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APPLICAZIONE DELLO SCHEMA AL CASO DELLA CECOSLOVACCHIA Descritto lo schema teorico, intendo qui applicarlo agli eventi raccontati della Primavera

CAPITOLO 5. UNA NUOVA INTERPRETAZIONE

2. APPLICAZIONE DELLO SCHEMA AL CASO DELLA CECOSLOVACCHIA Descritto lo schema teorico, intendo qui applicarlo agli eventi raccontati della Primavera

di Praga. La mia intenzione è dunque interpretare il periodo storico che inizia con il cambio dell'indirizzo politico del Partito Comunista cecoslovacco e termina con la fine della resistenza popolare nonviolenta. In particolare studierò se questi eventi possono essere interpretati come una rivoluzione nonviolenta del popolo cecoslovacco.

Nell'analisi ritorno ai quattro attori rilevati precedentemente (Capitolo 4) nel contesto di questa storia della Repubblica Socialista della Cecoslovacchia: il popolo, la classe operaia, lo “Stato-Partito” cecoslovacco e l'Unione Sovietica. Semplificando maggiormente possiamo raggruppare in un unico gruppo il popolo e la classe operaia, mentre la dirigenza dello Stato si mosse a fasi alterne verso questi e verso l'URSS. In definitiva decido dunque di isolare come i due attori in conflitto il popolo (in cui è inclusa la classe operaia) e l'URSS.

Prendiamo ora in esame la possibilità di applicare la categoria delle due scelte e quella dei modelli di sviluppo. La politica della Primavera, come abbiamo visto, era volta ad una ridefinizione del ruolo dell'individuo e della società socialista. Torna qui molto appropriata la descrizione sintetica di Smrkovsky, nel suo articolo di luglio '68, per descrivere gli obiettivi politici del nuovo corso: socialismo, democrazia, umanesimo. Le politiche del Programma d'Azione erano infatti volte ad un decentramento del potere, in termini politici come economici. In riferimento all'asse orizzontale del nostro schema, ovvero la scelta dicotomica nell'organizzazione sociale tra organizzazione popolare (OP) ed organizzazione autoritaria (OA), possiamo identificare diverse progettazioni volte a spostare la posizione della Cecoslovacchia verso l'estremo OP:

• la federazione tra cechi e slovacchi al posto di uno Stato centralizzato • la formazione dei consigli operai nelle fabbriche

• l'estensione della nozione di classe di riferimento delle scelte politiche del Partito dal proletariato operaio al popolo in genere468

Quanto all'asse dell'incremento sociale, cioè la scelta tra incremento popolare (IP) ed incremento assolutistico (IA), identifichiamo le politiche facenti capo al nuovo umanesimo socialista descritto dai dirigenti, ovvero la rinnovata fiducia nelle potenzialità

468 È da notare su questo punto ad esempio come il primo discorso pubblico di Dubček nelle vesti di Primo Segretario del PCCS fu rivolto ad una riunione nazionale di agricoltori.

individuali nella società socialista:

• la libertà di stampa e di opinione (anche se non libertà di scegliere un'alternativa politica strutturata in partito)

• la fine della sorveglianza e della repressione dei servizi segreti

• “umanesimo socialista”, intesa come la ritrovata capacità politica dell'individuo come costruttore della vita sociale.

Alcune progettazioni politiche pesarono su ambedue le scelte: ad esempio la creazione dei consigli operai nelle fabbriche è principalmente un decentramento delle scelte politiche e del potere economico, ed infatti è stata una parola d’ordine rivoluzionaria del comunismo sin dai primi anni del ‘900, quando gli operai russi formarono i soviet (alla lettera: parlamento)469. Ma anche, a mio avviso, la creazione dei consigli operai fu una

rivisitazione del ruolo dei singoli operai nella scelta di autodeterminare il proprio lavoro, quindi un ulteriore spinta verso il basso sull'asse IP/IA. I consigli operai, che in pochi mesi rappresentarono circa 800 mila lavoratori, avevano ad esempio il diritto di revocare e di nominare il direttore dell'impresa, di esprimersi sulle questioni fondamentali riguardanti le prospettive di sviluppo dell'impresa stessa o di dare il loro parere sull'ammontare dei salari e degli investimenti. Le decisioni dei lavoratori non erano sulla conduzione quotidiana dell'azienda, ma erano combinate con le decisioni della direzione sugli aspetti più importanti470.

469 Ad esempio in Italia la stagione dei consigli operai del 1919 fu un inizio di rivoluzione, così pure in Germania, e di nuovo in Italia nel 1969.

470 Altre informazioni più dettagliate sui consigli operai cecoslovacchi: le elezioni erano ovviamente democratiche ed a scrutinio segreto: gli elettori dei membri dei consigli erano tutti i lavoratori dai 18 anni in su. Un dato importante è che nelle prime elezioni, tra aprile e ottobre 1968, la maggioranza degli eletti era personale qualificato (ingegneri, tecnici) e membri del Partito, anche se la provenienza dei candidati era libera, sia nelle competenze che nella provenienza partitica. Pelikan, Jiri, I consigli dei

lavoratori in Cecoslovacchia: un'esperienza soffocata, ma viva, riportato in Pacini, Gianlorenzo, Cecoslovacchia: cinque anni dopo, op. cit.

Figura 2: nuova allocazione della Cecoslovacchia nello schema dei MDS IA ROSSO BLU URSS Cecoslovacchia OP OA VERDE GIALLO IP

Andando ad inserire la Cecoslovacchia nel nostro schema figurativo dei quattro MDS, vediamo dunque come questo Paese nel 1968 tenda ad abbandonare la sua posizione tradizionale in pieno modello rosso, ovvero la posizione dei Paesi dell'Europa orientale che attuavano il modello del comunismo sovietico (pur non raggiungendo la stessa concentrazione di potere politico e militare di Mosca), per indirizzarsi verso un modello molto più autogestionario del marxismo-leninismo e più vicino al MDS verde, ovvero dirigendosi verso un'organizzazione più popolare e verso uno sviluppo più personalistico della propria società (sono le due frecce parallele agli assi; la loro risultante dà lo spostamento complessivo). A proposito della seconda direzione sottolineo nuovamente quanto scritto dall'economista cecoslovacco Eugen Löbl, riportato nel capitolo precedente:

[…] E ne consegue soprattutto che esiste una rivoluzione il cui asse non è la lotta per il potere, bensì la lotta per l'uomo, per la possibilità della realizzazione dei suoi ideali umanistici.

Questa prima analisi sui MDS ha dato la rappresentazione effettiva sia nella sua specificazione statica della Cecoslovacchia come interna al MDS rosso sia quella

precedenza, per una completa interpretazione di quanto accadde e per la sua eventuale definizione come RNV abbiamo bisogno di completare l'analisi del '68 cecoslovacco utilizzando il nostro schema teorico di riferimento.

La cinematica della rappresentazione effettiva (l'aspetto motivazionale) del movimento popolare cecoslovacco si completa con la descrizione della sua strategia. Per questa il documento fondamentale è il Programma d'Azione del Partito pubblicato in aprile. Con il tempo la “strategia” è andata modificandosi e, nell'ottica dell'avvicinamento al MDS verde, radicalizzandosi per opera da una parte di attori politici riformisti (come Josef Pavel, che decide autonomamente uno strappo in avanti nell'allontanamento della funzione repressiva del Ministero degli Interni) e dall'altra per opera della popolazione stessa, auto-organizzatasi nella resistenza. La realizzazione di questa strategia illustra la

dinamica; tale realizzazione è compiuta dal popolo, che arriva alla piena condivisione (e

dal superamento politico a sinistra) del Programma d'Azione previsto dal Partito. Esempi sono dati dalla rapida formazione dei consigli operai, nati spontaneamente in circa metà delle fabbriche del Paese, o dal fiorire del dibattito politico nella società, dalla stampa ai mezzi di comunicazione.

Un'altra scelta di importanza fondamentale è la “conversione” della struttura repressiva dello Stato; come abbiamo visto durante la resistenza i servizi segreti, la polizia, le milizie operaie e l'esercito si schierarono al fianco della popolazione. Di qui si giunse all'unità tra il popolo ed i propri dirigenti ed alla creazione di una bozza di struttura di autogoverno durante l'occupazione, grazie alla resistenza clandestina degli organi costituzionali e legittimi (l'Assemblea Nazionale, il Governo, il XIV Congresso Straordinario).

Per quanto riguarda la rappresentazione oggettiva, possiamo dire che in gran parte è stata già data nella prima parte (capitoli 1 e 2) di questo lavoro, in cui ho tentato di descrivere storicamente le forze sociali in gioco (statica), il progetto di “socialismo del volto umano” (cinematica) ed i fatti che si succedettero (la dinamica), inclusa la difesa nonviolenta (per l'attore popolo) dall'applicazione della dottrina Brežnev471, segnata dalla

471 Così si è soliti sintetizzare la linea politica dell'Unione Sovietica nata proprio con l'aggressione alla Cecoslovacchia; il riferimento usuale è la citazione da un discorso, ampiamente riportato in seguito e facilmente reperibile su internet (in questo caso: wikipedia.it), che Brežnev tenne il 13 novembre 1968 al V Congresso del Partito comunista polacco: “Quando le forze che sono ostili al socialismo cercano

di portare lo sviluppo di alcuni Paesi socialisti verso il capitalismo, questo non diventa solo un problema del paese coinvolto, ma un problema comune ed una preoccupazione per tutti i Paesi socialisti”. La descrizione di Brežnev del movimento cecoslovacco (cui si riferiva in quelle parole),

volta ad una giustifica post facto dell'aggressione militare, è ovviamente capziosa, ma la sua implicita traduzione indicava che Mosca non avrebbe accettato nessuna deviazione dalla strada che il PCUS

coercizione (per l'attore URSS).

La cinematica di questa rappresentazione è data dalla prospettiva di un cambiamento nella gestione politica del Paese, da una politica più libertaria e democratica, basata sulla previsione di una condivisa democrazia socialista.

Per la dinamica sottolineo le nuove tecniche di interazione sociale nonviolenta che il popolo mise in pratica, dalla non-collaborazione al proseguimento dinamico del lavoro (per dirla alla Ebert) come gli scioperi brevi, alle pratiche di demoralizzazione (e derisione) dell'URSS.

Applichiamo infine la rappresentazione soggettiva al popolo della Primavera. Come detto la statica di questa categoria è definita in primo luogo dalla logica utilizzata. L'esempio cecoslovacco calza perfettamente; è differente la logica utilizzata dai due attori in conflitto: per l'Unione Sovietica qualsiasi deviazione (non A) dal modello post- stalinista previsto per i suoi Paesi-satellite è vista come una contro-rivoluzione (ovvero come uno schierarsi dall'altra parte, con i nemici del socialismo); per il popolo invece la via cecoslovacca al socialismo non era affatto una contro-rivoluzione (non-non A), ma una soluzione creativa all'interno dell'alleanza con l'URSS. Nella rappresentazione statica vi sono inoltre gli aspetti culturali del popolo; è qui che si inserisce perfettamente, ad esempio, il più volte celebrato sc'veikismo cecoslovacco, l'imprevedibile maniera di pensare e di esprimersi di Sc'veik, la forte ironia volta a minare le gerarchizzazioni della società, la diffusa capacità di opporsi al potere con l'arma della satira mostrata anche nei momenti più drammatici dell'invasione militare.

Il desiderio di crescita nella autonomia ed autogestione cecoslovacca davanti ad ogni potere costituito riempie la casella successiva, sulla cinematica della rappresentazione soggettiva472; dalla difesa della propria verità, basata sull'umanesimo socialista e sulla

esperienza sociale condivisa, alla capacità del popolo di proiettarsi nell'altro e così dialogare con gli occupanti, nel tentativo di far comprendere loro la giustezza ideologica del proprio modello.

Completiamo la rappresentazione soggettiva con le interpretazioni volte a sintetizzare soggettivamente la dinamica della rivoluzione cecoslovacca.

I due slogan di Fornari, “mors tua vita mea” e “vita tua, vita mea” si adattano facilmente agli atteggiamenti dei due attori: mentre per l'Unione Sovietica la via cecoslovacca al

indicava agli alleati.

472 Tale desiderio di autonomia – letta al contrario, di non ingerenza sovietica – è sintetizzabile nella scritta “sono affari nostri!” apparsa sui muri di Praga in agosto, in risposta alle famose dichiarazioni di Brežnev dell'autunno precedente: Eto vaše delo. Cfr. cap. 1 par. 1.

socialismo doveva essere liquidata, invece per il popolo cecoslovacco il proprio percorso non metteva in discussione la giustezza dell'alleanza socialista con quella superpotenza. Sul motto “nonviolento” di Fornari, aggiungo un'altra citazione latina frutto di una felice coincidenza: sempre Löbl descrisse il cambiamento cecoslovacco come una rivoluzione volutamente senza minacce ad altri e priva della prospettiva del “vae victis”, guai ai vinti. L'adattamento dei motti di Fornari alla rivoluzione del popolo cecoslovacco è venuto dunque direttamente dal popolo stesso.

Vediamo ora l'adattabilità della stessa alle fasi della rivoluzione così come descritte da Kuhn; sicuramente il corso normale degli eventi pre-68 è caratterizzato bene dalla ripetizione del paradigma sovietico, propugnato fedelmente dai politici cecoslovacchi nell'era di Gottwald e di Novotný. La crisi nella ripetizione del modello dettato dall'URSS nasce dal sorgere delle aspirazioni alla espressione delle libertà e potenzialità individuali del popolo cecoslovacco. Già prima del cambio di leadership, un episodio del IV Congresso degli Scrittori del 1967 mette in luce la nascita dell'anomalia, l'inapplicabilità del paradigma: quando Pavel Kohout lesse la lettera del dissidente Solženicyn, la forza della verità del singolo si contrappose all'omogenea collettività sovietizzata, che non riuscì a reprimerlo secondo i metodi ben collaudati. La lotta del 1968 per le libertà e capacità delle persone è dunque l'anomalia473, che si sviluppò nella

Primavera di Praga e nella sua rivoluzione nonviolenta. Nel giro di pochi mesi la percezione del popolo cecoslovacco di che cosa potesse essere il socialismo reale nel loro Paese fu ribaltata, possiamo dire, gestalticamente474. Il fenomeno gestaltico però non si

amplierà nell'URSS, se non in singoli soldati invasori durante l'occupazione475. Pertanto

in questo caso la rivoluzione non ha portato ad un nuovo paradigma del socialismo né nei cecoslovacchi (per la repressione) né negli occupanti (soggetti alla rigida disciplina militare).

473 A mio avviso il 1968 cecoslovacco è un'anomalia molto più coerente e completa della rivoluzione ungherese del '56, poiché quest'ultima volle uscire dal campo socialista, e quindi dal campo “scientifico” di riferimento, e non è dunque catalogabile come crisi dell'applicazione del modello quanto invece un “abbandono” del modello stesso. La crisi della Primavera è più simile alla rottura del 1948 tra URSS e Jugoslavia di Tito, ma questo caso avvenne poco dopo la divisione in aree di influenza, senza che la ripetizione del modello sovietico potesse cristallizzarsi nelle istituzioni jugoslave. In un certo senso dunque vedo il 1968 come la prima anomalia dell'applicazione del modello sovietico ai Paesi satellite del Patto di Varsavia.

474 Rimando ad esempio all'uso del “noi” durante il 1968 per descrivere la dirigenza politica del Paese, che tornò ad essere “voi” nei cori degli studenti nella prima normalizzazione (Capitolo 3).

475 Il fenomeno gestaltico della percezione della resistenza cecoslovacca, agli occhi delle truppe d'invasione, non deve essere sottovalutato in riferimento ai numerosi suicidi dei militari, così come agli episodi di “conversione” (rimando nuovamente al licenziamento degli ufficiali polacchi per la diffusione di idee importate dalla loro esperienza in Cecoslovacchia).

Infine usiamo l'interpretazione à la Koyré. Le linee guida del popolo cecoslovacco diventano dunque:

Organizzare la via autogestionaria al socialismo (OP) attraverso un movimento umanista nonviolento (IP) contro il dogmatismo ideologico post-stalinista (non IA) e contro il verticismo post-stalinista (non OA).

In maniera speculare possiamo analizzare il punto di vista del secondo attore, l'URSS:

Mantenere il controllo autoritario sul satellite cecoslovacco (OA476) mediante la

restaurazione del dogmatismo post-stalinista (IA), condannando come deviazionismo borghese il “socialismo dal volto umano” (non IP) e come filo-occidentale ogni autonomia (non OP).

Il facile adattamento delle interpretazioni sintetiche alla rivoluzione cecoslovacca la qualifica ancora una volta come RNV. L'intero esame teorico sulla rivoluzione cecoslovacca è sintetizzato nella seguente tabella; l'adattamento delle motivazioni, delle sensazioni e delle descrizioni del popolo cecoslovacco allo schema teorico qualificano finalmente la rivoluzione come una RNV, volta a cambiare il MDS del proprio Paese.

476 Il MDS sovietico, seppur più a “destra” del MDS della Primavera di Praga, rimane comunque nell'ambito del modello “rosso”; la differenza tra l'URSS ed il popolo cecoslovacco è dunque più marcatamente verticale (asse IP/IA) che orizzontale (OP/OA).

Tabella 3. Gli strumenti concettuali per interpretare la RNV cecoslovacca Rappresentazione Effettiva Rappresentazione Soggettiva. Rappresentazione Oggettiva Statica Abbandono di un MDS rosso estremo

(OP ed estremo IA) in direzione di un MDS verde (OP e IP) Logica non-classica. Sc'veikismo. Slogan. Nonviolenza. Democrazia socialista

contro dittatura della burocrazia.

Edificazione della democrazia socialista

“dal volto umano”. Resistenza clandestina

degli organi costituzionali.

Cinematica Programma d'Azione

del PCCS. Democratizzazione

della società e del Partito. Umanesimo socialista. Aspettative democratiche della popolazione. Diplomazia. Dialogo

con gli occupanti.

Interazione politica nonviolenta. Cambio della gestione politica del Partito. Forza della

verità socialista.

Fine della repressione.

Dinamica

Condivisione del Programma d'Azione. Diffusione

dei consigli operai. Dibattito politico pubblico. Resistenza nonviolenta. I concetti soggettivi che sintetizzano la dinamica: immagini

del potere sociale e della resistenza, trauma

dell'invasione, ecc. Interpretazioni sintetiche à la: Fornari

(Löbl: vae victis), Kuhn, Koyré

Nonviolenza. Non- collaborazione. Proseguimento dinamico del lavoro.

Demoralizzazione e tentativi di conversione dell'aggressore.