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4. la valutazione comprende gli strumenti e le procedure che vengono utilizzati per verificare i livelli di apprendimento.

1.7 Le principali fasi dell’intercultura dell’Italiano L

1.7.4 Aspetti pragmatico semantic

Ogni enunciato che una parlante produce è costituito dall’unione di “qualcosa” che si dice a proposito di “qualcos’altro”, ossia da una parte “data” che contiene informazioni già note (o supposte tali) agli interlocutori, e una parte “nuova” che apporta invece informazioni ulteriori a quelle precedentemente acquisite. Ciò di cui si parla, l’argomento intorno a cui si dice qualcosa, è chiamato tema (o topic) dell’enunciato, mentre l’informazione che viene apportata a proposito di questo argomento ne costituisce il rema (o comment). La struttura informativa dell’enunciato è inoltre caratterizzata dal focus, che rappresenta l’elemento catalizzatore di tutto l’enunciato, quello che il parlante considera essere il centro di interesse comunicativo, l’informazione principale che gli preme maggiormente comunicare. Di solito il focus coincide con il rema della frase e più raramente con il tema 24.

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Cfr. BERNINI G., “Gli stadi di sviluppo della sintassi e della morfologia della negazione in

Italiano L2” in Quaderni del dipartimento di Linguistica e Letterature Comparate, III (Università

di Bergamo) , 1996. 24

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Le nozioni di tema, di rema e di focus ci spostano inevitabilmente dal campo della

grammatica, a quello della pragmatica. Ora l’interlingua può essere analizzata

anche da una prospettiva di ordine pragmatico (pragmatica interlinguistica). Il principio pragmatico di base, che ha più che fare con la struttura della frase è : il

tema viene per primo ( Maria scrive a Luisa) e il rema viene per ultimo (sono andato al cinema). Ma “il limite tra ciò che è noto fin dall’inizio (tema) e ciò che non è ancora noto ma lo diventa all’atto di produrre la frase (rema), varia secondo l’intenzione di chi parla e la conoscenza di chi ascolta”. 25

Nella frase: Maria è andata al cinema ieri con le amiche, si possono ipotizzare queste possibilità.

1) tema: Maria/ rema: è andata al cinema ieri con le amiche; 2) tema: Maria è andata / rema: al cinema ieri con le amiche; 3) tema: Maria è andata al cinema / rema: ieri con le amiche; 4) tema: Maria è andata al cinema ieri / rema: con le amiche.

In tal caso ogni enunciato inserito nella sequenza dialogica, può essere considerato come la risposta ad una domanda, e tutte le risposte possibili a quella domanda costituiscono il rema della frase. Nella frase: che cosa ha fatto ieri

Maria?, il rema è costituito da tutte le azioni che può aver compiuto Maria ( ha

studiato, ha passeggiato, è uscita con le amiche …); nella frase: dove è andata ieri

Maria? , il rema è rappresentato da tutti i posti in cui può essere andata ieri Maria

( al cinema, a teatro, in biblioteca …); nella frase: quando è andata al cinema

Maria?, il rema è costituito da qualsiasi momento nel passato in cui Maria è

potuta andare al cinema ( ieri, l’altro ieri, la settimana scorsa …); infine, nella

25 Ivi.

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frase: con chi è andata al cinema ieri Maria?, il rema è costituito da tutte le persone con le quali Maria può essere andata al cinema ieri ( le amiche, i genitori, il fidanzato …).

Ora, in un interlingua iniziale ( o comunque non avanzata), questo ordine delle parole generalmente rispettato per cui l’enunciazione dell’argomento, il tema, viene posto in rilievo grazie alla sua posizione iniziale; ad esso segue una eventuale “pausa di compensazione” per gli elementi che il parlante straniero non riesce ad introdurre; segue infine il rema che costituisce un commento che va ad aggiungersi al tema esposto.

Nell’ipotetica frase: Mario andato Giovanni, potremmo affermare con una certa sicurezza che è stato Mario ad andare da Giovanni e non viceversa. Il parlante straniero iniziale non possiede i mezzi linguistici per porre il risalto il focus dell’enunciato, vale a dire l’elemento informativo al quale si dà maggior rilievo perché considerato il più importante. L’unica cosa che egli è in grado di fare è rispettare il principio pragmatico di base, attraverso l’ordine delle parole. Principio pragmatico che invece i nativi (e anche i parlanti stranieri che abbiano raggiunto competenze adeguate) riescono a “ violare” senza problemi.

Il concetto che Mario è andato da Giovanni, può assumere allora varie forme e sfumature diverse, a seconda dell’elemento che si vuole porre maggiormente in rilievo, attraverso vari fenomeni di focalizzazione, espressione dell’enfasi nelle sue forme più evidenti:

È Mario che è andato da Giovanni/Da Giovanni , è andato Mario/Da Giovanni c’è andato , Mario/ Mario, da Giovanni è andato/ C’è andato Mario, da Giovanni/ È andato da Giovanni, Mario/ C’è andato , Mario, da Giovanni.

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I parlanti stranieri iniziali, quindi, seguono il principio pragmatico di base per cui

l’elemento che esercita il maggior controllo sulla frase, e che catalizza maggiormente l’attenzione dell’interlocutore, viene posto per primo.

Alla mia domanda:

- Dove vai a mangiare? Abdlkadir rispose con naturalezza:

- Caritas; ristorante, no soldi.

L’enunciato di Abdulkadir, ospite in un Centro di Accoglienza, è in realtà piuttosto complesso: a volerlo “portare in superficie” per mezzo di una struttura ben costruita, esso risulta infatti composto di tre frasi, di cui una principale e due subordinate, rispettivamente di I e II grado: vado alla Caritas perché non ho soldi

per andare al ristorante. Ma Abdulkadir non dispone di mezzi linguistici

sufficienti per costruire una struttura di questo tipo. Egli non riesce a portare agevolmente “in superficie” i concetti (almeno tre) che sottendono alla struttura profonda del suo messaggio:

1) non ho soldi, 2) mangio alla Caritas, 3) non mangio al ristorante.

Si esprime allora per “blocchi di significato ” inserendoli in una sequenza pragmatica di base. Con la prima frase egli dà una risposta rematica lasciando sottinteso il tema dell’enunciato (ossia l’azione di andare a mangiare), che essendo già noto agli interlocutori può essere “scrollato di dosso” : “ (vado a

mangiare alla) Caritas”. Subito dopo introduce un suo tema (ristorante),

ponendolo all’inizio dell’enunciato, e ad esso aggiungere un commento (la mancanza di soldi) che costituisce il rema e che viene espresso per ultimo.

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A questo proposito, vale la pena osservare che la relazione esistente fra un tema (che chiameremo X) e il suo rema (che chiameremo Y), può essere inserita

concettualmente in una sequenza del tipo : per quanto riguarda X, c’è da dire che

Y 26.

Il pensiero a cui Abdulkadir si sforza di dare concretezza verbale era quindi, con tutta probabilità: per quanto riguarda il ristorante (tema) ti devo dire che non ho

soldi (per andarci) (rema).