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Il tempo, il modo e il nome nell’interlingua dell’Italiano L

4. la valutazione comprende gli strumenti e le procedure che vengono utilizzati per verificare i livelli di apprendimento.

1.8 Il tempo, il modo e il nome nell’interlingua dell’Italiano L

Per effettuare ricerche e poter trarre alcune conclusioni relative alle sequenze di apprendimento dell’Italiano L2, sono stati presi in esame essenzialmente tre campi di indagine: quello relativo al momento in cui si collocano le azioni nel tempo (quando), quello riguardante il modo in cui le azioni si compiono (come), e quello concernente il soggetto coinvolto (chi). L’osservazione si è concentrata quindi, sugli aspetti riguardanti la temporalità, la modalità e il nome, e all’interno di ognuno di essi sono stati osservati vari stadi di progressivi di acquisizione.

1.8.1 La Temporalità

La collocazione delle azioni nel tempo, espressa inizialmente con forme rudimentali e approssimative, si affina, col procedere dell’interlingua, attraverso vari stadi via via più complessi che si manifestano in una sequenza piuttosto lineare e che sono consecutivi l’uno all’altro.

Per i tempi verbali, in particolare, si sono osservati alcuni fenomeni che si cercherò di mettere in evidenza, anche con l’ausilio di esempi tratti da lezioni tenute in Centri di Prima Accoglienza di Roma/ Firenze e la Scuola di italiano per migranti El Comedor Estudiantil di Pisa.

a) Il primo stadio è caratterizzato dalla totale assenza di predicato. Tale assenza

è comune quando il predicato è rappresentato dal verbo essere, usato: a1) sia con funzione copulativa:

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D: E il presidente di…ti piace? S: No,no.

D: Perché?

S:(--) Grande rubatore. a2) sia come verbo autonomo27:

D: Tu sei in Italia, ora, adesso. E prima? M: Germania.

D: Perché Germania? M: Fratello

Ma l’omissione può riguardare anche altre forme verbali: D: Tu, ieri, dove sei andato?

M: Roma. D: A fare ?

M: Appuntamento lavoro.

Sempre in questo primo stadio, in parecchi casi, il parlante straniero “cooperativo” non esita a ricorrere a codici extralinguistici (gesti, mimica) per colmare e lacune verbali del messaggio che intende trasmettere:

D: Allora vai in Puglia? M: Sì.

D: Perché ?

M: Pomodori.(mimando l’atto di raccoglierli). D: Allora a fare lezione?

M:Adesso no. D: E quando ?

M: Amico,sette. (facendo capire, a gesti, che l’amico che lo sostituirà al lavoro arriverà proprio a quell’ora).

b) Nel secondo stadio il predicativo viene utilizzato in assenza di morfemi

produttivi. Per collocare le azioni nel tempo i verbi assumono una forma unica ed invariabile, che di solito corrisponde a un infinito (più raramente a

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un indicativo presente), anche se sporadicamente si osservano oscillazioni nella vocale tematica:

- D: Sei stanco stamattina, come mai? W: No bene dormire.

- D: Waid, che fanno questi ragazzi? W: Ridere.

- Non lo so lui quanto al mese pagare. (Tg1, Rai uno, 26.09.2007).

Detto da uno straniero in un’interlingua iniziale, quindi, la frase: vado/andare

questura, può esprimere tanto un presente, quanto un futuro, quanto un passato e

cioè: vado (spesso)in questura; andrò (domani) in questura, sono andato (ieri)in

questura.

È anche vero, però , che spesso l’assenza di elementi morfologici esprimenti la temporalità è compensata da altre voci lessicali rappresentate in particolare da avverbi di tempo:

ieri/oggi , vado/andare questura. Sta al nativo, anche in questi casi, riuscire, a

disambiguare il significato dell’enunciato.

c) Il terzo stadio rappresenta un primo “salto di qualità” nel senso che si caratterizza per una prima rudimentale capacità di opporre azioni passate a carattere puntuale/perfettivo ad azioni passate (ma anche presenti) di tipo durativo/imperfettivo. Il primo aspetto che viene discriminato è quello puntuale/perfettivo, attraverso il suffisso morfologico -to, mentre quello durativo/imperfettivo rimane per lo più espresso ancora attraverso il verbo coniugato al presente indicativo o infinito che, in questa fase, ricoprono ancora l’ambito semantico dell’imperfetto.

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Vediamo alcuni esempi.

- Io arrivato a piedi in Kassalà… Kassalà non c’è lavoro28.

Da interpretare: Sono arrivato a piedi a Kassalà; a Kassalà non c’era lavoro.

- Sì, però tu me lo devi dire prima, non adesso, in cui devi sta, evidentemente, per dovevi .

Caratteristico dell’Italiano Seconda Lingua è anche il fatto che , oltre ai morfemi produttivi che esprimano il carattere durativo/imperfettivo di azioni passate, non vengano utilizzati, per lungo tempo, neanche gli ausiliari con i verbi che esprimono eventi di tipo puntuale/perfettivo.

Oltre ai due esempi del punto precedente , si rivelano anche i seguenti : - Io fatto caffè, tu andato via (…).

- Professore promesso così (…).

L’introduzione degli ausiliari in italiano, avviene infatti in una fase piuttosto avanzata dell’interlingua .

d) Nel quarto stadio va affinandosi la distinzione fra aspetto puntuale/perfettivo

del verbo e aspetto durativo/imperfettivo. È stato osservato che le prime forme dell’imperfetto ad apparire, sono quelle del verbo essere con funzione copulativa (generalmente in prima e terza persona: ero/era), del verbo avere e del verbo potere (avevo/potevo)29 . L’uso regolare dell’imperfetto degli altri verbi, appare invece in un fase più avanzata e “riduce dunque nei sistemi dell’interlingua lo spazio semantico del presente che nelle varietà precedenti

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L’esempio è tratto da: GIACALONE RAMAT A., Italiano per stranieri, in Sobrero A.A., ( a cura di), 1993, cit. p.374.

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copriva anche l’ambito del passato imperfettivo”30. Tuttavia, l’alternanza consapevole nell’uso del perfetto e dell’imperfetto indicativo, rimane una delle difficoltà maggiori nell’apprendimento dell’Italiano Seconda lingua e sottende a competenze molto sviluppate.

e) Nel quinto stadio, accanto al concetto di temporalità espressa attraverso i tempi basici dell’indicativo (presente, passato e futuro), comincia ad apparire anche l’opposizione tra attualità e controfattualità, per esprimere ciò che è sentito come vero, reale e concreto e ciò che invece è avvertito come ipotetico o virtuale. Il condizionale “si colloca in una fase avanzata dell’apprendimento, anche se occorrenze del condizionale compaiono precocemente, prima del futuro e dell’imperfetto” 31. Quest’uso precoce si rileva specialmente nel verbo volere , espresso in prima persona nella forma semplice di vorrei, per formulare richieste cortesi o esprimere desideri. Rimane invece ancora traballante ed eccezionale l’uso del condizionale legato ad altre funzioni come:

- dare consigli ( potresti …);

- esprimere opinioni personali (i politici dovrebbero cercare di …); - fare ironia e del sarcasmo ( e tu parleresti bene l’inglese?);

- presentare azioni “in prospettiva”, cioè azioni passate posteriori ad altre passate (mi ha detto che sarebbe venuto senz’altro), in sostituzione del quale è spesso utilizzato (anche dai nativi) un imperfetto indicativo con valore modale ( imperfetto prospettivo);

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GIACALONE RAMAT A.,op cit. in Sobrero A.A.( a cura di ),1993, p. 376. 31 Ivi, p.379.

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- dimostrare distacco dell’interlocutore ( perché dovrei fidarmi di te?); - riportare notizie non confermate, per la diffusione delle quali non ci si

intende assumere alcuna responsabilità (condizionale di distanziamento), come linguaggio giornalistico (il presidente del consiglio dovrebbe avere

già ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo).

f) Il sesto stadio copre una gamma di utilizzi molto vasta, poiché presuppone

competenze avanzate. Esso viene solitamente raggiunto da parlanti stranieri che abbiano ricevuto una buona istruzione nella loro lingua e abbiano affrontato lo studio della seconda Lingua in maniera consapevole e analitica. In questa fase appare l’uso del congiuntivo per esprimere l’opposizione tra la sfera oggettiva (vedo che sei triste) e la sfera soggettiva (mi dispiace che tu

sia triste ). L’uso del condizionale e comincia ad apparire anche un futuro di

tipo modale, per esprimere dubbi, incertezze o congetture ( sono le nove, il

film sarà già cominciato).

g) Altre forme verbali, in particolare l’imperativo e il gerundio non occupano

una posizione stabile nella sequenza di apprendimento qui proposta. L’imperativo appare per lo più limitato alla seconda persona del singolare, specie nel caso in cui si riferiscano discorsi altrui in forma diretta, mancando gli elementi necessari a strutturare il discorso in forma diretta.

49 1.8.2 La modalità

Per modalità intendiamo generalmente “il modo in cui il parlante può esprimere il suo atteggiamento rispetto al messaggio che sta comunicando” 32. Gli studi sulla modalità sono a tutt’oggi parziali e insufficienti per poter comprendere bene il loro funzionamento e la loro portata. Malgrado tale frammentarietà e deficienza di informazioni è possibile comunque distinguere vari tipi. La classificazione che proponiamo è la seguente33.