,

3), sebbene le indagini del 1998 abbiano evidenziato che le prime sepolture vengono

realizzate quando alcuni edifici sono ancora in uso542. Le tombe, sparse in tutta l‟area della Piazza, sono di norma a semplice fossa, senza corredo, anche se talvolta sono realizzate utilizzando pietre di reimpiego dalle strutture romane: non mancano le tombe a cappuccina, come indica il rinvenimento di una “tomba ad embricioni” ricordata da Sanpaolesi e i resti di una sepoltura sconvolta rinvenuta a Nord- Est della Torre543. Da rilevare la deposizione di moltissimi carapaci di tartaruga, ossa animali e frammenti ceramici lungo una larga fascia che corre in direzione E-W messa in luce nel settore Nord-Ovest della piazza, interpretato come il limite settentrionale del sepolcreto: la tartaruga è connotata da forti valenze in ambito funerario, sia nel mondo classico che in quello cristiano544. Le ossa animali e i frammenti ceramici sono invece da collegare al

537 MACCARI 2007-2008,p. 73. 538 CODAGNONE 1992b,p. 55. 539

Rispettivamente CIL XI, 1511, 1512, 1513; NEPPI MODONA 1953,pp. 47-48.

540

BRUNI 1995,p. 163; per gli scavi del 1998: ALBERTI,BALDASSARRI 1999.

541

BRUNI 1995,p. 171.

542

ALBERTI,BALDASSARRI 1999,p. 369.

543

BRUNI 1995,p. 172, con bibliografia.

544

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rituale del refrigerium545. Presumibilmente nel corso del VII secolo, tutta la Piazza viene interessata da un drastico intervento di risistemazione, in concomitanza con una nuova destinazione d‟uso: l‟area si trasforma in via definitiva, infatti, da quartiere residenziale a cuore religioso della città. Ciò determina l‟obliterazione dei livelli tardoantichi e la nascita di un sepolcreto vero e proprio, legato probabilmente al nuovo edificio ecclesiastico. Di esso fanno parte anche tombe di notabili longobardi dai ricchi corredi, due delle quali individuate nel 1949546. I due inumati erano accompagnati da una ricca panoplia, che, insieme ad altri oggetti personali e alla grande cassa in cui uno dei due era deposto, li identifica come individui di alto rango della società germanica547. Non si tratta di casi isolati, poiché le indagini del 1998 hanno portato in luce altre tre sepolture contenenti elementi di cintura, frammenti di ferro e monete, databili tra la fine del VI e la fine del VII secolo d.C., termine quest‟ultimo ricavato da un nominale bizantino emesso dalla zecca di Roma tra 674 e 685548.

Non è al momento possibile stabilire se la necropoli individuata in Piazza Duomo sia connessa alla costruzione di un luogo di culto cristiano (già identificabile, forse, come la chiesa principale della città e polo di attrazione per le sepolture)549 fin dalle sue fasi iniziali, oppure se le inumazioni più antiche siano prive di relazione con una chiesa, e si impiantino semplicemente su un quartiere in via di abbandono: in tal senso, proseguirebbe la progressiva “invasione” dello spazio dei vivi già iniziata nei quartieri suburbani settentrionali nel III secolo.

La tipologia delle tombe, in cui risalta l‟assenza di deposizioni in anfora e la presenza, oltre alle cappuccine, di sepolture con fossa rivestita di pietre550, indica chiaramente la posteriorità della necropoli di Piazza Duomo rispetto a quella di via Marche, accomunate solo dalla scarsa incidenza dei corredi.

In sintesi, è necessario sottolineare che le prime tombe di Piazza Duomo, impiantandosi in gran parte su livelli di crollo di un quartiere cittadino con abitazioni, costituiscono la testimonianza tangibile dell‟ingresso delle tombe in area urbana (seppur in un quartiere

545

PELLEGRINO 1999,pp. 22-23: la tartaruga, animale sacro ad Hermes, divinità psicopompa, era ritenuta di buon auspicio e ad essa venivano attribuite proprietà benefiche, sebbene queste credenze vadano riferite soprattutto al mondo greco e magno greco; in ambito romano la presenza di gusci di tartaruga nel corredo è segnalata solo in alcune tombe delle necropoli ostiensi.

546

BRUNI 1994,p. 666.

547

La prima tomba, scoperta il 9 aprile 1949, conteneva due sax frammentari in ferro, un “falcetto” in ferro identificato come terminazione di uno stendardo (cfr. CIAMPOLTRINI 1993),una cintura con fibbia e 14 placche decorate in agemina, una lamina aurea e 3 fibbie in bronzo. L‟altra tomba, scoperta tre giorni dopo, ha restituito una spatha e un sax di ferro, una punta di lancia, un pettine in osso, uno scudo da parata decorato con lamine incise e con una placca in bronzo dorato raffigurante un pavone, una moneta di bronzo: più dubbia l‟appartenenza alla tomba di 3 coltelli di ferro: BRUNI 1994,pp. 670-673, Tavv. I-II.

548

ALBERTI,BALDASSARRI 1999, pp. 371-372: il nominale bizantino costituisce al momento il reperto numismatico più recente proveniente da questo contesto. Ai rinvenimenti sopracitati bisogna aggiungere le armi in ferro venute in luce nell‟area Nord-Est della Piazza, attualmente esposte presso l‟Hotel Kinzica, relative ancora a tombe di guerrieri, e le ceramiche pannoniche venute in luce in una tomba tra Duomo e Camposanto: cfr. Appendice di E. Abela in BRUNI 1994,pp. 676-677; BRUNI 1995,p. 174.

549

L‟unica struttura sicuramente di ambito cristiano è stata messa in luce all‟interno del Camposanto: si tratta di un edificio ottagono con una vasca centrale della medesima forma, interpretato come battistero e datato al VI secolo d.C., sebbene nuove indagini condotte nell‟area della struttura inducano a spostare la datazione in epoca ben più recente: RENZI RIZZO 2005,p. 487.

550

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periferico in via d‟abbandono), e dell‟arretramento verso Sud dell‟abitato. Ciò dimostra la totale ridefinizione di spazi un tempo inclusi appieno nel tessuto urbano, sebbene al momento non sia possibile apprezzare il rapporto del nuovo sepolcreto con l‟abitato coevo. Anche in questo aspetto si comprende la profonda differenza tra la necropoli di Piazza Duomo e via Marche. Quest‟ultima è utilizzata in un momento in cui la città mantiene pressappoco lo stesso assetto dei secoli precedenti, per cui le tombe si collocano in aree suburbane ben distinte dall‟abitato; invece nel primo caso la necropoli non solo sostituisce edifici un tempo parte integrante della città, ma per un po‟ addirittura convive con zone della Piazza ancora abitate. Il processo di arretramento e di ridefinizione degli spazi urbani sembra tuttavia molto articolato e di lunga durata: una delle sue tappe intermedie può essere intravista anche nell‟abbandono delle attività manifatturiere in alcuni settori del suburbio (via Galluppi, via Santo Stefano), che vengono occupati dalla fine del III secolo da aree cimiteriali, situate forse in posizione più vicina alla città rispetto alle necropoli più antiche.

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2.5 - FIESOLE

Fiesole (Tav. 21, 4) si estende su due alture e sulla sella che le divide, una situazione topografica che ha fortemente condizionato lo sviluppo urbano della città fin dalle sue origini. Cinta da un possente tracciato murario dal III secolo a.C. (epoca a cui risale anche la prima organizzazione urbanistica della città), Fiesole subisce importanti mutamenti in epoca romana, con la deduzione della colonia in epoca sillana: in età augustea vengono eretti il Capitolium, il teatro e le terme. Il foro è probabilmente da ubicare presso l‟odierna piazza Mino da Fiesole, non lontano dal Capitolium e all‟intersezione dei principali assi viari cittadini551

. Le conoscenze sulla topografia fiesolana appaiono alquanto lacunose, considerata anche l‟esigua superficie indagata archeologicamente: maggiori informazioni sono invece desumibili per l‟area monumentale della città, oggetto di numerose campagne di scavo a partire dal XIX secolo552.

Le poche notizie storiche e archeologiche disponibili per la tarda antichità sull‟area urbana e il suburbio non sono purtroppo sufficienti a delineare un quadro soddisfacente sulla dislocazione delle aree sepolcrali e sui mutamenti della città in questi secoli; una