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CAPITOLO 2. DAL GRAFFITI WRITING ALLA STREET ART

2.2 Stencil Art

La Stencil Art è una delle prime branche della Street Art a svilupparsi in concomitanza e in alternativa al Graffiti Writing. Tutt’oggi risulta una delle tecniche più diffuse e apprezzate dell’Arte Urbana, grazie alla sua velocità d’esecuzione e all’impatto del risultato. A livello artistico, gli stencil si diffondono durante gli anni Ottanta del ventesimo secolo, ma la loro prima comparsa sui muri è ben più remota. L’origine dei disegni praticati tramite stencil risale alle pitture rupestri e anche le popolazioni egizie e cinesi ne facevano largo uso. Con lo sviluppo dei commerci, questa pratica arrivò fino in Europa e ancora oggi rimane una delle tecniche preferite per le decorazioni di interni ed esterni.110

Con l’avvento di nuove tecniche come la serigrafia, le immagini impresse attraverso stencil e stampe si elevano qualitativamente e queste tecniche, in precedenza puramente decorative, iniziano ad essere utilizzate per creare vere opere d’arte. Rauschenberg e Warhol, tra i maggiori e più significativi sperimentatori del processo serigrafico, sono coloro che più hanno influenzato gli stencil artist odierni. In particolare, l’uso della serigrafia in Warhol, caratterizzata da una ripetizione ossessiva delle immagini e da una cromia molto forte e alterata, verrà ripresa e sfruttata da svariati street artist.

Lo stencil si presta bene per creare opere di Street Art, poiché è un procedimento relativamente semplice, veloce e riutilizzabile. Proprio l’elemento della ripetibilità, però, ha tacciato la Stencil Art di essere un’arte meccanica e ripetitiva.

Il procedimento consiste nel creare uno stencil (o mascherina), che funga da matrice, da appoggiare ad una parete, per poter poi colorarci attraverso, utilizzando una vernice spray o semplici pennelli.

Attualmente, la procedura più comune è quella di creare lo stencil utilizzando il computer, creando un’immagine digitale e modificandola poi con programmi appositi. Non mancano però i “puristi”, i quali creano i loro stencil a mano, utilizzando solo carta, matita e taglierino.

59   Un manuale dal titolo Street Art cook book. A guide to techniques and materials111, pubblicato da Wooster Collective112, il più famoso sito internet che si occupa di preservare e diffondere l’arte urbana nel mondo, spiega passo per passo come creare il proprio stencil. Qui ci si limiterà ad elencarne i passi principali.

Per prima cosa si sceglie l’immagine da voler ricreare, che può essere una fotografia, un disegno creato a mano o un’immagine presa da internet. I contorni devono essere lineari e decisi e l’immagine deve avere un forte contrasto di colori, poiché l’effetto finale deve essere quello di un’immagine in negativo, per poter così ritagliare le parti scure, che saranno quelle da colorare con la vernice. I contorni e il contrasto possono essere modificati semplicemente, attraverso programmi di elaborazione grafica come Photoshop. Bisogna tenere presente che ad ogni stencil corrisponde un colore, perciò se si vuole ricreare un’immagine con più colori, bisogna creare uno stencil a più livelli. I livelli, oltre ad essere utilizzati per la colorazione, servono anche a donare volume all’immagine. Durante l’operazione di spray painting, i livelli sono posizionati sul muro uno alla volta e colorando man mano, vengono poi posti uno sopra l’altro. Dopo aver creato e stampato l’immagine, è sufficiente creare un supporto, che può essere cartone, plastica o qualsiasi altro materiale a scelta, purchè risulti solido, ma non troppo difficile da tagliare. Una volta ritagliato, lo stencil è pronto per poter essere utilizzato in strada.

Le immagini create tramite stencil, spesso vengono spesso riprodotte anche su altri supporti, come t-shirt, tele, tessuti, metalli e così via.

La scelta della location in cui agire si attua in base al target che si vuole intercettare: gli attivisti tendono a colpire i palazzi governativi o le zone di grande traffico come i distretti dello shopping; chi cerca la notorietà preferisce le zone alla moda, per catalizzare l’attenzione dei giovani e delle gallerie; ma c’è anche chi agisce in tutto il territorio, senza una preferenza o uno schema preciso.

La principale caratteristica della Stencil Art è l’eterogeneità dei soggetti. C’è chi sceglie di disegnare la frutta, come lo street artist tedesco Thomas Baumgärtel, alias Bananen sprayer, diventato famoso per le sue banane tappezzate su tutti i muri d’Europa; chi preferisce le silhouettes di femme fatales come la francese Miss.Tic; chi invece realizza complesse e articolate pitture, con una commistione di stencil e mano libera, come Nick Walker, padre putativo, artisticamente                                                                                                                

111 Carlsson B., Hop L., Street Art cook book. A guide to techniques and materials, Arsta, Sweden,

Dokument Press, 2011.

112 Wooster Collective è un sito internet fondato nel 2001, nato con lo scopo di mostrare e

diffondere l’arte effimera realizzata nelle strade delle città di tutto il mondo. Per maggiori informazioni si rimanda a: http://www.woostercollective.com

parlando, di Banksy. E poi ancora animali, ritratti, oggetti113, eroi dei fumetti e dello star system, simboli di protesta o qualsiasi altra idea concepita dalla mente degli artisti. [Figura 5] Ci si ritrova davanti ad un immaginario iconografico pop che innalza a livello artistico vari elementi di vita quotidiana. Dal punto di vista stilistico, le immagini sono spesso semplici, definite. I dettagli ridotti al minimo e le campiture compatte, inondate dai colori brillanti delle bombolette spray, ricordano Matisse e i fauves ed è evidente l’eredità lasciata agli stencil, dal cloisonnisme, con i suoi blocchi di colore inseriti tra i contorni netti delle immagini. Queste figure essenziali, spesso simboliche, focalizzano l’attenzione sull’idea dell’artista.

Un punto di riferimento per gli stencil artist rimane la segnaletica stradale. Spesso gli stencil vengono utilizzati dall’amministrazione cittadina per la segnaletica temporanea o nei casi in cui si necessiti di una segnaletica veloce e chiara. Questi segni autoritari e lineari, come frecce, messaggi brevi o indicazioni stradali, vengono ripresi dagli stencil artist, poiché attraggono l’attenzione e creano un effetto di spaesamento, non appena l’osservatore intuisce che non sta osservando un segnale ufficiale, ma un’opera di uno street artist. L’esempio più eclatante è quello del provocatorio artista inglese Banksy, specializzato in Stencil Art e ormai entrato nell’olimpo dell’arte contemporanea. Per un suo intervento, Banksy ha ripreso l’Utilitarian Style, ossia il font dei messaggi ufficiali del City Council di Londra e ha allocato su alcuni muri della città la scritta: This wall is a designated graffiti area (questo muro è un’area designata per i graffiti). In pochi giorni i muri si sono riempiti di graffiti creando imbarazzo per gli amministratori cittadini. [Figura 6]

Lo stencil possiede un’aura di ribellione, probabilmente dovuto al fatto che in passato veniva utilizzato per scopi politici (erano molto utilizzati in Francia durante le rivolte del ’68) o da forti contro-culture come quella Punk e per questo spirito così trasgressivo, giovanile e immediato, attualmente è uno dei media preferiti anche per le campagne pubblicitarie. Come ribadisce Manco:

“While graffiti has been used on the clothing and accessories of today’s most desirable fashion houses, stencils in particular have been used to promote everything from club nights, band and record labels to websites and even multinational companies. Corporate advertisers see stencils as an inexpensive and alternative way of spreading information, while having an element of street credibility.”114

                                                                                                               

113 un collettivo inglese in attività dal 1999 si fa chiamare The Toasters. Con un’influenza

vagamente dadaista, il loro scopo è quello di decorare lo spazio urbano con immagini di tostapani. Essi lo definiscono: “un esercizio per rendere famoso qualcosa, che essenzialmente non promuove altro che se stesso”, in Manco T., Stencil Art, cit., p. 70.

61   Ironico e dissacrante, talvolta rassicurante (poiché mostra soggetti familiari e conosciuti), lo stencil è uno strumento altamente versatile e poliedrico e, a seconda del soggetto e del tipo di stencil, può lanciare ogni volta un messaggio differente. In questo, c’è molta più varietà e molto più spazio creativo, per esempio, rispetto agli sticker.

Gli stencil artist creano “un’arte che è espressionista, situazionista, surrealista, satirica e poetica”115, un’arte vibrante quindi, con gesti e cromie forti, con una volontà di indipendenza, che fa sorridere, riflettere o stupire, ma che sicuramente non può lasciare indifferenti.

2.1.1 Blek le Rat

Blek le Rat, pseudonimo di Xavier Prou, nato nel 1952 nei sobborghi di Parigi, è un pioniere degli Stencil Graffiti. Inizia a sperimentare la tecnica degli stencil all’inizio degli anni Ottanta, poiché come afferma lui stesso, è sempre stato un estimatore dei graffiti, ma, allo stesso tempo, ha voluto prendere le distanze dalla tradizione americana:

“1981 to 1983 is the beginning of the stencil graffiti art. I had the idea to use stencils to make graffiti for one reason. I did not want to imitate the American graffiti that I had seen in NYC in 1971 during a journey i had done over there. I wanted to have my own style in the street...I began to spray some small rats in the streets of Paris because rats are the only wild living animals in cities and only rats will survive when the human race will have disappeared and died out.”116

Il ratto è stato il primo soggetto ad essere dipinto da Blek e rimane un elemento costante in tutta la sua opera, tanto da far guadagnare al suo ideatore l’appellativo “le Rat”. Durante la notte di Capodanno del 1982, Blek colpisce il tempio dell’arte d’èlite francese: il centre Pompidou, che viene invaso da decine di ratti e altre figure. Da lì in poi l’immagine emblematica del suo ratto diventa famosa ovunque e il soggetto viene preso in prestito anche da altri stencil artist, tra i quali Banksy. Blek le Rat afferma che ama rappresentare i ratti, poiché oltre ad essere liberi, sono considerati mitologicamente portatori di piaghe e i graffiti sono come le piaghe: una volta che                                                                                                                

115 Ivi, p. 35.

116 “Dal 1981 al 1983 è l’inizio della Stencil Graffiti Art. Ho avuto l’idea di fare i graffiti con gli

stencil per un motivo: non volevo imitare i graffiti americani che avevo visto nel 1971 durante un viaggio a New York. Volevo avere uno stile mio sulle strade. Ho iniziato a dipingere con lo spray dei ratti per le strade di Parigi, perchè i ratti sono gli unici animali selvaggi delle città e i ratti sopravviveranno anche quando la razza umana sarà scomparsa”.

iniziano, non c’è modo di poterle fermare e sono contagiose. Inoltre rat è l’anagramma di art e Blek decide di sfruttare questo nesso: “in rat you have art; it’s a connection.”117

Blek scopre gli stencil nei suoi viaggi in Italia durante l’infanzia. Rimane colpito dalle immagini risalenti alla guerra, con busti di Mussolini o scritte propagandistiche dipinte sui muri; poi è testimone delle rivolte parigine sessantottine e degli slogan politici disseminati per le strade. Dopodichè, durante gli anni dell’Accademia di Belle Arti si avvicina alla tecnica pochoir118 e, infine, il viaggio in America consolida la sua passione per i graffiti.

Oltre agli stencil dei ratti, Blek le Rat è divenuto famoso per i suoi stencil di figure umane a grandezza naturale, che sorprendono l’osservatore agli angoli dei muri. Le sue raffigurazioni ritraggono personaggi generici, come donne incinte, uomini armati, prostitute, per poi passare agli omaggi, con gli stencil di Charlie Chaplin, Joseph Beuys o Andy Warhol.

I lavori di Blek le Rat sono tutti site-specific e la location è ben studiata e mirata:

“le sue icone, animali e successivamente antropomorfe e a grandezza naturale, si possono infatti considerare come uno dei primissimi esempi di intervento consapevolmente artistico e decorativo nel tessuto urbano, indipendente da qualsiasi implicazione esplicitamente politica o legata a codici subculturali. […] Le sue modalità di intervento tenevano sempre in considerazione il contesto urbano in cui le opere sarebbero state eseguite, traendo anzi ispirazione da esso”.119

Nel corso degli anni Blek le Rat è passato ai lavori su tela, poiché considera la galleria un modo per immortalare e memorizzare ciò che è accaduto precedentemente in strada, ma, nonostante la sua carriera pluriventennale, cerca ancora di lavorare il più possibile per strada, per mantenere viva e genuina la sua arte. [Figura 7]

2.1.2 C215

Christian Guémy (Bondy, 1973), meglio noto come C215, è uno dei più quotati street artist degli ultimi anni. Il suo virtuosismo nello stencil, i ritratti profondi e incisivi e la magistrale capacità di armonizzare l’opera con l’ambiente, lo ha portato ad essere ammirato dai più grandi street artist e ricercato da importanti gallerie. Di nazionalità francese, come il suo predecessore Blek le Rat, C215                                                                                                                

117 Blek le Rat in Peiter S. (a cura di), Guerrilla art, Londra, Laurence king publishing, 2009, p.22. 118 Il pochoir si differenzia leggermente dalla tecnica ordinaria dello stencil. Si tratta di una tecnica

63   nasce e cresce nei sobborghi di Parigi, per poi spostarsi da una città all’altra della Francia durante gli anni dell’università. Dopo aver conseguito gli studi in Teoria dell’architettura e Storia dell’arte ed aver frequentato anche un master in Economia e mercati internazionali, C215, si trasferisce nella cittadina di Vitry-sur-Seine – una piccola cittadina non lontano da Parigi, famosa per la sua apertura e tolleranza nei confronti della Street Art120– per stare vicino a sua figlia Nina. Svolge il suo primo ritratto con lo stencil a trentatré anni e il soggetto è Ava, la madre di sua figlia. In seguito, sua figlia sarà un soggetto ricorrente nella sua carriera e rimane tuttora la sua modella preferita.

Inizialmente i suoi stencil sono monocromatici (solitamente il soggetto è bianco e lo sfondo colorato, per integrarsi meglio con l’ambiente) e a campiture larghe, ma con il tempo sviluppa una tecnica sopraffina e i suoi ritratti si arricchiscono di minuziosi particolari, quasi fotografici. Fatta eccezione per i gatti, animale totem per l’artista poiché libero, indipendente e presente in ogni paese, C215 si specializza nei volti, da lui considerati espressivi e comunicativi. I ritratti di C215 sono empatici, vivi ed è difficile rimanere indifferenti davanti a essi. Quando ritrae la figlia o due giovani adolescenti colti nell’atto di baciarsi, l’opera appare come un’esplosione di colori: giallo, fucsia, l’immancabile blu (di cui si è infatuato durante un master su Der Blaue Reiter e a cui non rinuncia mai), colori vivaci, allegri e positivi. Quando invece ritrae mendicanti, senzatetto o si vuole rapportare con i grandi classici come Caravaggio a Roma o le sculture elleniche ad Atene, le opere sono solitamente monocromatiche, più intime e introspettive. Per C215 “i volti delle persone sono carte d’identità: persone sofferenti, felici, triste o stupite assumono attraverso i suoi stencil un valore universale, rappresentano non più solo loro stesse, ma tutti noi.”121 Le linee sottili e precise degli stencil sui volti, prendono le sembianze di rughe, vene, cicatrici e associate ai forti contrasti cromatici creano l’effetto di quadri espressionisti, fauves soprattutto. I soggetti più ricorrenti sono senzatetto, mendicanti, orfani. I volti degli emarginati sono volti marcati, significativi, che raccontano una storia, anche se, da quando ha iniziato a guadagnare per le sue opere, ha cessato di ritrarre questa tipologia di persone per concentrarsi su sua figlia Nina, poiché come ammette egli stesso: “ritrarre questo tipo di disagio significava per me restituirgli dignità e personalità. Ma ho                                                                                                                

120 Vitry-sur-Seine rappresenta oggi un centro vitale per la Street Art. Prima ancora di Bristol, città-

simbolo della Street Art per antonomasia, Vitry-sur-Seine ha ospitato vari street artist e lasciato che dipingessero sui muri della città. Il sobborgo si presenta oggi come un villaggio colorato, una vera e propria galleria en plein air, con visitatori provenienti da ogni parte del mondo, per osservare le opere di Street Art. I muri di Vitry-sur-Seine, oltre ai lavori di C215, ospitano opere di Roa, David Walker, Btoy, degli italiani Orticanoodles e Alice Pasquini e molti altri ancora. Ad oggi, ben due volumi sono stati pubblicati su Vitry-sur-Seine e la Street Art. Si veda a riguardo: Silhol B., Oxygène N., Rouly J., Vitry vit le Street Art, Grenoble, Criteres Éditions, 2011; Silhol B., Oxygène N., Vitry ville Street Art: L'aventure continue, Grenoble, Criteres Éditions, 2013.

smesso. […] Mi piacciono gli artisti sinceri e non quelli che fanno finta demagogia e vendono la miseria.”122

C215 predilige opere di piccolo formato, poiché sorprendono lo spettatore e si possono adattare ad ogni tipo di supporto, da una cassetta per le lettere ai bidoni, dai segnali stradali ai muretti, sempre rispettando la storicità o l’importanza artistica del luogo di destinazione.

Nel corso della sua carriera compie viaggi in tutto il mondo e per ogni luogo crea opere specifiche. Nel 2008 si dirige in Marocco, dove ritrae la gente del luogo, poi a Brooklyn dove si concentra sui senzatetto. In Brasile focalizza il suo lavoro nelle favelas e partecipa anche ad un workshop progettato da un’organizzazione benefica, per insegnare ai ragazzi delle favelas a realizzare gli Stencil Graffiti. E poi ancora India, Senegal, Russia e quasi tutta l’Europa, passando anche per l’Italia, approdando a Roma, Napoli e Venezia.

C215 ha esposto negli anni in numerose gallerie, sia con mostre personali, sia partecipando a svariate collettive. Nel 2008 partecipa alla collettiva Stencil History X a Vienna e viene inaugurata una sua mostra al centro sociale Brancaleone di Roma, dal titolo All you need is wall. Sempre nello stesso anno espone a San Paolo, New York e Londra: in quest’ultima partecipa al Cans Festival, festival di Stencil Art organizzato da Banksy. Nel corso degli anni continua ad esporre e viaggiare; nel 2010 partecipa all’Outdoor Festival, creando un pezzo alla Garbatella a Roma e nel 2012 espone alla Moniker Art Fair di Londra, vendendo tutti i suoi pezzi. I prezzi delle sue opere oscillano tra i 1000 e i 20.000 euro. Una cassetta delle poste con un suo dipinto sopra, è stato battuto all’asta nel 2013, a 23.200 euro.123 Nel 2013 espone insieme ad altri street artist come Shepard Fairey, Miss.Tic e Banksy ad una mostra organizzata dal Museo della Posta di Parigi, dal titolo Au delà du Street Art, e alcuni dei lavori esposti vengono rappresentati anche su una serie limitata di francobolli.

Pur essendo uno street artist, C215 per il suo stile raffinato e i temi scelti per le sue opere, può essere considerato un artista della tradizione pittorica. Non a caso, possiede un background notevole di studi artistici e come dichiara lui stesso in un’intervista, alla domanda su quali sono stati gli artisti che più hanno influenzato il suo lavoro, egli risponde:

“Per la mia formazione sicuramente Paolo Veronese, Albrecht Dürer, Caravaggio, Théodore Géricault, Georges de La Tour e Philippe de Champaigne. Tra i primi Street Artist devo molto a Ernest Pignon- Ernest e in questi ultimi anni a Swoon, Banksy, Obey, Carricondo, El Mac e O’clock.”124

65   C215 inoltre dichiara che si è ispirato proprio a Caravaggio per i suoi chiaroscuro sugli stencil e per l’utilizzo della luce. Estimatore delle Belle Arti, non disdegna le opere su commissione, poiché afferma che questa pratica gli ricorda il Rinascimento, ma tra galleria e strada preferisce indubbiamente la seconda. Significativa è una sua dichiarazione sul lavoro di strada e sull’unicità di questa tipologia di opere:

“La galleria e la commissione non sono graffiti. Quando sono per strada parlo con le persone, lascio dei segni dietro di me. La strada possiede una poesia rara, che mi permette di sentirmi libero e quando ci lavoro esiste solo l’impulsitvità e l’ispirazione.[…] Le opere che lascio per strada, presto o tardi saranno alterate, cambieranno e non saranno più le stesse. Le abbandono dietro di me, ne perdo il controllo e le lascio alla loro evoluzione, per questo si chiama Street Art: non sono più una mia opera. Il tempo, i cambiamenti climatici, chi passa e ci scrive sopra o accanto, vengono inglobate all’interno di qualcosa di più grande di cui io non sono l’artefice. In galleria l’adrenalina e le intenzioni non sono le stesse, l’opera nasce e muore così. Chi la compra non potrà mai averla veramente, non potrà avere la strada.”125

Dalle opere di C215 traspare tutta la sua esperienza umana. I suoi ritratti comunicano con lo sguardo, raccontano una storia ed emozionano. Per artisti come C215 la sovversività, l’illegalità e la ribellione passano in secondo piano, l’unica cosa che conta è ciò che riesce a trasmettere l’opera. Nella Street Art subentra la poesia. [Figura 8]