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LE VILLAE – MANSIONES LUNGO LE VIE DI COMUNICAZIONE

LE SEPOLTURE ALL’INTERNO DELLE VILLE TARDOANTICHE

LE VILLAE – MANSIONES LUNGO LE VIE DI COMUNICAZIONE

Nonostante la difficoltà di distinguerli, in numerosi casi, dalle ville vere e proprie (tanto che spesso si parla di villae-mansiones)1012, alcuni complessi insediativi individuati in Toscana possono essere interpretati come stationes-mansiones poste lungo le grandi arterie di traffico quali punti di appoggio e di sosta per i viaggiatori. Tali edifici

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DUCCI et al. 2006: la continuità di vita è documentata almeno fino alla seconda metà del IV secolo,

nonostante si tratti di dati preliminari; per le catacombe, cfr. infra.

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DUCCI et. al. 2006, pp. 292-293. 1006

DUCCI et. al. 2008, pp. 268-269. 1007

DUCCI et. al. 2008, pp. 270-271. 1008

DUCCI et. al. 2008, pp. 270-271. In altri casi le ossa più antiche sono state deposte ai fianchi

dell‟inumato più recente.

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DUCCI et. al. 2008, pp. 272-273. 1010

DUCCI et. al. 2008, p. 270. 1011

BARTOLOZZI CASTI 2005,pp. 91-94.

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rivestivano più funzioni ed erano dotati di strutture ed ambienti atti ad accogliere e rifornire sia gli uomini che gli animali in transito (taverne, terme, stalle, magazzini…). Per le loro caratteristiche, essi venivano spesso a costituire dei poli di attrazione dell‟insediamento, grazie alle possibilità offerte dalla vicinanza alle vie di comunicazione.

Al pari delle ville private, in alcuni casi anche questi edifici accolsero sepolture in età tardoantica-altomedievale, in conseguenza dell‟abbandono.

SAN GENESIO (S. Miniato -PI)

In questo importante insediamento posto lungo gli itinerari terrestri e fluviali del medio Valdarno e della Valdelsa, dalla lunga continuità di vita, i primi resti di strutture murarie (un muro a “L” con il lato lungo orientato in senso N/S, dalla funzione non determinabile anche se forse relativo alla pars rustica di una villa) si datano ad età imperiale, quando l‟area è occupata da una villa romana o da una mansio collegata alla via Quinctia, che correva parallela all‟Arno tra Pisa e Firenze. I reperti ceramici evidenziano il pieno inserimento del sito nelle rotte commerciali ancora in età altomedievale, con consistenti afflussi di merci1013. Nella seconda metà del V secolo, le strutture di età romana vengono abbandonate, e ad esse si appoggiano alcune tombe a cappuccina appartenenti ad una estesa necropoli con tombe orientate in senso W/E, databili tra fine V e prima metà del VI secolo d.C. (TAV. 39, 1), contenenti gruzzoli di monete e pettini in osso come oggetti di corredo (TAV. 39, 3), posti presso gli arti inferiori. Una delle inumazioni ha restituito 6 monete, di cui 2 di IV secolo, 3 di IV-V e una di V-VI secolo1014. Appare degno di nota il fatto che non si trovino sepolture nell‟area interna dell‟ambiente, come se quest‟ultimo fosse ancora in uso1015. Quasi contemporanee a queste sepolture (come indica la presenza degli stessi oggetti di corredo al loro interno) risultano anche alcune tombe a fossa terragna su file parallele, collocate ai margini del settore occupato dalle tombe sopra descritte1016 (TAV. 39, 2). La destinazione funeraria dell‟area cessa tra la seconda metà del VI secolo e la prima metà del successivo, come si deduce dalla presenza di buche di palo, resti di focolari e strati di vita databili a questo periodo, che segnano probabilmente la nascita del vicus Ualari, ricordato dalle fonti a partire dal 7151017. Tra queste abitazioni in legno se ne segnala una di grandi dimensioni, che era abitata da una famiglia di rango, come suggeriscono i resti di uno scudo da parata e uno spillone in oro in esse rinvenuti, alla cui iniziativa è da riferire la trasformazione del piccolo mausoleo in una chiesetta privata, allungando la struttura e aggiungendo l‟abside1018

. Di fronte alla chiesa si dispongono nuove sepolture a cassa in muratura (costruite con materiali di spoglio e coperte da tegole o lastre di pietra), disposte ai lati del percorso di accesso all‟edificio, tra loro parallele, una delle quali aveva per corredo un oggetto in bronzo non ancora identificato1019; questo piccolo nucleo mostra con chiarezza la differenza nella tipologia

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CANTINI 2008,con ampia bibliografia.

1014

CANTINI 2008,p. 77.

1015

CANTINI 2008a, p. 455.

1016

CANTINI 2008,pp. 75-76; CANTINI 2008a, p. 455.

1017 CANTINI 2008,pp. 77, 91. 1018 CANTINI 2008,p. 78. 1019 CANTINI 2008,pp. 78-79.

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sepolcrale tra la prima e la seconda fase della necropoli, con l‟affermarsi di nuove tendenze, in concomitanza, forse, con l‟arrivo di nuovi gruppi umani nel territorio1020

. VIGNALE (Piombino –LI)

La mansio del Vignale rappresentava una importante stazione di posta lungo la via Aurelia, situata nei pressi della laguna di Falesia e delle importanti istallazioni portuali di Populonia. Il vasto complesso si articolava in una serie di strutture affacciate su entrambi i lati della strada, composti da ambienti destinati all‟accoglienza dei viaggiatori ma anche da una parte produttiva, di cui faceva parte anche una fornace per ceramica1021. La

mansio viene edificata nella prima età imperiale, con una frequentazione ininterrotta fino

al V secolo d.C., momento in cui le tracce divengono molto labili. Alla fase finale sono infatti riferibili una serie di buche di palo e resti di focolari che indicano il riuso delle strutture in una fase tarda: in particolare, merita attenzione il sepolcreto che in età tardoantica-altomedievale si impianta sul complesso, al momento indagato solo in maniera preliminare1022. Alle tombe di questo periodo sono forse da connettere gli elementi di ornamento personale, venuti in luce in anni passati durante ricognizioni di superficie: tra questi compare una fibula a croce con terminazione a cipolla, databile tra la fine del III e la metà del V secolo d.C., oltre a tre fibbie da cintura di tipologie ben diffuse in tutto il Mediterraneo tra la seconda metà del VI e il VII secolo d.C.1023 PANTANI (LE GORE) (Torrita di Siena -SI)

Questo importante sito è da identificare con la mansio Manliana della Tabula Peutingeriana, posta lungo il tracciato di raccordo tra la Cassia e Siena, con una frequentazione che va dal II secolo a.C. al V secolo d.C. Scavi condotti nel 1983 portarono alla scoperta di tre tombe sconvolte, una a fossa e due a cappuccina, la cui datazione risulta molto ardua. Le 7 monete tardoantiche -purtroppo illeggibili- rinvenute in un altro saggio, insieme ad un ago crinale e a frammenti di una brocca in ceramica comune, forse pertinenti anche in questo caso a sepolture, suggeriscono che parte della necropoli sia da riferire ad età tardoantica1024.

SANTA CRISTINA IN CAIO (Buonconvento -SI)

Presso il bivio che da Siena conduce a Montalcino, tra il 1992 e il 1994 furono effettuati scavi che portarono in luce i resti di un edifico romano di natura incerta, forse un‟abitazione, che vede il periodo di maggior vitalità nel I secolo d.C., seguito da una fase di abbandono. Nell‟area sono state rinvenute in totale circa 90 tombe, ascrivibili a due periodi ben distinti: il primo (col maggior numero di attestazioni), databile tra II secolo a.C. e il I secolo d.C., si disloca all‟esterno dell‟edificio, mentre il secondo, databile tra IV e VI secolo d.C., è deposto su uno strato di malta, probabile disfacimento

1020

Cfr. i contributi di S. Viva in CANTINI 2007a,pp. 10, 16.

1021

PATERA et al. 2003; GIORGI et al. 2008. 1022

GIORGI et al. 2008a, p. 258. 1023

PATERA et al. 2003, pp. 305-306.

1024

Cfr. il contributo di S. Casini in PUCCI 1992, pp. 29-32: durante lo scavo delle sepolture sono stati rinvenuti alcuni frammenti di sigillata italica, che però non fanno parte del corredo.

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di un piano pavimentale posto all‟interno dell‟abitazione, peraltro già abbandonata in questo periodo1025. Purtroppo le sepolture sono state pesantemente danneggiate dalle arature succedutesi nel tempo, per cui gli scheletri sono in gran parte rovinati e gli oggetti del corredo dispersi. Solo in pochissimi casi, dunque, si è mantenuta l‟associazione tra i defunti e gli oggetti di accompagno, utili alla datazione. Le tombe (orientate in senso W/E) sono quasi sempre a fossa terragna, talvolta parzialmente foderate da tegole e lastre di pietra, pur non mancando tombe a cappuccina, la cui esistenza non è purtroppo sicura a causa del pessimo stato di conservazione delle sepolture: in molti casi, è presente una pietra infissa all‟altezza della testa e dei piedi1026

. Tra gli oggetti rinvenuti figura una fibbia bronzea databile al 530-550 d.C., indossata da un bambino di circa due anni, affetto da idrocefalia: il reperto costituisce il reperto più recente del contesto, che si aggiunge ad una placchetta in bronzo con inserti di pasta vitrea, rinvenuta sporadica1027. Nella dislocazione delle tombe, si nota un progressivo addensarsi verso una struttura muraria venuta in luce sul lato settentrionale dell‟area indagata: in questo punto le tombe sono molto fitte, con frequenti tagli e sovrapposizioni, anche se non si esclude che parte delle sepolture possa essere ormai di età medievale. Appare evidente la volontà di seppellire nei pressi di questa struttura, forse parte superstite di un luogo di culto di età tardoantica1028.

Una recente revisione dei dati, unita a ricognizioni nella zona, ha permesso di acquisire nuovi dati e di proporre una nuova interpretazione del sito1029. L‟area di Santa Cristina sarebbe stata occupata in età romana da una mansio o statio posta lungo la strada per Siena, contraddistinta da una serie di edifici e di ambienti funzionali ai vari usi e servizi offerti da tali strutture, a cui si aggiunge anche un‟area sepolcrale. Il complesso sembra vivere un momento di crisi intorno alla seconda metà del II secolo d.C., cui fa seguito l‟abbandono di alcuni ambienti. Il resto degli edifici continua a svolgere funzioni di accoglienza almeno fino al IV secolo, vivendo una crisi drastica e l‟abbandono nel corso del secolo successivo. Solo nel VI secolo, in particolare nella seconda metà, si hanno tracce di rioccupazione di alcuni ambienti del complesso sia a scopo abitativo che funerario, come prova la realizzazione di un‟area sepolcrale sui resti delle strutture; ad essa va riferita la tomba di bambino con fibbia, che dunque sarebbe da collocare in epoca longobarda. Questa fase sembra di breve durata, concludendosi entro gli inizi del VII secolo d.C.1030 Il secondo nucleo di sepolture individuato a Santa Cristina sarebbe dunque più recente di quanto prospettato in seguito alle prime indagini, e già da ascrivere dunque ad età longobarda.

1025

GOGGIOLI,MANNELLI 1995,p. 32.

1026

MANNELLI 1995,pp. 36-37: nel testo non si specifica se esistano differenze tra i due gruppi di tombe

individuati.

1027

MANNELLI 1995,pp. 38-39.

1028

MANNELLI 1995,pp. 41-43: la Pieve di Santa Cristina è attestata per la prima volta da un documento dell‟815, anche se è probabile che essa sia molto più antica.

1029

CENNI 2007,pp. 163-178; GOGGIOLI,VALENTI 2009.

1030

CENNI 2007, pp. 176-177, con le interpretazioni relativa alle varie fasi e all‟evoluzione dell‟insediamento; GOGGIOLI,VALENTI 2009,pp. 96-97.

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Anche le stationes-mansiones, come alcune ville analizzate in precedenza, seppur non più in funzione, continuano evidentemente a catalizzare l‟insediamento del territorio, anche in momenti di crisi e di diminuzione della popolazione; le loro rovine vengono dunque riutilizzate sia per le abitazioni, che per le sepolture. In età tardoantica- altomedievale, sono probabilmente ancora utilizzati, seppur in maniera più sporadica rispetto al passato, gli itinerari lungo i quali questi edifici erano stati realizzati, i quali mantengono dunque una certa attrattiva per i gruppi umani del territorio e una sorta di preminenza nella rete insediativa. A dimostrazione di questo fatto basti considerare la ritrovata centralità del sito di San Genesio in età medievale, grazie alla posizione lungo importantissimi assi itinerari dell‟Italia centrale (in particolare la via Francigena) e al collegamento con tutti i principali centri della Toscana.