• Non ci sono risultati.

“Se non ci fossero loro, la scena artistica di New York sarebbe grigia e funerea come l’ufficio finanziario di un palazzo di Wall Street.”62

La Alinovi effettua una descrizione appurata degli artisti appartenenti alla scena newyorchese degli anni Ottanta, illustrando il loro punto di partenza e quello di arrivo:

“i kids hanno coniato slangs personali che confondono i sistemi della comunicazione attuale, perché provengono loro stessi da una personale condizione di confusione naturale e culturale. Cresciuti ai margini dell’Eldorado dell’arte, escono dai ghetti della periferia, […] sono il prodotto nuovo di zecca di quello che è il terzo mondo americano: alta cultura mescolata a bassa natura, e immenso patrimonio conoscitivo mescolato a un conto zero nella banca. […] Artisti bianchi che, per via di scelta culturale, hanno deciso di accomunare la loro sorte a quella degli emarginati per condizione naturale: alla sorte cioè dei musi neri emersi dai bassifondi sotterranei dei treni e dalle rovine urbane del South Bronx. Loro ora lavorano tutti spensieratamente per le gallerie più vivaci e brillanti di New York: Fashion Moda nel South Bronx, Tony Shafrazi e la Fun Gallery di Patti Astor a Soho. E intrattengono vantaggiose relazioni commerciali anche con altre gallerie più stabilizzate: Annina Nosei e la Bonlow Gallery, sempre a Soho, e le gallerie di Barbara Gladstone e di Brooke Alexander sulla 57esima Strada. […] I neri, consacrati dal successo dei graffiti, hanno letteralmente invaso la scena artistica newyorchese e innestato processi di imprevedibili reazioni chimiche a catena nel mondo del pennello. I neri, già da tempo dominatori del campo musicale e della danza, hanno conquistato per la prima volta nella storia anche il mondo dell’arte.”63

In questo periodo, l’Aerosol Art è un movimento in grande ascesa, le gallerie calcano l’onda lanciando continuamente artisti nuovi e tutti i media si occupano di questo movimento underground e all’avanguardia. Gli artisti, tra quelli facenti parte delle scuderie dei vari galleristi e quelli operanti ancora sulle strade, sono in gran numero ed è impossibile citarli tutti. Qui di seguito si elencano alcuni dei graffiti artists più influenti e rilevanti del periodo. Non bisogna però dimenticare altri nomi significativi, tra i quali: Dondi, Zephhyr, Phase II, Vulcan, Skeme, Kase, Seen e molti altri. 1.8.1 Futura 2000

Futura 2000 (1955) è un graffiti artist proveniente dall’Upper West Side di New York, tuttora in attività. Come molti writer, con il tempo è stato capace di innovarsi e reinventarsi. Attualmente lavora come graphic designer e lavora per marchi quali Levi’s, Nike, the North Face. Artista                                                                                                                

62 Alinovi F., op. cit., p. 28.   63 Ibid.

poliedrico, ha collaborato anche con grandi musicisti come The Clash e ha contribuito a far conoscere l’Aerosol Art in tutto il mondo.

La figura di Futura 2000 ha una grande rilevanza artistica per il mondo dell’Aerosol Art, dal momento che, pur rimanendo all’interno di una corrente basata sul lettering, egli fu uno dei primi writer a sviluppare una ricerca sull’immagine. La sua è un’arte astratta, caratterizzata da un’assenza di figurativismo e da un cromatismo deciso. Indimenticabili i vagoni della subway di New York da lui dipinti, a sfondo futuristico e spaziale, che gli sono valsi l’appellativo di “space-age Kandinsky”:

“l’esplosione del motivo iconico avviene nel vuoto dello spazio cosmico, dove del corpo astrale che lo solcava permane solo una nuvola, uno spolverio di detriti, indistinguibili però dalla normale polvere cosmico e dallo sciame di detriti che riempiono il vuoto e il buio astrale, interrotto solo dall’accendersi sfrigolante di lampi, di scintille elettriche, nate dall’attrito che quelle residue particelle di materia, pur minime, riescono a provocare tra loro.”64

Da sempre fortemente interessato alla tecnologia, attualmente lo strumento che predilige è il computer.

Nel corso degli anni ha esposto in numerose gallerie e musei quali: Fun Gallery, Tony Shafrazi gallery, Moma PS1 e Moca di Los Angeles. [figura 8]

1.8.2 George “Lee” Quinones

Conosciuto con la tag “Lee”, George Lee Quinones nasce nel 1960 a Portorico, ma cresce a New York. Inizia precocemente a colpire i treni e viene considerato molto presto un king, per via della sua prolifica operosità. Durante la sua attività sui treni, Lee si occupa quasi esclusivamente di whole cars e grazie a questa attività ottiene massimo rispetto dalla maggior parte dei writer. Egli fonda una delle più famose e cospicue crews del periodo, The Fabolous Five.

Per merito del suo stile unico e innovatore rimane un esempio per molte generazioni successive di writer e tuttora viene considerato uno dei pilastri dell’Aerosol Art. Lee ottiene il ruolo di protagonista nel film Wild Style e le sue opere sono presenti nei volumi più rilevanti dedicati al Graffiti Writing come Subway Art o Spraycan Art.

Lee è da sempre impegnato socialmente e le sue opere sono uno specchio di questo suo aspetto. Egli ritiene che i muri dei campi sportivi o le carrozze dei treni dipinti siano un valore aggiunto per

33   sono alcuni vagoni apparsi in giro per New York durante le festività, come ad esempio il whole car apparso durante la giornata della festa della mamma nel 1977 con la scritta “Happy mother’s day mom”, oppure il vagone natalizio dipinto insieme a The Fabolous Five decorato con la scritta “Merry Christmas to New York”. Il pezzo più famoso di Lee è molto probabilmente il pezzo del 1976 Doomsday, il quale contiene tutte le sue caratteristiche stilistiche. All’interno del pezzo inserisce fiamme, palazzi e mostri, cifre stilistiche che caratterizzano il suo stile. Sotto il pezzo scrive:

at 1 o clock, jan 31, 1976 the two cars stood parked like silent whales. Time passed as i kept painting away. After hours of stranded painting i managed to finish the masterpiece i’ve dreamed and planned for. The piece i call Doomsday was finished on the morning of jan 32, 197665

Stewart analizza l’opera:

“rather than making his name the focus of his pieces, Lee created grand pictorial schemes, which he then signed with his name in large letters. The Doomsday cars consist of a rambling composition of tilting tenements, flames, and a threatening horned alien monster. […] He dated his creation like a formal artwork (although slightly eccentrically), and this practice was picked up by many of the better writers.”66

Lee è stato uno dei primi a considerare i graffiti una forma d’arte e da sempre si batte per la loro difesa e per il riconoscimento dei writer come artisti. La sua corrente di pensiero la si può trovare in un pezzo del 1981 in cui Howard the Duck recita una frase-inno per tutto il movimento: “Graffiti is an art and if art is a crime, let god forgive us all.”67 [figura 9]

                                                                                                               

65 All’una di notte, del 31 gennaio 1976 i due vagoni erano parcheggiati come balene silenziose. Il

tempo passava mentre io continuavo a dipingere. Dopo ore di pittura arenata, finalmente sono riuscito a terminare il pezzo che avevo sognato e pianificato. Il pezzo chiamato Doomsday è stato finito la mattina del 32 gennaio 1976. (trad. mia).  

66 “Invece di rendere il suo nome il focus del pezzo, Lee ha creato un grande schema pittorico e lo

ha firmato con il suo nome a grandi lettere. I vagoni del pezzo Doomsday consistono in una composizione selvaggia di palazzi ondeggianti, fiamme e un minaccioso mostro alieno cornuto. […] Ha datato il pezzo come un’opera d’arte formale (seppur in maniera eccentrica) e questa pratica è stata assimilata dai migliori writer.” Stewart J., op. cit., p. 178.

1.8.3 Lady Pink

Lady Pink (1964) originaria dell’Ecuador, ma cresciuta nel Queens, è una delle figure femminili più importanti e conosciute nel mondo dell’Aerosol Art. Nonostante i lavori di certe figure femminili siano notevoli, la presenza femminile nel mondo dell’Aerosol Art è scarna, a causa di limiti fisici e di un ambiente un po’ ostile. Agendo quasi sempre in notturna infatti, le ragazze sono più sotto il controllo delle famiglie e anche se riescono ad uscire, è molto più ostico per loro saltare da un treno all’altro, arrampicarsi o viaggiare di notte tra i binari. Lady Pink tuttavia, non si scoraggia, inizia a colpire i treni all’età di quindici anni e ben presto viene rispettata anche dai writer uomini. Prende parte a diverse crews, tra cui The Cool 5 e The Public Animals. La sua attività di bombing dei treni va dal 1979 al 1985. Espone in svariate mostre, tra le quali la già citata Graffiti Art Success a Fashion Moda nel 1980 e raggiunge il successo grazie al film Wild Style in cui ottiene la parte di co-protagonista insieme a George “Lee” Quinones.

Nei suoi lavori, accosta figure psichedeliche a immagini di New York, che testimoniano lo stretto legame che accomuna l’artista alla sua città.

Lady Pink collabora in diverse occasioni con la street-conceptual artist Jenny Holzer e attualmente lavora principalmente su tela, ma non mancano collaborazioni a progetti di murales. [figura 10] 1.8.4 Rammellzee e il Panzerismo Iconoclasta

Rammellzee (1960-2010), è uno dei protagonisti più eclettici del mondo della Spray Art. Inventore di uno stile personale, il “Panzerismo Iconoclasta”, la sua ricerca stilistica e artistica si concentra sulla “guerra del linguaggio”, una lotta dello stile contro i contenuti. Con un atteggiamento decisamente futurista, Rammellzee scardina le regole del linguaggio per crearne uno nuovo, libero. Come avvalora Poli: “Rammellzee concentra la propria ricerca su analisi linguistiche e calligrafiche che lo impegnano anche sul versante della performance per attuare la propria teoria delle “lettere armate” e rifondare la scienza del linguaggio su basi intuitive.”68

Così la Alinovi descrive Rammellzee dopo averlo incontrato in uno dei numerosi viaggi a New York:

35  

Ha elaborato una sofisticatissima teoria delle “lettere armate”, detta anche “panzerismo iconoclasta” o “futursimo gotico”, che rifonda su basi esclusivamente intuitive e visionarie la scienza del linguaggio. […] Mette assieme termini tecnici estrapolati dalla semiotica, dalla fisica, dalla matematica, dal conflitto nucleare, dalle strategie belliche medievali con un gergo di bassifondi strappato allo slang dei neri, delle comunità dei derelitti.”69

Si tratta insomma di un linguaggio “fosco, criptico e nebuloso”70, costituito da lettere dinamiche, contorte e ornate, che rievocano le lettere gotiche miniate.

Rammellzee vuole riformare il linguaggio e per farlo inscena una vera e propria guerra, chiamando a raccolta un gruppo di “militari” a cui affida ciascuno il compito di reinventare la scrittura dell’alfabeto: così al writer A One viene affidata la A, a Koor la lettera B, a Toxic la C. Insieme questi militanti formano la Tag Master Killers, una vera e propria banda armata (in questo caso però le armi sono le bombolette spray) che colpisce in superficie per diffondere il verbo panzerista. Le lettere di Rammellzee e dei suoi seguaci esplodono su degli sfondi futuristici o surreali. Come asserisce Barilli:

“Con Rammellzee siamo portati addentro nei segreti dello spazio cosmico, ad affrontare uno spolverio di asteroidi che ci bombardano inquieti, disgreganti, pronti anche a inghiottire le lettere a caratteri cubitali come ogni altro materiale prefabbricato che l’artista è pronto a immettere in quella fornace, non si sa se per alimentarne la combustione o per tentare di spegnerla, imponendole un principio d’ordine.”71

Rammellzee vuole innalzare il Graffiti Writing a fenomeno colto, alto. Il suo stile è studiato e complesso e l’artista cerca di diffonderlo attraverso vari media e forme artistiche; Rammellzee infatti è anche scultore, perfomer e musicista.

Una tecnica molto utilizzata dall’artista è il collage, poiché riesce più facilmente a scardinare le lettere e “bombardare” i vari elementi sulla tela. Rammellzee utilizza una vera e propria logica a collage

“grazie alla quale ha giustapposto i vari ordini di conoscenza creando un linguaggio ermetico, uno

slanguage che dissocia le lettere dal loro significato concettuale per inserirle in un universo alternativo, in

cui diventano materia capace di generare nuovi assemblaggi. Il linguaggio non si impone su un universo di significato, ma si spoglia del suo potere per favorire l’ibridazione dei linguaggi e delle diverse culture che, intrecciandosi tra loro, affollano ghetti e sobborghi.”72

                                                                                                               

69 Alinovi F., op. cit., p. 30. 70 Ibid.  

71 Barilli R., Haring, cit., p. 46. 72 Lucchetti D., op. cit., p. 64.

In una intervista della Alinovi a Rammellzee l’artista spiega le azioni sue e del suo gruppo:

“noi ci definiamo come tag master killer perché, militarmente, scriviamo l’illeggibile. I membri della mia banda sono tre, A One, B One e C One, e io posso armarli. Loro però sono anche totalmente autonomi nell’armarsi da soli. […] Loro non sono assassini, non sono loro ad uccidere, praticano solo l’armamento. Sono le lettere ad uccidere le altre lettere. […] C’è un solo stile, ed è panzerismo iconoclasta. Non esistono altri stili in questa evoluzione della struttura della lettera.”73

La sua battaglia contro la standardizzazione del simbolismo delle lettere e i suoi piani anarchici per revisionare i codici del linguaggio, uniti a un modo di presentarsi nella società piuttosto originale (si munisce di maschere e costumi scenici) fanno di Rammellzee una delle figure più interessanti e brillanti di questo panorama artistico. Un innovatore all’interno del nuovo. [figure 11-12]

1.8.5 Martha Cooper, Henry Chalfant e Subway Art

Martha Cooper (ca. 1940) e Henry Chalfant (1940) non sono writer, ma hanno un ruolo cruciale per lo sviluppo dell’Aerosol Art negli anni Ottanta. Grazie al loro contributo, i pezzi sui treni dei writer newyorchesi fanno il giro del mondo. Entrambi sono fotografi, i quali testimoniano il lavoro dei giovani writer nella subway di New York durante gli anni Settanta-Ottanta. Nel 1984 pubblicano il volume fotografico Subway Art, ottenendo successo e consensi. Il volume è considerato ancora oggi uno dei libri fondamentali sul Graffiti Writing e uno dei viatici per poter conoscere e approfondire questo movimento.

Nell’edizione del 25esimo anniversario del libro, la Cooper racconta il suo approccio con il mondo dei graffiti:

“Un giorno un ragazzo che avevo fotografato mentre faceva volare dei piccioni mi suggerì mostrandomi il suo taccuino di disegni: “perche non fotografi i graffiti?”. Spiegò che stava disegnando lo sketch del proprio nickname e mi fece vadere la trasposizione che ne aveva fatto su un muro. Fu una rivelazione. [...] Dato che avevo mostrato un forte interesse per i graffiti, si offrì di presentarmi a un king il quale era niente meno che Dondi. […] Dondi descrisse con dovizia di particolari la complicata procedura per dipingere un treno: la progettazione del pezzo, come procurarsi le vernici, l’ingresso nelle yard e l’esecuzione. Mi insegnò la terminologia dei graffiti e mi presentò ad altri writer. Più cose imparavo su

37   Continua raccontando di come i graffiti siano diventati la sua passione e il suo principale obiettivo:

“Da quel momento cominciai a battere il Bronx in cerca di punti panoramici con una vista aperta sui treni. Divenne un’ossessione, al punto che mi alzavo prima dell’alba per non perdere i treni dell’ora di punta e qualche volta stavo in piedi anche cinque ore di fila su un terreno incolto del Bronx per cogliere la perfetta inquadratura, quella cioè in cui fossero presenti buone condizioni di luce, un pezzo magistrale e un interessante sfondo contestuale.”75

La Cooper e Chalfant sono subito ben accetti nell’ambiente underground del Graffiti Writing, tant’è che raccontano come spesso ricevessero messaggi in segreteria telefonica da parte dei giovani writer in cui annunciavano le coordinate dei treni appena colpiti.

I fotografi sono tra i primi a documentare questo mondo ed è grazie alle loro fotografie e alla loro attività che i pezzi si sono preservati e non sono andati perduti, poiché come già ribadito, spesso i pezzi sui treni durano anche meno di ventiquattro ore. La Cooper ammette di essersi resa conto solo in un secondo momento dell’importanza della sua attività di documentazione storica:

“avevo sempre creduto che il fenomeno potesse esistere solo a New York. Alla fine degli anni Settanta la città era sull’orlo della bancarotta, con interi quartieri in disfacimento, e i depositi ferroviari sprovvisti sia di solide recinzioni, sia di un efficace servizio di sorveglianza. Ritenevo che proprio quella situazione unita al fatto che New York era al centro del mondo dell’arte, avesse creato una serie di condizioni che avevano dato origine al fenomeno dei graffiti sulla subway, e che fosse impossibile il suo ripresentarsi altrove. Immaginavo che i graffiti si sarebbero esauriti nel giro di qualche anno e che io sarei rimasta in possesso di un raro e insolito archivio fotografico. Fotografavo in un’ottica di testimonianza storica. Non mi era nemmeno passato per la testa che ai ragazzini di paesi asettici come la Svezia sarebbe venuta voglia di dipingere treni.”76

Per merito della loro attività di antropologia visiva, questa sotto-cultura viene scoperta in continente e fuori: moltissime copie del volume iniziano a circolare in Europa, fotocopiate e trasmesse tra i vari gruppi giovanili. Da questo momento, il movimento del Graffiti Writing è in estrema ascesa e la sua diffusione risulta inarrestabile. [figura 13]

                                                                                                               

75 Ibid.   76 Ibid.

1.8.6 Gli “Outsider”. Haring, Basquiat e gli altri “big”.

“A volte non salivo nemmeno sul primo treno: rimanevo seduto ad aspettare per vedere cosa c’era disegnato sul treno successivo. I graffiti erano la cosa più bella che avessi mai visto.”77

Una chiarificazione su personaggi quali Haring o Basquiat è necessaria, poiché non si può parlare di Graffiti Art senza nominarli, ma non è possibile nemmeno ascriverli totalmente in questo particolare fenomeno. Haring e Basquiat, cosi come Sharf o Holzer, sono artisti atipici, in un certo senso “apolidi” in riferimento al genere di appartenenza. Non sono writer, anche se hanno iniziato la loro carriera dipingendo nella subway o per strada, vedi Haring o Basquiat, ma non sono nemmeno artisti per così dire “accademici”, nonostante siano stati fin da subito inseriti nell’olimpo dell’arte. Lo stesso Basquiat si discosterà dalla corrente graffitista, pur apprezzandola e rispettandola.

Kenny Scharf (1958) e Ronnie Cutrone (1948-2013), grande amico di Keith Haring il primo e collaboratore di Andy Warhol alla Factory per otto anni (1972-1980) il secondo, sono due artisti sfaccettati, che prendono ispirazione da molte fonti: decisamente pop, ma con alla base il mondo dell’Aerosol Art. Entrambi sono diventati famosi per i loro soggetti appartenenti al mondo dei fumetti, come ad esempio Felix the Cat, the Jetsons o Woody Woodpecker. Fanno parte del mondo underground della New York anni Ottanta e così li descrive la Alinovi nei suoi saggi:

“Kenny Scharf, amico di Keith Haring e autore assieme a lui di alcuni videotapes postapocalittici, dipinge piccoli eroi di fumetti anni ’50, astronavi da guerra impegnate in giochi spaziali, galassie e orbite stellari. Kenny dipinge su qualsiasi oggetto mobile, utensile, tecnologia o cosa trovata. La sua casa, nel Lower East Side è interamente ridecorata da lui. […] L’ispirazione dei kids parte sempre da matrici infantili e si basa su immagini, oggetti, persone prefabbricate, trovate nella cultura di massa o sulla strada, ma del tutto rimanipolate soggettivamente. Anche Ronnie Cutrone, dipinge sagome di indiani ed extraterrestri sottraendole alle figurine di plastica molto economiche in vendita presso i negozi di giocattoli. Sagome che si divorano cannibalescamente tra loro. Finta violenza di gocciolature di sangue colato dal tubetto rosso; crani di guerrieri irsuti come demoni; figure animalesche e selvagge bloccate in stereotipi irriconoscibili.”78

Barilli definisce la figurazione di Sharf parasurrale, con corpi fluttuanti su sfondi dai colori abbaglianti, mentre Cutrone ci rammenta che i graffiti devono considerarsi alleati naturali dell’immaginario pop79. [figura 14]

39   La produzione e la ricerca artistica di Keith Haring (1958-1990) è vasta e complessa. La sua arte è pregna di richiami simbolici legati alla società del tempo e le sue fonti spaziano dalle calligrafie giapponesi alla ritualità di Pollock. La gestualità forte, il ritmo delle immagini e i suoi personaggi antropomorfi e zoomorfi indimenticabili, rendono Haring uno degli artisti più significativi degli anni Ottanta. Ci limiteremo qui a parlare del suo legame con i graffiti.

Haring è forse il nome più famoso associato al fenomeno del Graffiti Writing, anche se non appartiene al movimento dell’Aerosol Art. Egli conosce la storia dell’arte, ha studiato Dubuffet e Klee e ammira Pollock, Tobey e tutto l’espressionismo astratto americano. Una volta arrivato a New York, nel 1978, si interessa ai giovani writer e inizia anche lui a operare nella subway. In