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PRIMA E MEDIA ETÁ IMPERIALE: LA NETTA DISTINZIONE TRA SPAZIO DEI VIVI E SPAZIO DEI MORT

LE SEPOLTURE ALL’INTERNO DELLE VILLE TARDOANTICHE

PRIMA E MEDIA ETÁ IMPERIALE: LA NETTA DISTINZIONE TRA SPAZIO DEI VIVI E SPAZIO DEI MORT

Per le loro caratteristiche, le sepolture rinvenute in ambito rurale permettono di osservare i cambiamenti nel tempo, in particolare di comprendere l‟evoluzione nel rapporto con le abitazioni e con i terreni coltivati dei diversi fundi. Lo spazio sepolcrale riveste infatti una certa importanza nella suddivisione dello spazio all‟interno della proprietà, dal momento che in moltissimi casi le sepolture vi sono comprese, rafforzando dunque il legame dei proprietari e dei dipendenti col fundus: quest‟ultimo riproduce così su scala meno estesa lo stesso vincolo che si instaura tra la città e i cittadini e le necropoli e i defunti. Ciò appare ancora più evidente se si considerano sia le disposizioni contenute in alcune leggi – lex Sempronia823, lex Julia824 – che prescrivono di collocare le sepolture alle estremità dei lotti e delle tenute, quindi presso gli assi viari principali e lungo i percorsi interpoderali, sia i testi degli agrimensori romani, che indicano esplicitamente in alcune occasioni la presenza di sepolture lungo i confini degli appezzamenti; questi scritti affermano anzi che è possibile definire i limiti agricoli utilizzando in alcuni casi i monumenti funerari o le tombe825. Ad esempio Dolabella spiega come riconoscere le

823

Lex Sempronia: Sepulcra extremis finibus circa decumanos et kardines (…) conlocantur.

824

Lex Julia: Monumenta sepulchrave quae in agris divisis adsignatis constituentur, iuxta decumanos et

kardine (…) conlocantur. 825

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sepolture poste lungo i confini agrari826, mentre un altro gromaticus, Siculo Flacco, ricorda che non sempre le tombe sono scavate presso i confini degli appezzamenti, ma nei casi in cui il terreno sia sterile o pietroso le tombe possono anche essere scavate all‟interno della proprietà827

. Queste norme ricalcano strettamente quelle relative agli insediamenti urbani, in cui fin dall‟epoca arcaica si ribadisce con forza la necessità di dislocare le necropoli all‟esterno dell‟area abitata, determinando la netta distinzione tra il mondo dei morti e quello dei vivi828. Questa significativa analogia con la consuetudine attestata in ambito urbano, conferma anche per le sepolture nelle campagne la separazione tra i due ambiti; tuttavia, le tombe poste ai limiti delle proprietà rurali si caricano anche di forti valenze simboliche, dal momento che per la loro natura di locus

religiosus rafforzano l‟inviolabilità e la sacralità del confine829.

Questa situazione appare relativa al periodo repubblicano e ai primi secoli dell‟Impero, senza eccezioni di rilievo, sia in ambito urbano che rurale. La ricerca archeologica sembra confermare i dati delle fonti scritte. Un esempio interessante proviene dalla piana lucchese, dove le approfondite indagini condotte negli ultimi anni hanno permesso di scoprire una nutrita serie di impianti agricoli e di aree sepolcrali ad essi collegati. Tra queste merita attenzione la necropoli del Frizzone, presso Capannori (LU), costituita da un nucleo di sepolture sia ad inumazione che ad incinerazione, con più fasi d‟uso comprese tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C.830 Queste tombe si concentrano lungo l‟antico decumano relativo alla suddivisione centuriale della piana, e sono utilizzate probabilmente dalle comunità che vivono nelle fattorie che costellano il territorio831, fino alla crisi che travolge quest‟area e la Toscana in generale nel corso del II secolo d.C.832 In questo caso, dunque, il percorso viario principale catalizza le sepolture.

Oltre a questo, numerosi contesti testimoniano il rispetto della consuetudine. Tra questi, sono da menzionare alcune ville o fattorie dell‟agro romano, caratterizzato da una fitta rete di insediamenti e di tenute agricole. Ad esempio a Castel di Guido è venuto in luce un nucleo di circa 26 tombe databile tra la metà del II e la prima metà del III secolo d.C. (TAV. 33, 1-2), da connettere alla vicina villa imperiale di Lorium, in prossimità della via Aurelia833. Le sepolture, prevalentemente alla cappuccina, sono scavate a mezza costa di un pendio, presso il tracciato della via: esse hanno restituito pochissimi oggetti di corredo, e appartengono dunque a schiavi o personaggi di basso rango impiegati nelle

826

Ex Libr. Dolab. 303, 12-17: Fines sepulturarios sive cinerarios sic intellegis, quo vadunt rigores inter

possessiones, iuxta sepulturam sive buxus sive etiam cinerarios aut caccabos invenis aut orcas fractas aut certe integras. Ut invenias si finalis est sepoltura, quaeris longe ab ea pedes quinque aut aratro terram agis; et si inveneris ea signa, finalis est sepoltura. Si enim non inveneris ea signa, transi in alio latere; et sic per rigorem vicinarum possessionum in rigorem venies de quibus possessionibus intentio vertitur. Et sic veritas agnoscitur. Per un commento al testo di Dolabella, cfr. PEYRAS 2008.

827 SIC.FLAC.,XI,4. 828 Cfr. infra. 829 RODRIGUEZ SANCHEZ 2006,p. 10. 830 CIAMPOLTRINI et al. 2005, pp. 107-117. 831 CIAMPOLTRINI et al. 2005, p. 102. 832 CIAMPOLTRINI et al. 2005, pp. 117-118. 833

AAVV2006:nei pressi della villa si trova anche una probabile mansio, legata al tracciato dell‟Aurelia: pp. 275-277.

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attività della tenuta834. Il dato sembra confermato dalle analisi antropologiche sulle ossa, che rivelano come questi individui fossero sottoposti a grossi sforzi e ad un‟alimentazione molto precaria, e conducessero dunque una vita molto dura835

. In questo caso, le tombe si trovano sì ad una certa distanza dall‟area abitata, ma forse non ai confini della tenuta, sfruttando un‟area della proprietà presumibilmente meno adatta alle coltivazioni in quanto posta in pendio.

Presso Boccone d‟Aste, a Nord della via Nomentana (TAV. 33, 3), è stata rinvenuta una necropoli di II secolo d.C. con circa 80 tombe ubicata lungo una strada che collegava due ville rustiche, mentre un nucleo più piccolo di sepolture della stessa epoca si trovava lungo un percorso rurale836. Anche in questo caso si tratta di individui di livello socio- economico basso, anche se alcune sepolture, caratterizzate da oggetti di corredo più prestigiosi, e, in un caso, la presenza di un sarcofago di marmo, attestano una maggiore articolazione della comunità e l‟esistenza di personaggi che emergono al suo interno837

. Sempre nell‟agro romano, una estesa necropoli si trova presso Vallerano. Si tratta di più di cento inumazioni databili tra II e III secolo d.C., localizzate lungo un asse stradale, a breve distanza da una villa; il sepolcreto era forse utilizzato anche da altri insediamenti posti nelle vicinanze838.

Per quanto riguarda la Toscana, casi analoghi di necropoli riferibili a ville rustiche appaiono scarsamente attestati, in gran parte frutto di ricognizioni nel territorio: purtroppo mancano al momento contesti in cui sia le strutture edilizie che i terreni circostanti siano stati indagati con uguale intensità. Le testimonianze sono in maggioranza da collegare a ville o fattorie di cui spesso si ignorano le caratteristiche e le dimensioni, in quanto non indagate approfonditamente. A queste appartengono le tombe alla cappuccina individuate presso Scarlino (GR) e Montaione (FI), situate nei pressi di ville o fattorie, di cui si parlerà più diffusamente nei prossimi capitoli839.

Un‟eccezione a questo quadro è probabilmente rappresentata dalla villa della Tagliata, presso il promontorio dell‟Argentario (GR). Scavi condotti nel 1923 e nel 1924 portarono non solo alla scoperta di parte delle strutture della villa, ma consentirono anche il rinvenimento, ad una distanza di circa 60-80 metri, di circa trenta tombe a cappuccina e a cassone munite di oggetti di corredo, tra cui vasellame ceramico, un balsamario di vetro, una firmalampe bollata VIBIAN(i), embrici con bolli di età traianeo-adriana. Una parte consistente degli oggetti sembra databile al IV secolo d.C., in particolare le brocche “con collare”, in base alla somiglianza con recipienti analoghi rinvenuti nel vicino sepolcreto della Polverosa, presso Orbetello (GR)840.

834

AAVV 2006, pp. 253-262: l‟unico oggetto di un certo pregio è stato recuperato nella sepoltura di una donna di circa 25-30 anni, ed è costituito da una specie di cavigliera di cuoio decorata da circa 90 borchie esagonali in rame: pp. 266-270. 835 AAVV 2006, pp. 263-264. 836 DE FILIPPIS 2001,pp. 55-57, figg. 1-2. 837

DE FILIPPIS 2001,p. 60: in una tomba è stato rinvenuto un elemento cilindrico d‟argento e uno scettro in ambra, contenuti forse in un cofanetto, di cui restava solo il meccanismo di chiusura, sempre in argento.

838

BEDINI,TESTA 1995,pp. 322-323.

839

Cfr. infra.

840

RAVEGGI 1927,pp. 206-207; CIAMPOLTRINI 1992,pp. 694-695; per altre attestazioni di firmalampen con bollo VIBIANI e per i rinvenimenti della Polverosa, cfr. infra.

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Ad una villa sono forse da riferire anche le sepolture rinvenute presso il lago di Burano (GR), costituite da cappuccine e fosse semplici che hanno restituito recipienti ceramici e monete di età imperiale, tra cui emissioni di Traiano, Antonino Pio, Commodo: a poca distanza, verso l‟entroterra, sono infatti venuti in luce i resti di edifici841

.

Appare invece più complicato collegare le numerose sepolture di prima e media età imperiale rinvenute a più riprese nel territorio di Cecina alla famosa villa di San Vincenzino, considerata anche la notevole distanza che la divide da alcuni di questi nuclei: è più verosimile pensare che, in parte, essi siano pertinenti ad insediamenti di varia natura distribuiti nel territorio, legati o meno alle attività della villa842.

I casi sopra menzionati, per quanto significativi, sono tuttavia riferibili a ville o fattorie di importanza secondaria rispetto alle dimore lussuose di ben altro tenore individuate nel territorio, tra cui Poggio al Molino e Massaciuccoli, intorno a cui gravitava certamente un gran numero di schiavi e addetti che vivevano nelle ville stesse o nei dintorni. Questa situazione è determinata in molti casi dalla scarsa conoscenza delle aree poste nelle vicinanze degli edifici.

Al di là delle differenti aree geografiche di appartenenza, i contesti menzionati in queste pagine presentano numerosi caratteri in comune: in primo luogo, questi nuclei funerari sono utilizzati da personaggi di umile condizione, in cui sono da riconoscere gli individui impiegati nelle ville e da esse dipendenti; inoltre, in tutti i casi le necropoli si situano ad una certa distanza dalle abitazioni, venendo dunque a costituire due realtà nettamente distinte. Ancora più interessante appare la pertinenza dei vari contesti al medesimo arco cronologico, all‟incirca al II-III secolo d.C. Questi caratteri che accomunano le ville e le fattorie, riguardo all‟ubicazione e all‟evoluzione degli spazi destinati ai morti, iniziano a mutare progressivamente nel corso del III secolo, con l‟introduzione di importanti novità. Un primo indizio del cambiamento in atto è individuabile proprio nella villa di Boccone d‟Aste precedentemente descritta. Qui, oltre ai sepolcreti di II secolo d.C. già ricordati, è presente un piccolo gruppo di 25 tombe databili al III-IV secolo d.C. realizzate a ridosso del muro orientale della villa843 (TAV. 34, 1). Le inumazioni più tarde si collocano dunque in posizione ravvicinata rispetto all‟abitazione, praticamente a contatto con essa. Per quanto non si possano trarre conclusioni generali da un caso singolo, è indubbio che il dato di Boccone d‟Aste sia sintomo di un mutamento che si può comprendere meglio se posto in relazione con altri contesti.

841

LEVI 1927,pp. 479-480: si tratta di nove scheletri disposti l‟uno accanto all‟altro.

842

Cfr. il contributo di Licia Luschi in DONATI et al. 2000, pp. 460-464. 843

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L’INGRESSO DELLE SEPOLTURE NELLE VILLE: LE PRIME

TESTIMONIANZE

- LE SEPOLTURE DI BAMBINI DELLA VILLA DELL‟OSSAIA

La villa dell‟Ossaia, posta 5 km a Sud di Cortona (AR) viene costruita agli inizi del I secolo a.C., con caratteri di grande monumentalità. Tra la fine del I secolo d.C. e il III secolo d.C. avvengono alcune radicali modifiche, tra cui la trasformazione di alcuni settori della villa in aree produttive, e la corrispondente monumentalizzazione di altre parti, soprattutto nel III secolo d.C.844 Proprio in questo secolo la villa sembra appartenere ad un importante personaggio di rango, legato all‟aristocrazia senatoria e alla casa imperiale, di cui è tuttavia ignota l‟identità: questa ipotesi è suggerita dalle laminette bronzee con ritratti imperiali, identificate come elementi decorativi di cofanetti, dono dell‟imperatore al proprietario845

. Interessante ai fini di questa ricerca è la presenza di sei-otto sepolture di infanti nell‟angolo Nord-Est del probabile peristilio di età augustea, nel settore Nord del nucleo residenziale (TAV. 34, 2). Sebbene non siano stati rinvenuti resti ossei, le piccole fosse contenevano in tre casi una moneta di bronzo collocata sul disco di una lucerna fittile846, in funzione di corredo funerario. Le monete consentono di datare con buona precisione le tombe tra i decenni finali del III e gli inizi del IV secolo d.C.: sono infatti presenti emissioni di Aureliano databili tra il 270 e il 275 d.C., di Carino (inizi 283-estate 285) e di Diocleziano (284-296)847 (TAV. 34, 3-4). Tra le tre lucerne, tutte del tipo firmalampe e molto simili tra loro, due presentano il bollo VIBIAN(i), databile solitamente tra la metà e la fine del II secolo d.C., ma attestato ancora in contesti di III-IV secolo d.C.848

Una delle caratteristiche più interessanti di queste sepolture è quella di rientrare in un arco cronologico piuttosto ristretto, come testimoniano le monete.

Le tombe sono state scavate in un settore periferico del complesso, forse non utilizzato in quel periodo. La vita nella villa continua tuttavia senza apparenti interruzioni, seppur con una evidente restrizione nel numero degli ambienti abitati e sfruttati, prima delle imponenti ristrutturazioni che in età costantiniana conferiscono di nuovo un tono elevato all‟intero complesso849

.

Questo piccolo nucleo di tombe consente di fare utili riflessioni sul fenomeno delle tombe infantili all‟interno delle abitazioni e soprattutto su quello delle sepolture nelle ville, frequentemente attestato non solo in Toscana, ma in tutto il mondo romano.

Per quanto riguarda le inumazioni di bambini in contesti abitativi, l‟estendersi delle ricerche ha ormai ampiamente dimostrato che si tratta di un fenomeno di estrema antichità in ambito mediterraneo, le cui origini risalgono almeno ad età protostorica,

844

FRACCHIA, GUALTIERI 2005, pp. 384-385: le nuove aree produttive sarebbero indizio di un rafforzamento delle attività agricole. Nel III secolo viene costruita una elegante aula absidata decorata con mosaici pavimentali, destinata probabilmente a coenatio.

845

FRACCHIA,GUALTIERI 2005,pp. 414-417: nelle 5 effigi sono raffigurati rispettivamente Giulia Domna, Alessandro Severo, Gordiano III e Tranquillina affrontati, Valeriano e Gallieno affrontati, la dea Minerva.

846

FRACCHIA,GUALTIERI 2005, pp. 418-419.

847

FRACCHIA,GUALTIERI 2005, pp. 418-419.

848

FRACCHIA,GUALTIERI 2005, p. 418: la produzione di queste lucerne è forse da situare nella vicina Arezzo.

849

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senza apparente soluzione di continuità fino alla fine dell‟antichità, manifestandosi con una ampia varietà di soluzioni850. In epoca romana tale consuetudine è attestata in numerosi contesti, sia in Italia che nelle province, a conferma del noto passo di Plinio che ricorda l‟uso di seppellire i bambini in subgrundaris851

, di cui parla ancora Fulgenzio nel VI secolo d.C., riferendosi ai bambini morti entro 40 giorni dalla nascita852. Fino all‟avvento del cristianesimo, le testimonianze letterarie ed archeologiche indicano che gli infanti non erano considerati uguali agli adulti, per cui ricevevano una sepoltura diversa ed isolata -e spesso meno accurata- rispetto alle necropoli tradizionali, in quanto la loro morte non era ritenuta “normale”853. Non bisogna tuttavia pensare che questo uso sia l‟unico adottato per gli infanti, dal momento che a partire dalla prima età imperiale e fino alla tarda antichità sono presenti sepolture di bambini anche nei cimiteri degli adulti, sia in ambito rurale che urbano, in alcuni casi concentrati in aree ad essi riservate854.

Le tombe di bambini all‟interno delle ville

Per quanto riguarda le tombe di infanti nelle ville, tra i casi più interessanti attestati in Italia figurano la villa della Fontanaccia sui Monti della Tolfa, dove un cimitero di bambini viene realizzato sulle rovine delle strutture abitative, abbandonate nella seconda metà del II secolo d.C. in seguito ad una catastrofe naturale855. Non lontano da Tarquinia (VT), sui resti delle terme della villa romana di Cazzanello -costruite nel IV secolo d.C. su ambienti più antichi, e abbandonate nel V-VI secolo d.C.- si impianta un nucleo di tombe infantili, ad enchytrismos o con protezione di grandi frammenti di recipienti fittili856. Si tratta di nove sepolture, anche se è probabile l‟esistenza di almeno altre sette- otto tombe, non documentate, realizzate nelle vicinanze: l‟insieme è formato da feti prematuri, individui defunti alla nascita o pochi giorni dopo, e da un unico bambino di quasi tre anni di età857. Sebbene Becker dati queste tombe al VII-VIII secolo d.C., la presenza di sepolture ad enchytrismos induce a riferire il nucleo sepolcrale ad un‟epoca anteriore, pur non essendo possibile proporre riferimenti cronologici precisi858.

Il caso più famoso e meglio studiato di sepolcreto infantile associato ai resti di una villa romana è tuttavia rappresentato dalla villa di Poggio Gramignano, presso Lugnano in Teverina (TR). Il sito, ubicato lungo la valle del Tevere, nell‟Umbria meridionale, ha restituito i resti di una dimora lussuosa costruita alla fine del I secolo a.C. e abbandonata nel III secolo d.C.859 Dalla metà del V secolo d.C. cinque ambienti del complesso ormai in rovina vengono utilizzati per la sepoltura di 47 bambini860. Le accurate indagini svolte dall‟equipe dell‟Università dell‟Arizona su questo ampio campione di riferimento hanno permesso di giungere ad una serie di considerazioni molto interessanti. Le tombe sono

850

Per una sintesi cfr. LAUBENHEIMER 2004,p. 304.

851

PLIN., Nat. Hist. VII, 72.

852

FULGEN., Serm. Ant. 56, 13.

853 SOREN et al. 1999, p. 527. 854 LAUBENHEIMER 2004,pp. 303-304. 855 SOREN et al. 1999, p. 479 856 BECKER 2004,pp. 255-259. 857 BECKER 2004,pp. 259-263, tav. 1. 858

BECKER 2004,p. 264: nel testo non si fa riferimento al tipo di anfore utilizzate.

859

SOREN et al. 1999, p. 477.

860

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state scavate in strati di macerie all‟interno delle stanze, in un arco cronologico abbastanza ristretto intorno al 450 d.C., per bambini nati prematuri o in età neonatale (40 su 47), ad eccezione di 6 tombe di individui di età compresa tra 4 e 6 mesi e un unico bambino di 2-3 anni861. Le tombe sono ad enchytrismòs, a cappuccina (con una certa varietà nell‟esecuzione e nell‟accuratezza), oppure sfruttano due coppi o una teca di laterizi per proteggere i piccoli corpi, non mancando tuttavia sepolture in nuda terra862: i defunti dovevano appartenere ad una comunità di modesta condizione insediata nei pressi delle rovine della villa.

La prima particolarità rilevabile in questo sepolcreto è la maggiore attenzione riservata ai bambini che hanno vissuto più a lungo, sepolti con più cura e in aree separate rispetto ai neonati, dato che rivela la differenza percepita in merito all‟età all‟interno della comunità che qui seppellisce e che trova conferma in altri contesti di epoca romana863. Interessanti considerazioni derivano anche dall‟analisi dei corredi che accompagnano i defunti. Al di là dei pochi oggetti personali, spicca infatti l‟offerta di 13 cuccioli di cane, sacrificati al momento della sepoltura e deposti vicino alle tombe. Nel mondo antico, il cane è fortemente connesso a riti di purificazione e a questo animale vengono attribuite capacità curative; esso è inoltre strettamente collegato al mondo dell‟oltretomba, in quanto animale sacro ad Ecate e compagno del defunto nell‟aldilà, protettore dei vivi nei confronti dei morti e delle divinità infere864.

Il sepolcreto di Poggio Gramignano ha restituito inoltre tracce di riti magici compiuti presso le tombe865. Il numero di deposizioni circoscritte in un breve lasso di tempo, i riti di purificazione, il sacrificio di cuccioli di cane, porta ad ipotizzare che i decessi siano conseguenza di un‟epidemia di malaria, che imperversava nelle campagne della valle del Tevere in età tardoantica, unita alle precarie condizioni di vita in un‟epoca di forte crisi866. Le testimonianze ricavate dal sepolcreto mettono in luce anche le superstizioni e la risposta della comunità alla minaccia della malattia, chiarendo quanto le credenze pagane fossero ancora ben radicate nelle campagne nonostante il progressivo affermarsi del cristianesimo867.

Come nel caso di Poggio Gramignano, anche le tombe della villa dell‟Ossaia si concentrano in un periodo molto ristretto, sebbene il loro numero sia molto inferiore, permettendo dunque di attribuire la morte improvvisa degli infanti ad analoghe epidemie o calamità.

861

SOREN et al. 1999, p. 488.

862

SOREN et al. 1999, p. 490, tav. 244-260: come sottolinea l‟autore, è rilevabile un alto grado di variabilità all‟interno di questi tipi, nonostante la loro semplicità: “none of these burial types was unique or unusual, but each was slightly different from all the others”.

863

SOREN et al. 1999, p. 487. A Sallèles d‟Aude, in Gallia, tra le 15 sepolture di infanti realizzate

all‟interno di un‟officina ceramica nel corso del I secolo d.C., l‟unica a contenere delle offerte alimentari e