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LE VILLE RUSTICHE DI PICCOLE DIMENSION

LE SEPOLTURE ALL’INTERNO DELLE VILLE TARDOANTICHE

LE VILLE RUSTICHE DI PICCOLE DIMENSION

Lo stesso fenomeno finora indagato per le ville di un certo prestigio e di dimensioni cospicue, sembra riguardare anche altri complessi ubicati nelle campagne, che sembrano però differenziarsi per la scala più modesta: in questi casi, nonostante non sia nota l‟estensione totale degli edifici, si ravvisa in generale una minore articolazione degli ambienti. Le strutture riutilizzate a scopo funerario si caratterizzano solitamente per l‟esiguo numero di sepolture, una situazione che accomuna questi siti con le ville che sembrano aver perso il ruolo di primo piano all‟interno del territorio, già analizzate in precedenza (Poggio del Molino, Settefinestre). Sia per esse che per gli insediamenti minori, la condizione di marginalità si traduce dunque in una frequentazione sporadica e in un utilizzo occasionale delle rovine, cui non faranno seguito altre forma insediative che sfruttino la posizione delle vecchie ville.

PIETRASANTA (LU)

Fuori dall‟abitato di Pietrasanta, in prossimità del fiume Versilia, è stata scoperta in anni recenti una villa rustica. Di essa si distingue una porzione produttiva a Nord e una probabilmente residenziale a Sud, divise da un cortile; l‟impianto del complesso risale alla seconda metà del II secolo a.C., in concomitanza con il riassetto degli itinerari terrestri della pianura costiera1031. In seguito all‟abbandono della villa, si assiste ad una pesante spoliazione delle strutture e al conseguente impianto di un piccolo cimitero. Al momento sono venute in luce due inumazioni di individui adulti di sesso maschile, allineate lungo i muri e prive di corredo, che insistono sui livelli di abbandono del complesso (TAV. 41, 1-2); una, piuttosto danneggiata, è realizzata in cassa di laterizi, mentre l‟altra è a cassone composto da laterizi, ciottoli ed elementi lapidei posti contro terra. L‟assenza di materiali di corredo non permette di proporre una datazione per le due sepolture1032.

1031

PARIBENI et al. 2006a, pp. 26-28. 1032

PARIBENI et al. 2006a, pp. 28-30; la differenza tipologica e il diverso orientamento tra le due sepolture

hanno portato ad ipotizzare la presenza di due fasi cimiteriali distinte, sebbene questi non siano elementi determinanti per presupporre una distinzione cronologica così netta.

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FOSSO CORTIGLIANO (Castiglione della Pescaia -GR)

Sui resti di una villa rustica, in questa località furono rinvenute nel 1974 due sepolture (TAV. 41, 3), una delle quali dalla struttura piuttosto elaborata: si tratta di una sepoltura bisoma, di un maschio adulto di circa 40-45 anni e di un bambino (di cui rimanevano pochi frustuli), realizzata mediante un cassone di pietre, al cui interno era alloggiata una cassa lignea di forma poligonale rivestita da un‟armatura di malta, che una volta solidificata ha conservato lo spazio lasciato vuoto dalla bara. La copertura è a cappuccina, con cinque coppie di tegole quasi tutte bollate L.A.A / ET.MM, a loro volta coperte da pietre per livellare la struttura, conferendole la forma di parallelepipedo; la deposizione era priva di oggetti di corredo1033 (TAV. 41, 4-6). A dieci metri di distanza da questa sepoltura se ne trovava un‟altra, addossata ai resti di una fondazione muraria, costituita da una semplice fossa delimitata da lastre di pietra e coperta da due livelli di lastre litiche, più piccole e in numero di quattro nella parte inferiore, più grandi in quello superiore; anche in questo caso si tratta di una inumazione di un adulto maschio senza corredo1034 (TAV. 42, 1). La datazione delle due sepolture – a cui se ne aggiungevano almeno altre due tipologicamente affini alla seconda, stando alle testimonianze raccolte all‟epoca, di cui però non rimane traccia alcuna – pone particolari problemi a causa dell‟assenza di materiali datanti: Curri propone di assegnarle ad età altomedievale, ipotizzando inoltre la non contemporaneità tra le due sepolture in base alla differenza di quota rilevata (la prima è infatti scavata a profondità maggiore rispetto all‟altra)1035. La differenza tipologica rispecchierebbe dunque in questo caso l‟esistenza di due fasi di utilizzo come area sepolcrale, in cui quella più recente sarebbe da collegare alla ripresa che visse questa zona intorno al 1000, grazie alla fondazione dell‟abbazia di S. Maria e S. Pancrazio al Fango1036: d‟altronde, le sepolture rivestite e coperte da lastre di pietra sembrano appartenere già ad un orizzonte altomedievale. Al contrario, la sepoltura a cassone potrebbe essere più antica e risalire alle fasi di poco precedenti o immediatamente successive all‟abbandono della villa rustica, che, in linea con quanto rilevato per altri insediamenti del territorio, si può collocare tra la fine del IV e gli inizi del V secolo1037. La struttura piuttosto elaborata di questa tomba è comune ad altri sepolcreti di area maremmana1038.

S. MARTINO – BRACCAGNI (GR)

Sui resti di una villa rustica databile tra la prima età imperiale e il II secolo d.C. (di cui rimane una vasca per la produzione di olio o vino), ubicata lungo la via di collegamento tra le aree interne del Senese con la valle dell‟Ombrone e il mare, si impianta una necropoli con tombe in fossa terragna, che, sulla base dei ricchi ornamenti di una sepoltura, è databile tra IV e VI secolo d.C.1039 Sono state scavate due inumazioni, vicine e parallele tra loro, orientate in senso W/E, che appaiono racchiuse dai lacerti di due 1033 CURRI 1978,pp. 139-142. 1034 CURRI 1978,pp. 139-142. 1035 CURRI 1978,p. 140, nota 441. 1036 CURRI 1978,p. 140, nota 441. 1037

CURRI 1978,p. 143: fra le monete rinvenute nel sito si annoverano emissioni di Valentiniano II o III.

1038

Cfr. infra.

1039

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strutture murarie in pietra e laterizi (TAV. 42, 2): oltre a queste, nell‟area sono presenti altre deposizioni in fossa terragna, di difficile datazione ma sicuramente di età postclassica. Uno dei defunti (di sesso femminile) indossava una serie di oreficerie di pregio, tra cui 2 orecchini d‟oro, 4 lamine ad anello con un gancio nella parte inferiore, databili tra V e VI d.C., 3 spilloni in bronzo presso la testa (di IV-VII d.C.), una collana composta da 7 vaghi d‟ambra ellissoidali, oltre ad un bracciale con 2 vaghi sferici ancora in ambra (TAV. 42, 3-5), simile ad esemplari rinvenuti a Casette di Mota e S. Ippolito di Anniano (PI) e datati al VI d.C. 1040 La tomba conteneva inoltre, all‟altezza della testa, 100 perline in pasta vitrea e 70 frammenti di fili d‟oro, probabile ornamento di un copricapo o della veste1041 (TAV. 42, 6-7).

CONCLUSIONI

Per quanto riguarda i nuclei funerari attestati nelle ville della Toscana, essi compaiono a partire dal V secolo d.C. (con l‟eccezione della villa dell‟Ossaia, dove le poche tombe sono più antiche), e sono contraddistinti dai tipi di sepolture più comuni dell‟epoca: cappuccina, enchytrismos, fossa terragna.

Gli inumati sono assai raramente accompagnati da oggetti di corredo. Si nota l‟assenza di una regola nella scelta degli ambienti in cui realizzare le tombe, sebbene nella maggioranza dei casi l‟esiguità delle aree indagate non consenta di comprendere l‟estensione né delle ville, né dei sepolcreti.

Dagli esempi riportati in questa sintesi, spicca in primo luogo l‟estrema varietà che contraddistingue in maniera generale le ultime fasi di vita delle ville tardoantiche, che solo in alcuni casi coincidono con l‟ingresso delle sepolture negli spazi abitativi. La documentazione archeologica mostra infatti che spesso le ville della Toscana non vengono interessate dalla realizzazione di tombe al loro interno: tra questi figurano la villa alla Befa (Buonconvento, SI), della Tagliata (Orbetello, GR), di Giannutri (GR), della Linguella, sull‟Isola d‟Elba1042

. Appare difficile, al momento, valutare i motivi che determinano l‟assenza di sepolture all‟interno di ville che spesso mostrano vicende analoghe agli esempi considerati in precedenza: sorprende, ad esempio, la mancata attestazione di tombe all‟interno della villa della Linguella, mentre esse sono invece presenti nelle altre ville elbane delle Grotte e di Capo Castello. Allo stesso modo, numerosi edifici di una certa importanza su cui vengono in seguito edificate le pievi rurali non sembrano interessate dalla presenza di tombe1043. Spesso il mancato rinvenimento di sepolture è da imputare allo stato della ricerca e alla mancanza di indagini in estensione.

Focalizzando l‟attenzione sulle ville che invece presentano sepolture al loro interno, appare evidente la grande varietà di esiti cui questi siti vanno incontro nelle loro ultime fasi di vita, in parte adombrata proprio dalle dimensioni e dalle caratteristiche degli spazi funerari (cronologia, numero di sepolture, spazi occupati). In questo senso, il fenomeno

1040

CYGIELMAN et al. 2008, pp. 309-311, con bibliografia per i confronti menzionati. 1041

CYGIELMAN et al. 2008, pp. 309-311. 1042

VALENTI 2004,pp. 65-66, con bibliografia.

1043

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non sembra da leggere in maniera univoca, apparendo piuttosto l‟esito di una pluralità di fattori.

Ad esempio, in alcune ville che rivestono un ruolo di primaria importanza nel territorio, la presenza di tombe in epoca tardoantica prelude alla rinnovata centralità, che si manifesta con la creazione della pieve cristiana: in questi casi, le sepolture rappresentano l‟indizio della continuità nella frequentazione delle strutture.

Analogamente, la densità e la quantità delle tombe suggerisce l‟importanza di alcuni complessi, nonostante il loro abbandono appaia pressoché definitivo e non ci sia al momento traccia di edifici di culto altomedievali, come a San Vincenzino.

A Poggio del Molino, l‟impianto di poche tombe sembra coincidere con le ultime frequentazioni da parte di piccole comunità; allo stesso modo, la villa di Settefinestre appare ormai inesorabilmente in declino, divenuta semplice rifugio per pastori o briganti, che qui seppelliscono occasionalmente i loro congiunti: entrambi i siti non rappresentano più centri primari del territorio.

In alcune ville dell‟arcipelago, infine, la frequentazione delle rovine può essere collegata ad un fenomeno particolare quale il monachesimo insulare.

La diversa sorte cui vanno incontro le ville della Toscana è forse lo specchio fedele delle vicende che coinvolgono le campagne nel momento di passaggio tra tarda antichità e altomedioevo, operando una sorta di selezione all‟interno dell‟insediamento.

In questa prospettiva, le tombe marcano il definitivo declino dell‟ideale classico del vivere in villa, e in questo senso costituiscono una importante cesura rispetto al passato. Tuttavia, la loro presenza non è da interpretare univocamente come elemento “negativo”, come simbolo stesso della decadenza e della crisi; in molti casi, infatti, le sepolture rappresentano il segno della continuità e della persistenza dell‟insediamento, per quanto ciò si manifesti ormai in forme prevalentemente nuove, e soprattutto dia come esito una realtà in cui non c‟è più traccia dell‟organizzazione di età romana1044

.

Confrontando la situazione complessiva delle sepolture rinvenute all‟interno delle ville, è possibile porre l‟attenzione su alcune caratteristiche comuni.

In generale, le strutture sepolcrali sono molto semplici, trattandosi quasi sempre di fosse terragne -talvolta delimitate da pietre o laterizi-, cappuccine o enchytrismoi, nelle ville poste sulle isole. Le uniche deposizioni in cui è stato speso maggior impegno sono quelle di Pieve a Nievole, con il doppio sistema di chiusura. Sono del tutto assenti le lapidi funerarie, così come molto scarsi e di livello molto modesto sono i corredi, costituiti in gran parte da singole monete; le uniche eccezioni, sono costituite dalla villa dell‟Ossaia e da quella di Capraia, che risultano alquanto significative. Il primo contesto è infatti anche il più antico tra quelli esaminati, relativo ad un‟epoca – il III secolo- in cui ancora l‟uso di deporre lucerne od oggetti ceramici è abbastanza diffuso. Non bisogna poi dimenticare che si tratta di tombe di infanti. Per quanto riguarda Capraia, il defunto con ricca panoplia si caratterizza chiaramente come un soggetto di origine germanica, rappresentando dunque un‟eccezione ad un quadro piuttosto omogeneo.

1044

Sulle caratteristiche delle campagne toscane tra tarda antichità e altomedioevo, cfr. VALENTI 2004,pp. 66-92.

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A causa dell‟esiguità dei dati, è molto difficile poter proporre ipotesi sulla classe sociale cui appartengono i defunti, tuttavia possiamo immaginare che essi appartengano agli strati più modesti della popolazione che ancora abita le campagne in età tardoantica, in particolare nei secoli V e VI. In questo senso, è possibile istituire un‟altra analogia coi contesti spagnoli presi in esame da Chavarría Arnau, dove la scarsa incidenza del corredo e le modeste strutture sepolcrali fanno propendere la studiosa per la pertinenza di queste tombe ad individui di modesta estrazione sociale: “una población campesina dedicada a los labores del campo y la caza”1045

.

Il numero e la cronologia delle sepolture permettono inoltre, in generale, di distinguere tra una prima fase in cui si tratta di poche tombe isolate realizzate in un momento in cui l‟edificio è ancora presumibilmente abitato, e la vera e propria “invasione” delle strutture ormai in rovina da parte delle deposizioni. Nel primo caso si situano la villa dell‟Ossaia, forse Poggio del Molino e le inumazioni sporadiche di San Vincenzino, realizzate lontane dal resto della necropoli. Quest‟ultimo caso è particolarmente adatto ad osservare la dinamica evolutiva sopra descritta, poiché in un momento successivo, nel corso del VI- VII secolo, si ha l‟impianto di un cimitero vero e proprio. In tutti gli altri casi, i pochi dati disponibili e la limitata estensione delle aree indagate non permettono valutazioni in merito1046.

1045

CHAVARRÍA ARNAU 2007a,p. 120.

1046

La medesima dinamica è emersa per alcuni contesti spagnoli, come ben evidenziato in CHAVARRÍA

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CAPITOLO 4