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IL CONCETTO DI MICROCREDITO IN EUROPA

2.2 L’approccio europeo

Nel 1998 la Comunità Europea e gli Stati membri, attraverso la Comunicazione “Microfinanziamenti e riduzione della povertà” redatta dalla Commissione e inviata al Consiglio e al Parlamento Europeo, hanno concordato sul fatto che i microfinanziamenti possono essere considerati tra i principali strumenti di lotta alla povertà. Lo scopo della

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Del Giudice F. (2012), Elementi di diritto dell’Unione Europea, VIII Edizione; Edizioni Giuridiche Simone, Collana Timone, Napoli

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Trattato di Lisbona (2012), Trattato sull’Unione Europea, art. 2 Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea

32 comunicazione era di determinare un sistema di politiche a livello europeo capace di sostenere operazioni comunitarie di microfinanziamento anche attraverso il contributo dato dal coordinamento dei vari Paesi80.

Per la prima volta, nella sezione 3.2 della Comunicazione è espressa la definizione europea di microfinanziamento, determinata dalla prestazione di una serie di servizi finanziari come il risparmio, il credito e la sottoscrizione di assicurazioni. “I depositi a risparmio sono di modesta entità e vengono effettuati regolarmente. Anche gli importi dei prestiti sono modesti, il primo prestito può ammontare anche a soli 50 USD, a seconda dell'istituzione e dei clienti. Una buona reputazione in termini di restituzione di prestiti può consentire di ottenere prestiti più consistenti o usufruire di altri servizi”81

. Accanto a questa si evidenziano anche le definizioni di microcredito che “si riferisce esclusivamente alla concessione di prestiti....di importi ridotti, inferiori a 1000 USD, spesso utilizzati per creare o espandere una microimpresa” e di istituzione di microfinanziamento, descritta per mezzo sia dei servizi da questa erogati che dei suoi clienti, appartenenti prevalentemente a nuclei familiari indigenti, lavoratori autonomi o dipendenti di aziende di dimensione micro82.

L’importanza attribuita alle istituzioni di microcredito scaturisce per l’incapacità dimostrata dal canale bancario tradizionale. Le banche formali non hanno generalmente mostrato interesse non solo nei confronti di conti di risparmio di ridotto importo, ma anche nell'apertura di piccoli crediti in conto corrente. A conferma di ciò, quando la Comunicazione è stata rilasciata, le banche tradizionali non si occupavano direttamente di microfinanziamenti, il personale inoltre non aveva le conoscenze economiche e sociali richieste. È questo il motivo per cui si è resa necessaria la presenza di un'istituzione vicina alla popolazione indigente, che avesse come core competence l’inclusione sociale e la lotta alla povertà. Un’istituzione quindi che fosse in grado o di facilitare le operazioni o di svolgere un ruolo di intermediazione per le persone in difficoltà economica. Un’organizzazione che riuscisse inoltre nello stesso tempo a

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Commissione delle Comunità Europee (1998) Microfinanziamenti e riduzione della libertà, pag.3 COM(1998)527, Bruxelles

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Commissione delle Comunità Europee (1998) Microfinanziamenti e riduzione della libertà pag. 6 COM(1998)527, Bruxelles

82 Per microimpresa la comunicazione intende: un’azienda che “si occupa di attività produttive intraprese

nel settore informale, che possono consistere nella produzione o distribuzione di beni o nella prestazione di servizi. Nei paesi ACP, la microimpresa tipica impiega meno di 5 dipendenti, solitamente familiari, ed è dotata di un capitale fisso inferiore a 10 000 USD. I microimprenditori, per creare le proprie aziende, hanno necessità di usufruire dei servizi finanziari”; ( i paesi ACP sono quelli appartenenti all’Africa, Caraibi e Pacifico)

33 conciliare l'analisi del contesto sociale con le considerazioni sulla gestione economica e finanziaria dell’istituto, in modo da garantire un’attività di lungo periodo.

È da sottolineare però come la Comunicazione del ‘98 spiegasse che le istituzioni di microfinanza, pur essendo in grado di avvicinare numerose fasce di popolazione escluse dalla società e riuscendo al contempo a mantenere la propria attività in modo sostenibile, non avessero lo stesso successo nel raggiungere i gruppi che si trovavano al di sotto della soglia di povertà, ovvero coloro che erano completamente privi di risorse finanziarie. Per quanto riguarda le necessità di questi ultimi, erano soddisfatte prevalentemente da attività non finanziarie quali il sostegno al settore sociale gestito da enti pubblici.

Per raggiungere queste fasce di popolazione che sono escluse dalla società in modo estremo, i microfinanziamenti dovevano essere indirizzati in modo specifico a risolvere le problematiche relative alle differenze di rapporto con il credito esistenti tra il genere maschile e femminile. È necessario valutare attentamente quali siano le esigenze e i limiti che condizionano l’approccio di uomini e donne agli strumenti finanziari. Lo sviluppo e la diffusione di servizi economici devono essere pensati in modo mirato per coloro che ne dovranno fare utilizzo, sarebbe inutile infatti la creazione di un mezzo che non possa essere impiegato da colui per il quale è stato pensato. Molte istituzioni di microfinanza, anche grazie all’esperienza di Yunus, hanno preso in considerazione il ruolo della donna in contesti economici disagiati. Al fine di rafforzare il loro impegno nella lotta alla povertà, le organizzazioni di microcredito hanno puntato sulle donne basandosi su alcuni fattori che ne dimostrano il valore: paragonando il numero di uomini e donne in condizione di grave indigenza, ci si accorge che il genere femminile è quello maggiormente in difficoltà.

Aiutare una donna significa perciò colpire con più probabilità una zona di grave disagio economico. Le donne necessitano di minori somme di denaro, riescono dunque ad essere più efficienti degli uomini paragonando il lavoro svolto con lo stesso ammontare di capitale. Riprendendo la storia della Grameen Bank, le donne sono maggiormente responsabili nei confronti della famiglia, gli effetti sulla riduzione della povertà ad opera di una donna sono superiori a quelli generati da un uomo. Inoltre le donne cadono più difficilmente in vizi quali alcool o droghe, mantenendo con più costanza le spese famigliari su beni di prima necessità.

34 Oltre ciò, le donne mediamente non hanno proprietà personali su cui contare per accedere al credito, questo influisce sulle loro possibilità di essere ammesse all’utilizzo dei servizi finanziari. Come conseguenza, il genere femminile è più incline a rispettare gli obblighi assunti in modo da non vedersi preclusa l’opportunità di un nuovo prestito83.

Anche quando si stratta di lavorare in gruppo le donne dimostrano una maggiore capacità, questo rappresenta un’importante garanzia per le istituzioni di microcredito. In generale i prestiti ricevuti possono essere garantiti attraverso molteplici alternative, la più utilizzata però è proprio quella nata dall’esperienza della Grameen Bank: il gruppo. Responsabilizzare fino a 5 individui relativamente al prestito, rende i debitori più organizzati e perciò idonei al sostenimento degli oneri. Una volta che i finanziamenti sono stati restituiti, si apre per i debitori una finestra per accedere ad un ulteriore prestito che può raggiungere importi superiori e permettere loro di uscire gradualmente dallo stato di povertà84.

2.2.1 La Comunicazione della Commissione Europea del 2007

La microfinanza è uno degli strumenti che persegue lo stesso obiettivo della politica di sviluppo dell'UE: promuovere la crescita economica in modo equo e sostenibile. Lo scopo dell’Unione Europea per essere raggiunto deve passare attraverso la riduzione della povertà, la promozione della crescita economica e l’assicurazione di uno sviluppo sostenibile nel tempo. Per avvicinare tali traguardi, l’UE si serve di molteplici linee d’azione, esistono infatti politiche dirette e indirette finalizzate alla crescita economica e all’inclusione sociale: la Comunicazione della Commissione del 2007 indica come il microcredito sia una di queste.

Lo strumento finanziario è spesso usato come mezzo per incoraggiare sia la crescita del lavoro autonomo che la formazione e lo sviluppo di microimprese, la Comunicazione si apre descrivendo il microcredito come capace di ricoprire “un ruolo importante nella realizzazione della strategia di Lisbona per la crescita e l’occupazione e nell’integrazione sociale85”. All’inizio del nuovo millennio, il Consiglio europeo di

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Commissione delle Comunità Europee (1998) Microfinanziamenti e riduzione della libertà, pag. 10 COM(1998)527, Bruxelles

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Commissione delle Comunità Europee (1998) Microfinanziamenti e riduzione della libertà, pag 7, COM(1998)527, Bruxelles

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Commissione Europea (2007), Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione, pag. 3 Comunicazione, Bruxelles

35 Lisbona del 24 marzo 2000 ha posto all’Unione Europea la sfida di adattare la propria economia e società al cambiamento che la globalizzazione stava iniziando ad imporre. I cittadini europei, così come quelli di altri continenti, hanno visto la propria quotidianità cambiare. La strategia di Lisbona prevedeva di adattarsi al cambiamento in modo coerente rispetto ai valori che sono alla base dell’Unione, sfruttando i vantaggi che possono derivare dalla trasformazione economica, promuovendo l’innovazione e perseguendo un programma ambizioso di riforme pensato per modernizzare la società86. Nella Comunicazione del 2006 “Attuare il programma comunitario di Lisbona: finanziare la crescita delle PMI - promuovere il valore aggiunto europeo” la Commissione ha attirato l’attenzione su uno degli ostacoli che si frappongono allo sviluppo del microcredito, invitando gli Stati membri: “a far sì che la loro legislazione nazionale incoraggi la messa a disposizione dei microcrediti (prestiti inferiori a 25.000 euro)”. La motivazione alla base della sollecitazione sta nel fatto che “I prestiti di questo tipo costituiscono uno strumento importante per incoraggiare l’iniziativa imprenditoriale, in particolare delle donne e dei membri delle minoranze etniche, sotto forma di un’attività indipendente o di una microimpresa. Questo strumento favorisce non solo la concorrenzialità e lo spirito imprenditoriale ma anche l’integrazione sociale87”.

Analizzando più da vicino quale sia la funzione del microcredito, si scopre che lo strumento si rivolge prevalentemente a due categorie: la prima è individuabile nelle microimprese88, ovvero le imprese che occupano meno di 10 persone e che rappresentano circa il 91% della totalità delle imprese presenti in Europa. Nella seconda categoria rientrano le persone ritenute svantaggiate, dove per svantaggiate si intende

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Conclusioni della presidenza del Consiglio Europeo; Strategia di Lisbona: www.europarl.europa.eu È importante specificare che nel 2010, non essendo stati pienamente raggiunti i traguardi pianificati dalla Strategia di Lisbona a causa della crisi economica che ha duramente investito l’UE, gli Stati membri hanno deciso di elaborare per il successivo decennio una nuova strategia denominata“Europa 2020” che riguarda l’occupazione, l’innovazione, l’istruzione, l’energia e l’integrazione sociale (Strategia che verrà approfondita nei paragrafi successivi di questo capitolo).

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Commissione Europea (2006) Attuare il programma comunitario di Lisbona: Finanziare la crescita delle PMI – Promuovere il valore aggiunto europeo, pag. 7 COM(2005)488, Bruxelles

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Commissione Europea (2003), Definizione delle microimprese, piccole e medie imprese,

Raccomandazione 2003/361/CE, Articolo 2 - Effettivi e soglie finanziarie che definiscono le categorie di imprese:

1. La categoria delle microimprese delle piccole imprese e delle medie imprese (PMI) è costituita da imprese che occupano meno di 250 persone, il cui fatturato annuo non supera i 50 milioni di EUR oppure il cui totale di bilancio annuo non supera i 43 milioni di EUR.

2. Nella categoria delle PMI si definisce piccola impresa un'impresa che occupa meno di 50 persone e realizza un fatturato annuo o un totale di bilancio annuo non superiori a 10 milioni di EUR.

3. Nella categoria delle PMI si definisce microimpresa un'impresa che occupa meno di 10 persone e realizza un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo non superiori a 2 milioni di EUR.

36 coloro che sono disoccupati o inattivi, sono comprese anche le persone che ricevono sussidi e gli immigrati. Sono parte del secondo gruppo tutti coloro che desiderano lavorare autonomamente, ma che non riescono ad accedere ai servizi bancari tradizionali. Questo fenomeno è particolarmente legato alle aree rurali, infatti è proprio in queste zone che il microcredito risulta importante potendo svolgere un ruolo di integrazione socio-economica anche nei confronti di minoranze etniche e degli immigrati89.

Partendo dal presupposto che le banche forniscono accesso ai finanziamenti alle microimprese così come alle piccole e medie imprese tradizionali, la Commissione Europea, attraverso la Comunicazione del 2007, ha cercato di rivolgersi al segmento di più difficile raggiungimento, ovvero quella fascia di popolazione che non interessa al sistema bancario tradizionale perché privo di collaterali o di precedenti significativi relativi ai prestiti. Il problema di disponibilità del credito, soprattutto durante la crisi economica, ha investito la microimprenditorialità e i lavoratori autonomi, la Commissione ha perciò cercato di individuare azioni che potessero sviluppare il settore del microcredito articolando l’iniziativa in quattro filoni90

:

1) Migliorare l’ambiente giuridico e istituzionale negli Stati membri:

Considerando che il microcredito non ha un posto specifico nella legislazione comunitaria, il contesto regolamentare e istituzionale degli stati membri non è dei più floridi per la crescita dello strumento finanziario. Contrariamente a quanto si possa pensare, al fine di far esplodere il potenziale del microcredito, non sono necessari grandi investimenti in termini di risorse pubbliche, la più grande forza del microcredito infatti è la propria autosufficienza nel lungo termine. Ciò che occorre è quindi una spinta iniziale che permetta alla ruota di iniziare a girare, una serie di azioni che migliorino l’ambiente giuridico del microcredito potrebbe essere più che sufficiente. I suggerimenti della Comunicazione per implementare tali operazioni sono:

- Aiutare i microcrediti a diventare sostenibili allentando i limiti massimi degli interessi per le operazioni di microcredito

- Consentire l’accesso da parte degli MFI alle banche dati relative ai mutuatari e agevolare la valutazione dei rischi

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Commissione Europea (2007), Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione, pag. 3 Comunicazione, Bruxelles

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Commissione Europea (2007), Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione, pag. 6 Comunicazione, Bruxelles

37 - Ridurre i costi di funzionamento applicando sistemi fiscali favorevoli

- Adeguare la normativa e la sorveglianza nazionali al carattere specifico della microfinanza

- Garantire l’applicazione al microcredito delle norme relative al mercato unico - Inquadrare il microcredito nelle normative e nelle norme contabili

2) Cambiare il clima in modo che risulti ancor più favorevole all’imprenditorialità: Seguendo la direzione indicata dalla Strategia di Lisbona per investire in conoscenza, servizi e nuove tecnologie, la Commissione propone di prestare maggiore attenzione ai fattori che hanno maggiore incidenza sul collegamento tra le nuove imprese e il microcredito. La raccomandazione è91:

- Migliorare il contesto istituzionale per il lavoro autonomo e le microimprese - Definire soluzioni per consentire ai disoccupati e ai beneficiari della sicurezza

sociale di passare al lavoro autonomo

- Aumentare le possibilità di successo delle nuove microimprese attraverso la formazione, il tutoraggio e i servizi di sviluppo aziendale

3) Promuovere la diffusione delle migliori pratiche, compresa la formazione:

Consentire agli istituti bancari e non bancari di continuare le proprie attività permettendo loro di elaborare piani che le rendano sostenibili in una visione di lungo periodo, è essenziale per sostenere il microcredito e provarne la capacità.

L’impiego di fondi pubblici con lo scopo di adottare misure temporanee non è efficiente, la necessità da soddisfare per l’implementazione di un valido sistema di microcredito è un investimento strutturale nell’ambito in questione. L’idea è di promuovere lo sviluppo di servizi bancari e istituzioni di microfinanza permanenti al fine di incoraggiare gli enti erogatori a condividere le esperienze e le best practices utilizzando una lingua comune che permetta loro di cooperare con maggiore efficienza ed efficacia. Per far ciò, la Commissione propone:

- Un ente centrale con esperienza in campo microfinanziario

- Un marchio specifico per il microcredito per coinvolgere maggiormente i cittadini dell’UE

- La necessità di un codice di condotta per gli MFI

4) Mettere maggiore capitale a disposizione degli istituti di microcredito:

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Commissione Europea (2007), Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione, pag. 8 Comunicazione, Bruxelles

38 Per sostenere lo sviluppo del microcredito in Europa occorre un complesso di iniziative che facciano leva sulle istituzioni sia nazionali che Europee e sulla partecipazione delle parti coinvolte nel settore. È chiara l’importanza che l’Unione Europea riveste nella promozione dello strumento e nell’incoraggiamento alle attività che devono essere effettuate per contribuirne allo sviluppo. Per farsi guida di tale innovazione, l’UE ha istituito una struttura all’interno di JEREMIE92

che si occupi in modo specifico del microcredito. “La struttura si rivolgerebbe alle istituzioni di microfinanza (MFI) non bancarie più promettenti, mediante inviti a presentare proposte. Idealmente, essa dovrebbe combinare la prestazione di assistenza tecnica con finanziamenti mobilitati da varie fonti, come i fondi strutturali dell’UE, la BEI93

, la rete EUROFI94, banche e donatori. Essa dovrebbe cercare di aiutare gli MFI a divenire autosufficienti, e dovrebbe contribuire a migliorare il ricorso al microcredito nell’UE, conducendo analisi di mercato, emettendo orientamenti e promuovendo opportunità di formazione e di apprendimento che tengano conto delle migliori pratiche nel settore”95.

La Comunicazione del 2007 ha quindi riconosciuto al microcredito il merito di essere uno strumento fondamentale per la nascita e lo sviluppo del lavoro autonomo, oltre che per la formazione ed il sostegno delle microimprese. L’anno successivo all’interno sia dell’European Economic Recovery Plan che dello Small Business Act for Europe è stata ribadita l’importanza del mezzo.

2.2.2 Lo Small Business Act For Europe del 2008

L’European Economic Recovery Plan è un’iniziativa comune per contenere gli effetti del ciclo economico negativo che ha investito l’europa sul finire del 2007.

92 JEREMIE è un’iniziativa nata nel 2007 grazie ad una proposta della Commissione Europea in

cooperazione con il Gruppo della Banca Europea degli Investimenti e altre istituzioni finanziarie presenti in Europa. Lo strumento JEREMIE è stato costituito per impiegare parte dei fondi strutturali dell’UE allocati alle regioni e gestiti dalle Autorità Nazionali dei vari Stati membri in favore delle Piccole e Medie Imprese.

European Investment Fund: www.eif.org (JEREMIE verrà approfondito nel paragrafo 2.5 del presente capitolo)

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La Banca Europea per gli Investimenti è la banca dell’Unione Europea, è l’unica banca che l’UE possiede e l’unica che rappresenti gli interessi dell’Unione e dei suoi Stati Membri;

Banca Europea per gli Investimenti: www.eib.org

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I principali obiettivi di Eurofi sono aiutare l’industria e coloro che prendono decisioni politiche a raggiungere un accordo comune sull’evoluzione della regolamentazione e sulla supervisione dei servizi finanziari, così da aprire la strada ad una legislazione orientata alle soluzioni per l’industria.

Eurofi: www.eurofi.net/

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Commissione Europea (2007), Iniziativa europea per lo sviluppo del microcredito a sostegno della crescita e dell’occupazione, pag. 11 Comunicazione, Bruxelles

39 Per far ciò nel 2008 sono stati previsti due pilastri, il primo dei quali aveva come scopo di rafforzare il potere d’acquisto dell’economia, sostenendo la domanda e migliorando le aspettative per il futuro. Il secondo si concentrava sul bisogno di azioni che avessero un buon impatto nel breve periodo, ma che allo stesso tempo fossero capaci di rafforzare la competitività dell’Europa nel lungo termine. La volontà dell’Unione era di agire seguendo i principi di solidarietà e giustizia sociale. Come sostiene José Manuel Barroso96 nell’introduzione della Comunicazione per il piano di ripresa dell’economia europea97: “In tempi di difficoltà, una nostra azione deve essere diretta ad aiutare coloro che sono maggiormente in difficoltà. È necessario proteggere i lavori e le prospettive lavorative di lungo periodo delle persone a rischio licenziamento e disoccupate”.

La Comunicazione ha indicato l’importanza di sostenere le piccole imprese e l’imprenditorialità, l’Unione Europea e gli Stati membri avevano il compito di intraprendere azioni per ridurre le difficoltà che le microimprese stavano vivendo, implementando nel minor tempo possibile sia i suggerimenti della Comunicazione del 2007 sia l’European Small Business Act98

(SBA).

L’idea centrale nello SBA è la convinzione che un ambiente favorevole alle piccole e medie imprese parta dal riconoscimento del ruolo dell’imprenditore all’interno della società. In generale, l’Europa dovrebbe condurre le persone, soprattutto coloro che sono disoccupati e che hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro, a considerare la possibilità di intraprendere un’attività personale. Avviare una propria impresa significa entrare a far parte delle PMI che contribuiscono in modo sostanziale alla crescita dell’occupazione e alla prosperità economica. Le piccole, medie e microimprese costituiscono infatti il 99 % delle imprese europee, fornendo due terzi dei posti di lavoro nel settore privato e realizzando più della metà del valore aggiunto totale creato dalle imprese dell'UE99.

Partendo da questo importante contributo, lo Small Business Act sostiene che la percezione che l’Unione Europea ha nei confronti dello spirito imprenditoriale così

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José Manuel Barroso è stato il primo ministro del Portogallo e fino al 2014, per un periodo di 10 anni, presidente della Commissione Europea. Dal 2016 è presidente non esecutivo di Goldman Sachs