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9 sei più assistenziale, quindi prendi il telefono e chiami il Cabla Però dopo bisogna parlarne

in rete: “Guarda che l’accordo che ho preso in rete, è che comunque se la persona sta male, aspettiamo la sua chiamata.” Bisogna essere molto chiari, molto limpidi nel parlare in rete. Se no, non funziona. E quando io so che qualcuno sta male in foyer, posso immaginarmi che ci sia più assistenza. Bisogna accettarlo, ma anche condividere le informazioni che è così. KS: Mi sembra di capire che il progetto dell’utente al lavoro in qualche modo richiede una collaborazione da parte del foyer, di cui l’esempio è “chiamare in modo autonomo”, concordato in rete, giusto?

OS: Richiede una collaborazione, senno non funziona.

KS: Rispetto agli altri progetti dei tuoi utenti, vengono presi dei simili accordi?

OS: Basta che non disturbano. Ritorno al fatto che la rete comunque deve parlarsi, deve sapere come lavora il Cabla, il foyer o gli altri professionisti. Dopo io non penso che ci disturbiamo a vicenda.

KS: Vi sono altri aspetti critici che hai potuto osservare?

OS: Se l’utente non lo facciamo parlare, non lo ascoltiamo, se decidiamo per lui, e se prima che parla gli diciamo di no, è bloccato. Succede.

KS: Dici che succede. Potresti dare un esempio?

OS: L’utente ti dice “io ho voglia di andare in palestra la sera. Vado in palestra per allenarmi, a far pesi” L’operatore direttamente gli dice di no, cosi secco. Secondo me, lì non è stata ascoltata la richiesta dell’utente. Allora, ascoltiamo la richiesta, la discutiamo insieme e parliamone in rete. Vediamo perché, per come e per cosa, e poi decidiamo. Se noi gli buttiamo subito il “no” secco, se gli blocchiamo tutti i suoi progetti e lì che mi dispiace.

10. Quali strategie vengono attualmente adottate per affrontare questo tipo di situazione?

OS: Niente, succede. Si cerca di discutere e decidere insieme.

11. Avresti un’ipotesi di miglioramento rispetto a come viene affrontata questa problematica?

OS: Ripeto, bisogna decidere insieme, si cerca di decidere insieme.

KS: Potresti ricordare come avviene la presa di decisione al livello di rete rispetto ai progetti che riguardano l’utente? Accogliamo la richiesta e se ne discute insieme. Ripeto bisogna stare anche attenti che l’utente non si metta in pericolo, chiaramente. Però si decide insieme con la rete. Poi ascoltiamo, non è che alla prima frase diciamo subito di no.

PARTE SUGLI INSERIMENTI LAVORATIVI

KS: All’interno del Cabla, ti occupi anche degli inserimenti lavorativi in aziende esterne alla Fondazione Diamante. Quali sono gli attori che in genere vengono implicati in tale collaborazione?

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KS: Qual'è la tua funzione?

OS: Io seguo dieci persone all’esterno, a cui vengo a fare delle visite, più o meno 1 volta al mese, sul posto di lavoro. La mia funzione è valutare dal punto di vista lavorativo, se tutto va bene, se incontrano dei problemi. Se non hanno dei problemi e tutto va benissimo anche lì bisogna fare una visita normale. Io sono anche disponibile al bisogno, e faccio un po’ il conduttore tra utente e datore di lavoro. Se ci sono dei problemi tra l’utente e il datore di lavoro, si può intervenire. Se ci sono dei problemi solo sull’utente, si può intervenire. Siamo un po’ i supervisori per l’inserimento, per vedere se tutto va bene. Il mio ruolo è promuovere l’inserimento lavorativo, cercar di portare più persone nel mondo di lavoro.

Rispetto a quanto detto prima, cambia il modo di lavorare con le reti in casi che riguardano gli inserimenti esterni?

OS: L’utente ricordiamoci che ha firmato un contratto con il datore di lavoro. Noi siamo lì un po’ il garante, siamo a sua disposizione, se ha bisogno, come dicevo prima.

KS: Come influisce il fatto che l’utente abbia firmato il contratto con una ditta esterna sul modo di collaborare in rete?

OS: Il ruolo dell’utente è particolare. Particolare perché, negli inserimenti lavorativi, può esserci una rete, però quasi in 80%-90% non hanno un curatore e non hanno nemmeno uno psichiatra. Allora è più, diciamo, una rete ristretta. Un aggancio per noi è il datore di lavoro e magari la famiglia. Può esserci anche chi ha un psichiatra e chi a un curatore ed è in un “inserimento lavorativo”.

KS: Il datore di lavoro, quindi, entra a far parte di una rete per quel progetto?

OS: A me non è mai capitato di far una rete con il datore di lavoro… Solo gli incontri con il datore di lavoro e l’utente, al 90%. Una rete a sé. Anche se, comunque, può succedere che magari quando fai i primi inserimenti i primi contatti, ecco magari presenti la famiglia e lì può fermarsi la rete. Ecco, nel caso delle presentazioni c'è una rete normale. Però, dopo continuiamo con il datore di lavoro, ripeto, al 90% siamo solo noi con l’utente e il datore di lavoro. Comunque è già una rete, questa.

KS: È tutto da parte mia. Grazie per l’intervista. OS: È tutto? Grazie a te!

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Allegato VII

Intervista nr. 7 svolta con un operatore di laboratorio a giugno 2018

OS: Operatore sociale KS: Karolina Sokala

KS: A cosa serve, secondo te, il lavoro in rete?

OS: Lavoro in rete, secondo me, serve a inglobare tutti i punti di vista delle persone, siccome ognuno ce l’ha un ruolo, la famiglia ce l’ha un ruolo, noi come operatori del laboratorio abbiamo un ruolo, mettiamo ci sia un operatore del foyer, ce l’ha un ruolo. Quindi ognuno ce l’ha una propria rappresentazione, cioè osserva la persona, l’utente in contesti differenti e quindi è importante ascoltare il punto di vista di tutti per avere una visione globale della persona, per capire affrontare la situazione in maniera sistemica.

Dal punto di vista del Cabla viene affrontato l’andamento generale, di solito rispetto agli obiettivi del progetto di sviluppo, e poi magari parlando di questi obiettivi, se penso per esempio ad uno incontro con lo psicoterapeuta di Z [nome utente], emergono degli elementi da parte delle lenti psicoterapeutiche che per me sono oscuri, quindi vengono affrontati altri temi collegati. Quello per me è un arricchimento perché mi vengono spiegate alcune cose, per esempio che Z ha bisogno dei paletti chiari per sentirsi sicuro, che a noi forse ci sfuggono.

KS: Come avviene il processo di definizione di una rete di collaborazione?

KS: Hai già avuto l'opportunità di lavorare in rete?

OS: Da quando mi sono state affidate tre referenze, sto cominciando un po’ a introdurmi nella rete. Anche uno dei miei obiettivi personali, diciamo di struttura, e’ di inserirmi nella rete significativa della persone che seguo.

KS: Potresti raccontarmi brevemente del processo del tuo inserimento in queste reti?

OS: Sono entrato in tutte e tre le reti attraverso alcuni incontri di rete, ma non li ho fatti ancora molti. Per alcuni altri utenti, non i miei, ho partecipato alle riunioni di rete come osservatore, allo scopo formativo. Da qualche mese ho cominciato ad effettuare degli incontri di rete con le famiglie, con i psicoterapeuti, diciamo le persone significative dell’utente. In due casi la rete era già costruita, perché nel caso di questi utenti c'è stato solo un passaggio di referenze da altri colleghi.

KS: Per la “rete” intendi quelle persone delle cerchia dell’utente con cui hanno collaborato i tuoi colleghi?

OS: Esatto. I miei colleghi hanno già creato la rete per queste due persone, mentre per un’altra si trattava di una nuova assunzione, quindi si sta creando tuttora la rete, che per ora è abbastanza piccola, però vedremo come costruirla.

KS: Cosa viene preso in considerazione per coinvolgere una figura piuttosto che l’altra?

OS: Diciamo che qua al Cabla, forse, dipende un po’ dagli obiettivi del progetto di sviluppo [PSI].

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