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CAPITOLO 3. LA STREET ART ENTRA NEI MUSEI E NEI VARI MERCAT

3.2 Le gallerie, le mostre, i muse

Dato il successo che Street e Urban art hanno riscosso negli ultimi anni tra i collezionisti e le vendite all’asta, sono sorte numerose gallerie specializzate sui suddetti movimenti artistici. A New York si trova la Gallery 69, che tratta i principali maestri e gli storici kings dei graffiti, come StayHigh 149, Cornbread, Crash, Seen e Taki 183. La Jonathan LeVine Gallery, sempre a New York, è impegnata nelle ricerche più attuali sulla Street Art. Della sua scuderia fanno parte o hanno fatto parte Shepard Fairey, Blek le Rat, Invader e Dan Witz, solo per citarne alcuni. Molti curatori che si dedicano interamente alla Street Art hanno un passato attivo nelle sotto-culture urbane. Si tratta solitamente di giovani curatori appartenenti alle culture underground, che notano il potenziale artistico che li circonda e cercano di valorizzarlo e farlo emergere in superficie. LeVine, ad esempio, ha un passato nell’ambito musicale punk e ha iniziato ad organizzare le prime mostre a metà degli anni Novanta, inizialmente nei luoghi alternativi che frequentava. Dai rock clubs è riuscito a traslare l’arte in galleria e ora la Jonathan LeVine gallery, nel cuore di Chelsea, è uno dei punti di riferimento della Urban Art mondiale.

Tra le gallerie europee una menzione speciale va alla Lazarides Gallery di Londra, la quale si dedica agli artisti cosiddetti outsider, ossia al di fuori dei circuiti principali dell’arte contemporanea,                                                                                                                

tra i quali vengono considerati anche gli street artist. A Steve Lazarides viene attribuito il merito di aver scoperto Banksy, essendo stato il suo primo agente e, ad ogni modo, è stato uno dei principali promulgatori della Street Art all’interno dell’establishment artistico. La galleria può vantare artisti del calibro di Banksy, Ron English, JR, Vhils, Conor Harrington, 3D e Invader.

Uno dei centri europei più vitali in ambito di graffiti e Street Art è attualmente la città di Amburgo, nel nord della Germania. La maestosa città portuale non solo tollera i graffiti, ma ne fa un vanto ed un punto di forza della città. Non è raro trovare negozi specializzati nella vendita del nécessaire per realizzare i graffiti (bombolette, markers, sketchbook) ed è possibile ammirare palazzi eleganti, come alberghi a quattro stelle o imponenti edifici pubblici, come lo stadio, con facciate decorate da splendidi graffiti o pitture murali (legalmente commissionate). [Figura 4] Molti di questi artisti espongono anche in gallerie, tra le quali spicca la OZM Art Space Gallery, una delle più rappresentative della città per l’Arte Urbana.

Anche in Italia molte gallerie si stanno indirizzando verso la Urban Art. Storicamente, in Italia, i principali centri in cui si sono sviluppati i graffiti e le loro relative “scuole” sono tre: Roma, Bologna e Milano. Non a caso, le principali gallerie dedicate all’arte metropolitana sono fiorite in queste città. A Bologna si trova Ono Arte Contemporanea che si concentra più che altro sul fenomeno delle sotto e contro-culture del Novecento, con un’attenzione particolare all’ambito musicale, mentre a Roma e Milano le gallerie si dedicano alla Street Art vera e propria. A Milano si trovano la Galleria Patricia Armocia e The Don Gallery, la quale si descrive espressamente come un luogo specificamente dedicato a Urban Art, graffiti, Pop Surrealism e Lowbrow180. The Don Gallery ospita numerosi artisti, tra cui: Bo130, Microbo, Ron English, Ericailcane, WK Interact e Invader. Parallelamente alla Don Gallery, Roma offre Mondo Bizzarro Gallery, definitasi “piattaforma per le arti ipercontemporanee del XXI secolo”181. La galleria, sita nel quartiere di San Lorenzo, è un’istituzione all’interno della capitale e offre la possibilità di conoscere gli artisti emergenti più promettenti della Street Art e dell’arte iper-contemporanea. Shepard Fairey ha esposto al Mondo Bizzarro in svariate occasioni, assieme a street artist italiani come Sten & Lex, Hogre, Lucamaleonte, Omino71, JB Rock.

                                                                                                               

180 La Lowbrow Art è un genere tipico delle sotto-culture. Viene solitamente accorpato all’interno

della Urban Art o del Pop-surrealism. Si tratta di un genere nato in California negli anni Settanta, strettamente legato all’ambiente punk e underground. La Lowbrow Art ha molte affinità con i fumetti e le illustrazioni d’antan, mantiene sempre una vena comica o caricaturale e utilizza colori accesi e vivaci. I contesti sono spesso surreali o onirici. Lo stile lowbrow è salito alla ribalta nel

107   Una delle peculiarità della Street Art si riscontra nel fatto che, sebbene il numero di gallerie dedite a questo movimento aumenti ogni anno e le decine di mostre internazionali realizzate ogni stagione raccolgano sempre più consensi e un numero sempre più crescente di visitatori, (durante la Biennale d’arte di Venezia del 2013, il padiglione del Venezuela, curato da Juan Calzadilla, era interamente dedicato all’arte urbana e l’evento collaterale Back 2 Back ha portato in laguna, per tutta la durata della manifestazione, i migliori street artist italiani), le opere di Street Art e Graffiti Writing spesso non trovano posto all’interno dei musei. I musei si limitano ad acquisire opere su tela del primo periodo del Graffitismo, ossia quello newyorchese degli anni Settanta-Ottanta, concentrandosi oltretutto sui nomi principali, come Haring o Rammellzee. A causa delle peculiarità tecniche, ossia il muro come supporto e della filosofia di strada che accompagna la Street Art, il museo non risulta il luogo più adeguato per conservare ed esporre queste tipologie di opere. La soluzione adottata da amministrazioni cittadine e privati, quindi, per diffondere l’Arte Urbana, è quella di donare degli spazi ai writer e agli street artist, in modo che essi abbiano la possibilità di esprimere la loro arte in maniera legale. Vengono così creati dei veri e propri musei e gallerie a cielo aperto. Questi luoghi stimolanti, solitamente palazzi abbandonati, fabbriche dismesse o semplicemente muri che costeggiano le strade, diventano punti di riferimento e luoghi d’incontro tra i vari street artist e spesso anche importanti mete di pellegrinaggio per gli estimatori del genere. 5pointz:The Institute of Higher Burnin', definitosi Aerosol Art Center, è stato per anni la Mecca dei graffiti ed è considerato il più importante centro espositivo all’aperto mai istituito per la Spray Art. 5pointz (il nome vuole rappresentare i cinque distretti di New York: Manatthan, Bronx, Queens, Brooklyn, Staten Island) era una fabbrica abbandonata di 19.000 m2 allocata nel Queens, a New York, che a cominciare dal 1993, divenne il punto di riferimento per l’Aerosol Art. Il palazzo era completamente ricoperto di graffiti e writer provenienti da tutto il mondo viaggiavano fino al Queens solo per poter creare un pezzo o ammirare i graffiti dei più grandi kings. L’edificio è stato demolito alla fine del 2013, per fare posto ad un centro residenziale. A nulla sono valse le petizioni e gli appelli di appassionati e artisti. Lo stesso Banksy, durante l’ultimo progetto a New York si era congedato dalla città pubblicando sul suo sito internet la frase: “And that’s it. Thanks for your patience. It’s been fun. Save 5pointz. Bye”182 [Figura 5] Esistono archivi in cui sono raccolte le fotografie delle opere principali, ma il fatto che sia stato demolito il primo tentativo di “museo dei graffiti”, denota che il Graffiti Writing sia ancora considerato un’arte minore, o nemmeno un’arte a tutti gli effetti, ed è necessario un percorso di educazione alla cultura dell’Arte Urbana. Questo                                                                                                                

182 “E questo è tutto. Grazie per la vostra pazienza. É stato divertente. Salvate 5pointz. Ciao.”

processo potrebbe essere messo in atto attraverso pubblicazioni, manifestazioni artistico-culturali e incentivi. Le figure professionali dell’arte dovrebbero impegnarsi a elevare definitivamente la Street Art ad uno status artistico e le amministrazioni cittadine dovrebbero essere le prime a considerare la Street Art come un valore aggiunto alla città e a cessare di demonizzare i writer. Fortunatamente, in questi ultimi anni sono stati fatti molti passi avanti.

Una sorte analoga a 5pointz è avvenuta a Parigi a La Tour Paris 13, considerata la più grande mostra di Street Art mai realizzata. Al tredicesimo arrondissement si trovava un palazzo di nove piani, di una superficie di 4.500 m2, costituito da trentasei appartamenti (alcuni ancora ammobiliati), destinato alla demolizione. Il curatore francese Mehdi Ben Cheikh, proprietario della Galerie Itinerrance, ha deciso di creare una mostra di Street Art temporanea, senza finanziamenti o sponsor, prima dell’abbattimento del palazzo. Sono stati chiamati cento artisti da ogni nazione, i quali hanno realizzato più di quattrocento opere (di qualsiasi tipo: dagli stencil, ai poster, ai classici graffiti) su tutte le superfici interne ed esterne dell’edificio, in sei mesi di lavoro. La torre è stata aperta per un mese (ottobre 2013), a entrata gratuita e il riscontro è stato al di sopra di ogni aspettativa. Inoltre, il progetto ha richiesto anche la partecipazione della collettività. Sul sito internet (www.tourparis13.fr) era possibile compiere un tour virtuale del palazzo e i visitatori erano invitati a “salvare” le opere che preferivano. Solo le opere più votate si possono ora osservare all’interno del sito internet. Il terzo piano del palazzo era dedicato interamente agli street artist italiani. La curatela è stata affidata a Christian Omodeo, direttore dell’associazione parigina Le Gran Jeu, che si occupa in maniera particolare di Arte Urbana. Tra i quindici street artist italiani chiamati ad esporre si annoverano: Orticanoodles, Hogre, Dado, Etnik, 108, Joyce e JBRock. Il progetto è stato un enorme successo, ennesima dimostrazione di quanto la Street Art sia apprezzata a livello internazionale e possa essere sfruttata per uno sviluppo culturale e turistico di una città. [Figura 6]

Se precedentemente si è parlato di musei e mostre dedicate alla Street Art, l’ultimo esempio si può considerare come una galleria a cielo aperto dell’arte urbana. Lo Houston Bowery Wall eleva l’Arte Urbana a rango artistico, esponendola come se fosse in galleria, ma allo stesso tempo la radica al suo ambiente di provenienza, poiché viene presentata in strada. Si tratta di una parte di una facciata di un palazzo, che si trova all’incrocio tra Houston Street e la Bowery, nel quartiere di Nolita, a New York, in cui negli anni Settanta Keith Haring dipinse un murale. Per molti anni, il muro è stato alla mercé di tag e graffiti violenti, fino a quando il proprietario del muro, Tony

109   Bowery Wall diventa così una importante vetrina, dove gli artisti più o meno affermati possono esprimere la loro arte e farsi conoscere in maniera legale, rimanendo fedeli alla loro morale di strada. [Figura 7]