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CAPITOLO 2. DAL GRAFFITI WRITING ALLA STREET ART

2.5 A mano libera

Non tutta la Street Art è prodotta in pezzi seriali per mezzo di strumenti o tecniche particolari. Come dei moderni Michelangelo, molti street artist preferiscono creare le loro opere a mano libera, direttamente sui muri, creando una poetica ed elegante fusione tra la tradizione muralista e quella del Graffiti Writing. Il muralismo messicano, sviluppatosi negli anni Venti del Novecento, è la fonte ispiratrice di questa sezione della Street Art. I suoi tre principali esponenti, José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros auspicavano ad un’arte pubblica, collettiva e sociale. Per raggiungere questo obiettivo era necessario rigettare l’arte “borghese”, identificata nella pittura a cavalletto, realizzando le opere negli edifici pubblici. La Street Art ricalca questa linea di                                                                                                                

152 “La campagna adesiva di Obey, può essere spiegata come un esperimento di fenomenologia.

Heidegger descrive la fenomenologia come "il processo di lasciare che le cose si manifestino." La fenomenologia tenta di consentire alle persone di vedere chiaramente qualcosa che è davanti ai loro occhi, ma oscurato. Cose che sono date così per scontato che non le si nota neanche più. Il primo obiettivo della fenomenologia è quello di risvegliare il senso di meraviglia nel proprio ambiente. L'adesivo di Obey cerca di stimolare la curiosità e portare la gente a mettere in discussione sia l'adesivo che il loro rapporto con l'ambiente circostante. Poiché le persone non sono abituate a vedere delle pubblicità o propagande nelle quali il prodotto o il movente non è chiaro, i frequenti e nuovi incontri con l'adesivo provocano pensieri e una possibile frustrazione, tuttavia rivitalizza la percezione dello spettatore e l’attenzione al dettaglio. L'adesivo non ha alcun significato, ma esiste solo per indurre la gente a reagire, a contemplare e ricercare un senso allo sticker. Molti sticker sono stati staccati da persone infastidite, considerandoli un pugno nell’occhio e un atto di futile

79   pensiero e si cimenta in opere spesso grandiose nelle architetture urbane. Nella Street Art realizzata a mano libera, i pezzi sono unici e, a seconda della dimensione, possono richiedere fino a svariati giorni di lavoro. Gli strumenti utilizzati sono pennelli, rulli, pennarelli o bombolette spray. Nei lavori a mano libera vi è la piena libertà espressiva dell’artista. Non esistono limitazioni tecniche dovute ad esempio alle costrizioni della stampa e ogni artista può scegliere le dimensioni che desidera in base alla propria creatività. Dan Witz (1957), ad esempio, street artist con base a Brooklyn, attivo dagli anni Settanta, sceglie di dipingere a mano, con uno stile realistico, piccoli colibrì colorati, posizionati in punti strategici, scelti appuratamente per stupire i passanti. Per le sue immagini utilizza ogni tipo di strumento: colori a olio, acrilici, markers, penne a sfera, brillantini e aerografi. I delicati colibrì di Dan Witz sono contrapposti alle superfici corrose e agli intonaci sgretolati dei palazzi e creano un effetto di contrasto, che mettono in risalto la bellezza dell’immagine, rispetto al suo ambiente. I colibrì di Dan Witz rappresentano un frammento di poesia, nella brutalità del mondo quotidiano. Sebbene la tendenza dei murales sia quella di creare pezzi sempre più grandi e imponenti, Witz mantiene le sue opere di piccolo formato, impiegando anche fino a quattro ore, per opere grandi dieci centimetri.

Al contrario, street artist come Roa o Barry McGee prediligono spazi ampi su cui lavorare. Roa colpisce i palazzi in tutta la loro lunghezza, con i suoi animali inquietanti, realistici, in bianco e nero, mentre Barry McGee, anche quando lavora in interno, occupa tutta la parete, invadendo lo spazio con la sua tag (Twist) o con le sue teste malinconiche.

2.5.1 Gli Italiani

Una menzione speciale va agli artisti italiani che da anni si distinguono nella pittura murale, fino a raggiungere le vette più alte della Street Art mondiale. L’Italia possiede una grande tradizione di pittura murale: a cominciare dalla tecnica dell’affresco, protagonista indiscusso dall’antica Roma all’epoca moderna, fino ad arrivare alla prima metà del Novecento, in cui la pittura murale è stata utilizzata come strumento per la propaganda fascista. Nel 1933 Mario Sironi pubblica il Manifesto della pittura murale, nel quale indica la pittura murale come pittura sociale per eccellenza e di conseguenza consona a rappresentare l’arte fascista. Secondo Sironi l’arte murale rigetta i virtuosismi e le improvvisazioni, a guadagno di una pittura rigorosa e ordinata. Con la rinascita contemporanea della pittura murale, i giovani street artist ne rivoluzionano il concetto, approfittando proprio dei grandi spazi per sperimentare nuove tecniche e nuove composizioni. Gli artisti italiani più rappresentativi di questo stile sono Blu e Ericailcane, artisti conosciuti e operanti in ogni parte del globo, con all’attivo numerose collaborazioni tra loro. Nel 2011, il

quotidiano inglese “The Guardian”, ha inserito un’opera di Blu nella classifica dei dieci migliori Street Art works al mondo.153

Blu ha deciso di celare la sua identità, non si conoscono dati personali certi e non rilascia mai interviste, di lui si sa solo che è cresciuto artisticamente a Bologna, uno dei luoghi più innovativi e con più fermento per il Graffiti Writing e la Street Art in Italia e ha iniziato la sua carriera artistica sul finire degli anni Novanta. Inizialmente si dedica al Graffiti Writing, lavorando nella periferia industriale bolognese e a stretto contatto con i centri sociali, ma dopo pochi anni decide di passare alle vernici applicate tramite rullo, ingigantendo le dimensioni delle sue opere. L’arte di Blu è prettamente figurativa, i suoi soggetti sono creature antropomorfe mostruose e grottesche, di derivazione fumettistica e dei cartoons. Le opere di Blu sono di dimensioni rimarchevoli, occupano spesso tutta la facciata dei palazzi, creando personaggi sproporzionati rispetto al supporto, tanto da dare l’impressione che i palazzi stiano “stretti” alle figure. Le sue opere sono strettamente legate al territorio e al luogo in cui sono inserite. Blu predilige zone industriali o luoghi in stato di abbandono e anche per questo non ama esporre in galleria, poiché il suo lavoro sarebbe snaturato e svalutato. I contorni netti delle figure si stagliano e provocano un forte risalto rispetto allo sfondo.

Le opere sono monocromatiche o dipinte con una palette scarna, con pochi colori chiari, stesi a larghe campiture compatte, che danno rilievo alla forma e alla linea del disegno.

Crea sempre i disegni in precedenza sui suoi sketchbook, per poi trasferirli sul muro, spesso rimaneggiando le immagini sul momento e improvvisando.

Durante la sua carriera, Blu ha viaggiato in quasi tutti i continenti, invitato ai vari festival internazionali di Street Art. Il maggiore contributo l’ha dato in America Latina, realizzando opere in Messico, Brasile, Argentina, Nicaragua, Costa Rica e Guatemala. In Nicaragua ha insegnato ai bambini locali l’arte della pittura murale e a Managua ha realizzato una delle sue opere più famose, l’Hombre Banano (uomo banana), un’opera che rappresenta una figura mostruosa costituita da banane, le quali si tramutano in armi che spruzzano sangue. L’opera è una chiara protesta contro le corporazioni di banane del paese e a favore della lotta per i diritti dei lavoratori nei campi di banane. Purtroppo il murale è oggi scomparso.

Oltre alle opere su muro, Blu è famoso per la realizzazione di video di animazioni digitali. In questi video le figure di Blu prendono letteralmente vita. Può essere definita come un’animazione dipinta. Blu dipinge le immagini sui muri di varie città e le riprende, legandole tra loro in stop motion. Nel

81   un’animazione del muro dipinto), lungo più di sette minuti e con oltre undici milioni di visualizzazioni su internet.

Come fece già JR, anche Blu lascia il suo segno in Palestina. Nel 2007 viene invitato insieme a Ericailcane e altri artisti come Swoon, Ron English, Mark Jenkins e Faile a partecipare alla manifestazione organizzata dal collettivo Santa’s Ghetto.154 Blu dipinge di bianco, su una torretta d’avvistamento del muro di separazione, un personaggio maschile che cerca di infrangere il muro con un dito. Lo street artist è molto attivo socialmente, infatti, molte sue opere rappresentano una critica al consumismo e vogliono testimoniare lo stato di degrado e di corruzione della società. Carri armati, armi, il vile denaro e le problematiche ambientali sono soggetti ricorrenti nelle sue opere: nel 2010 a Lisbona realizza un’opera maestosa in collaborazione con Os Gêmeos, in cui viene rappresentato un uomo in giacca e cravatta con una corona in testa ornata dai simboli delle compagnie petrolifere, che tiene per le mani il pianeta terra e lo succhia con una cannuccia come se fosse una bibita; sempre nel 2010 il MOCA di Los Angeles invita Blu a realizzare un pezzo per la grande mostra sulla Street Art Art in the street al The Geffen Contemporary, la sezione più contemporanea del MOCA dedicata alle esposizioni temporanee e alle sperimentazioni di giovani artisti. Blu realizza un pezzo sulla facciata che rappresentava delle bare dei soldati americani con sopra delle banconote da un dollaro, invece che la classica bandiera. Dopo neanche 24 ore il pezzo è stato censurato e il muro imbiancato. La cosidetta scelta curatoriale è stata del direttore del Moca, Jeffrey Deitch, lo stesso che in precedenza aveva appoggiato e sponsorizzato Shepard Fairey. Nel 2013 Blu crea una dei suoi ultimi murali italiani, a Niscemi, in Sicilia, per dare sostegno agli abitanti contro l’installazione nella cittadina del “Muos”, un sistema di comunicazione satellitare, da parte della marina militare statunitense. Niscemi ospita la Sughereta, un’area naturale protetta e i niscemesi sono preoccupati per le ripercussioni del Muos e delle sue onde elettromagnetiche sulla popolazione e l’ecosistema della zona. Blu realizza diversi murales all’interno della città e quello principale raffigura un essere mostruoso a forma di ripetitore, che cerca di attaccare i protestanti, con decine di droni e una distesa di croci ai suoi piedi.

I pezzi di Blu sono sempre incisivi e profondi e quando lo street artist si avvale della collaborazione di illustri colleghi, vengono alla luce dei veri capolavori. Le opere più famose di Blu si trovano a Berlino, nel quartiere di Kreuzberg. Il mostro umanoide rosa formato da tanti piccoli umani e l’opera realizzata in collaborazione con JR sono diventati un simbolo del quartiere, se non dell’intera città. Il maggior numero di collaborazioni però, sono con il collega e amico Ericailcane,                                                                                                                

154 Santa’s Ghetto è un progetto avviato nel 2005 a Betlemme da Banksy e dall’organizzazione

londinese Pictures on Walls, che si impegna a invitare street artist da tutto il mondo a dipingere sul muro di separazione tra Israele e Palestina, in nome della pace e della libertà del popolo palestinese.

un altro grande esponente della scuola bolognese. Ericailcane e Blu si conoscono durante gli anni giovanili e da subito nasce un legame di amicizia profondo, che si tramuta anche in una solida e longeva collaborazione professionale. Anche Ericailcane esordisce con le bombolette spray nei centri sociali e nelle zone industriali di Bologna, ma se lo stile di Blu si contraddistingue per le figure antropomorfe mostruose, al contrario Ericailcane si specializza in figure altrettanto mostruose, ma zoomorfe. Si tratta di un bestiario incantato, inserito in uno scenario urbano, che affascina e disturba allo stesso tempo. Questo bestiario viene anche definito “contemporaneo, dal sapore gotico e noir.”155 I disegni di Ericailcane sono molto più delicati rispetto ai suoi murales. Su carta rappresenta animali stilisticamente realistici, ma allo stesso tempo surreali. I suoi animali sembrano usciti da una versione disincantata e grottesca di una fiaba di Lewis Carroll. I dipinti sui muri invece, sempre colorati, colpiscono e impressionano, i soggetti talvolta hanno le sembianze e le movenze umane, ma con le teste animalesche. Sono esseri bestiali che intimoriscono anche a causa delle loro dimensioni imponenti. Quando lavora in studio, Ericailcane si destreggia abilmente tra incisioni e disegni, diversificando così in maniera netta la sua opera tra esterno ed interno. La sua arte risulta così sempre vitale e stimolante.

Ericailcane e Blu hanno lavorato insieme in diverse occasioni, realizzando opere complementari e comunicative, con un perfetto equilibrio compositivo. Il maggior numero di dipinti a quattro mani si trova a Bologna, ma anche all’estero i lavori in coppia sono cospicui, soprattutto a Londra, in Sud America e in Palestina. Nel 2008 ad Ancona, realizzano un progetto maestoso, all’interno della manifestazione Pop Up! Arte contemporanea nello spazio urbano. Bottles, questo il nome del progetto, ha consentito a Blu e Ericailcane di dipingere su due grandi silos gemelli nel porto di Ancona. Il silos di sinistra dipinto da Blu, rappresenta un palombaro dal volto mortificato, con delle chele al posto delle mani, intrappolato dentro una bottiglia, mentre il silos di destra, dipinto da Ericailcane, rappresenta una bottiglia, con all’interno rinchiuso un pesce, con indosso una sorta di giacca da ammiraglio proveniente da qualche secolo lontano.

Una collaborazione notevole di Ericailcane, insieme ad altri street artist come Dem, Run, Kabu, Allegra Corbo, Hitnes, Andreco, Basik e 108, è avvenuta nel luglio 2010, durante la quarantesima edizione di Santarcangelo dei Teatri. Santarcangelo di Romagna è un borgo che si trova sulle colline riminesi, un piccolo centro, ma virtuoso per quanto riguarda la sua offerta culturale. Da oltre quarant’anni ospita Santarcangelo dei Teatri. Festival internazionale del teatro in piazza, una manifestazione teatrale diventata ormai un’istituzione a livello nazionale e internazionale. Quando

83   cielo aperto. In questo caso il paese è diventato un teatro, all’interno del quale gli street artist si sono potuti esibire nelle loro performance artistiche. Il risultato è stato la creazione di tre maestose opere murali, situate nel centro del paese, raffiguranti colorati personaggi surreali, inseriti in un contesto onirico.

Questi artisti, insieme a tanti altri rimarchevoli street artist italiani dediti alla pittura su muro, come Ozmo, Microbo, Bo 130, Basik, Cuoghi Corsello per citarne solo alcuni, possiedono un gran numero di fautori ed estimatori in ogni continente e la loro partecipazione é richiesta da un gran numero di festival ogni anno. Essi rappresentano un tassello importante della Street Art internazionale, segno di una vibrante e intensa scena italiana, memore della lezione del passato, ma con lo sguardo rivolto verso il futuro. [Figura 15]