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L'evoluzione del Microcredito in Europa: un'analisi quali-quantitativa

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Academic year: 2021

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(1)

UNIVERSITÀ DI PISA

Dipartimento di Economia e Management

Corso di Laurea Magistrale in

Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari

Tesi di Laurea

L’EVOLUZIONE DEL MICROCREDITO IN EUROPA:

UN’ANALISI QUALI-QUANTITATIVA

RELATORE

Prof.ssa Maria Cristina QUIRICI

CANDIDATO

Lorenzo MARCHIONNI

(2)
(3)

i

INDICE

INTRODUZIONE 1

CAPITOLO I - UNA POSSIBILE SOLUZIONE ALLA POVERTÀ E ALL’ESCLUSIONE SOCIALE: IL MICROCREDITO

3

1.1 Caratteri introduttori e definitori 3

1.1.1 World Inequality 8

1.1.2 European Inequality 11

1.2 Microcredito: Cenni Storici 13

1.2.1 Mohammed Yunus 13

1.2.2 Esperienze precedenti a Yunus 16

1.3 ll Nobel per la Pace è assegnato a Yunus e alla Grameen Bank 17

1.4 Interesse Internazionale per il Microcredito 18

1.4.1 Il Diritti dell’uomo 18

1.4.2 Il Global Microcredit Summit del 1997 20

1.4.2.1 I Millennium Development Goals 2015 24 1.4.2.2 I Millennium Development Goals 2030 26

CAPITOLO II - IL CONCETTO DI MICROCREDITO IN EUROPA 29

2.1 I Diritti Fondamentali nell’Unione Europea 30

2.2 L’approccio Europeo 31

2.2.1 La Comunicazione della Commissione Europea del 2007 34

2.2.2 Lo Small Business Act For Europe del 2008 38

2.2.3 Il Codice di Buona Condotta per l’erogazione di Microcrediti 41

2.3 La Politica di Investimento dell’Unione Europea 43

2.3.1 Caratteri Introduttivi 43

2.3.2 Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e il Fondo Sociale Europeo 49

2.3.2.1 FESR 50

2.3.2.2 FES 52

2.4 Il Gruppo Banca Europea per gli Investimenti 53

2.5 Programmi Europei di Microfinanza 54

2.5.1 Jeremie 56

2.5.2 Jasmine 57

2.5.3 Progress Microfinance 59

2.5.4 EaSI 61

CAPITOLO III - IL MICROCREDITO IN ITALIA 65

3.1 La Situazione sociale in Italia 66

(4)

ii 3.2.1 Gli Articoli 111 e 113 del TUB (D.Lgs. 385/1993) 71

3.2.2 Il Decreto MEF n. 176 del 17/10/2014 73

3.2.3 I Decreti MiSE del 24/12/2014 e del 18/03/2015 77 3.2.4 Disposizioni della Banca d’Italia per l’iscrizione e la gestione

dell’elenco degli operatori di microcredito

79

3.3 L’Ente Nazionle per il Microcredito 82

3.4 Il Sistema del Microcredito Italiano 84

3.4.1 Caratteri introduttivi 84

3.4.2 Le Mutue di Autogestione 87

3.5 Il Programma Operativo Nazionale 90

3.6 Il Programma Operativo Regionale 92

CAPITOLO IV - IL MICROCREDITO NELLE PRINCIPALI NAZIONI EUROPEE

97

4.1 Germania 100

4.2 Francia 106

CAPITOLO V - ALTERNATIVE PER L’ACCESSO AL CREDITO 113

5.1 Il Crowdfunding 115

5.2 Il Peer to Peer lending 118

5.3 Il Circuito di Credito Commerciale Sardex 123

5.4 Il Cloud: una soluzione ai costi fissi 127

CONCLUSIONE 133

BIBLIOGRAFIA 141

(5)
(6)
(7)

1

INTRODUZIONE

Negli ultimi decenni la povertà mondiale è stata ridotta, si è riusciti a raggiungere nel 2010 l’obiettivo di dimezzare il tasso di povertà determinato nel 1990, ma ancora oggi non è possibile sostenere che il numero di persone che vive in condizioni di grave difficoltà sia irrilevante. Considerando le più recenti stime della World Bank, il 10.7% della popolazione mondiale vive con meno di 1.90$ al giorno, individuare e soprattutto aiutare tali soggetti risulta sempre più complesso perché abitanti di zone lontane dalle città, la mancanza di infrastrutture è il primo nemico da sconfiggere in questi casi. La possibilità di accedere a servizi basilari quali istruzione, elettricità, sanità, acqua potabile è infatti frequentemente correlata al genere, alla razza e alla religione dell’individuo che ne vorrebbe usufruire. Di fronte a questioni sociali ed economiche così radicate, il traguardo posto dalle Nazioni Unite di eliminare la povertà estrema dal mondo entro il 2030 sembra irraggiungibile, è necessario però considerare la creatività dell’uomo e i mezzi di cui può imparare a servirsi. Una delle strade percorribili per risolvere il problema è stata determinata in Bangladesh nel 1970: il Microcredito. La presente ricerca ha l’obiettivo di valutare il significato che il Microcredito ha assunto a partire dalla fine del secolo scorso prima a livello internazionale ed in seguito in Europa, esaminando l’impatto che lo strumento ha avuto nei principali paesi europei. Il microcredito è un prestito di piccola entità erogato a soggetti esclusi dal sistema bancario tradizionale. Sebbene sia chiaro il significato di prestito, i concetti di soggetto escluso e sistema bancario tradizionale possono essere intesi come generali e differire dipendentemente dal contesto a cui sono associati. La povertà sofferta da un bengalese è diversa da quella che può affliggere un europeo, come non sono paragonabili le difficoltà che i due devono affrontare, allo stesso modo non lo sono le tipologie di microcredito di cui possono e dovrebbero usufruire.

Nel 2004 l’Unione Europea ha formulato una nozione di povertà utile ad individuare coloro considerati indigenti, è stata così determinata una definizione relativa di povertà che riuscisse a giudicare se il reddito e le risorse di un soggetto fossero adeguate o meno alla vita del paese o della regione di appartenenza. In questo modo lo standard della società diventa il metro di riferimento, diversamente nelle Nazioni economicamente sviluppate non sarebbe possibile parlare di povertà. Altro argomento stesso tema è

(8)

2 parlare di sistema bancario tradizionale, si impone infatti una riflessione sulle differenze esistenti tra le banche dei Paesi in via di sviluppo con quelle di Nazioni economicamente più mature.

Il microcredito nasce come strumento finanziario a destinazione sociale, è stato concepito come mezzo per permettere a soggetti estremamente svantaggiati l’opportunità di essere considerati clienti bancari al pari di coloro che avessero uno status economico sociale più elevato. Se il microcredito si propone di finanziare progetti imprenditoriali di piccole dimensioni, si capisce che le necessità di un impresa africana e di una europea sono differenti osservando semplicemente il contesto giuridico di riferimento.

L’analisi che verrà effettuata verte sull’importanza attribuita allo strumento a livello internazionale, sarà considerato l’ambiente in cui il microcredito si è affermato negli anni ‘90 e successivamente si analizzerà come l’Unione Europea e le sue istituzioni hanno reagito alla novità finanziaria.

L’idea è studiare alcuni dei più importanti documenti rilasciati in materia sia da parte delle Nazioni Unite sia dalla Commissione Europea che sul solco tracciato dalle Organizzazioni Internazionali ha indicato il percorso da seguire ai Paesi Europei. La prima parte della Tesi avrà perciò come scopo quello di descrivere l’entusiasmo manifestato nei confronti dello strumento, mentre in seguito saranno approfondite le caratteristiche che il microcredito ha assunto in Europa. Al fine di adempiere a tale obiettivo sarà necessario prendere in considerazione le politiche attivate dall’Unione per promuovere il microcredito come mezzo utile a sconfiggere l’esclusione sociale.

La sezione successiva del lavoro si proporrà di scoprire le differenze esistenti nel contesto e nell’utilizzo del microcredito tra le nazioni sviluppate e in via di sviluppo attraverso un’accurata analisi della regolamentazione italiana in materia e ad un parallelo con quella di Germania e Francia.

Infine saranno valutate le opportunità di accesso al credito che internet e le sue piattaforme permettono di raggiungere così da considerare l’impatto che le nuove tecnologie possono avere sulla riduzione della povertà e sullo sviluppo economico.

(9)

3

CAPITOLO I

UNA POSSIBILE SOLUZIONE ALLA POVERTÀ E ALL’ESCLUSIONE SOCIALE: IL MICROCREDITO

L’obiettivo di questo primo capitolo è determinare il significato del termine Microcredito, non accostandolo esclusivamente alle capacità di strumento finanziario, ma indagandone le potenzialità utili a risolvere aspetti di vita quotidiana che vanno oltre la prospettiva economica.

La prima parte si concentra sulla condizione sociale della popolazione mondiale ed europea, sono indicati numeri che fotografano le differenze presenti sia tra i vari continenti che al loro interno. È poi descritta in una breve sezione la storia che ha reso celebre il microcredito, descrivendone i passaggi fondamentali e i presupposti che ne hanno favorito la creazione. La terza parte spiega il riconoscimento internazionale raggiunto sul finire del secondo millennio e le conseguenze positive che tale sponsorizzazione ha avuto nei primi quindici anni del XI secolo.

1.1 Caratteri introduttori e definitori

Parlare di credito non significa parlare di debito, possono essere visti entrambi come facce della stessa medaglia, vicine ed unite, quanto distanti in significato. Il debito si genera attraverso il credito, ricevere un finanziamento attiva un insieme di conseguenze predeterminate il cui responsabile altri non è che il debitore; il debito pone limiti mentre il credito genera possibilità. E’ importante perciò considerare distinto il valore di debito e di credito, andando al di là del numero riportato nei libri contabili e soffermandosi sul diverso futuro che i due termini implicano.

Nel mondo occidentale si accende un finanziamento quasi ogni volta vi sia la necessità di acquistare un appartamento, il credito in tal caso è ben strutturato, è pensato per migliorare la vita di chi ne fa domanda. Non sarebbe lungimirante prendere in prestito là dove si è consapevoli della propria incapacità di far fronte ai doveri che ne scaturiscono. Infatti scrivendo la parola “credito” su google la prima definizione che questo ne dà è “l’abilità di un cliente di ottenere beni e servizi prima di effettuare il pagamento, basandosi sul fatto che il pagamento avverrà in un momento futuro”1

. Nel mondo

(10)

4 economico, il credito è considerato ossigeno essenziale per la crescita aziendale, non esistono società o progetti di successo senza che questi abbiano mai utilizzato un finanziamento.

Il credito non è perciò percepito come debito fintanto che si riesce a rimborsarlo facilmente, mentre guardando l’altra faccia della medaglia si può dire che il debito sia credito diventato ingestibile.

Il microcredito ha la volontà di concedere prestiti a coloro che sono considerati non bancabili, ovvero coloro i quali le banche ritengono incapaci di far fronte alle responsabilità che ricevere credito comporta. Lo scopo del microcredito è quindi quello di creare un sistema in cui questi soggetti, che non hanno la possibilità di accedere ai canali tradizionali di finanziamento per motivi che variano dalla disoccupazione, al fatto di vivere in zone di difficile accesso per le banche, possano usufruire del credito così da migliorare la propria condizione di vita e successivamente uscire dalla povertà2.

E’ necessario sottolineare che il microcredito opera nei confronti di persone che sono al di sotto della soglia della povertà, persone escluse socialmente dalle città o dalle nazioni in cui vivono. Perciò è importante ricordare che per questi soggetti, l’incapacità di rimborsare il prestito risulterebbe un completo disastro sia in termini psicologici che di speranza per una vita migliore3. Inoltre la mancata restituzione del credito danneggerebbe anche le Istituzioni che concedono microcredito, infatti a fronte di tali finanziamenti non esistono garanzie di alcun genere, la conseguenza sarebbe l’impossibilità di svolgere l’attività in ottica di lungo periodo.

La risposta a tale rischio potrebbe essere individuata nell’utilizzo di donazioni piuttosto che di prestiti. Come è possibile infatti raggiungere gli “imbancabili” attraverso il microcredito, è possibile farlo anche attraverso delle donazioni, ciò supererebbe il problema dei default e garantirebbe un aiuto alle persone in difficoltà. Se la logica è lineare, la realtà è però differente: donare 100 dollari ad una persona non è come donarne altrettanti a 767 milioni4.

2

Van Maanen G. (2004), Microcredit - Sound Business or development Instrument, SGO Uitgeverij - Hoevelaken, The Netherlands, pag 17

3

Van Maanen G. (2004), Microcredit - Sound Business or development Instrument, SGO Uitgeverij - Hoevelaken, The Netherlands, pag 27-28

4

767 milioni è il numero di persone che vivono sotto la soglia di 1,90 dollari al giorno. World Bank Group (2016), Poverty and shared prosperity: Taking on Inequalities, pag 3, International Bank for Reconstruction and Development, Washington DC,

(11)

5 I più recenti dati (2013) relativi alla povertà mondiale risultanti dal report della World Bank dichiarano che il 10,7% della popolazione mondiale vive con meno di 1.9$ al giorno5. In aggiunta, il microcredito è basato sull’idea che gli indigenti abbiano delle capacità che non sono utilizzate o non lo sono sufficientemente. Nel 2003 Muhammed Yunus6, fondatore della Grameen Bank, al seminario internazionale di Dhaka “Attacking Poverty with Microcredit” ha chiarito il motivo alla base dell’utilizzo del credito contrapposto alla donazione: “It is definitely not the lack of skills which make poor people poor….charity is not the answer to poverty. It only helps poverty to continue. It creates dependency and takes away the individual’s initiative to break through the wall of poverty. Unleashing of energy and creativity in each human being is the answer to poverty.7”

Oltre a ciò, Van Maanen G. nel libro Microcredit Sound Business or development

instrument valuta con attenzione le differenze tra donazione e credito.

Un primo elemento sta nel fatto che le donazioni portano un sollievo momentaneo dalla povertà, ma non comportano un miglioramento strutturale della condizione di vita. Affinché le persone in povertà riescano ad uscire da tale situazione è necessario che abbiano un’entrata monetaria costante.

In secondo luogo, le attività economiche, quelle che generano più ricavi delle spese sostenute per la loro creazione, non hanno bisogno di donazioni ma possono essere finanziate attraverso i prestiti. Ovviamente l’attività deve essere in grado di generare ricavi tali da sopportare sia il rimborso del capitale che un effettivo miglioramento delle condizioni del debitore e della sua famiglia. Lavorare per ripagare la banca non deve essere la finalità del prestito.

Gert van Maanen aggiunge in favore del credito che il problema per le persone in difficoltà non è tanto la loro abilità di restituire quanto dovuto, piuttosto l’accesso al credito in sé. “No parents with two children and one cow can ever earn enough from that single cow to buy a second one. But if they can keep one cow alive, they could keep two alive, or even three”8.

5

World Bank; Poverty Overview; www.worldbank.org

6

Vedi paragrafo 1.2.1

7

Yunus M. (2003), Expanding Microcredit Outreach to Reach the Millennium Development,

International Seminar on Attacking Poverty with Microcredit, Dhaka, Bangladesh,

8

Van Maanen G. (2004), Microcredit - Sound Business or development Instrument, SGO Uitgeverij - Hoevelaken, pag. 28 The Netherlands

(12)

6 Se è quindi comprensibile il perché dell’utilizzo del credito, può sfuggire il motivo per cui si inseriscono anche gli interessi sul capitale in questo processo. L’autore sostiene che le istituzioni di microcredito vogliono trattare i propri clienti come quelli tradizionali, gli interessi fanno parte del mondo economico, le attività che hanno la capacità di rimborsare il capitale ma non gli interessi non funzionano economicamente. Oltre a ciò, gli interessi coprono una piccola percentuale della quota da rimborsare e allo stesso tempo sono un disincentivo per tutti coloro che non hanno un’idea o l’effettiva capacità di sostenere il peso del debito, così che l’interesse funziona da barriera a salvaguardia dell’esistenza delle istituzioni di microcredito.

Va considerato anche quanto possa significare per l’autostima e la dignità degli indigenti constatare di riuscire a far fronte alle difficoltà che un finanziamento comporta. Ciò permette loro di andare oltre la paura di fallire e di iniziare a credere in sé stessi. In questo senso il microcredito può essere visto come lo strumento per una vita migliore.

In conclusione la relazione tra le istituzioni di microfinanza e i suoi clienti risulta in una dipendenza reciproca, per la quale le istituzioni hanno bisogno dei clienti per continuare a migliorare le condizioni di altre persone, mentre i debitori possono mantenere il rapporto con la banca per cambiare ulteriormente la loro situazione. Nel caso delle donazioni ciò non si verificherebbe, i beneficiari sarebbero costretti infatti a dipendere dalla benevolenza del donatore9.

Il microcredito appartiene al gruppo degli strumenti finanziari innovativi che fanno parte del termine microfinanza, altri servizi sono il microrisparmio e le microassicurazioni. Lo strumento nasce come mezzo per aiutare i paesi in via di sviluppo10, nei paesi del “terzo mondo” infatti il numero di persone che vive sotto la soglia della povertà, individuata dalla world bank in 1,90$ per giorno11, è superiore a quello presente nei paesi già sviluppati. In quest’ultimi però si è notato come la microfinanza potesse essere comunque utilizzata con un approccio differente, collegandola al concetto di esclusione sociale. La condizione di povertà che vivono i cittadini di un paese sviluppato riguarda per lo più gli ostacoli che questi devono affrontare per farne parte, è perciò differente da quella di uno in via di sviluppo, ma è

9

Van Maanen G. (2004), Microcredit - Sound Business or development Instrument, SGO Uitgeverij - Hoevelaken, The Netherlands

10

The definition of Microfinance; 2016; www.microfinanceinfo.com

11

(13)

7 pur sempre indice dei problemi riguardanti la loro quotidianità. Le parole povertà ed esclusione sociale sono connesse: la mancanza di una casa, l’eccesso di debito, l’impossibilità ad accedere al sistema sanitario o un basso livello di istruzione, sono tutte condizioni che possono condurre un individuo ai margini della società; è possibile essere esclusi socialmente anche senza essere poveri.

Non esiste una definizione assoluta di povertà, è piuttosto un concetto relativo. Nonostante ciò, l’Unione Europea nel 2004 ha formulato la propria, individuando le persone che vivono in condizione di povertà in coloro che hanno un reddito e delle risorse che sono inadeguate a permettere una vita considerata accettabile per gli standard della società in cui vivono12. Ciò può portare una persona alla marginalizzazione e dunque all’esclusione dalle attività economico-sociali di un paese. L’Unione Europea ha inoltre diversificato la nozione di povertà, definendo sia quella assoluta che relativa13: la prima si verifica prevalentemente nei paesi del terzo mondo, dove non sono presenti i beni necessari alla sopravvivenza e dunque a soddisfare i bisogni primari, le cause sono la mancanza di acqua potabile, di cibo, di vestiti e di medicine. La seconda, riscontrabile anche nei paesi sviluppati, presuppone che lo stile di vita e il reddito delle persone sia molto al di sotto dello standard della nazione in cui si vive.

Il microcredito si pone dunque come soluzione ad ambedue le tematiche. La sua massima espressione è raggiunta quando chi riceve il credito è qualcuno con capacità e possibilità imprenditoriali, ciò è traducibile in coloro che lavorano nelle economie in via di sviluppo e che hanno l’opportunità di intraprendere attività che generino un reddito stabile. Per quanto riguarda i soggetti che non rientrano in questa categoria, perchè in condizione di estrema indigenza, le istituzioni di microcredito hanno un altro approccio fper aiutarli, sostenendoli, e creando i presupposti futuri per l’accesso al credito ordinario14. Il microcredito gioca dunque un ruolo importante nella lotta alla povertà; la microfinanza aumenta il reddito delle famiglie, che guida ad un miglioramento dell’alimentazione e accresce perfino la probabilità che i bambini abbiano un istruzione. Tutto questo significa che la microfinanza rafforza le possibilità di chi ne fa utilizzo, concede l’occasione alle persone in situazione di disagio economico di cambiare la

12

Council of the European Union (2004), Joint report by the Commission and the Council on social inclusion, Employment and Social Affairs, Bruxelles p. 8

13 European Parliament (2016), Poverty in the European Union: the crisis and its aftermath, pag. 3 EPRS

| European Parliamentary Research Service Author, Marie Lecerf

14

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8 propria vita, elevando il loro potere d’acquisto, rendendole proprietarie di business e riducendo al tempo stesso la loro vulnerabilità alle malattie.

La forza del microcredito è stata notata sul finire del XX secolo, infatti nel febbraio del 1997 è stato indetto il primo Global Microcredit Summit15dove è stata ufficialmente riconosciuta l’importanza dello strumento. Inoltre il 22 Febbraio del 199916

le Nazioni Unite con la risoluzione 53/197 hanno istituito l’Anno del Microcredito per il 200517. La comunità internazionale ha infatti riconosciuto che coloro che sono in condizioni di povertà non dovrebbero essere ritenuti “imbancabili”, quanto piuttosto “pre-bancabili”, sottolineando la volontà di aumentare la platea di soggetti a cui rilasciare il credito18.

1.1.1 World Inequality

Il 20 aprile del 2013, il Consiglio di Amministrazione della World Bank ha adottato due obiettivi ambiziosi: mettere fine alla povertà estrema nel mondo e promuove in modo sostenibile la condivisione della ricchezza in ogni nazione. La volontà ultima del CdA è sia di ridurre in modo sostanziale il numero di persone che vive in condizione di grave disagio economico, lo scopo è raggiungere entro il 2030 la quota del 3% della popolazione globale che sopravvive in tale situazione partendo dal 10.7%, sia di sostenere la crescita dei redditi o, in egual misura, contribuire all’aumento dei consumi per i più poveri19.

Ad oggi circa 2.4 miliardi di persone non ha accesso a cure sanitarie di buon livello, 1,1 miliardi vive quotidianamente in assenza di elettricità e 880 milioni è costretto a vivere in quartieri poveri nei sobborghi delle città. La conseguenza di tali dati è che le opportunità di migliorare il proprio stile di vita, rompendo la cosiddetta soglia di povertà, sono molto basse, 59 milioni di bambini in età compresa tra i 6 e gli 11 anni non frequentano la scuola elementare20.

Chiaramente l’esclusione è un costo tanto per l’economia quanto per la società. Non avere un lavoro o un reddito sufficiente per permettersi una vita in linea con ciò che è

15

The Microcredit Summit (1997), The Microcredit Summit Report, Report, Harris SD.

16

United Nation (1999), International Year of Microcredit, A/RES/53/197, Resolution

17 Per ulteriori spiegazioni riguardanti l’anno del microcredito e il global microcredit summit si rimanda

al paragrafo 1.4.2

18

The definition of Microfinance; 2016;www.microfinanceinfo.com

19

World Bank Group (2016), Poverty and shared prosperity: Taking on Inequalities, pag 1, International Bank for Reconstruction and Development, Washington DC,

20

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9 ritenuto accettabile per gli standard della nazione in cui si vive, porta a tensioni, è spesso la causa di numerosi conflitti in tutto il mondo. Perciò l’esclusione non solo è la causa di società meno uniformi, ma anche meno produttive e sicure. A fronte di questi rilevanti effetti, fin dagli anni ‘90 la comunità internazionale si è sempre più concentrata sulla riduzione del disagio sociale. L’inclusione oltre che pilastro per una società migliore, può ridurre ridurre costi economici e sociali, permettendo a coloro che attualmente sono indigenti di frequentare scuole o di entrare stabilmente nel mondo del lavoro.

Quando si parla di World Inequality s’intende la disuguaglianza, cioè le differenze che esistono tra gli uomini dipendentemente dalle zone del mondo in cui vivono. Va però sottolineato come la diseguaglianza non sia esclusivamente dovuta a fattori di tipo economico, ma può essere riconosciuta in fattori socio-culturali, politici e ambientali21. Il divario in ambito economico è attribuibile a difformità di reddito, ricchezza e capitale, nonché nelle diverse possibilità di accesso al credito in cui la popolazione può essere suddivisa. Si ricorda come l’estrema povertà sia determinata dalla comunità internazionale attraverso la soglia di 1.90$ al giorno22, mente l’esclusione, dalle differenze presenti negli individui nella società in cui essi vivono.

Le determinanti delle differenze socio-culturali risiedono nella condizione che i gruppi all’interno di un contesto sociale si attribuiscono l’un l’altro (classi, caste, età). Ciò ha radici nel funzionamento delle istituzioni all’interno di un paese, infatti la società è la proiezione del sistema educativo, sanitario e giuridico di una nazione. La disparità di ruoli e diritti, dovuta a differenze religiose, di genere o razziali, influenza il livello della qualità della vita delle persone, che influisce anche sulla capacità degli individui di prender parte alla vita politica nazionale, così da condurre il processo decisionale della nazione, assecondandolo o contestandolo. Avere diritti politici è fondamentale per poter indirizzare un paese nella direzione voluta dal proprio popolo. Disuguaglianza politica significa disparità nel diritto di scegliere il futuro proprio e dei propri figli.

Anche il luogo in cui si vive mina l’uguaglianza delle persone sia in senso globale che regionale: paragonare luoghi distanti, sia in termini culturali che fisici, fa sorgere evidenti discrepanze nella vita di tutti i giorni. L’esistenza per alcuni dell’accesso a risorse naturali, crea loro opportunità che per altri non esistono; l’esposizione allo smog

21

United Nations Educational Scientific and Cultural Organization (2016) World Social Science Report, Challenging Inequalities: Pathways to a Just Wolrd, pag. 22, Unesco, Paris

22

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10 o all’inquinamento determina tutta una serie di dinamiche che, se non risolte, danneggiano la quotidianità delle persone. Anche vivere in zone rurali piuttosto che urbane, ha conseguenze sulla possibilità di partecipare alle politiche e ai vantaggi che uno Stato offre23.

A partire dalla conclusione del XX secolo, la povertà globale ha intrapreso un sentiero in discesa pur rimanendo ancora su livello piuttosto alti. Nel 2013, l’anno in cui sono stati rilasciati gli ultimi dati a proposito della povertà mondiale, è stato riscontrato che 767 milioni di persone vivono ancora sotto la soglia di 1.90$ al giorno. Messo in termini percentuali, ciò significa che 11 individui ogni 100 nel mondo (10,7% dati United Nations24) dispongono di meno di 2$ al giorno per vivere. Rispetto al 2012 si è verificato un miglioramento dell’ 1.7%.

Sebbene rappresenti un declino, il tasso di povertà mondiale rimane comunque elevato, infatti la vita con 1.9$ al giorno è estremamente complessa, ai limiti della sopravvivenza. La restrizione della povertà è in gran parte spiegata dall’abbassamento del numero di indigenti in due regioni specifiche, la costa pacifico-orientale dell’Asia (71 milioni di persone in meno che vivono in una situazione di miseria) e da quella meridionale (calo di 37 milioni). Le due macro-regioni hanno mostrato un taglio rispettivamente di 3.6 e 2.4 punti percentuali25 nell’Head Count Ratio (HCR), che è la proporzione della popolazione in una determinata zona che vive sotto alla soglia di povertà26. Per quanto riguarda la prima, i motivi del trend positivo sono da attribuire all’indonesia e alla dirompente crescita dell’economia cinese, la cui popolazione conta 1,375 miliardi di persone a fronte dei 7,5 del mondo27. La parte meridionale dell’Asia ha invece assistito ad un aumento della qualità della vita soprattutto grazie al germogliamento del sistema economico indiano.

Guardando poi alla parte Sub-Sahariana, il calo degli indigenti è stato molto inferiore alle due precedenti regioni, il report Taking on inequality del 2016 redatto dalla World Bank indica che tra il 2012 e il 2013 la riduzione è stata di 1.6 punti percentuali che ha

23

United Nations Educational Scientific and Cultural Organization (2016) World Social Science Report, Challenging Inequalities: Pathways to a Just Wolrd, pag. 22, Unesco, Paris

24

World Bank Group (2016), Poverty and shared prosperity: Taking on Inequalities, pag. 3, International Bank for Reconstruction and Development, Washington DC

25

World Bank Group (2016), Poverty and shared prosperity: Taking on Inequalities, pag. 4, International Bank for Reconstruction and Development, Washington DC;

26

Google: Head count ratio; www.google.it

27

United Nation (2015), World Population Prospect - key findings and advance tables, pag. 1; Revision, Economic & Social Affairs, New York,

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11 lasciato ancora molto elevato il ratio (HCR) al 41%. Nell’area est dell’Europa e nella zona centrale dell’Asia l’ Head Count Ratio è crollato di circa un quarto di punto percentuale portandolo a 2.3%, mentre per quanto riguarda l’America Latina e i Caraibi il ratio si è ridotto di 0.2 punti percentuali, per raggiungere il 5.4%.

Ciò che è importante sottolineare per quanto riguarda la diseguaglianza a livello globale è che la povertà estrema sta diminuendo fin dall’inizio degli anni ‘90, i numeri del report dichiarano un abbassamento della povertà riguardante 1.1 miliardi di persone dal 1990 al 2013, in un periodo che ha visto oltretutto la popolazione mondiale crescere di quasi 1.9 miliardi. Nonostante questa crescita demografica vertiginosa se paragonata ai secoli precedenti, solamente nel 2013 114 milioni di persone hanno potuto rompere la soglia della povertà estrema, migliorando così il proprio stile di vita28.

1.1.2 European Inequality

La crisi economica partita dagli Stati Uniti nell’autunno del 2007 ha avuto un considerevole effetto sui cittadini dell’Unione Europea, la recessione ha infatti mostrato i suoi segni a partire dal 2009, bloccando il motore dell’Europa e in particolare quello di alcune nazioni fino alla conclusione del 201329. L’economia dell’eurozona cresce ancora molto lentamente nel 2016.

Nel 2009, la forza dello squilibrio economico era stato paragonato ad una tempesta perfetta nel report “Crisi economica in Europa” elaborato dagli Affari Economici e Finanziari della Commissione Europea30. Dopo la II Guerra Mondiale non si era mai presentato un ciclo economico tanto negativo quanto estese globalmente.

In Europa le forti conseguenze hanno condotto parte della popolazione a dover sopportare situazioni di povertà ed esclusione sociale. All’inizio del nuovo decennio i problemi per l’accesso a servizi basilari come la sanità, istruzione e al mercato del lavoro sono aumentati. Le banche del cibo hanno dovuto affrontare momenti di elevata domanda; le persone indebitate e senza casa sono aumentate visibilmente. Tutto ciò si è verificato quando l’Unione Europea si era fissata come obiettivo di ridurre di 20 milioni entro il 2020 il numero di persone in difficoltà economica o escluse socialmente. La crisi tra il 2008 e il 2014 ha però aumentato di 6 milioni coloro che si trovano a rischio

28

World Bank Group (2016), Poverty and shared prosperity: Taking on Inequalities, pag. 4, International Bank for Reconstruction and Development, Washington DC;

29

Mehreen Khan (2016), Fresh recession will cause eurozone collapse, warns Swiss bank, Telegraph www.telegraph.co.uk

30

Commissione Europea (2009), Economic Crisis in Europe: Causes, Consequences and Responses, pag. 14 Economic and Financial Affairs, Bruxelles

(18)

12 indigenza, passando da 116 a 122 milioni, pari a 24.4% della popolazione dell’UE a 28 stati31.

Per comprendere quale sia il grado di povertà o di esclusione sociale in cui un individuo versa, è necessario procedere con un approccio che consideri più punti di vista. Esso deve permettere di valutare molteplici aspetti della vita di una persona, il reddito famigliare ad esempio ha notevole impatto sulla quotidianità, ma esistono altre variabili, come l’accesso al mercato del lavoro o la privazione materiale, che influiscono sulla piena partecipazione alla vita sociale di un soggetto. La Commissione Europea ha perciò adottato un sistema che ha lo scopo di individuare la fascia di popolazione a rischio povertà attraverso un indicatore del tasso di inclusione sociale (at risk of poverty). L’indice dipende da tre sotto-indici: povertà monetaria; privazione materiale; tasso di bassa intensità lavorativa32.

- La povertà monetaria considera la quota di persone che si trovano sotto la soglia del rischio povertà stabilita dall’UE. La soglia è data dal 60% del reddito medio europeo, non si tratta quindi del 1.90$ per giorno stabilito dalla World Bank. E’ probabile perciò che in alcuni paesi europei dove il reddito medio è inferiore a tale soglia, la popolazione non sia socialmente esclusa in termini nazionali. Questo è uno dei motivi per cui sono necessari ulteriori indicatori.

- La privazione materiale è indice della mancanza di beni di necessità primaria che permettono di condurre una vita ritenuta accettabile nella società europea. Una persona è dichiarata essere in condizione di privazione materiale là dove non possa sostenere quattro delle seguenti nozioni: la locazione dell’abitazione o il pagamento delle bollette; una settimana all’anno di vacanza fuori casa; mangiare almeno a giorni alterni carne o pesce; il riscaldamento dell’abitazione; una lavatrice; una televisione a colori; un telefono; una macchina; spese inaspettate.

- Il tasso di bassa intensità lavorativa riflette la quota di popolazione di età tra gli 0 e i 59 anni che vivono in famiglie nelle quali il componente in età lavorativa, nel corso dell’ultimo anno, ha lavorato meno del 20% del proprio potenziale.

31

European Parliament (2016), Poverty in the European Union: the crisis and its aftermath, pag. 3 EPRS | European Parliamentary Research Service Author, Marie Lecerf

32

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13 È opportuno sottolineare come gli indicatori non si escludano l’un l’altro, è evidente infatti che una famiglia possa essere costretta ad affrontare tutte le difficoltà sopra espresse.

Come precedentemente riportato, nel 2014 il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale nell’Europa a 28 stati era di 122,3 milioni. Quasi un terzo di queste (circa 40 milioni) era condizionato da più di una variabile, di cui 12,9 milioni rientravano nei concetti di povertà monetaria e privazione materiale, 3,4 milioni in quelli di privazioni materiale e bassa intensità lavorativa, mentre altri 14,5 milioni da bassa intensità lavorativa e povertà monetaria. Infine, i restanti 9,8 milioni avevano difficoltà in tutti gli ambiti di osservazione33.

Sembra che oggi però l’Europa, sebbene con lentezza, sia tornata a crescere. Il 2013 ha dato inizio ad una leggera inversione di marcia, diminuendo la popolazione ritenuta a rischio povertà; il 2014 inoltre è stato un anno stabile sotto questo profilo. In Italia la quota di popolazione che vive sulla soglia dell’indigenza è ancora molto elevata, i dati ISTAT di dicembre 201634, che descrivono la situazione della penisola nel 2015, mostrano infatti che oltre il 28% della popolazione italiana è a rischio povertà. La disoccupazione nello stesso anno è però tornata a calare, scendendo dal 12,7% nel 201435 all’11.6% nell’ottobre 201636, potrebbe essere un segnale di ripresa e quindi indice di un futuro migliore.

1.2 Microcredito: Cenni Storici

In questa sezione è analizzato il processo di sviluppo del microcredito. Si parte dalla nascita dello strumento inteso in senso moderno grazie all’idea elaborata dal prof. Yunus, per poi soffermarsi brevemente su quali fossero i metodi di finanziamento di lotta alla povertà a questo antecedenti.

1.2.1 Mohammad Yunus

Il microcredito compare sulla scena internazionale così come oggi conosciuto a metà degli anni ‘70 per mezzo del professor Muhammed Yunus, bengalese nato nel 1940 a Chittagong, Bangladesh37. Terzo di quattordici fratelli, ha avuto la fortuna di poter

33

Eurostat: Europe 2020 indicators: poverty and social exclusion www.ec.europa.eu/eurostat

34

Istat, dicembre 2016: http://www.istat.it

35

Istat 2014: http://www.istat.it

36

Istat ottobre 2016: http://www.istat.it

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14 studiare e le capacità per frequentare l’università, si laureò infatti in economia a quella di Dhaka nel 1961. L’università gli concesse l’opportunità di insegnare, possibilità che esercitò fino al ‘65, anno in cui vinse una borsa di studio in Colorado (USA). Successivamente, per sviluppare ulteriormente le proprie conoscenze, intraprese un dottorato in economics alla Vanderbilt University in Tennessee. All’inizio degli anni ‘70 s’impegnò nella rivoluzione che era insorta in Bangladesh, Yunus parteggiò per l’indipendenza dal Pakistan della propria nazione, dirigendo la formazione del nuovo governo bengalese da Washinton D.C. Una volta vinta la guerra, Yunus decise di tornare in Bangladesh dove divenne professore e presidente del dipartimento di economia dell’università di Chittagong38

.

E’ proprio in questi anni post-indipendenza che Yunus decise di dedicarsi allo sradicamento della povertà che affliggeva la nazione. Yunus notò che nonostante il paese avesse grande disponibilità di terra coltivabile, la popolazione stesse morendo di fame. Il problema era dovuto alla mancanza di un valido sistema di irrigazione. Il professore lo risolse fondando all’università un Progetto di sviluppo rurale attraverso cui gli studenti avrebbero potuto acquisire crediti accademici, assistendo le persone in difficoltà della regione nell’installazione delle tecnologie per la coltivazione del riso.

Yunus aveva però l’interesse a continuare il proprio lavoro nel migliorare le condizioni di vita della maggioranza dei bengalesi. Notò che molti indigenti avevano in realtà una propria attività, che avevano la possibilità di prendere in prestito denaro ma che spesso i tassi di interesse erano tremendamente alti. Yunus sperimentò la prima forma di microcredito prestando personalmente 27$ a 42 persone che abitavano nel villaggio di Jobra. Sapendo che la soluzione adottata non avrebbe potuto funzionare su larga scala, si accostò inizialmente, nel 1976, ad una succursale di una banca governativa con la quale intraprese l’attività di prestito ai poveri, e successivamente questa si trasformò nella Grameen Bank39.

Il funzionamento della Grameen Bank è basato su piccoli crediti concessi ad individui poveri che avrebbero ripagato il debito in ancor più piccole quote mensile ed estinto quest’ultimo in massimo un anno. L’esperienza permise di capire al professore che finanziare un gruppo di persone abbassava il rischio di insolvenza dei debitori, infatti se

38

Yunus M. (1999), Banker to the poor: Microlending and the battle against world poverty; Public Affairs

39

Yunus M. (1999), Banker to the poor: Microlending and the battle against world poverty; Public Affairs

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15 uno di essi fosse risultato incapace di ripagare il prestito, il gruppo nel suo intero non avrebbe più avuto la possibilità di accedere al credito. La promessa collettiva di rimborso del finanziamento aveva funzione di aiuto reciproco. Yunus promosse inoltre la cultura del risparmio ai suoi clienti, ciò portò a 100 milioni risparmiati già nel 1998 che portarono ad un ulteriore sviluppo del sistema di credito, tant'è che la Greeman Bank non ha mai avuto necessità di un aiuto esterno per sostenere la propria attività40. Un altro elemento di notevole importanza è il ruolo rivestito dalla donna nella visione della Grameen Bank: la politica della banca era di concedere finanziamenti quasi esclusivamente alle donne. Quando queste ne avevano la possibilità, creavano molti più cambiamenti nella vita del loro nucleo familiare di quanto facessero gli uomini. Nel libro autobiografico “Banker to the poor: Microlending and the battle against world poverty”, Yunus sostiene che “Not only do women constitute the majority of the poor, the underemployed, and the economically and socially disadvantaged, but they more readily and successfully improve the welfare of both children and men.41” Le donne tendono infatti ad acquistare letti o utensili per cucinare, mirano a permettere ai propri figli un’istruzione, cercano in sostanza di migliorare effettivamente la vita propria e dei propri figli.

Come spiega il report Gender Equality and Development del 2012, l’uguaglianza tra uomo e donna è uno strumento necessario allo sviluppo economico42.

La parità di genere può indiscutibilmente migliorare l’efficienza economica di un paese, infatti rimuovere le barriere che impediscono alle donne di avere le stesse possibilità d’istruzione o di accesso a input produttivi degli uomini, può generare un ampio numero di soggetti da inserire nel mondo lavorativo, così come ulteriori idee da poter sviluppare in ambito scientifico quanto umanistico.

Anche il report, al pari di quanto precedentemente osservato da Yunus, indica come le donne siano maggiormente predisposte degli uomini a preoccuparsi della vita, della salute e dell’istruzione dei figli. Una cura più attenta per i figli ha come conseguenza una generazione più istruita e capace di migliorare a propria volta il futuro delle successive.

40

Yunus M. (1999), Banker to the poor: Microlending and the battle against world poverty; Public Affairs

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Yunus M. (1999), Banker to the poor: Microlending and the battle against world poverty; Public Affairs

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World Bank Group (2012), Gender Equality and Development, pag. 3, World Development Report, Washington DC

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16 Inoltre uguali opportunità tra uomini e donne significa, uguali diritti e quindi capacità per le donne di prendere decisioni e indirizzare le politiche sociali ed economiche di una nazione. Rendere le istituzioni di un paese più rappresentative dei sessi, rafforza il paese stesso grazie all'utilizzo del suo intero potenziale anziché della sua metà. Le donne rappresentano infatti oggigiorno il 40% della forza lavoro mondiale, il 43% di quella agricola, ma soprattutto più di metà degli studenti universitari43.

Yunus aveva ben intuito come la disoccupazione della donna valesse tanto quanto quella dell’uomo. Quando il lavoro femminile non è legalmente possibile o legalmente frenato, il risultato è una perdita economica in termini di efficienza. Il microcredito di Yunus ha visto il potenziale delle donna nello sviluppo economico e le ha dato la possibilità di farne parte.

1.2.2 Esperienze precedenti a Yunus

La prima esperienza di credito agli indigenti risale al 1462, grazie ad un’iniziativa della Chiesa Cattolica nacque a Perugia il primo Monte di Pietà. In quel periodo di transizione tra Medioevo e Rinascimento l’usura era una pratica assai frequente ed i frati francescani si mossero per aiutare chi ne fosse afflitto attraverso il credito di sopravvivenza. I Monti di pietà erano diversi dal microcredito di Yunus, i frati francescani chiedevano infatti un pegno in cambio della concessione di credito, in modo da assicurarsi il ritorno della somma prestata. Nel caso in cui questa non fosse restituita, il pegno veniva venduto all’asta, ciò permetteva il proseguimento dell’attività dei Monti44.

In seguito furono formati numerosi istituti di credito e risparmio rivolti ai poveri, molte generazioni che hanno vissuto in povertà, vedendosi rifiutare il credito dalle tradizionali banche commerciali, hanno potuto ricevere finanziamenti da altri enti. L’Irish Loan Fund fondato all’inizio del XVIII secolo ne è un esempio. Durante il periodo ottocentesco le istituzioni che concedevano credito agli individui in difficoltà sono andate formandosi soprattutto nelle zone rurali. In Germania il modello della cooperativa di credito nacque proprio in questo periodo, il suo obiettivo era di eliminare la dipendenza che si era creata tra la classe più povera e i prestatori locali, cercando così di migliorare la loro condizione di vita.

43

World Bank Group (2012), Gender Equality and Development, pag. 3, World Development Report, Washington DC

44

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17 Ovunque nel mondo la povertà era iniziata ad essere vista come un problema da risolvere, nacquero organizzazioni simili in Francia e negli Stati Uniti così come in Giappone e in India.

Una forma di microfinanza che si è diffusa molto in Africa sono le ROSCA45 (Rotating Saving and Credit Association). Il principio seguito dall’associazione, basato sulla fiducia tra i membri dell’organizzazione e sulla responsabilità sociale, è molto simile a quello della Grameen Bank in cui i legami interni ad una comunità contribuiscono al buon esito del credito.

Per Concludere, molte delle cooperative presenti in Africa, America Latina e Asia hanno le proprie radici in queste esperienze europee, il successo della microfinanza moderna si deve in gran parte ad avere riconosciuto gli errori del passato e alla volontà di non commetterli nuovamente46.

1.3 Il Nobel per la pace assegnato a Yunus ed alla Grameen Bank

Il 2006 è stato un anno in cui Mohammed Yunus, la sua Grameen Bank, e quindi il microcredito, inteso come strumento per combattere la povertà, l’inclusione sociale, la disuguaglianza di genere e di razza e lo sviluppo di regioni altrimenti escluse dalla possibilità di crescere economicamente, hanno avuto un ulteriore riconoscimento da parte della Comunità Internazionale. Il Comitato Norvegese per il Nobel ha deciso infatti di assegnare il Nobel per la pace a Yunus e la Grameen Bank per lo sforzo costante nel creare uno sviluppo economico e sociale partendo dalle aree maggiormente disagiate.

Il Prof. Ole Danbolt Majos, direttore del Comitato, ha dichiarato che “una pace duratura non può essere raggiunta a meno che numerosi gruppi di persone trovino il modo di uscire dalla povertà; il microcredito è uno dei mezzi per raggiungere tale scopo47”.

Il Comitato, assegnando il premio al microcredito, ha voluto ribadire le potenzialità del dello strumento, ritenendolo un mezzo capace: “di aprire un dialogo con il mondo musulmano, di migliorare la condizione della donna e di combattere la povertà”.

45

Investopedia; Rosca, www.investopedia.com

46

Lossani M.,(2010), in Laboratorio di Analisi Monetaria n3/2010 par. 1.4 e 1.5 Università Cattolica del S. Cuore, Milano

47 Mjøs OD. (2006), Award Ceremony Speech Presentation Speech, Chairman of the Norwegian Nobel Comittee, www.nobelprize.org

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18 Dall’11 settembre 2001, gran parte del mondo occidentale ha avuto la tendenza a demonizzare l’Islam, ritenendo gli Stati professanti la religione musulmana come incapaci di progredire economicamente ma soprattutto socialmente. Yunus ha dimostrato il contrario, il Bangladesh infatti è riuscito grazie al microcredito a crescere in entrambi i settori e a porsi come interlocutore principale nel dialogo tra occidente e Islam. Come precedentemente spiegato nella storia della Grameen Bank, il microcredito nei paesi in via di sviluppo mette le donne al primo posto. Nel 2006 rappresentavano il 95% delle persone finanziate dallo strumento in Bangladesh. Credito alle donne significa migliore stile di vita per la famiglia e quindi per i figli, con maggiori possibilità per quest’ultimi di accedere a percorsi di istruzione. Infine l’importanza rivestita dal microcredito nella lotta alla povertà si manifesta non solo nelle regioni meno sviluppate, ma anche in quelle industrializzate, la Norvegia per esempio possiede alcune istituzioni di microcredito per favorire l’inclusione sociale. Il microcredito alla fine del 2006 era presente in circa 100 nazioni su 196 riconosciute globalmente, se concedere finanziamenti a persone senza garanzie prima dell’esperienza di Yunus era impensabile, oggi è un fatto reale che contribuisce alla lotta contro la povertà.

1.4 Interesse Internazionale per il Microcredito

Il paragrafo 1.4 prende in esame il comportamento della Comunità Internazionale di fronte alle possibilità che il microcredito offre. Lo strumento si pone infatti come mezzo per raggiungere uno dei diritti dell’uomo, una volta riconosciuta questa opportunità, a partire dal Global Microcredit Summit tenutosi nel 1997 a Washington D.C, sono state sviluppate molteplici idee indirizzate a combattere la povertà.

1.4.1 Diritti dell’uomo

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è ancora oggi tanto rilevante quanto lo era nel 194848, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la approvò ritenendola il fondamento di ogni altra legge, costituzione o trattato. I diritti dell’uomo devono essere perciò posti al di sopra di qualsiasi altra forma di diritto in tutto il mondo. In modo tale che la dichiarazione fosse diffusa così da essere conosciuta e difesa, è stata pubblicata e distribuita non soltanto nelle cinque lingue ufficiali dell’Organizzazione

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19

internazionale (cinese, francese, inglese, russo e spagnolo), ma in quante più possibile, così che i diritti dell’uomo fossero conosciuti indipendentemente dal linguaggio utilizzato, dalla razza o dal continente abitato.

Il principio intorno al quale ruota la Dichiarazione è infatti l’uguaglianza tra gli esseri umani, per la prima volta l’uomo ha prodotto un documento articolato in diritti e libertà che valgono per chiunque, in modo indistinto e inalienabile. Il documento nasce nel dopoguerra come punto di partenza, come standard per distinguere le strade da percorrere e quelle da evitare, come strumento dato all’uomo per combattere l’oppressione grazie al sostegno della comunità internazionale e per rispettare la dignità dell’uomo ovunque nel mondo.

La Dichiarazione indica tra i diritti garantiti anche una qualità della vita accettabile, che permetta cioè un modo di vivere che non sia compromesso non solo in termini di dignità ma soprattutto di salute per sé stessi e per la propria famiglia.

L’articolo 2549

al primo comma recita:

Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in

caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

Il microcredito è uno degli strumenti che nasce con il medesimo scopo dell’articolo 25 della Dichiarazione, la volontà è di rendere la vita di ogni persona che ne fa utilizzo migliore. Quest’idea non è fortunatamente limitata ai Diritti dell’Uomo, infatti in precedenza, nel Documento fondante l’Organizzazione delle Nazioni Unite, che hanno poi dato origine alla Dichiarazione, il concetto di Cooperazione Economica e Sociale era già stato espresso.

La Carta delle Nazioni Unite è stata sottoscritta il 26 giugno del 1945 a San Francisco50, è il documento costitutivo dell’Organizzazione a cui oggi aderiscono tutte le nazioni riconosciute nel mondo, meno il Vaticano e lo Stato di Palestina51. Tra le molteplici intenzioni della Carta, è presente quella di affermare la fede nei diritti fondamentali

49

United Nation (1948), Dichiarazione Universale Diritti dell’Uomo

50

Google: Carta Delle Nazioni Unite: www.google.it

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dell’uomo, così come quella di promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita. Nel Capitolo IX della Carta, l’Articolo 55 esprime la volontà delle Nazioni Unite di cooperare per la creazione di condizioni di stabilità e di benessere52, mentre l’Articolo 60 determina la creazione del Consiglio Economico e Sociale avente per scopo questioni internazionali economico-sociali, culturali, educative, sanitarie e simili. Il credito reso disponibile anche per coloro ritenuti non bancabili, perché troppo rischiosi in quanto carenti di garanzie o perfino di un’istruzione adeguata a comprendere i documenti per il finanziamento, soprattutto grazie all’attività condotta da Yunus, è uno dei mezzi per muoversi sulla strada indicata nei documenti fondanti dell’ONU. Sul finire degli anni ‘90, il Microcredito è stato infatti preso fortemente in considerazione come strumento per lo sradicamento della povertà proprio dall’Organizzazione delle Nazioni Unite.

1.4.2 Il Global Microcredit Summit 1997

Nel febbraio del 1997, RESULTS Educational Fund53, un’organizzazione americana fondata da Samuel Daley Harris che promuove a partire dal 1980 la lotta contro la povertà attraverso l’azione dei volontari e sensibilizzando la politica internazionale, ha indetto il Global Microcredit Summit. L’evento è stato sponsorizzato anche da Yunus e aveva come obiettivo quello di lanciare una Campagna contro la povertà che raggiungesse 100 milioni tra le famiglie più povere del pianeta entro la fine del 2005. L’evento, che ha avuto portata storica essendo stato il primo a riconoscere l’importante ruolo sociale ed economico rivestito dal microcredito, è stato organizzato a Washington DC e ha visto la partecipazioni di 2.900 delegati provenienti da 137 paesi54. Sin da quel momento, una serie di incontri globali e regionali si sono tenuti in tutto il mondo e hanno raggiunto oltre 15,000 partecipanti da oltre 140 nazioni.

Uno dei discorsi introduttivi del Summit è stato tenuto dal primo ministro del Bangladesh H.E Sheikh Hasina, l’esperienza fatta con la propria nazione sull’utilità del microcredito la rendeva una voce importante nel sostegno allo strumento finanziario. Il ministro infatti dichiarò che il microcredito doveva essere visto come un’innovazione finanziaria capace di colpire duramente la povertà, lo paragonò ad una rivoluzione e si

52

United Nation (1945) Carta delle Nazioni Unite, Capitolo IX: Cooperazione internazionale economica e sociale art. 55 e seg.

53

www.reclaimingourdemocracy.com/sam-daley-harris/

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21

nominò sua ambasciatrice, promettendo di promuoverlo nelle sedi e con le persone necessarie per continuare la lotta contro l’indigenza55

.

Altri, tra cui Yunus, hanno partecipato sponsorizzando il microcredito, la First Lady americana del tempo, Hillary Clinton, dichiarò che lo strumento in questione stesse trasformando non solo le vite delle persone, ma stesse migliorando allo stesso tempo anche comunità e società56. Anche i Presidenti delle Nazioni Unite, Kofi Annan, e della World Bank, James D. Wolfenshon, non mancarono per l’occasione, così come il Segretario di Stato USA, rappresentanti della World Health Organisation e numerosi ministri provenienti da diversi paesi del mondo.

L’evento ha avuto un cassa di risonanza così grande che l’anno successivo, attraverso la Risoluzione 52/194, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite definì il ruolo del microcredito quale strumento capace di estirpare la povertà57. L’Organizzazione notò che i programmi di microcredito presenti in molti paesi, avevano dimostrato di essere uno strumento efficace nel rendere non soltanto le persone autonome e quindi abili di uscire da situazioni di povertà, ma anche capace di aiutarle ad aumentare la loro partecipazione nei processi economici e politici che reggono una società58. Inoltre il genere femminile era quello che ne aveva beneficiato maggiormente, essendo il numero delle donne che vive in condizione di povertà superiore a quello degli uomini. Il microcredito diventò perciò un elemento fondamentale. L’Assemblea Generale espresse la necessità di studiare le possibilità che il nuovo strumento finanziario metteva a disposizione dell’uomo per combattere la povertà.

Nel 1999 l’Organizzazione delle Nazioni Unite dimostrò tutto il suo interesse nei confronti del microcredito attraverso due risoluzioni: la 53/198 e la 53/197.

- La prima, definita implementazione del primo decennio delle Nazioni Unite per lo sradicamento della povertà, individua nei 10 anni compresi tra il 1997 e il 2006 un periodo nel quale l’Organizzazione ha l’obiettivo di contrastare la povertà59. La risoluzione sostiene che il microcredito sia uno strumento anti-povertà capace di generare l’autoimpiego nelle persone, incoraggia perciò i governi ad adottare politiche che ne supportino l’evoluzione. Inoltre l’Assemblea Generale afferma l’importanza dell’impegno preso dai paesi in via

55

The Microcredit Summit (1997), The Microcredit Summit Report, Report, Harris SD. pag 4

56

The Microcredit Summit (1997), The Microcredit Summit Report, Report, Harris SD. pag 29

57

United Nation (1998), Role of microcredit in the eradication of poverty, A/RES/52/194, Resolution

58

Nazioni Unite: www.un.org

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di sviluppo ma anche da quelli industrializzati, nell’allocazione media sia del 20% dell’aiuto allo sviluppo (official development assistance60

), ovvero un aiuto finanziario concesso da governi e da altre agenzie che supportano la crescita socio-economica e politica, sia del 20% dei budget nazionali a programmi sociali di base che sono essenziali nel progetto volto ad eliminare la povertà. - Nella seconda, l’Assemblea Generale istituisce l’anno internazionale del

microcredito nel 2005. Non è un caso che proprio per quell’anno il Global Microcredit Summit si fosse posto come obiettivo quello di sollevare da una situazione di povertà 100 milioni tra le famiglie più povere del mondo. Il motivo che risiede dietro alla proclamazione di un anno in favore del microcredito è quello di porre in evidenza lo strumento e di diffonderne la conoscenza. I Governi, gli Organi o rappresentanti delle Nazioni Unite, così come tutte le Organizzazioni che si occupano di contribuire alla trasformazione del mondo in uno senza miseria, hanno in questo modo il compito di sottolineare l’importanza di questa innovazione finanziaria61.

In seguito, attraverso un’ulteriore risoluzione, la 58/221, le Nazioni Unite dichiararono un programma d’azione dedicato alla promozione dello strumento durante l’anno internazionale del microcredito. Con tale documento l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si pose cinque obiettivi principali:

1) la volontà di raggiungere gli "Obiettivi del Millennio", elaborati attraverso la risoluzione 55/2 nel 2000, ma datati 201562.

2) fissare nel pubblico l’idea del microcredito come strumento di lotta alla miseria. É ricordato infatti che il 2005 potesse essere una “significativa opportunità per aumentare

la consepovolezza del ruolo che il microcredito e la microfinanza rivestono nello sradicamento della povertà63”. e per condividere le migliori pratiche utili a tale scopo.

60

Official development assistance (ODA) is a term coined by the Development Assistance Committee (DAC) of the Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) to measure aid. The DAC first used the term in 1969. It is widely used as an indicator of international aid flow: www.google.it 61

United Nation (1999), International Year of Microcredit, A/RES/53/197, Resolution

62

Si rimandano ulteriori informazioni riguardanti gli Obiettivi di Millennio ai paragrafi successivi: 1.3.2.1 - 1.3.2.2

63

United Nation (2003), Programme of Action for the International Year of Microcredit, 2005, A/RES/58/221, Resolution

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3) individuare misure maggiormente significative per stimolare lo sviluppo sostenibile di strumenti finanziari a favore delle classi più svantaggiate attraverso la “condivisione

delle migliori pratiche utili a tale scopo64”.

4) accrescere la forza e l'autonomia delle istituzioni di microcredito e di microfinanza nel rispondere ai bisogni delle classi disagiate.

5) incoraggiare l’innovazione ed i partenariati.

L’anno in questione doveva fungere sia da punto d’incontro tra governi e operatori per promuovere lo strumento, sia di scambio reciproco delle “best practices” per condurre l’attività di microfinanza elaborate attraverso l’esperienza sul campo.

L’anno internazionale del microcredito fu ufficialmente lanciato il 18 novembre 2004, riuscì nel suo intento incontrando nel 2005 un interesse globale mai dimostrato precedentemente. Governi ufficiali, istituzioni di microfinanza, agenzie di sviluppo, università e studenti si impegnarono attivamente in un dialogo per cercare di allargare il più possibile l’insieme dei servizi finanziari che potessero aiutare tanto gli indigenti quanto le micro e piccolo imprese. In tutto il mondo, ben 101 nazioni si unirono nello sforzo globale di costruire un settore finanziario più inclusivo, infatti in 61 paesi vennero stabiliti comitati nazionali per il microcredito (in Italia l’attuale Ente Nazionale per il microcredito è il sostituto del Comitato per il microcredito che fu istituito proprio in quell’anno65

). Sempre nello stesso anno oltre 100 università vennero coinvolte nello Student and University Network for the Year of Microcredit e più di 4000 persone parteciparono ad innumerevoli eventi66.

Tra il 7 e il 9 novembre del 2005 si tenne al quartier generale delle Nazioni Unite a New York il forum internazionale sulla determinazione di un settore finanziario più inclusivo. Parteciparono più di 700 rappresentanti provenienti da 90 nazioni con l’intento di concludere l’Anno Internazionale del microcredito e di creare un piano d’azione mondiale per affrontare il tema della povertà. L’obiettivo posto dal Global Microcredit Summit di raggiungere 100 milioni tra le famiglie più povere è stato raggiunto nel 2007, andando ben oltre la cifra stabilita come riportato dal sito internet del Summit67.

64

United Nation (2003), Programme of Action for the International Year of Microcredit, 2005, A/RES/58/221, Resolution

65

Ministero dello sviluppo economico MISE (2015), Ente nazionale per il Microcredito, Roma

66

United Nations Capital Development Fund (2005), International Year of Microcredit, Final Report, UNCDF

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1.4.2.1 Millenium Development Goals 2015

Gli obiettivi di Sviluppo di Millennio furono pensati nel 2000 come risposta alle principali sfide che il mondo stava affrontando sin dagli anni ‘90. Infatti in quegli anni la crisi finanziaria asiatica del 1997-1998 aveva determinato un shock globale, l’America Latina si stava riprendendo gradualmente da una serie di crisi economiche che avevano peggiorato la situazione sociale del continente sudamericano e la conclusione della Guerra Fredda non era che un inizio per quelle nazioni e regioni che avevano vissuto decenni di economia stagnante. In Africa invece, oltre ai due decenni di crescita economica perduti, la calamità maggiore era rappresentata dall’AIDS, che aveva raggiunto circa 25 milioni di persone e, fino a quel momento, non era stato presentato uno sforzo globale per contrastare tale pandemia68.

Nel settembre del 2000 le Nazioni Unite sotto la guida di Kofi Annan si impegnarono a creare degli obiettivi per fronteggiare in quindici anni alcuni dei problemi in cui il mondo versava. In un periodo in cui il microcredito stava riscuotendo grande ammirazione e visibilità, esso si presentava come uno degli strumenti utili allo scopo. I Millennium Development Goals da quel momento divennero il punto di riferimento per la cooperazione mondiale, l’Organizzazione delle Nazioni Unite e quindi tutti i paesi che ne facevano parte s’impegnarono in un obiettivo comune.

L’agenda è stata resa nota attraverso la Dichiarazione di Millennio delle Nazioni Unite del 18 settembre 2000. I capi di stato e di governo si riunirono infatti a New York all’inizio del mese di settembre per confermare la loro fede nell’Organizzazione e nella Carta che ne rappresenta i valori e gli intenti. La Dichiarazione fu pubblicata tramite la risoluzione 55/2 dell’Assemblea generale. Nei paragrafi 19 e 20 della Dichiarazione sono espressi i principali obiettivi del nuovo millennio, l’impegno che è stato preso è di raggiungere gli otto traguardi entro l’anno 201569

:

1) Dimezzare l’ammontare sia di persone il cui reddito è inferiore ad 1$ per giorno, sia quello degli individui che soffrono ogni giorno di fame e sete. Il Millennium Development Goals Report 2015, che spiega i risultati ottenuti nei primi 15 anni del nuovo millennio, afferma che la povertà estrema è diminuita significativamente negli ultimi 20 anni, passando rispettivamente dal ‘90 al 2015, da quasi il 50% della popolazione che vive nelle regioni del mondo in via di sviluppo al 14% di essa. A

68 McArthur JW. (2014), The Origins of the Millennium Development Goals, The Johns Hopkins

University Press.

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livello mondiale i numeri sono crollati da 1.9 miliardi del ‘90 a 836 milioni nel 2015, mentre per quanto riguarda le persone malnutrite, la percentuale è dimezzata arrivando al 12,9% dal 23.3%70.

2) Assicurarsi che i bambini di entrambi i sessi e in ogni regione del mondo abbiano la possibilità di completare il ciclo di studio elementare e che possano, in egual modo, accedere a livelli di istruzione superiore. Lo stesso report del 2015 sottolinea come il tasso d’iscrizione alle scuole elementari nei paesi in via di sviluppo abbia raggiunto quota 91%, aumentando dall’iniziale 83% del 2000. Inoltre il numero di bambini che non frequentano la scuola primaria è sceso a 57 milioni dai 100 del 2000.

3) Promuovere l’uguaglianza di genere e permettere alle donne di combattere autonomamente la povertà, la fame e le malattie attraverso un metodo effettivamente sostenibile. Il tasso di bambine che frequentano la scuola elementare è aumentato drasticamente, superando perfino quello maschile nel Sud dell’Asia. Inoltre le donne oggi non solo valgono il 41% dei lavoratori pagati nei settori non agricoli, ma hanno raggiunto numerosi seggi parlamentari in quasi il 90% dei 174 Paesi a cui è possibile attribuire dati certi negli ultimi 20 anni.

4) Ridurre la mortalità dei bambini sotto i 5 anni di due terzi entro il 2015. Il report indica che il tasso di mortalità è sceso di oltre metà, passando da 93 a 43 morti ogni mille nati tra il ‘90 e il 2015.

5) Migliorare la salute in stato di maternità e ridurne la mortalità di tre quarti. Il risultato raggiunto nel 2015 è una diminuzione del 45% per quanto riguarda la mortalità e un aumento del 71% delle nascite assistite da personale qualificato con un incremento del 59% rispetto al 1990.

6) Fermare o aver iniziato a invertire entro il 2013 il processo di diffusione dell’HIV/AIDS, la malaria e altre diffuse malattie che affliggono l’umanità. Le infezioni da HIV sono diminuite di circa il 40% tra il 2000 e il 2013, inoltre a giugno 2014 oltre 13.6 milioni di persone sono sotto cura con una terapia antiretrovirale. Il tasso di incidenza della malaria è crollato del 37% mentre quello di mortalità per la medesima malattia del 58%. Anche la Tubercolosi è diminuita del 45% tra il ‘90 e il 2013.

7) Migliorare la vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli suburbane entro il 2020 come proposto dall’iniziativa “Cities Without Slums”. Le condizioni di accesso all’acqua potabile e sanitarie sono migliorate: nel primo caso da 76% della popolazione

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United Nation (2015), Millennium Development Goals Report, Time For Global Action for People and Planet, Report, Ban-Ki Moon

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