METODI E TECNICHE
METODI STRUTTURALIST
5.4.7 Total Physical Response (TPR)
Questo metodo, che fu sviluppato da James Asher nel 1977, consiste nell’apprendimento di una seconda lingua attraverso l’esecuzione di comandi che richiedono una risposta “fisica”, di conseguenza, si impara facendo.
I comandi, impartiti all’inizio solo dall’insegnante, diventano via via più complessi fino a comprendere le strutture principali della L2. Gli allievi parlano solo quando sono pronti a farlo e a turno prendendo il posto dell’insegnante, ossia propongono a loro volta ai compagni ordini da eseguire e situazioni da risolvere, usando la nuova lingua. Durante la prima fase, la maggior parte del tempo (70%) viene dedicata all’ascolto, alla comprensione e all’esecuzione dei compiti; il tempo rimanente viene ripartito fra l’espressione orale ( 20%) e la lettura (10%). Il metodo si basa su tre principi :
I. il rispetto della cosiddetta “fase di silenzio” degli allievi, ai quali si chiede di prendere la parola soltanto nel momento in cui si sentiranno pronti a farlo;
II. lo stimolo e il rinforzo della comprensione della lingua orale attraverso i comandi e la loro esecuzione concreta;
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III. il cambiamento dei ruoli nella classe, poiché tutti gli allievi, ad un certo punto , prenderanno il posto dell’insegnante.
Va infine osservato che non sempre la “risposta fisica” è richiesta a tutti gli studenti , poiché anche i momenti di osservazione- da spettatori- dall’esecuzione dei comandi da parte di altri sono utili all’acquisizione della nuova lingua118.
5.4.8 Suggestopedia
Questo metodo venne sperimentato per la prima volta presso l’Istituto di Lozanov si Sofia (Bulgaria). Si basa sull’insegnamento intensivo (quattro ore al giorno di solito), per un mese circa a piccoli gruppi di studenti (dieci o dodici persone). Ogni lezione è suddivisa in tre parti:
I. nella prima parte viene fatta una revisione di ciò che è stato appreso, attraverso conversazioni, esercizi, giochi e simulazioni;
II. viene poi presentato il nuovo materiale, sotto forma di dialogo riferito a situazioni conosciute dagli allievi, accompagnato dalla traduzione nelle loro lingua;
III. il dialogo viene letto dall’insegnante secondo questo ritmo: una frase nella lingua d’origine degli allievi, un frase nella seconda lingua, una pausa.
Mentre l’insegnante legge il testo nella seconda lingua (una frase per volta), gli studenti seguono sul loro testo scritto e ripetono mentalmente. In particolare, tre elementi sembrano importanti perché il metodo raggiunga risultati positivi:
158 - un ambiente piacevole e rilassato;
- un insegnante dinamico, in grado di animare un gruppo, di presentare i materiali in maniera coinvolgente e di stimolare l’attenzione e la motivazione;
- un clima di curiosità e di apertura e un’attenzione che non comporti ansia119.
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CONCLUSIONI
Uno dei problemi principali, se non addirittura il problema, per un immigrato appena arrivato qui da noi è quello di riuscire a comunicare nella nostra lingua. Solo chi riesce a capire e farsi capire ha la possibilità di inserirsi nel nostro tessuto sociale, di trovare un lavoro decoroso, insomma, di integrarsi. Per gli altri esistono poche speranze, e la prospettiva di vivere rintananti nella propria comunità con scarsissime possibilità di emanciparsi.
Si potrebbe dire che l’apprendimento o meno della nostra lingua dipendono i successi o gli insuccessi in tutta una serie di campi di azione propri della vita di un immigrato.
In considerazione di ciò, la prima richiesta che deve saper soddisfare un paese che si autoproclama civile è quella della formazione linguistica.
L’italiano è sempre stata una lingua molto insegnata, ma esistono pochi studi linguistici sugli immigrati; essi sono essenzialmente condotti in un’ottica di linguistica applicata, ma sono comunque preziosi di implicazioni glottodidattiche; tali ricerche si dividono in due tipi fondamentali: gli studi sull’apprendimento
spontaneo (espressione ormai consacrata con la quale si intende in realtà
l’acquisizione dell’italiano come risultato dell’esposizione allo stesso senza forme di istruzione formalizzata) forniscono informazioni preziose sull’ordine naturale di acquisizione dell’italiano; e gli studi (meno frequenti di quanto ci si potrebbe attendere) sull’insegnamento dell’italiano a immigrati possono offrire utili indicazioni glottodidattiche per una teoria dell’insegnamento della lingua
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livello soglia dell’italiano basato su ampi e solidi dati sperimentali anziché su un lavoro necessariamente più teorico.
Un secondo aspetto particolare, già accennato tra le specificità dell’insegnamento delle lingue seconde, rimanda al ruolo dell’insegnante di italiano a immigrati: egli non propone lingua ma, essenzialmente svolge due funzioni:
- rende comprensibili alcuni campioni linguistici cui gli allievi sono stati esposti nella loro vita quotidiana nelle strade, negli uffici di polizia, nell’eventuale posto di lavoro, manifesti, dépliant, formulari burocratici, telegiornali, ecc.;
- sceglie alcune strutture dell’italiano all’interno di tali campioni linguistici, sulla base di una graduazione basata sulla loro frequenza e sulla loro capacità di generare nuovo comportamento linguistico, e le richiama alla consapevolezza metalinguistica degli allievi spesso stanchi dopo molto ore di lavoro, riuniti in aule improvvisate e inadeguate.
In generale comunque si può affermare che l’Italia non è ancora pronta ad affrontare il tema dell’integrazione linguistica degli immigrati, né di quelli adulti né, soprattutto, dei loro figli.
Le riflessioni e le indicazioni operative contenute in questi capitoli possono fornire una delle competenze che devono essere presenti nell’insegnante ad immigrati (la competenza glottodidattica120), ma tale figura professionale ha anche bisogno di una preparazione psicologica, sociologica e antropologica più complessa di quella di qualunque altro docente di italiano, preparazione che tuttavia esula dall’economia di questa dissertazione.
120
La glottodidattica, cioè lo studio dei fini e dei mezzi dell’educazione linguistica e dell’insegnamento delle lingue. Cit. BALBONI P., Didattica dell’italiano a stranieri, Bonacci Editore, Roma 1994;
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