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CAPITOLO 4. IL MOVIMENTO IN ITALIA

4.1 La legislazione in Italia

Dalla fine degli anni Ottanta del Novecento ad oggi, Graffiti Writing e Street Art si sono espansi in tutto il territorio italiano oggigiorno è veramente raro trovare una città o anche un semplice

paese totalmente privo di tali espressioni artistiche. Come viene precisato anche nel saggio di stampo giuridico: Graffiti Writing – Street Art. Illegalità e inclusione189, i tre punti fondamentali del Writing sono quello visivo, ossia il supporto; quello emotivo, ossia le motivazioni che spingono il writer a dipingere sui muri, e l’illegalità. L’illegalità rimane un fattore fondamentale per questa disciplina poiché l’arte urbana nasce come espressione non autoritazzata e l’illegalità spesso permette di mantenerla viva e in costante evoluzione. Molti writer e street artist, infatti, anche una volta raggiunta una certa notorietà, proseguono a compiere lavori illeciti, in modo da potersi esprimere senza costrizioni e sperimentare liberamente.

Al giorno d’oggi, vi è ancora molta confusione sul comportamento da tenere in tribunale riguardo ai graffiti compiuti illegalmente e spesso ci si ritrova in difficoltà in relazione alla legge da applicare verso i writer. L’ordinamento italiano prevede l’articolo 639 del codice penale in riferimento al reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui. L’articolo recita:

“Chiunque, deturpa o imbratta cose mobili altrui è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 103.

Se il fatto è commesso su beni immobili o su mezzi di trasporto pubblici o privati, si applica la pena della reclusione da uno a sei mesi o della multa da 300 a 1.000 euro. Se il fatto è commesso su cose di interesse storico o artistico, si applica la pena della reclusione da tre mesi a un anno e della multa da 1.000 a 3.000 euro.

Nei casi di recidiva per le ipotesi di cui al secondo comma si applica la pena della reclusione da tre mesi a due anni e della multa fino a 10.000 euro.

Nei casi previsti dal secondo comma si procede d’ufficio.”190

La cassazione penale, nella sentenza n°11756 del 16-11-2000, ha stabilito che:

“La condotta consistente nell’imbrattare o deturpare i muri di una abitazione con scritte a vernice è inquadrabile nella fattispecie criminosa prevista dall’articolo 639 cod. pen. […] mancando un’immanenza, almeno relativa, degli effetti dannosi sul bene deteriorato, sempre che possa comunque ripristinarsi, senza particolari difficoltà, l’aspetto e il valore originario del bene medesimo.”191

119   D’altro canto, come viene ribadito anche nel saggio di Pizzi, sugli aspetti legali del graffito come creazione artistica192, l’art. 33 della Costituzione italiana sancisce che: “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.” Inoltre, il creatore dell’opera potrebbe avvalersi della legge 633/1941 sul diritto d’autore, la quale dispone che: “Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.”193 La legge non si esprime sulle modalità con cui è stata realizzata l’opera, quindi teoricamente sarebbe applicabile anche sulle opere realizzate illegalmente. Il problema risulta, perciò, nello stabilire se l’opera realizzata illegalmente sui muri sia effettivamente un’espressione artistica o mero vandalismo. Nonostante talvolta sia innegabile il valore creativo ed estetico dell’opera, il giudizio rimane estremamente soggettivo e spetta al giudice la parola finale. A questo riguardo è necessario menzionare le ultime cause che si sono discusse in Italia contro i writer. Nel 2010, il writer Bros, personaggio di spicco della scena milanese, è stato prosciolto dall’accusa di imbrattamento, per dei graffiti realizzati tra il 2004 e il 2007, per mancanza di querela e prescrizione. Il comune di Milano, che si è sempre tenacemente battuto contro i graffiti, si era costituito parte civile chiedendo un risarcimento di 18.000 euro. Per quanto positiva, questa sentenza ha però sancito l’assoluzione del writer solo per motivi procedurali e non per il fatto in sé. Non è stato stabilito quindi se il graffito fosse o meno una forma di espressione artistica o, al contrario, atto vandalico. Due sentenze successive, di due casi rispettivamente del 2012 e 2014, hanno invece assolto i giovani writer, poiché al loro lavoro è stata riconosciuta una valenza artistica. Nel 2012, a Monza, due writer sono stati colti nell’atto di dipingere un throw-up. I due giovani sono stati ritrovati con 57 bombolette e sono stati denunciati per imbrattamento. Il giudice, però, ha assolto i due ragazzi, dichiarando che il muro era già stato precedentemente imbrattato da terzi e i due giovani writer, con i loro graffiti, cercavano solo di migliorarne l’aspetto estetico. La sentenza risulta storica, poiché si tratta del primo caso in cui si riconosce validità artistica ai graffiti in ambito giuridico. Anche nel 2014, il writer Manu Invisible è stato assolto dalle accuse di imbrattamento e il suo lavoro è stato riconosciuto come arte. Il writer stava svolgendo un’opera rappresentante una veduta del Naviglio grande, sotto il ponte di via Piranesi a Milano, quando è stato interrotto dalle forze dell’ordine. Il writer è risultato innocente, ma è stato costretto a interrompere il suo lavoro, il quale oggi risulta in stato di degrado e ormai imbrattato da altri graffiti. [Figura 1]

                                                                                                               

192 Pizzi A., Alcune riflessioni sugli aspetti legali del graffito come creazione artistica, in Naldi F.

(a cura di), Do the right wall, Bologna, Mambo, 2010.

Queste sentenze dimostrano che negli ultimi anni è iniziato un processo di apertura nei confronti del Graffiti Writing e testimoniano un grande passo in avanti per il riconoscimento definitivo di questo fenomeno come forma d’arte.

Purtroppo molte amministrazioni comunali sono ancora poco tolleranti riguardo al Graffiti Writing e alla Street Art e si ostinano a non accettare confronti verso queste espressioni artistiche. Nel già citato saggio Graffiti Writing – Street Art. Illegalità e inclusione, si prende come esempio il comune di Milano, messo in relazione a comuni virtuosi come quello di Torino. Il comune di Milano ha istituito un corpo di vigili urbani, appositamente per la lotta ai graffiti e la caccia ai giovani writer. Inoltre, sempre con lo stesso scopo, sono nate numerose associazioni da parte dei cittadini, tra le quali L’Associazione Nazionale Antigraffiti e l’Associazione Milano Muri Puliti. Nel 2006 è stata infine attivata la campagna “I Lav Milan!” attraverso la quale sono stati ripuliti centinaia di palazzi. Il comune quindi, con i suoi cittadini, si impegna in una estenuante, moderna caccia alle streghe, arrivando ad introdurre perfino pene esemplari e taglie sui writer. Così facendo, il comune di Milano ha speso più di 24 milioni di euro negli ultimi tre anni e il problema dei graffiti vandalici non è minimamente risolto. Un approccio alternativo, basato sul confronto e sull’avvicinamento dei writer con le istituzioni, è invece quello scelto dal comune di Torino, che con il progetto “MurArte” (attivo dal 1999), ha deciso di incoraggiare questa espressione artistica, assegnando ai writer muri legali. Su questi muri, i writer hanno totale libertà espressiva. Da un budget iniziale di 90 milioni di lire, il progetto ora si mantiene con 26.000 euro l’anno. Dato il notevole successo, in termini economici, sociali ed estetici, il progetto “MurArte” è stato adottato anche da altre città come Scandicci e Bolzano. Si può in definitiva affermare che “cogliendo il muralismo artistico, si depotenzia quello vandalico”194 e l’apertura al dialogo è il miglior approccio per una convivenza serena e proficua per entrambe le parti.