VII. La lotta di tutti contro tutti nel nazionalsocialismo
VII.I Origine e simbologia del Behemoth
Negli anni Trenta il dibattito sul totalitarismo si concentrava sullo stalinismo, ma successivamente grazie anche al vasto contributo fornito dagli ebrei e dai socialisti emigrati negli Stati Uniti si è avviata una copiosa analisi delle dinamiche del nazionalsocialismo.
Il Behemoth di Neumann, «il suo tentativo più riuscito di affrontare con strumenti razionali la mostruosità del nazismo»1, si inserisce in questo contesto e dà un enorme contributo alla visione del regime hitleriano come la totale abolizione del pluralismo politico, oltre che come la costruzione di qualcosa estremamente nuovo, riflettendo in particolar modo sul tema già accennato del consenso.
Neumann fu ispirato in tutti i suoi lavori dall’esigenza di dare risposta agli interrogativi posti dagli sviluppi politici e sociali e per questo nella sua analisi socio-economica del nazismo concentra la sua attenzione sul ruolo delle masse. In linea con la psicologia sociale della scuola di Francoforte riflette sulla loro manipolazione, sul loro consenso alla dittatura, sul rapporto tra propaganda e violenza e anche sulle trasformazioni nella classe dominante.
Prima dell’avvento del nazismo era ideologicamente vicino al riformismo weimariano. Con l’arrivo al potere di Hitler, le sue critiche al regime, oltre che la sua origine ebraica, lo costrinsero a fuggire dalla Germania e a trasferirsi prima in Inghilterra e poi, nel 1936, negli Stati Uniti. A New York poté riprendere il suo lavoro scientifico e la discussione con Horkeimer, Marcuse, Fromm e altri intellettuali europei impegnati in una riflessione critica sul trionfo del totalitarismo2.
«Behemoth è il mostro totalitario che rimane paradossalmente in vita nutrendosi del conflitto che si viene a creare tra i vari centri di potere – partito, burocrazia, esercito, grande industria – i quali si moltiplicano e si sovrappongono lasciando come unico arbitro il Führer»3.
In questo senso il totalitarismo, nello specifico il nazionalsocialismo tedesco, è un movimento fine a sé stesso che per sopravvivere necessita di un costante conflitto tra le parti che lo compongono.
1 Mariuccia Salvati, Introduzione, in Id, (a cura di), Da Berlino a New York, crisi della classe media e futuro della
democrazia nelle scienze sociali degli anni trenta, (1989), Mondadori, Milano, 2000, p. 130.
2 E. Collotti, Introduzione, in Franz Neumann, Behemoth, struttura e pratica del nazionalsocialismo, cit., p. xi-xvii. 3 S. Forti, Totalitarismo, cit., p. 7.
162 Le parti in questione sono il partito, la burocrazia, l’esercito e la grande industria, mentre i cittadini e le masse in generale vengono atomizzate, manipolate e rese disponibili all’indottrinamento, attraverso la distruzione di qualsiasi legame sociale e di gruppo4.
L’opera, elemento fondamentale nella critica al fascismo, uscì nella sua prima edizione nel 1942, dunque prima della fine della guerra e fu il risultato di uno studio scientifico sul regime nazista commissionatagli dai servizi statunitensi impegnati nella guerra contro le truppe nazifasciste5. Il suo approccio al totalitarismo è di tipo strutturale e mira alla realizzazione della complementarità tra l’elemento politico e quello economico. Oltre ad essere autonoma dalla dirigenza politica, a suo avviso, l’economica costituì un elemento funzionale al mantenimento del consenso politico: senza una solida base economica, il partito nazionalsocialista, contando solo sulla propaganda e il terrore, non sarebbe sopravvissuto.
Il rapporto tra regime politico e sistema economico costituirebbero il nucleo problematico dei rapporti di potere nella società tedesca6.
«La crisi del 1932 dimostrò che la democrazia politica, da sola, senza una più piena utilizzazione delle potenzialità intrinseche al sistema industriale tedesco, ovvero senza l’abolizione della disoccupazione e il miglioramento del tenore di vita, rimaneva un guscio vuoto»7.
Con l’avvento del nazismo le masse vengono incorporate nella struttura autoritaria e viene promesso loro di usufruire di una parte delle conquiste.
Il carattere innovativo dell’opera di Neumann deriva dal suo modo di osservare il regime nazista, non con i consueti toni di terrorismo e violenza, ma bensì individuando nella dottrina nazista elementi tipici della tradizione tedesca e socialista. Rintraccia dunque le radici dell’«imperialismo razzista» nazionalsocialista nella storia del movimento operaio e nell’incorporamento delle classi lavoratrici nel sistema di potere.
Per analizzare la sostanza politica del nuovo imperialismo parte dalle ragioni del coinvolgimento così massiccio delle masse nel nazionalsocialismo. Tra le motivazioni trova la depressione economica, la delusione per la fine della prima repubblica e il disfacimento del movimento operaio. Le masse coinvolte nel riformismo della Repubblica di Weimar, vennero poi convogliate
4 Ivi, pp. 6-7.
5 Enzo Collotti, Introduzione, cit., pp. xi-xv.
6 Mario Baccianini, La struttura di un classico, cit., pp. 537-543. 7 Enzo Collotti, Introduzione, cit., p. xvii.
163 verso il Terzo Reich. Il nazismo mirava a contrapporre i proletari ai plutocrati, facendo sì che i dominati e i dominanti si riconoscessero negli stessi obiettivi per poi arrivare a trasformare gli antagonismi sociali interni in aggressività esterna8.
È molto interessante notare come la fine delle vecchie strutture organizzative e culturali della classe operaia tedesca non sia interamente ricondotta all’azione di forza del nazionalsocialismo. Al contrario Neumann considera che la disgregazione di certe strutture abbia creato lo spazio necessario di cui il nazionalsocialismo aveva bisogno per affermarsi, in particolare «la monopolizzazione del sistema economico» e la «trasformazione della società tedesca in una democrazia di massa»9.
L’interrogativo del crollo del sistema di Weimar rimane aperto, ma non riguarda la storia del nazismo, bensì la possibilità di sopravvivere per un regime democratico in un contesto con simili elementi politico-sociali e strutturali.
Per quanto riguarda la simbologia del Behemoth, esso è una creatura leggendaria biblica, descritta come la creatura più straordinaria della Terra, imbattibile per tutti, tranne che per il suo creatore. Behemoth è il signore della terra, e insieme alla padrona del mare, Leviathan, è un mostro del Caos. Tra le varie interpretazioni, i due miti vengono identificati come mostri che appariranno prima della fine del mondo e instaureranno il Regno del Terrore finché Dio non li sconfiggerà.
Il Behemoth di Hobbes, pubblicato nel 1681, si riferisce invece a una situazione di caos, di «non- stato».
La definizione del nazionalsocialismo come Behemoth deriva proprio dalla sua identificazione come «non-stato e regno dell’anarchia e dell’illegalità» che sottomette gli uomini e li priva di qualsiasi diritto10. Come il mostro biblico, il nazismo sembrava un mostro inarrestabile che si affermò negli anni Trenta, in grado di sconfiggere qualsiasi avversario sul campo di battaglia della seconda guerra mondiale.
«Il Behemoth nazionalsocialista era secondo la definizione di Franz Neumann, una sorta di “non- Stato” avulso e in fondo irriducibile a una razionalizzazione giuridica, un regime carismatico in
8 Ivi, pp. xvii-xxii.
9Ivi, pp. xxiv-xxv.
164 cui, la legge non era altro che “la trasposizione giuridica della volontà del Führer”»11. La sua concezione rispecchiava così quella dello Stato discrezionale di Fraenkel precedentemente analizzata.
Nel Behemoth il termine totalitarismo veniva costruito «sull’autodefinizione fascista contemporanea e sulla nozione di sprofondamento nel caos dello “Stato totale” schmittiano sotto la spinta “totalitaria” del movimento nazista»12.
Il sistema totalitario nazionalsocialista faceva dello Stato uno strumento al fine di raggiungere gli obiettivi del partito e nel caso specifico tedesco, lo scopo principale era quello di dimostrare la superiorità della razza ariana13.
Se vi era qualcosa di totalitario nel nazionalsocialismo, questo non era certamente lo Stato. Lo «Stato astratto» era «un’idea dell’era liberale». Lo Stato, come «strumento tecnico di potere, era separato dall’economia e dalla cultura». Il Terzo Reich non determina «la cosiddetta totalità dello Stato, ma del movimento nazionalsocialista». Hitler stesso si è espresso contro lo Stato totalitario ed ha proclamato che il nazionalsocialismo si caratterizza per negare l’indipendenza e la superiorità dello Stato: «il punto fondamentale da comprendere è che lo Stato non costituisce un fine, ma un mezzo»14.
Marcuse rifletteva su come il nazionalsocialismo avesse soppresso i tratti che distinguevano lo Stato moderno. Esso aboliva la separazione tra Stato e società, trasferiva tutte le funzioni politiche ai gruppi sociali al potere e «manipolava le masse scatenando gli istinti individuali più brutali ed egoistici»15. Nella società moderna, al contrario l’interferenza dello Stato era giustificata solo nel caso in cui intervenisse in difesa della salvaguardia dei diritti preesistenti alla sua ascesa al potere. A differenza dell’era moderna in cui la legge rappresentava una protezione per i cittadini da qualsiasi forma di abuso, nel nazionalsocialismo il concetto di legge universale era stato sostituito da una serie di diritti particolari. Il nazionalsocialismo sfruttava cioè lo Stato e la legge, a sua discrezione, per il raggiungimento dei propri interessi politici e sociali e per l’accrescimento dei propri privilegi16.
11 E. Traverso, Totalitarismo, cit., pp. 34. 12 I. Kershaw, Cos’è il nazismo?, cit., p. 42. 13 E. Traverso, Totalitarismo, cit., pp. 33-34. 14 H. Marcuse, Davanti al nazismo, cit., p. 17. 15 Ivi, p. 15.
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