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avviene questo tipo di confronti.

OS: Secondo me è molto giusto che ognuno esprima il suo parere sull’autonomia però, una volta che si è preso una decisione in équipe si porta avanti. Finché non c’è una decisione in équipe, è che si può cambiare qualche cosa.

KS: Per l'équipe adesso intendi l'équipe del Cabla o la rete con figure esterne?

OS: In équipe e in rete, certo. Se in rete si decide qualcosa ancora peggio, finché non cambia qualcosa della situazione dell’utente ognuno porta avanti la cosa. Succede che qualcuno dice, aspetta, sono capitate delle cose… Con la X è capitato spesso che l’educatrice della mamma ci scriveva che la mamma di X continua a lamentarsi della relazione e ha bisogno di vederci. Quando noi non potevamo andare, rispondevamo per mail che non ci sembrava un momento, che ci sembrava troppo presto e che avremmo dato delle date come proposta, ma passavano due, tre, quattro mesi dalla decisione. Secondo me, è comunque importante mantenere quello che si decide in una riunione.

KS: Vedo che vengono prese delle decisioni operative e che tu dai l’importanza che vengano mantenute. Mi sto chiedendo se prima di prendere delle decisioni in rete avviene un confronto non tanto sul dafarsi, ma sul perché le cose vengono viste in un certo modo. OS: Allora sarebbe molto importante prendersi il tempo, che non c’è mai di parlare di queste cose. Cosa intendi tu per l’autonomia quando ne parli, cosa intende l’altro. Non succede spesso, perché si ha meno tempo. Mi viene in mente una discussione che è nata, che ho messo domani come tema per la riunione d'équipe. Non ci prendiamo mai abbastanza tempo. Secondo me, ci vorrebbe molto più tempo per fare queste cose. Questo sarebbe utile, ma proprio utile, sapere cosa intende la persona.

KS: Grazie.

Rispetto al lavoro in rete vengono esplicitati i modelli di riferimento, teorici o operativi a cui si riferiscono i Servizi o professionisti?

OS: Non saprei dire.

KS: Sei a conoscenza dei modi di fare e degli approcci dei servizi e professionisti con cui collabori?

OS: So che il foyer di Y lavora sulle autonomie, ma anche lì alcuni operatori sono un po’ più accudenti, altri invece lavorano più sull’autonomia. Ma in linea generale si lavora sull’autonomia degli utenti. Si cerca di mantenere il più alto grado di autonomia, ma non a scapito di quello che è la qualità della vita. Quando a Y capita un incidente al mattino, gli aiutano ma non troppo, anche solo con la presenza mentre lui fa le cose da solo. In questo senso so come lavorano.

KS: Dalla tua esperienza, succede che un Servizio o un professionista si presenta, per esempio,“noi lavoriamo in questo o quel modo…” o in modo simile?

OS: A me non è mai capitato nel caso di Z, Y, X... Ecco, per esempio, la Pro Infirmis non so che metodo di lavoro ha, però, come ti ho spiegato prima, quel loro approccio usato per discutere alla riunione a me piace molto.

KS: Per quanto agli approcci degli psicologi implicati?

OS: No, non so niente sugli approcci utilizzati nel loro lavoro. Adesso, che me lo dici, vado a informarmi.

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Come vengono distribuiti i compiti e le responsabilità tra le figure della rete una volta sono state prese le decisioni?

OS: Con la Pro Infirmis te l’ho detto già, quindi non voglio ripetermi.

KS: Va bene. Possiamo parlare degli altri esempi, se vuoi, oppure cercare di trovare degli elementi che si potrebbe generalizzare.

OS: Nella rete di Z, con lo psicologo e il fratello non è molto dichiarato. Invece nella rete di X viene abbastanza definito e poi viene scritto nel verbale.

KS: Al livello di rete avviene il monitoraggio e la valutazione dei progetti? Se si, come?

OS: Sì, nei momenti quando comunque parlo del percorso, quando io e anche l’utente sta raccontando come sta andando il periodo. Questo spesso o quasi sempre. Sempre quando si prepara un nuovo PSI, ovvero si chiude il vecchio e apre quello nuovo, si presenta ed eventualmente discute di quello che sarà il nuovo progetto.

KS: Rispetto al processo di chiusura e apertura del PSI, i contenuti vengono costruiti in rete o vengono costruiti prima al laboratorio?

OS: Normalmente tutto viene costruito prima, all’interno del Cabla e dopo viene condiviso in rete. Ovviamente se uno mi dicesse qualche cosa io ne terrei conto, lo porterei in équipe per discuterlo e dopo a base di quello che si decide in équipe, apporterei eventuali modifiche nel progetto.

KS: Dalla tua esperienza del lavoro con le reti, vi sono delle figure che si assumono in modo dichiarato la funzione di coordinamento del lavoro in rete?

OS: Rispetto agli incontri si, quello di X. Vai a vedere un po’ come lavora la Pro Infirmis. KS: Bene. E nel senso più generale, esiste qualcuno che coordina tutto il lavoro in rete sul caso di un dato utente?

OS: Non mi sembra che ci sia qualcuno. KS: Un case manager, per esempio?

OS: No. Ma se ti informi della Pro Infirmis magari trovi qualcuno, dopo vieni a dirmi se lo scopri, perché sembra che questa cosa dei ruoli ce l’hanno ben in mente. Poi noi comunque abbiamo la fortuna all’interno del Cabla che abbiamo la Patrizia [responsabile]. Lei ha lavorato sotto questo aspetto, quindi è molto formata per questa cosa. Puoi chiederla certamente.

KS: Va bene, grazie. Come vengono gestiti eventuali conflitti al livello di rete?

OS: Prima di tutto il conflitto lo vedo che può succedere già al livello di équipe. Ognuno deve esprimere la sua idea ed e lì un po’ il tempo di mettere fuori sé stessi. Quindi sarebbe importante per me il discorso d’équipe, il discorso della supervisione, in cui mettere fuori sé stessi con i propri obiettivi, le proprie credenze, e questo poi anche in una rete. I conflitti io non gli ho visti tanti. Ecco, il conflitto che ho in mente era quello con A [nome utente], che non è tanto nato da lui, ma perché c’era qualcuno che in rete parlava per lui.

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KS: Al livello del Cabla noti delle differenze nel modo di lavorare con le reti?

OS: Sì, a dipendenza degli utenti, dei bisogni degli utenti, ma anche delle famiglie, del contesto della vita degli utenti. Ci sono reti diversi, perché ci sono bisogni diversi.

KS: Dalla tua esperienza, quali sarebbero gli aspetti positivi dell’attuale modo di lavorare con le reti in cui partecipi?

OS: “I punti di vista diversi, poter sentire i punti di vista diversi dal mio rispetto all’utente, su come è visto o vissuto in altri ambiti. Questo per conoscerlo di più, di avere anche una visione che non ho. Il fatto che hai più punti di vista da tutte le persone, dall’utente alla famiglia, ai professionisti, è come se ognuno avesse un capitolo di un libro. Con tutti capitoli in mano tu puoi leggere quel libro. Questo aspetto dei punti di vista diversi è arricchente, perché permette di vedere anche quello che tu non vedi, ti permette di conoscere meglio l’utente, la sua situazione e di aiutarlo meglio. Intanto vedo la differenza fra le reti, fra gli utenti. Quindi quando parliamo con i colleghi dell'equipe e quando parliamo in rete sento comunque questa differenza di approccio, e sento di raccontare delle reti diverse. Questo è già interessante di per sé, che ogni utente ha una rete che lo accompagna, che si è fatto apposta per lui e che lavora a modo suo.

KS: Queste differenze che emergono nel modo di lavorare in varie reti, quelle in cui partecipi tu, quelle degli altri colleghi le vedi come un aspetto positivo, ho capito bene?

OS: Potrebbe essere un aspetto positivo. Volevo dire che, al giorno d’oggi, non c’è una cosa che ti indica come organizzi il lavoro con la rete, non c’è una procedura, non c’è un modo giusto. Non ch'io lo sappia.

KS: Dalla tua esperienza, quali sarebbero gli aspetti critici dell’attuale modo di lavorare con le reti?

OS: Sempre lo stesso. Quello che vedi in positivo lo puoi vedere anche in negativo. Da una parte è positivo perché vedi che ci sono situazioni diverse, quindi tu paragoni le tue reti a cui sei più vicino, a cui partecipi, a quelle con i tuoi colleghi. Quello ti da dei punti di vista diversi, “allora loro hanno fatto così, magari nelle mie potrei in qualche modo...”. Dall’altra parte è un limite, nel senso che non essendoci delle procedure, rischi di navigare in modo un po’ emozionale, non avendo una struttura nel gestire queste cose qui. Infatti l’esempio che mi viene in mente, di cui abbiamo parlato di un’impostazione diversa è il modo della Pro Infirmis, che rappresenta per me quello che ha maggiormente una struttura organizzativa, quindi dà un certo ordine e un certo senso agli aspetti come ruoli, per esempio. Ho preso degli spunti da come danno lo spazio per la persona ad esprimersi, che mi sono serviti per migliorare il modo in cui organizzo il colloquio individuale, per esempio. Ho imparato tanto da quelle reti e anche dai colleghi.

KS: Quali strategie vengono messe in atto per contrastare gli aspetti critici che hai osservato?

OS: Le differenze tra il modo di lavorare tra diverse reti, da una parte è una ricchezza perché ti permette di far tutto, di provare, dall’altra parte non c’è poi la possibilità di elaborare, di

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