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III. Le memorie di Victor Serge

III.III Ascesa di Stalin e degenerazione del partito

Era un periodo di compromessi, come quelli con i contadini, con le nazionalità o con il mercato, ma anche di forti contraddizioni, come il fatto che la liberalizzazione economica andava di pari passo con l’aumento di condanne per crimini comuni e con la nascita dei campi di lavoro. Si trattava dunque di una situazione instabile e c’era bisogno di una stabilizzazione che non poteva più essere guidata da Lenin che morì nel gennaio del 1924.

26 Ivi, pp. 140-149.

27 Ivi, p. 149. 28 Ivi, p. 150.

61 Il vero problema restava comunque il depauperamento del contenuto culturale e politico del partito: si trattava di un nucleo estremamente forte segnato da servilismo e corruzione. La liquidazione della gerarchia sociale e politica precedente permetteva ai nuovi protagonisti, giovani desiderosi di fare carriera, di avere un enorme potere nelle proprie mani.

Così era anche per il corpo militare, il quale ormai non seguiva più un’ideologia ed era imbruttito dall’arretramento della base sociale e dall’analfabetismo, in quanto le continue rivolte e distruzioni avevano cancellato per cinque anni il tempo dell’istruzione.

Contestualmente a livello internazionale, nel 1922 la Russia di Čicerin, Commissario del popolo per gli affari esteri, firmava con il ministero degli esteri tedesco Rathenau il Trattato di Rapallo, un accordo di amicizia tra i due Paesi, che fissava ottime relazioni economiche con la Germania e consentiva a quest’ultima di trascendere gli accordi di Versailles, che le impedivano di usare le armi sul proprio territorio, ma non sul territorio di un altro Paese29.

Alla morte di Lenin, prese vita il triumvirato tra il capo del Soviet e dell’Internazionale comunista Zinov’ev, Kamenev e Stalin.

Serge aveva già incontrato Stalin nel 1919 e lo aveva descritto come «sottile sottufficiale di cavalleria, gli occhi rossi e un po' obliqui, i baffi tagliati al filo delle labbra, che faceva la corte a Zinov’ev. Inquietante e banale come un pugnale del Caucaso»30. A quel tempo Stalin era membro dell’Esecutivo e aveva già creato la sua base di potere; aveva l’appoggio di Lenin, il quale lo aveva nominato commissario alle nazionalità.

Nel 1923, con il declino di Lenin, i due cominciarono ad essere in contrasto riguardo l’autonomia delle nazionalità. Stalin infatti voleva ridurre la loro autonomia, al contrario di Lenin che prediligeva mantenere l’assetto federale. Quest’ultimo non indicò Stalin come suo successore, ma non indicò nessun’altro e lasciò tutto in mano ai rapporti di forza. Grazie alla sua abilità politica e organizzativa Stalin progressivamente assunse il ruolo di Segretario generale del Partito31.

I russi conservavano, in mezzo a quei rovesci e a quegli ambienti, la loro semplice buona fede e molto ottimismo. Erano ex perseguitati ostinati, ex emigrati marxisti, gli ex dirigenti delle prime istituzioni sovietiche, che funzionarono contro ogni aspettativa. Divenuti adesso talvolta un po'

29 Ivi, pp. 180-185.

30 Ivi, p. 96.

62 chiacchieroni e vuoti, curavano il loro cuore sfiancato, contenti di fumare buoni sigari e di farsi condurre in automobile al ristorante del Kobenzl32.

I grandi rivoluzionari erano ormai una generazione scomparsa e il loro idealismo era stato sostituito dall’oppressione e dal monopolio della stampa ufficiale.

Victor Serge denunciava il tradimento della rivoluzione, il tradimento di un ideale, denunciava lo stravolgimento ideologico e politico che aveva portato Stalin con la sua volontà di realizzare il «socialismo in un solo paese». Parlava della fine della lotta per la Rivoluzione, sostituita dal regime dittatoriale. I pensatori, gli intellettuali e coloro che ne avevano coscienza, sapevano a cosa si stava andando in contro, sapevano che il pericolo che era già nato in loro, stava crescendo. I suoi compagni continuavano a morire e molti preferivano suicidarsi piuttosto che seguire le menzogne del regime e stampare falsità.

Il comunismo non si stava sviluppando più in un movimento sociale, bensì era degenerato in movimento a sostegno di una potenza autoritaria33.

Ancora una volta le parole di Serge erano profetiche: «Il socialismo non si deve solo difendere contro i suoi nemici, contro il vecchio mondo a cui si oppone: deve essere anche difeso, nel suo proprio seno, contro i suoi propri fermenti di reazione»34 . Il principio del socialismo doveva essere difeso dalla degradazione del partito.

«I partiti cambiavano volto e persino lingua: non si parlava d’altro che dell’«approvazione al cento per cento della giusta linea dell’Esecutivo», di «monolitismo bolscevico», di «bolscevizzazione accelerata dei partiti fratelli». […] L’Internazionale offre ancora una imponente facciata, ha centinaia di migliaia di aderenti operai che credono in essa con tutta la loro anima; io la vedo marcire all’interno35».

«Il mondo era cambiato», il partito stesso era cambiato ora era «ingannato e diviso» e il denaro, che aveva risollevato la situazione dalla fame e dalla carestia aveva preso il potere su tutto e faceva marcire tutto. Erano sorte grandi imprese private di capitalisti e queste si arricchivano grazie al sostegno dei membri di partito corrotti desiderosi di privilegi.

32 V. Serge, Memorie, cit., p. 204. 33 Ivi, pp. 200-220.

34 Ivi, p.129. 35 Ivi, p.217.

63 La letteratura, manipolata dalla censura, era sempre più conformista, corrotta e sottomessa alle direttive del partito36.

Nonostante sembrasse che la corruzione del regime sociale avesse raggiunto l’apice, nel 1925 la situazione si aggravò ulteriormente37.

«Zinov’ev e Kamenev cadevano letteralmente sotto il peso dei loro errori, e tuttavia, in quel momento complessivamente, avevano ragione, e noi lo vedevamo. Si opponevano alla dottrina improvvisata del «socialismo in un solo paese» in nome della tradizione del socialismo internazionale»38.

L’enorme potere accumulato da Stalin, il quale aveva dato via al culto della personalità nei suoi confronti, portò alla rottura dell’alleanza con Zinov’ev e Kamenev. Il nuovo dittatore voleva riformare interamente il partito, accerchiandosi solo di uomini a lui fedeli e fu per questo che Trockij nel 1924 venne estromesso dal settore militare. Nel dicembre de 1925 al XIV Congresso del Partito, la coalizione Stalin-Rykov-Bucharin vinse su Zinov’ev e Kamenev39.

«Non una delle sue parole trascinava all’adesione, ma poiché i vinti si erano messi in pasticci seri, non restava che votare per il CC. Il livello dell’educazione bassissimo di una parte dell’uditorio e la dipendenza materiale di ciascuno nei confronti dei comitati del partito assicuravano il successo dell’operazione»40.

Sebbene le attività della resistenza proseguissero e nonostante fosse nata l’alleanza di opposizione tra Zinov’ev, Kamenev e Trockij, in fondo i dirigenti erano consapevoli che non ci fosse altro da fare. La gente orami voleva vivere in pace, aveva paura di perdere il pane e della disoccupazione41.

[…] «Viene spesso detto che il germe dello Stalinismo era presente nel Bolscevismo fin dal suo iniziò. Io non ho obiezioni. Solo aggiungo che il Bolscevismo conteneva anche molti altri germi, e coloro che vissero gli entusiasmi dei primi anni della prima vittoriosa rivoluzione socialista dovrebbero non

36 Ivi, p.227. 37 Ivi, pp. 229-237. 38 Ivi, p. 238. 39 Ivi, pp. 237-252. 40 Ivi, p. 239. 41 Ivi, pp. 239-245.

64 dimenticarlo. Giudicare l’uomo vivo dai germi che l’autopsia rivela sul suo corpo morto – e che egli poteva portare con sé dalla nascita – è sensato?»42.

Nonostante si fosse consapevoli che la burocratizzazione del partito era un problema già dai tempi di Lenin, la vera degenerazione avvenne con Stalin.

Il programma del nuovo partito era mirato alla ripresa dell’economia e dell’industrializzazione, oltre che all’accentramento del potere in una struttura unitaria e centralizzata.

L’opposizione continuava a chiedere maggiore democrazia, migliori condizioni economiche per i contadini, potere ai soviet e ai sindacati, autonomia per le nazionalità e un’industrializzazione proporzionata alle risorse del paese, ma ormai legalmente non si poteva nulla contro il nuovo stato che era diventato totalitario e aveva assunto il monopolio di ogni aspetto della vita sociale, politica, economica, mediatica e culturale.

Tutti i membri della vecchia guardia vennero ufficialmente esclusi dal partito con il XV Congresso del 1927. Ne fu dichiarata la morte politica e si diede via a un’infinita serie di deportazioni: «ciò equivaleva a liquidare con una parola la legalità sovietica e infierire il colpo di grazia alla libertà di opinione»43.

Tutti i deportati erano coloro che non avevano accettato di sostenere Stalin in cambio di una reintegrazione nel partito, anche se in incarichi di scarsa rilevanza. Alcuni accettarono solo per ritrovare una posizione nel partito, altri accettarono perché sembrava loro essere la cosa giusta da fare: se la destra rappresentava la minaccia del capitalismo, bisognava sostenere il centro, cioè Stalin44.

42 Victor Serge, Da Lenin a Stalin. 1917-1937: Cronaca di una rivoluzione tradita, tr. it. di S. di Giuliomaria, edizione Bollati Boringhieri, Torino, 2017, p. 167.

43 Id., Memorie, cit., pp. 260.261. 44 Ivi, pp. 251-262.

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