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La Politica di Investimento dell’Unione Europea

IL CONCETTO DI MICROCREDITO IN EUROPA

2.3 La Politica di Investimento dell’Unione Europea

2.3.1 Caratteri Introduttivi

I fondi europei rappresentano per ogni stato membro e ogni sua regione, così come per ogni sua impresa e suo imprenditore, un’opportunità che, soprattutto in un periodo in cui l’economia ha difficoltà a raggiungere un andamento costante, permette di finanziare progetti di investimento, infrastrutture, attività di ricerca e sviluppo, formazione e cultura.

107

Commissione Europea (2003), Definizione delle microimprese, piccole e medie imprese, Raccomandazione 2003/361/CE, Articolo 2

108

Commissione Europea (2011), Codice europeo di buona condotta per l’erogazione di microcrediti, pag 24 Premessa - Ahner D., Zourek H., Bruxelles

109

Commissione Europea (2011), Codice europeo di buona condotta per l’erogazione di microcrediti, pag 30 Premessa - Ahner D., Zourek H., Bruxelles

110

Commissione Europea (2011), Codice europeo di buona condotta per l’erogazione di microcrediti, pag 38 Premessa - Ahner D., Zourek H., Bruxelles

111

Commissione Europea (2011), Codice europeo di buona condotta per l’erogazione di microcrediti, pag 46 Premessa - Ahner D., Zourek H., Bruxelles

112

Commissione Europea (2011), Codice europeo di buona condotta per l’erogazione di microcrediti, pag 52 Premessa - Ahner D., Zourek H., Bruxelles

44 Attraverso la Commissione, l’Unione Europea gestisce direttamente numerosi bandi, per esempio alcuni dei programmi che sono stati sviluppati nel tempo sono: Horizon 2020 per la ricerca e l’innovazione o LIFE che concerne l’ambiente, ma anche ERASMUS+, che destina finanziamenti all’istruzione e alla formazione. Esistono anche altre politiche che stanziano fondi per favorire la crescita e lo sviluppo economico dell’Unione ma, al contrario delle precedenti, sono gestite indirettamente. Il Programma Operativo Regionale, così come quello Nazionale, hanno a disposizione diverse possibilità per ricevere prestiti utili all’economia: sono presenti bandi che possono essere impiegati da enti pubblici, imprese (soprattutto le PMI), associazioni, università, organizzazioni di volontariato e non governative113.

I fondi messi a disposizione di tali realtà sono i Fondi Strutturali e d'Investimento Europei (FSIE), composti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP) nonché dal Fondo di Coesione114.

Tali Fondi, in particolar modo il FESR, il FSE e il Fondo di Coesione, determinano il maggior sistema di investimento presente attualmente in Europa, fanno infatti parte della Politica di Coesione, ovvero di un piano politico europeo incentrato sulla solidarietà che permette a migliaia di progetti di essere finanziati ogni anno. In particolare, il Fondo di coesione nasce per essere destinato agli Stati Membri il cui PIL risulti essere inferiore al 90% della media UE a 28 Stati, è perciò destinato ad aiutare soprattutto le nazioni dell’est Europa, che hanno avuto un percorso di crescita in ritardo rispetto a quanto fatto dai Paesi europei occidentali115. La politica economica e sociale infatti, descritta dall’Atto Unico del 1986 anche come politica regionale dell’Unione Europea, ha l’obiettivo di “ridurre il divario tra le diverse regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite116

Rispetto a quanto fatto dall’Atto Unico, il Trattato di Lisbona, che come visto è notevolmente più recente, introduce una terza dimensione quando si riferisce alla politica economica e sociale. Il TFUE aggiunge infatti la componente territoriale,

113

Commissione Europea (2014), Introduzione alla politica di coesione dell’UE 2014-2020, pag. 6, Politica di Coesione, Bruxelles

114

G.Bartolomei, A.Marcozzi (2016), I Fondi europei 2014-2020 guida operativa per conoscere ed utilizzare i fondi europei, pag. 11, EPC Editore, II Edizione, Roma

115

Commissione Europea, Politica Regionale : http://ec.europa.eu

116

45 sottolineando la volontà dell’UE di affrontare le difficoltà che alcune delle sue regioni soffrono. L’art 174 dichiara che “per promuovere uno sviluppo armonioso dell’insieme dell’Unione, questa sviluppa e prosegue la propria azione intesa a realizzare il rafforzamento della sua coesione economica, sociale e territoriale”. Ripete poi che “l’Unione mira in particolare a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni meno favorite117”.

Ciò significa dunque che la politica di coesione deve andare nella direzione di uno sviluppo territoriale più equilibrato e sostenibile, garantendo il diritto delle aree europee in difficoltà economica di avere un numero maggiori di fondi a disposizione rispetto alle altre, al fine di aiutare la propria popolazione a uscire da situazioni di svantaggio. Inoltre, il piano di coesione è un fattore che smuove ulteriori finanziamenti pubblici e privati, da un lato infatti obbliga gli stati membri al cofinanziamento dei progetti, dall’altro ispira fiducia negli investitori.

La politica di coesione ha un valore fondamentale per l’Unione Europea, è la principale politica di investimento, permette di sostenere la creazione di migliaia di posti di lavoro, la competitività tra le imprese in tutta l’area europea, lo sviluppo sostenibile, la crescita economica ma soprattutto il miglioramento della qualità della vita dei cittadini che vivono sia nelle zone rurali che nelle città.

Durante sei anni, tra il 2014 e il 2020, il piano di Coesione prevede di mobilitare fino a 351,8 miliardi di euro, corrispondenti a quasi il 34% del bilancio complessivo dell’Unione118. La cifra che l’Unione ha deciso di destinare all’economia reale è perciò di circa 50 miliardi di euro l’anno. Nel periodo in questione, attraverso i propri programmi operativi gli Stati membri e le sue regioni si spartiranno la somma per contribuire allo sviluppo economico.

L’obiettivo previsto dalla Politica di Coesione per il 2020, non è unico: l’Unione ha fissato 11 traguardi che sono indirizzati a sostenere la crescita in Europa. I traguardi sono chiamati: Obiettivi Tematici (OT)119

1) Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione

2) Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (tic), nonché il loro utilizzo e qualità

117

Trattato di Lisbona (2012), Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea; art. 174, Titolo XVIII; coesione economica, sociale e territoriale; Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea,

118

Commissione Europea (2014), Introduzione alla politica di coesione dell’UE 2014-2020, Politica di Coesione, Bruxelles

119

46 3) Migliorare la competitività delle PMI

4) Sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio

5) Promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione e la gestione dei rischi

6) Preservare e tutelare l’ambiente e promuovere l’efficienza delle risorse 7) Promuovere il trasporto sostenibile e migliorare le infrastrutture di rete

8) Promuovere l’occupazione sostenibile e di qualità e sostenere la mobilità dei lavoratori

9) Promuovere l’inclusione sociale e lottare contro la povertà e qualsiasi discriminazione

10) Investire in istruzione, formazione e apprendimento permanente 11) Migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione

Il microcredito si prefigge di aiutare gli individui in difficoltà, siano questi immigrati, donne, disoccupati, microimprenditori o qualsiasi genere di soggetto escluso dalla società. Lo strumento è quindi utile a raggiungere alcuni di tali obiettivi tematici, in particolare la microfinanza è un mezzo di cui si servono i fondi FSE e FESR nell’ambito di programmi specifici quali JASMINE, JEREMIE e Progress Microfinance120.

Allo scopo di sottolineare la correlazione presente tra FSE, FESR e la microfinanza, è importante indicare su quali degli obiettivi tematici i due Fondi concentrano principalmente la loro capacità: gli investimenti da 1 a 4 appartengono in particolare al FESR mentre quelli dall’8 all’11 al FSE. I restanti sono priorità del Fondo di Coesione121.

Gli investimenti che i fondi strutturali mettono in atto, sono stati progettati per aiutare gli Stati Membri e le regioni a raggiungere gli obiettivi di una politica europea di più ampio respiro. Si parla in questo caso di Europa 2020, un piano decennale (2010-2020) che nasce sia per contrastare la crisi economica che ha investito il continente, sia per promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva122.

120

I programmi in questione saranno spiegati nel paragrafo 2.5

121

G.Bartolomei, A.Marcozzi (2016), I Fondi europei 2014-2020 guida operativa per conoscere ed utilizzare i fondi europei, pag. 11, EPC Editore, II Edizione, Roma, pag 192

122

47 Quando fu lanciata, la Strategia Europa 2020 era ritenuta il piano di risanamento principe dell’Unione, ha mantenuto tutt’oggi quest’aura essendo una strategia che permette di andare oltre gli indici analitici basati su semplici incrementi del PIL.

Nel momento in cui il piano è stato elaborato, l’Europa stava vivendo un periodo caratterizzato da bassi livelli sia di produttività che di crescita. Il sito dell’Eurostat123, Statistic Explained124, mostra che nel 2010 l’Europa aveva una crescita annuale del Prodotto Interno Lordo Reale125 pari a 2.1%, inferiore a quella di Nazioni economicamente sviluppate quali Cina (10.6%), Stati Uniti (2.5%) e Giappone (4.7%). La situazione dell’area Euro era anche peggiore di quella dell’Unione a 28 Stati. L’Europa stava perciò affrontando la peggiore crisi finanziaria con cui avesse dovuto confrontarsi a partire dal dopoguerra.

Non era stato previsto nella Strategia di Lisbona per l’occupazione e la crescita che l’Unione avrebbe dovuto affrontare un periodo di crisi economica così lungo e intenso. Il programma Europa 2020 entra perciò in soccorso della Strategia, esprimendo la volontà di uscire dal periodo di recessione nel più breve tempo possibile. Il piano del secondo decennio è: “ritrovare la strada giusta e fare in modo che l’Europa non la perda nuovamente”. Il programma vuole che l’Europa sia capace di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovando il modo di creare nuovi posti di lavoro e di offrire un orientamento alle nostre società126.

Nell’idea della strategia, creare nuovi posti di lavoro significa non solo migliorare la situazione occupazionale, ma anche investire in ricerca e sviluppo, affrontare il problema del cambiamento climatico, finanziare l’istruzione a qualsiasi livello e combattere la povertà e l’esclusione sociale127

.

Nello specifico i cinque traguardi da raggiungere entro il 2020 fissati dalla Strategia sono: avere un tasso di occupazione delle persone comprese tra i 20 e i 64 anni del 75%;

123 Eurostat è l’ufficio di statistica dell’Unione Europea con sede in Lussemburgo:

www.ec.europa.eu/eurostat

124 Statistics Explained è il sito dell’Eurostat che fornisce informazioni su studi statistici

europei:www.ec.europa.eu/eurostat

125

Il Prodotto Interno Lordo Reale è una misura aggiustata all’inflazione che riflette il valore di tutti i bene e i servizi prodotti da un economia in un dato anno, espresso in prezzi aventi un anno di riferimento. Diversamente dal Prodotto Interno Lordo Nominale, quello reale può considerare i cambiamenti nel livello di presso e dunque fornisce una misura più accurata della crescita economica.

Real Gross Domestic Product (GDP) Definition; Investopedia: www.investopedia.com

126

Commissione Europea (2010) Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2010)2020, Bruxelles

127

Commissione Europea (2014), Taking stock of the Europe 2020 strategy for smart, sustainable and inclusive growth, pag. 3, COM(2014)130 Bruxelles

48 investire in R&S per una quota pari al 3% del Prodotto Interno Lordo dell’UE; avere delle Emissioni di gas ad effetto serra del 20% più basse rispetto al 1990, il 20% dell’energia prodotta dovrà avere origine da fonti rinnovabile ed è stato anche fissata al 20% la necessità di migliorare l’efficienza nell’utilizzo dell’energia. Per quanto riguarda l’istruzione, è prevista una riduzione del tasso di abbandono dalle scuole elementari del 10% e il raggiungimento della percentuale di laureati tra i 30 e i 34 anni pari al 40%. Infine, l’ultimo obiettivo riguarda la lotta alla povertà e si propone di diminuire di 20 milioni il numero di persone a rischio povertà o esclusione sociale128.

Questi traguardi sono connessi tra di loro, infatti livelli d'istruzione più elevati favoriscono l'occupabilità, i progressi compiuti grazie all'aumento del tasso di occupazione contribuiscono a ridurre la povertà. A maggiori finanziamenti disponibili per la ricerca e lo sviluppo conseguono un uso più efficiente delle risorse, un incremento della competitività così come la nascita di nuove forme di occupazione. Investire in tecnologie pulite porta alla formazione di nuove imprese e di nuovi mercati e quindi di lavoro; senza dimenticare l’importanza che l’utilizzo di mezzi pro-ambiente avrebbe sulla lotta al cambiamento climatico e al miglioramento della vita dei cittadini europei e del mondo.

Per conseguire tali obiettivi, la Strategia Europa 2020 ha fissato sette Iniziative Faro129 che vedono tutt’oggi impegnati sia gli Stati Membri che l’Unione Europea nella loro realizzazione attraverso l’utilizzo di mezzi quali: i Fondi Strutturali e d'Investimento Europei (ESIF), i programmi comunitari e gli strumenti finanziari130.

Le Iniziative Faro che riprendono il concetto di crescita intelligente, sostenibile e inclusiva sono: un’agenda digitale per l’Europa; unione dell’innovazione; youth on the move; un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse; una politica industriale per l’era della globalizzazione; un agenda per nuove competenze e nuovi lavori; una piattaforma europea contro la povertà131.

Quest’ultima è l’Iniziativa che riguarda più da vicino la microfinanza, infatti la volontà dell’Unione Europea attraverso la costituzione della piattaforma è affrontare il disagio economico che affligge alcune regioni e città. Seguendo quanto determinato dalla

128

European Commission; Europe 2020: www.ec.europa.eu/europe2020

129

Commissione Europea (2010) Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, pag. 6, COM(2010)2020, Bruxelles

130

G.Bartolomei, A.Marcozzi (2016), I Fondi europei 2014-2020 guida operativa per conoscere ed utilizzare i fondi europei, pag. 222, EPC Editore, II Edizione, Roma

131

49 Comunicazione Europa 2020, la Commissione Europea ha creato la piattaforma di cooperazione “per promuovere l’impegno pubblico e privato a ridurre l’esclusione sociale, e adottare misure concrete, anche mediante un sostegno mirato dei fondi strutturali, in particolare del FSE”. Inoltre, la Commissione è stata invitata ad elaborare programmi che aspirino all’innovazione sociale per le categorie più vulnerabili, offrendo la “possibilità di istruzione e occupazione alle comunità svantaggiate”, valutando l’adeguatezza dei regimi pensionistici e di protezione sociale, combattendo la discriminazione e definendo “una nuova agenda per l’integrazione dei migranti affinché possano sfruttare pienamente le loro potenzialità132”.

2.3.2 Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale e il Fondo Sociale Europeo

Il gruppo dei finanziamenti indiretti presenti nell’Unione Europea è costituito dai Fondi Strutturali e d’Investimento (FSIE). Di quest’ultimi fanno parte il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR), il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP) e il Fondo di Coesione.

Come precedentemente sostenuto, il Fondo di Coesione, il FESR e il FSE sono gli strumenti principali d’attuazione della politica di Coesione. Tra tutti i fondi, questi ultimi sono quelli aventi maggiore impatto d’investimento e perciò sono stati designati per raggiungere gli 11 obiettivi tematici fissati dalla politica.

Lo scopo principale dei fondi è ridurre la disparità economiche sociali e territoriali tra le varie regioni europee, le più povere d’Europa ricevono quindi la maggior parte dei finanziamenti. L’Italia per esempio può accedere al fondo di sviluppo regionale e sociale, ma non a quello di coesione. Quest’ultimo è stato previsto per essere destinato agli Stati Membri il cui PIL risulti essere inferiore al 90% della media UE a 27 Stati, il fine è migliorare le loro infrastrutture e sostenere la crescita verde così come lo sviluppo sostenibile133.

Il budget destinato ai Fondi SIE è spesso determinato tramite un sistema che vede protagonisti la Commissione Europea e le Autorità responsabili degli Stati Membri.

132

Commissione Europea (2010) Europa 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, pag. 22, COM(2010)2020, Bruxelles

133

Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea (2013) Sul Fondo di coesione, al Fondo europeo di sviluppo regionale e alle disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione, art. 4, Regolamento UE 1301/2013 Bruxelles

50 Nella politica di Coesione è investito circa il 34% dell’intero bilancio dell’UE134

, la potenza di questo capitale è amplificata ulteriormente dal rapporto tra il beneficiario finale quali enti, imprese o persone, e l’Autorità responsabile della gestione del finanziamento. In aggiunta, la gestione indiretta dei fondi è l’elemento che rende più agevole la comprensione del modo di accedere ai finanziamenti per i clienti, chiunque essi siano. I finanziamenti a gestione indiretta sono definiti tali proprio perché il rapporto tra il beneficiario finale (imprese, enti, associazione etc..) non è diretto, ma viene mediato dalle Autorità nazionali.

La maggiore accessibilità e popolarità dei fondi rispetto a quelli a gestione diretta, non deriva tanto dall’organo che gestisce i finanziamenti, quanto piuttosto da altri fattori: la lingua con la quale è promosso il progetto che deve ricevere il prestito; la maggiore facilità di reperimento delle informazioni e la possibilità di creare cooperazioni a livello locale.

La Regione Toscana per esempio, tramite il proprio Piano Operativo Regionale (POR)135 ha in dotazione circa 733 milioni di euro relativi al FSE136 e 792.454.508 euro per mezzo del FESR137che possono essere utilizzati da tutte le imprese aventi sede in Toscana o dai cittadini residenti in Toscana.

Per autorizzare i vari stati membri alla gestione dei capitali, la Commissione europea negozia e approva i Programmi Operativi Nazionali e Regionali proposti rispettivamente dagli Stati Membri e dalle loro Regioni. Una volta che i piani d’investimento sono ritenuti adeguati, le risorse vengono stanziate e coloro che ne sono in carica si occupano dell’attuazione dei programmi.

La Commissione è ovviamente giudice dell’operato, monitorando l’attività svolta dagli Stati, Regioni e Enti, si impegna a verificare che i patti di finanziamento vengano rispettati138.

2.3.2.1 FESR

Il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) contribuisce alla strategia dell'Unione per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, in modo più preciso rispetto a

134

Commissione Europea (2014), Introduzione alla politica di coesione dell’UE 2014-2020, Politica di Coesione, Bruxelles

135

Vedi paragrafo 3.5.1

136 Sito Regione Toscana: cos’è il POR FSE: www.regione.toscana.it/por-fse-2014-2020 137

Sito Regione Toscana: cos’è il POR FESR: www.regione.toscana.it/porcreo-fesr-2014-2020

138

G.Bartolomei, A.Marcozzi (2016), I Fondi europei 2014-2020 guida operativa per conoscere ed utilizzare i fondi europei, pag. 19, EPC Editore, II Edizione, Roma

51 quanto facesse nel periodo precedente il piano strategico 2014-2020. Infatti le risorse del FESR, attraverso il sostegno nell'ambito dell'obiettivo "Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione", sono state indirizzate a promuovere in particolar modo la ricerca e l'innovazione, le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), le piccole e medie imprese (PMI) e lo sviluppo di un'economia a bassa emissione di carbonio. Tali obiettivi sono i primi quattro stabiliti dalla politica di Coesione139.

Essendo il FESR destinato a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni, nonché a diminuire il ritardo delle regioni meno favorite, il capitale oltre ad essere suddiviso in base agli obiettivi è anche suddiviso relativamente alla condizione economica. Sono state determinate tre differenti tipologie di Regione che necessitano non solo di un eterogeneo ammontare di finanziamenti, ma anche di investimenti in settori dissimili.

È necessario spiegare che l’Unione Europea, al fine di attuare la politica di Coesione, ha individuato: regioni sviluppate, in transizione e in ritardo di sviluppo140141. Tra queste, un'attenzione particolare deve essere rivolta alle regioni che presentano “gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna”142

.

In Italia, le regioni che sono state ritenute meno sviluppate sono: la Basilicata; la Calabria; la Campania; la Puglia e la Sicilia. Invece, quelle in via di transizione sono: la Sardegna; l’Abruzzo e il Molise.

Sostenere lo sviluppo economico e gli investimenti in infrastrutture, così come nelle PMI, significa migliorare la condizione di vita dei cittadini di tali regioni. Come sostenuto nel primo capitolo, il fatto di avere a disposizione minori risorse naturali, peggiori infrastrutture, di vivere in zone remote o di non avere possibilità di accedere a causa dei motivi precedenti a buoni livelli d’istruzione, pregiudica il tipo di vita delle

139 Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea (2013) Sul Fondo di coesione, al Fondo europeo di sviluppo regionale e alle disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione, Regolamento UE 1301/2013 Bruxelles

140

Regioni meno sviluppate: PIL pro capite minore del 75% della media UE 27 Stati; Regioni in transizione: PIL pro capite compreso tra il 75% e il 90% della media UE a 27 Stati; Regioni più sviluppate: Pil pro capite superiore al 90% della media UE a 27 Stati

141

G.Bartolomei, A.Marcozzi (2016), I Fondi europei 2014-2020 guida operativa per conoscere ed utilizzare i fondi europei, pag. 231, EPC Editore, II Edizione, Roma

142 Parlamento Europeo e Consiglio dell’Unione Europea (2013) Sul Fondo di coesione, al Fondo europeo di sviluppo regionale e alle disposizioni specifiche concernenti l'obiettivo Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione, Regolamento UE 1301/2013 Bruxelles

52 persone. L’Europa, investendo nelle zone maggiormente disagiate, investe nelle persone e nel loro futuro cercando di limare le differenzi attualmente esistenti al suo interno. 2.3.2.2 FES

Il Fondo Sociale Europeo (FSE) è il principale strumento utilizzato dall’Ue per sostenere l’occupazione, aiutare i cittadini a trovare i posti di lavoro migliori e assicurare opportunità lavorative più eque per tutti. A questo fine, il FSE investe nel