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10 OS: Perché ti fanno vedere le cose di cui magari non hai pensato, ti fanno rendere conto d

cose che non avevi visto, ti danno spunti, ti danno idee, ti danno magari degli attrezzi, delle avvertenze che per arrivare a far qualcosa hai bisogno di quell'elemento in più.

KS: Quindi l’aspetto di “molte teste” vedi sia come un punto forte, sia come una criticità.

Avevo una domanda sull’ipotesi di miglioramento, ma in questo caso, magari ti chiedo cosa, secondo te, è importante perché la collaborazione di “tante teste” funzioni bene?

OS: Innanzitutto il rispetto dei ruoli di ognuno, ma anche delle idee di ognuno e cercare di lavorare per un obiettivo comune, non che ogni partecipante della rete pensi di avere la soluzione e voglia imporla agli altri. Si tratta piuttosto di una condivisione delle diverse esperienze e dei diversi punti di vista, per il bene della persona. Ideale sarebbe una soluzione condivisa.

KS: A questo punto io ho finito le mie domande. Grazie. OS: Grazie.

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Allegato V

Intervista nr. 5 svolta con un operatore di laboratorio a giugno 2018

OS: Operatore sociale KS: Karolina Sokala

KS: Cosa significa e quanto è importante per te il lavoro in rete?

OS: Poter ascoltare altri punti di vista e conoscere le realtà che forse al lavoro non si vedono. È molto importante, perché permette di confrontarsi con altri professionisti che hanno un altro modo di vedere l’utente e la situazione. È importante perché permette di avere informazioni diverse, ma complementari a quello che è il lavoro all’interno del Cabla.

KS: In genere, quali sono gli attori che solitamente vengono implicati nella rete intorno all’utente?

OS: Allora, abbiamo dei modi diversi, ho potuto vedere modi diversi di lavorare in rete, o solo con l’utente e per esempio un’altra persona, uno psicologo per esempio, o le riunioni molto numerose con tante figure professionali, l’assistente sociale, i genitori, l’utente, noi del Cabla già operatori, cioè la responsabile ed io. Ecco, quindi le riunioni proprio diverse.

KS: Hai partecipato o partecipi a entrambi tipi di reti?

OS: Sì, due persone di cui sono l’educatrice di riferimento hanno proprio questi due tipi di reti. C’è proprio un caso do X [nome utente] la rete a cui hai partecipato anche tu, dove l’assistente sociale della Pro Infirmis ha organizzato la prima riunione con la famiglia, perché la madre della X è seguita dall’operatrice del centro diurno della Pro Infirmis. L’operatrice ha organizzato dopo sei mesi un’altro incontro dove eravamo appunto: l’assistente sociale, che segue tutto quello che è l’aspetto finanziario della famiglia e comunque da una grande mano per quello che la famiglia richiede, che ha bisogno. Comunque c'è una presa a carico importante di questa famiglia, rispetto a quello che sono le lettere e la burocrazia. Poi c’era l’educatrice della Pro Infirmis, la X, la madre, era invitato il papà che non è venuto, ma è venuto il fratello di X e siamo invitate anche Patrizia [responsabile] ed io, come educatrice di riferimento del X al Cabla.

KS: Quindi nella rete vengono coinvolte anche delle figure della rete informale dell’utente come i suoi famigliari?

OS: Sì. In questo caso era la madre che ha condiviso il suo disagio con l’educatrice. Ha detto di avere dei problemi nella relazione con sua figlia. Il fratello era coinvolto perché era quello che riusciva a mediare nel caso tra la madre e figlia.

KS: Oltre al caso della rete intorno all’X, dalla tua esperienza, vengono spesso coinvolte

le figure della rete informale, i famigliari, o magari altre figure del territorio?

OS: Ci possono essere altre figure professionali, come un educatore del foyer, come nel caso di Z [nome utente] che seguo. C'è anche una psichiatra in quel caso. Anche lì ci possono essere dei parenti che possono essere curatori generali, come nel caso di Z dove sua zia è anche la curatrice. In questo periodo è ammalata, quindi non è presente alle riunioni e va quasi a cadere una figura sia affettiva, sia funzionale alla rete, aveva due funzioni diciamo. Quindi Z ha perso una parte della catena della sua rete.

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Come avviene il processo di definizione della rete?

OS: È molto difficile… Perché se tu arrivi in una situazione che c’è già data la rete, hai già una situazione di base, di partenza. Ci sono anche delle situazioni che la crei piano piano. Nell’esempio di prima con la X, in fondo era un bisogno della madre, quindi X per sé non ha la rete sua, in questo senso. Sì può discutere di questo, potrebbe essere interessante. Lei in fondo è stata “presa e messa” nella rete di sua mamma e di quello che sono bisogni di famiglia. Per la X che comunque ha partecipato per due anni al progetto “Scuola di Vita Autonoma”, è stata via da casa per due anni e dopo ha voluto, ha scelto di rientrare in casa. Lei stava lavorando molto sull’autonomia e al giorno d’oggi richiede molto di riuscire a lavorare fuori, ad uscire a fare delle esperienze fuori. Comunque nel caso di lei, quello che potrebbe avvicinarsi a quello che è la rete, o un momento suo, sarebbe forse introdurre un’altra figura che pensi a lei, che potrebbe essere una psicologa, per esempio. E questo possiamo ancora mettere dentro, un qualcuno che accompagni proprio più da vicino lei, i suoi bisogni.

KS: Dalla tua esperienza, cosa viene preso in considerazione per coinvolgere queste figure piuttosto che quelle?

OS: Spiegami meglio…

KS: Mi sto chiedendo se ci sono degli elementi per cui tu, come operatore del Cabla, decidi di collaborare in rete con questa figura o l’altra.

OS: Comunque si parte da un bisogno. Sto pensando al caso di X cui il fratello è stato coinvolto perché comunque era in buon rapporto con la X e con la madre e, come ho detto prima, è quella figura che riusciva a mediare, quando non andavano d’accordo fra le due parti, riusciva sia a contenere la X che a tranquillizzare la mamma ed ha un'autorità, un po’ come il papà. Quindi l’abbiamo invitato come persona che conosce i fatti di tutti i giorni, la persona che sa la cosa perché la vive, e uno specialista in questo senso.

KS: Un esperto per l’esperienza…

OS: Cavolo, sì. Scusami nella domanda di prima che era come si crea una rete… Ecco, io ho detto di questa cosa della psicologa, perché adesso proprio la X proprio è così: sola. Lei è sola e quando facciamo i Piani di Sviluppo, interroghiamo lei, ci interroghiamo noi e si sente che manca, perché l’ha anche richiesto, un momento, uno spazio che lei possa parlare, esprimersi liberamente. Io posso ascoltarla, darle la retta, darle dei tempi, ma non posso mettere l’accento su quello, perché è qui per lavorare.

KS: Quindi trovi che emerga un bisogno?

OS: Sì, lo ha proprio richiesto lei, sì sì. Poi, visto che quando faceva la Scuola di Vita Autonoma era seguita da una psicologa, che poi per i problemi magari finanziari si è dovuto interrompere la terapia, le ho chiesto se sarebbe disposta a vedere una persona di questo tipo.

[pausa - urgenza al lavoro]

KS: Mi sono resa conto che al Cabla il termine “rete” viene spesso utilizzato per indicare un incontro di rete, ma altrettanto spesso viene utilizzato per indicare l’insieme di quelle persone

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