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L’ABBANDONO DEFINITIVO: POGGIO DEL MOLINO E SETTEFINESTRE

LE SEPOLTURE ALL’INTERNO DELLE VILLE TARDOANTICHE

L’ABBANDONO DEFINITIVO: POGGIO DEL MOLINO E SETTEFINESTRE

Le ville finora prese in considerazione appaiono caratterizzate dalla loro preminenza nell‟ambito territoriale in cui sorgono: in questi casi, la nascita delle aree cimiteriali costituisce quasi una conferma di tale ruolo privilegiato.

Tuttavia, l‟esistenza di sepolture è confermata anche all‟interno delle residenze che in età tardoantica perdono il loro carattere di preminenza, in maniera più o meno drastica: questo fatto mostra la capillarità del fenomeno, che è attestato quindi anche nei casi in cui la vita di queste ville si conclude con l‟occupazione o la frequentazione delle rovine da parte di piccole comunità. Un‟importante differenza rispetto ai contesti fin qui ricordati va forse riconosciuta nel minor numero di sepolture scavate e nella occasionalità del fenomeno, anche se una conferma a tale ipotesi può giungere solo da ricerche più approfondite e dall‟indagine dei vari settori residenziali delle ville. Spesso infatti la ridotta estensione dei settori scavati non consente una corretta valutazione dell‟effettivo numero di tombe.

Lungo il litorale costiero, più a Sud di Cecina, si trova la villa di Poggio del Molino, presso Populonia (LI). Si tratta di un edificio di prima età imperiale distrutto nella seconda metà del III secolo d.C.957 Fra gli inizi del IV e la metà del V secolo, sopra i crolli delle strutture termali, si impiantano due ambienti adibiti ad attività artigianali

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CIAMPOLTRINI,PIERI 1998,p. 113: critico nei confronti della ricostruzione proposta dai due studiosi appare Valenti, il quale sottolinea il suo carattere congetturale. In particolare apparirebbe scarsamente convincente la nascita degli edifici religiosi in un momento troppo precoce rispetto ala riorganizzazione territoriale basata sulle pievi, che si definisce tra la fine del VII e gli inizi dell‟VIII secolo: VALENTI 2004, p. 86, in particolare la nota 207.

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CIAMPOLTRINI et al. 2000, pp. 305-307. 956

CIAMPOLTRINI et al. 2000, pp. 305-306: in seguito la chiesa si trasforma in plebs (così viene ricordata

per la prima volta nel 936), forse in conseguenza dell‟aumento demografico nel territorio.

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legate alla lavorazione del ferro. Questa fase sembra da riferire ad una occupazione intensa e sistematica dell‟edificio, come dimostrano anche i numerosi reperti ceramici, collegabile forse alla presenza di coloni specializzati in attività metallurgiche dipendenti da una proprietà che ha ormai altrove il suo centro direzionale958, secondo un modello ben noto di riconversione degli insediamenti minori959. In seguito avviene l‟abbandono dell‟edificio, con una frequentazione sporadica fino al VII secolo d.C.960

In un vano interpretato come cubiculum della parte residenziale, decorato in origine con un mosaico pavimentale e con affreschi alle pareti, gli strati di crollo sono tagliati da una sepoltura di adulto scavata nel pavimento, delimitata da muretti a secco di pietre e da uno dei muri della stanza961(TAV. 36, 4; TAV. 37, 1-2). La copertura della tomba è costituita da grandi pietre, alcune delle quali recuperate dalle strutture della villa, tra cui una soglia962. L‟inumato è un individuo di sesso maschile deceduto tra i 50 e i 60 anni di età, deposto con orientamento E-W con testa ad E: il corredo è composto unicamente da una moneta di bronzo illeggibile, rinvenuta all‟altezza del cranio963. La tomba si data genericamente entro la fine del V secolo d.C.964 Oltre a questa, si ha notizia di altre sepolture che tagliavano gli strati di crollo della villa, e non si esclude che altre possano essere scoperte in parti del complesso ancora non indagate965. Gli inumati di Poggio del Molino sono da collegare alla frequentazione delle strutture abbandonate da parte di squatters che utilizzano i ruderi come riparo, in condizioni di vita modeste, anche se non si può escludere che ad essere sepolti siano gli stessi artigiani che svolgono le loro attività sui crolli della villa, sulla base di confronti con casi simili966. Le tombe di Poggio del Molino non appaiono organizzate in uno spazio ben preciso, e sembra verosimile che l‟uso dell‟area funeraria non sia stato regolare e protratto nel tempo. Questo dato potrebbe accordarsi con l‟effettiva natura della villa e il suo ruolo nell‟ambito territoriale967

. Il suo declino piuttosto precoce indica che essa, pur essendo sopravvissuta alla riorganizzazione medio imperiale delle campagne, mantiene però un ruolo marginale, a vantaggio di altri centri. Il ruolo secondario nella rete insediativa porta all‟isolamento dei resti della villa in età tardoantica, determinando la scarsa attrattiva per gli abitanti del luogo, che gravitano ormai verso altri centri. La villa diviene così rifugio per nuclei umani di modesta condizione, che seppelliscono qui i propri morti. Contrariamente a quanto avviene a San

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DE TOMMASO 1998, p. 131.

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ORTALLI 1996,pp. 12-13: in Emilia il fenomeno sembra avere inizio precocemente, già nel II-III secolo d.C.

960

DE TOMMASO 1998, pp. 131-132.

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SHEPHERD 1986-87,pp. 282-283, fig. 6: il mosaico, di cui resta un porzione minima, è realizzato con tessere bianche e nere; anche la decorazione parietale superstite appare esigua, con un unico lacerto su cui compare una sottile riquadratura bianca su sfondo rosso pompeiano. Non si può escludere che l‟ambiente faccia parte di un annesso al corpo principale della villa da essa separato (hospitalia?): DE TOMMASO 1998, p. 123.

962

SHEPHERD 1986-87,p. 283. 963

SHEPHERD 1986-87,pp. 283-286; cfr. nota numismatica di F. Catalli, p. 286.

964

SHEPHERD 1986-87,p. 284.

965

SHEPHERD 1986-87,p. 284, nota 28.

966

Si tratta delle ville di Francolise e Settefinestre: SHEPHERD 1986-87,pp. 284-285; per Settefinestre cfr.

infra. 967

Sarebbe interessante approfondire i rapporti intercorrenti tra questa villa costiera e i coevi insediamenti sulle rovine delle sontuose ville della vicina isola d‟Elba: cfr. infra.

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Vincenzino, la villa di Poggio del Molino perde ben presto, dunque, il suo ruolo privilegiato nel territorio, e questo trova un riflesso anche nelle ultime vicende delle villa e nell‟uso funerario.

Una sorte analoga sembra riguardare la villa di Settefinestre, nell‟agro cosano (GR). La villa, modello del complesso a conduzione schiavistica di età tardorepubblicana/primo- imperiale, viene abbandonata alla fine del II secolo d.C., e subisce alcune spoliazioni tra fine IV e VI secolo d.C., arco cronologico a cui risalgono anche tre sepolture scavate nell‟antica pars rustica. Le tombe, tutte prive di corredo, si localizzano nell‟area del cavedio della mola, nello strato formatosi dal disfacimento dei muri in argilla968 (TAV.

37, 3). Le fosse sono delimitate dai lacerti murari o da pietre recuperate dai ruderi della

villa: la copertura è costituita da terra e pietre, queste ultime talvolta disposte a formare un tumulo969. Una delle tombe ospitava i resti di due individui, un maschio adulto e una fanciulla di meno di 14 anni, dal pessimo stato di conservazione: la mancanza di gran parte di uno degli scheletri fa pensare ad un riutilizzo della tomba970. Le altre due tombe, appartenevano rispettivamente ad un individuo di sesso maschile di circa 30-35 anni, e ad una donna di circa 17 anni, entrambi disposti in posizione supina con le mani appoggiate sul bacino (TAV. 37, 4-5): non è chiaro se a questa fase debbano essere riferiti i resti di un neonato rinvenuti nella corte971.

Le analisi antropologiche hanno dimostrato che si tratta di individui vissuti in condizioni di vita disagiate, sottoposti a vari traumi e a forme di anemia, identificabili come pastori o briganti che abitano o frequentano occasionalmente i ruderi dell‟edificio972. Tracce di frequentazione databili tra la fine del IV e il VI secolo sono state rinvenute all‟interno della basis villae, probabilmente un settore all‟epoca ancora in piedi, dove trovano rifugio gli individui che seppelliscono i defunti nelle parti crollate973.

Come per Poggio del Molino, anche in questo caso le sepolture sono poche e non organizzate, sintomo ancora una volta della scarsa importanza dei resti della villa per gli abitanti del territorio in età tardoantica. Una volta abbandonata, la villa ha dunque cessato precocemente di essere un importante fulcro per l‟insediamento, ruolo che ha invece svolto in precedenza. Le difficili condizioni di vita degli inumati di Settefinestre sono forse lo specchio della profonda crisi che investe l‟agro cosano dopo il collasso del sistema delle ville a conduzione schiavistica, con una società rurale che in età tardoantica appare in pieno disfacimento974.

968 GUALANDI 1985,p. 89. 969 GUALANDI 1985,p. 89. 970 GUALANDI 1985,pp. 89-91. 971

GUALANDI 1985,pp. 89-91: nella tomba della giovane donna è reimpiegata metà della mola, disposta di

taglio lungo uno dei lati brevi.

972

GUALANDI 1985,p. 91: i defunti presentano arti inferiori molto robusti, riferibili ad individui sottoposti ad intensi sforzi motori, come appunto i pastori. L‟anemia è forse da identificare come una forma di talassemia, malattia tipica delle aree malsane.

973

GUALANDI 1985,pp. 91-92.

974

CAMBI 1993, p. 235; cfr. supra le valutazioni in merito alla crisi irreversibile che dalla media età imperiale investe la Toscana meridionale e alle differenze con la parte settentrionale.

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