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L’APPROCCIO ALL’INSEGNAMENTO DELL’ ITALIANO A STRANIER

3.1.1 Il concetto di adultità

Chi è dunque, l’adulto e come lo possiamo definire? Possiamo con certezza affermare che una persona è adulta solo perché ha diciotto anni e può esprimere il suo voto alle elezioni?

Molti studioso hanno tentano di definire l’età adulta: ad esempio si considerano i precisi limiti psicobiologici e psicosociologici prendendo in considerazione la compiutezza sul piano fisico, intellettuale, della personalità, dei sentimenti e

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BEGOTTI P., L’insegnamento dell’italiano ad adulti stranieri, Guerra Edizioni, Perugia 2006, cit. p.6.

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professionale 71, oppure si considerano l’aspetti biologici, legali, sociali e psicologici72. In realtà, come afferma Demetrio, difficilmente si può fornire una definizione precisa ed universale dell’adulto, poiché il concetto di adulto è caratterizzati da instabilità temporale e geografica, cambia nel tempo in base alle necessità della comunità umana che lo adotta al fine di contraddistinguersi dalle altre comunità. Demetrio afferma che “ non potrà mai esistere una sola definizione di adulto, molto più che di bambino, di adolescente o di anziano, perché storicamente i tentativi di definire e categorizzare gli oggetti della conoscenza non possono mai essere pure astrazioni “quindi” non si dovrebbe parlare di un’età adulta, ma di molte, tante quante sono state le formulazioni che verbalmente le diverse culture hanno elaborato per rispondere al loro bisogno di darsi un’età adulta”. L’età, quindi si può definire come l’espressione di un percorso personale ed è l’individuo che fissa i parametri della propria età psicologica .73

3.1.1.2 L’andragogia, la scienza della formazione dell’adulto

Fino al secolo scorso tutti gli studi inerenti l’educazione e l’insegnamento andavano a confluire nella pedagogia, letteralmente “l’arte e la scienza di insegnare ai bambini”, proprio perché fino a qualche decennio fa la grande

maggioranza degli studi erano rivolti ai bambini o ai ragazzi e non agli adulti. È invece importante notare, come rivela Knowles, che “considerando il fatto che

la razza umana s’interessa da moltissimo tempo della formazione degli adulti, è curioso che siano state, fino a poco tempo fa, così poche riflessioni, ricerche e

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LEON A. Psicopedagogia degli adulti, Editori Riuniti, Roma 1974,cit. p.66. 72

Cit. KNOWLES M., Andragogy in Action, San Francisco , Jossey- Basses.

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DEMETRIO D., L’età adulta. Teorie dell’identità e pedagogia dello sviluppo, Carocci Editore, Roma 1990, cit. p.27.

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pubblicazioni sull’apprendimento degli adulti. Il discendente adulto è stato indubbiamente una specie trascurata. Questo è particolarmente sorprendente se si pensa che l’insegnamento di tutti i grandi maestri dell’antichità- Confucio e Lao Tse in Cina , Gesù e i profeti ebrei della Bibbia, Aristotele, Socrate, Platone nell’antica Grecia, Cicerone e Quintiliano nell’antica Roma – era rivolto agli adulti, non ai bambini. (…) Questi maestri consideravano l’apprendimento come un processo di ricerca attiva, non come una ricezione passiva di contenuti trasmessi dall’esterno.74”

Questi grandi maestri, oltretutto, insegnavano con tecniche assolutamente moderne: dal metodo dei casi dei cinesi, al dialogo socratico molto simile al

problem solving, alle sfide dei romani che conducevano i partecipanti del gruppo

ad esprimere e a supportare le loro idee.

Il modello d’istruzione che sta alla base del nostro sistema scolastico è apparso solo nel VII ° secolo in Europa, quando sono state istituite le prime scuole destinate ai bambini e ragazzi che erano votati al sacerdozio, non agli adulti, e si è mantenuto più o meno stabile nel coso dei secoli.

Per distinguere la teoria dell’apprendimento dell’adulto da quella pedagogia destinata al bambino, si sta facendo strada anche un modello di apprendimento destinato a discenti adulti denominato “andragogia”75, la quale parte dalla consapevolezza che la formazione degli adulti poni problemi le cui soluzioni sono molte diverse da quelle che si danno alla formazione dei bambini.

Knowles ci ricorda che il termine, derivato dalla parola greca αѵηρ , anér, ossia “uomo”, fu coniato da un maestro elementare tedesco, Alexander Kapp, nel 1833

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KNOWLES M., Andragogy in Action, San Francisco , Jossey- Basses, cit. p. 45. 75 Ivi.

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e poi dimenticato per circa un secolo perché avversato e criticato dal famoso

filosofo tedesco J.F. Herbart. Il termine fu ripreso poi nel 1921dal sociologo E. Rosenstock in una relazione che trattava del ruolo e delle funzioni del docente

che insegna ad adulti, in cui contrappose la definizione “pedagogo” e quella di “androgogo”. Successivamente, dalla metà del Novecento , si ritrova ampiamente usato in psichiatria, psicologia e nelle scienze dell’educazione e compare per la prima volta in un dizionario nel 1981, prendendo posto, in tal modo, nella terminologia ufficiale. Ciò che ha determinato la necessità di diffondere ampiamente il termine “andragogia” e di utilizzarlo in maniera omologa nei diversi settori di ricerca, poiché pare fondamentale e di enorme importanza avvalersi della stessa definizione in ambito scientifico. In questi ultimi anni, però si è riscontrata nuovamente una certa avversione nei confronti di tale termine perché si rivolgerebbe, etimologicamente, solo agli adulti maschi tralasciando quell’ambia fetta di discenti di sesso femminile.

Molti studiosi, soprattutto del Centro e Sud America, contrapporrebbero ad andragogia il termine “Antropogogia” – in una forma errata poiché correttamente si dovrebbe dire “Antropagogia”, ma anche questo appare scorretto, giacché destinato a tutto il genere umano, e quindi anche ai bambini e i ragazzi. Qualora si desiderasse mantenere una radice greca al termine, parrebbe a questo punto più corretto utilizzare il sostantivo usato normalmente e assai comunemente in greco classico per “adulto”, cioè τελειοʃ, teleios , nella sua accezione i “compiuto”, “fattosi maturo, adulto”, da cui potremmo formare un “teliagogia” mentre altri termini derivanti dal greco classico presentano un significato che diverge in parte o del tutto dalla tematica di cui si sta trattando.

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A tale controversia terminologia rispondono le attuali ricerche di scienze dell’educazione che riportano con una certa ricorrenza la tematica denominata come “educazione o formazione dell’adulto”.

Si ritiene far osservare, oltretutto, che la radice di “adulto” in latino deriva dal verbo adolesco, ossia “crescere”, “svilupparsi”, e per questo motivo pare particolarmente adatto poiché ci riconduce all’asserzione che l’adulto continua a crescere, non tanto fisicamente, quanto psicologicamente, nelle sue competenze e abilità.

3.1.2 L’apprendimento in età adulta: caratteristiche e principali studi